martedì, settembre 22, 2015

Una nuova dimora

La maschera simbolo di Biancorosso Giappone
Cari amici di Biancorosso Giappone,

Oggi vi scrivo a mo' di lettera perché in realtà questa è una lettera che compongo per tutti voi.

Vi scrivo innanzitutto per dirvi grazie per il vostro instancabile supporto. Molti di voi mi leggono da anni, forse addirittura dall'autunno del 2006 quando questo blog ebbe inizio.
Altri si sono aggiunti strada facendo. 

Molti di voi conoscono molto bene Biancorosso Giappone e conoscono altrettanto bene questa storia che io, in realtà, non ho ancora finito di raccontare.

Ma siete tutti i benvenuti qui. Lo sono i lettori storici e quelli invece più recenti.

Vi scrivo anche per dirvi che, proprio come avviene in certi momenti della vita in cui ciò diventa necessario, Biancorosso Giappone sta traslocando. Sta ordinatamente riponendo tutti i suoi articoli, le sue ricette, i suoi aneddoti, le sue riflessioni, le sue nostalgiche osservazioni, i suoi ricordi, le sue descrizioni, le sue stille d'anima e i suoi piccoli tesori del bazar in un grande furoshiki viola che poi annoderà amorevolmente. 

Ma questo prezioso pacchetto non rimarrà nascosto in un angolo buio e dimenticato, ma riavrà un suo posto in una nuova dimora.

Perché vedete, è arrivato il momento di ricominciare per davvero. 

Ricordo ancora l'ultimo giorno nella mia amata casa bianca e blu a Sagamihara. 

Oramai era vuota. Tutti i mobili e gli oggetti che avevano fatto parte della mia vita quotidiana fino a quel momento erano scomparsi. O meglio, erano stati faticosamente e dolorosamente avvolti in strati quasi infiniti di plastica con le bolle e infilati in grossi scatoloni che non avrei più rivisto.

Ma nella casa, in quel triste ed ultimo giorno della mia vita giapponese nel quartiere di Shindo, era rimasta nell'aria una fragranza che sapeva di vita. Quel profumo, lo ricordo bene e lo rievoco nitidamente in questo istante mentre scrivo, si mesceva armoniosamente con la fragranza del legno chiaro della lunga scala dritta che portava al piano di sopra dove vi erano due camere da letto, uno studio, un bagno ed un curioso ma solitario lavandino buffamente posizionato in un angolo stretto, tra la ringhiera e il muro.

Quella scala, come anche gli eleganti pavimenti di legno chiaro, non aveva mai smesso di profumare l'aria di casa.

Quel legno emanava una fragranza dolce, rassicurante, confortante.

Andai in ogni singola stanza a fare una cosa che faccio da sempre e che non so come sia iniziata. Quando vado via, per sempre oppure per un periodo lungo o non definito, sono solita dire semplicemente "CIAO CASA!".

Saluto la casa rievocando alcuni tra i momenti più belli vissuti in essa. 

E così ho fatto nella mia casetta a Shindo. Stanza per stanza. Con le mani toccavo delicatamente un pezzo di parete, di ringhiera, di porta, di finestra e nel cuore gioivo e mi struggevo contemporaneamente. 

Certo, se avessi saputo ciò che mi sarebbe aspettato di lì a non molto probabilmente mi sarei seduta su uno di quei gradini della grande scala di legno e mi sarei aggrappata a quella ringhiera grigia scolpita e che vedevo sempre entrando in casa. E mi sarei rifiutata di muovermi da lì.

Ma tutto avviene per un motivo ben preciso ed è bene che in quel momento io non sapessi che cosa sarebbe accaduto.

Mi sono chiusa alle spalle la pesante porta di metallo bianca dell'ingresso e a passo mesto ho lasciato dietro me la mia casetta bianca e blu di Shindo, il mio giardinetto, la lunga finestra rettangolare della cucina da cui vedevo le lanterne blu estive dei miei vicini, il mio studio con le finestre perennemente accarezzate dai rami di grandi alberi che mutavano col variare delle stagioni.

E chiudendomi quella porta alle spalle avrei trovato, molto al di là di essa, tante cose. Il mio Paese profondamente cambiato, il mio quartiere, l'abbandono, il dormire senza un letto, le tasche vuote, la vergogna, inaspettati gesti generosi, amici, nemici, persone profonde, persone aride, persone sciocche, persone inaffidabili, fiori, pugnali, sorrisi, sputi, lacrime, confusione, paura, coraggio, studio, oggetti, idee, fede e poi Dio. E poi di nuovo la rinascita, l'amore e la forza per lottare e far sì che si possa ritornare in piedi. 

Biancorosso Giappone vuole continuare a raccontare. E' un progetto a cui voglio dare una possibilità perché ci credo. E ci credono tante altre persone che in questi anni non mi hanno voltato le spalle.

I nomi di chi vorrei ringraziare sono tanti. Ne elenco alcuni, senza un ordine preciso.

Mohammed, Saku-chan, Akiko, Kanai-sensei, Cristina, Annalisa, Giulia, mamma e papà, Valentina, Daiana, Khadija S., Maria T., Silvia, Valentina S., Angie, Silvana, Gabriel, Nour, Safiyya, Lamia, Salvatore, Carlo, Angela, Laura Imai Messina, Dea, Vanessa, Ashley, Alessandra D., Maria Teresa, Amina, Giada, Anna, Sara, Katy, Daniela, Karima, Sara, Mariella, Fabiana,Tiziana, Laura e tanti tanti altri. 

E in particolare, alcune di queste persone hanno contribuito a rendere possibile la mia nuova dimora.

Eccola QUA.

Ed è lì che, un po' per volta, trasferirò tutte le mie cose nel mio grande furoshiki viola. Certo, ci vorrà pazienza e ci vorrà un pochino di tempo prima che la mia nuova dimora sia completamente arredata ma non importa. Nel frattempo, ho già preparato alcuni comodi zabuton e del buon sencha con cui accogliervi. 

Vi aspetterò.

CIAO CASA!