mercoledì, luglio 29, 2015

Mugicha artigianale del mio ritorno...e un ricordo!

Il mio 麦茶 mugicha artigianale.
Osservo, con stupore misto ad imbarazzo, il tempo trascorso dal mio ultimo aggiornamento.

Eppure questo blog e` costantemente nei miei pensieri per varie ragioni.

Se penso a quanto ho fatto in questi mesi, se non avessi la data del mio ultimo post ed una basilare cognizione del tempo, penserei di essere stata via per un anno o piu`.

Sono passati mesi dalle mie ultime parole, scritte mentre avvolta nel freddo e con solo il tepore di abiti pesanti e di un termosifone.

Queste parole di oggi, invece, sono appesantite dal caldo estivo di fine luglio quasi agosto, con quel sole che sembra impregnato di un`euforia che non va mai via.

E se penso a quanti articoletti ho abbozzato in questo lungo periodo di assenza mi viene da sorridere.

Ho preparato tante foto e mentalmente tanti testi che, superato questo iniziale imbarazzo dovuto al mio improvviso ritorno estivo, pubblichero` nelle prossime settimane.

Uno dei sapori che conservo ancora dentro di me con una tale nitidezza da riuscire a rievocarne il ricordo ogniqualvolta io lo desideri e` il sapore del 麦茶 mugicha, ossia il te` d`orzo tostato.

Il mugicha e` uno degli elementi essenziali della vera estate giapponese. E` infatti nella stagione calda che si predilige molto questa sana bevanda che comincia a comparire sui menu` dei ristoranti e nei frigoriferi dei supermercati e コンビニ konbini o convenience stores.

E` un te` nel senso che l`orzo viene consumato dopo averlo messo in infusione in acqua, ma non contiene le foglie di camellia sinensis, la pianta del te`.

Dedicai un articoletto al mugicha molto tempo fa, naturalmente qui su Biancorosso Giappone, la mia casa con le fondamenta di emozioni. Ecco qui.

Durante le mie torride, umide, pesanti, spesso irrespirabili giornate estive giapponesi spesso l`unica fonte di refrigerio era in un bicchiere di dissetante mugicha.

Il suo sapore e` molto simile al caffe` e se vi piace il gusto dell`orzo quasi sicuramente apprezzerete questa amata bevanda dalle proprieta` purificanti oltre che dissetanti.

Da quando sono tornata a Torino la ricerca di ingredienti giapponesi di qualita` (e non certe sino-oscenita` travestite da prodotti nihonsei) rappresenta puntualmente una sfida sia per la mia pazienza che per il mio portafoglio non particolarmente pingue.

Bisogna quindi, e non che questo mi dispiaccia, ingegnarsi ed inventarsi qualcosa.

La voglia di acquietare la mia sete con un bel bicchiere di mugicha in queste giornate di afa torinese e` stata presto disturbata dalle gia` previste difficolta` nel reperire le mitiche bustine da tuffare direttamente in acqua fredda e che sono pressoche` ovunque in Giappone.

Una veloce ricerca sul web mi ha portata subito e dritta alla pagina di una blogger americana che scrive di Giappone: La Fuji Mama. Tra i suoi post, ne ho trovato uno dedicato proprio alla preparazione artigianale dell`agognato mugicha.

Ho variato leggerissimamente la dose dell`orzo, ma per il resto il procedimento seguito e` esattamente il medesimo.

Vediamo.

Ingredienti per un 麦茶 artigianale

circa 100g di orzo perlato
2 litri d`acqua fresca


Ho utilizzato dell`orzo perlato laziale.

L`ho messo in una padella, a secco, a tostare a fiamma media per circa dieci minuti.

Bisognerebbe mescolare con una certa frequenza per assicurare che i chicchi si tostino in maniera uniforme.
Dopo una decina di minuti il mio orzo aveva assunto questa deliziosa tonalita` marroncina:


Ho trasferito l`orzo in un recipiente perche` si raffreddasse.
Per sveltire un po` il raffreddamento dell`orzo fumante, ho trasferito il tutto in un altro piatto e mi sono aiutata alla vecchia maniera: con il mio うちわ uchiwa.

Nel frattempo, in una pentola capiente, ho messo a bollire i due litri d`acqua fresca. Iniziato il bollore, vi ho versato l`orzo che aveva finalmente raggiunto una temperatura ambiente.

Ho abbassato la fiamma al minimo e ho lasciato che il tutto sobbollisse lentamente per venti minuti. Dopodiche` ho spento il fuoco e ho lasciato riposare per altri cinque minuti.

Ho filtrato il composto e versato il mugicha in una caraffa che, una volta raffreddata, ho riposto in frigorifero.

L`orzo tostato rimasto e` finito in insalata.

Certo, ho dovuto aspettare che il mio mugicha diventasse bello freddo per poterlo assaporare, ma si sa...le cose buone richiedono pazienza e tempo.

Verdetto: e` certamente il mugicha che ricordavo anche se il sapore era molto piu` delicato e privo di quella nota molto caffettosa che generalmente contraddistingue il parente nipponico.
Immagino che sia possibile migliorare il risultato partendo dall`orzo macinato sottoposto, successivamente, a tempi di tostatura ed infusione maggiori.

Nel frattempo pero` provero` ad andare a curiosare nelle botteghe di alimentari orientali di Porta Palazzo nella speranza di trovare del mugicha, magari coreano, gia` pronto per l`infusione.

Termino ricordando, con la consueta e forte nostalgia, il mugicha che assaporavo da Seigetsu, proprio a due passi da casa.
Me lo servivano in spesse tazze verdi e alte la cui superficie, puntualmente, s`imperlava di goccioline fredde.
A sorsi assaporavo quella bevanda cosi` corroborante e rinfrescante, sospiravo, mi guardavo intorno e interiorizzavo i sapori e gli odori di quella locanda a me cosi` cara dove, ogniqualvolta vi entravo, venivo accolta come un membro della famiglia.

Nel desiderio di amplificare il mio ricordo dando ad esso una dimensione piu` tangibile, vi regalo alcune foto del mio amato Seigetsu e del suo interno. Era li` che io mi sedevo. Era li` che mi guardavo sempre intorno con occhi riposati e col cuore sereno. Era li` che la signora, con la sua curiosa capigliatura riccia di foggia un po` Showa e dei campanellini attaccati alla tasca del grembiule, mi portava dapprima il menu` in inglese passando poi definitivamente a quello normale in giapponese e decisamente piu` ricco e completo.


Era li` che io arrivavo, sempre con emozione. Era li` che percepivo il profumo del tenpura e del miso.
Il famigliare bancone dietro cui trovavo sempre volti sorridenti che mi accoglievano sempre con grande affetto.
La saletta col tatami. Quello era il tavolo preferito del cliente misterioso che sembrava nutrirsi solo di birra. Ve lo ricordate?
Il 招き猫 maneki-neko di Seigetsu.
E questi due meravigliosi oggetti laccati antichi che erano sempre li`, nello stesso punto, in esposizione a quei pochi occhi che forse li ammiravano con curiosita` e affetto.