lunedì, gennaio 26, 2015

Gemme di gennaio

Una bevanda di nome Mogu Mogu
Gennaio e` quel mese a cui piace trattenersi a lungo.

Se ne arriva avvolto in abiti pesanti, con in testa un berrettone bianco e ai piedi degli stivali imbottiti e abbelliti da bambineschi pom-pom dello stesso colore del suo berretto.

Si accomoda davanti al caminetto, possibilmente spaparanzandosi su una poltrona accogliente, e inizia a intessere racconti di storiche nevicate, di rocambolesche avventure in gelide bufere, di desolanti paesaggi cristallizzati in glaciali cornici.

Il tutto agitando le mani, come faccio sempre io senza quasi mai accorgermene. O meglio, me ne accorgo nel momento in cui noto come lo sguardo dei miei interlocutori inizi a seguire le rotazioni e i volteggi delle mie mani.

Nell`interminabilita` che e` tipica di gennaio, ho vissuto con serenita` le settimane dal mio ultimo post.

A parte qualche singhiozzo qua e la`, un forte raffreddore da cui solo ora mi sto riprendendo, per il resto tutto e` stato dolcemente tranquillo e piacevole.

Ho ricevuto, ad esempio, l`ennesima conferma di come sia sempre il Giappone a seguirmi ovunque io vada, spesso senza che vi sia da parte mia la volonta` di essere seguita.

In che modo?

Attraverso questa scatola di cioccolatini ricevuta in regalo dalla mia cara amica Dea.


Sono i cioccolatini della Morozoff, uno storico marchio giapponese fondato da un cioccolataio russo nei primi del secolo scorso.

Dea, la mia cara e buona amica, ad una cena in Francia ha incontrato delle persone che erano da poco ritornate dal Giappone. Il periodo di festa li aveva spinti a portare pensieri gentili da portare ai loro amici e conoscenti.

E tra i pensieri c`erano appunto le scatole di metallo rosa della Morozoff, con all`interno questa cioccolatosa meraviglia:

Vedendo l`etichetta sul retro, scritta naturalmente in giapponese, Dea ha pensato che avrebbe dovuto portare una di queste bellissime scatoline rosa di Morozoff anche a me!

Assieme ai cioccolatini giapponesi, Dea - che come gia` ho raccontato in precedenza - e` pittrice e scultrice (qui il suo sito), mi ha anche fatto un dono speciale e assolutamente prezioso.

Se avete mai ricevuto in dono qualcosa da un artista, allora saprete cosa intendo.

Un artista esprime se stesso attraverso le proprie opere ed ognuna di esse contiene qualche fibra del suo essere.

Ricevere, dunque, in regalo un`opera significa effettivamente entrare in possesso di una parte di quella persona.

Le foto che ho non possono minimamente mostrare la bellezza strabiliante del dipinto ad olio raffigurante una giovane geisha-san che Dea ha deciso di donarmi.

Provero` a scattare foto migliori, cercando di sfruttare angolazioni piu` clementi che riescano a mostrare la bellezza di questo suo dipinto.

Una delle gioie che questo blog mi ha portato negli anni e` stata la possibilita` di poter conoscere persone a me affini.

In particolar modo, da quando sono ritornata in Italia e ho ripreso a scrivere, mi e` capitato diverse volte di ricevere inviti per un caffe` e due chiacchiere da parte di affezionati lettori e lettrici di Biancorosso Giappone.

Inviti che arrivano da chi abita a Torino oppure da chi a Torino ci arriva per curiosita` o per affari.

E` un qualcosa che, onestamente, mi stupisce sempre.

Mi sorprende il fatto che ci siano persone davvero interessate a conoscermi ed emozionate all`idea di parlarmi!

Mi sorprende, tutto questo, perche` in fondo sono solo io.

E proprio giovedi` scorso ho avuto il grande onore di conoscere una dolcissima persona che mi legge penso da molto tempo.

Venendo a Torino per turismo, ha subito pensato a me e mi ha chiesto - attraverso un messaggio che lasciava trasparire una certa emozione - se mi avesse fatto piacere incontrarla.

Ho accettato con gratitudine!

E cosi` ho potuto conoscere questa cara ragazza di nome Cristiana che un treno, da Venezia, ha portato fin qui nella mia dolce e malinconica Torino dove un freddo e timido sole l`ha accolta facendo brillare il pallido color vaniglia degli edifici di Piazza Vittorio Veneto.

Abbiamo trascorso insieme alcune ore mentre io, col mio solito passo a meta` tra lo svelto e l`esitante, l`ho portata a curiosare tra i quartieri a me piu` cari della citta`, passando per storici negozi colmi di delizie piemontesi fino ad arrivare alle botteghe di prodotti orientali.

Ed e` proprio nel frigorifero di una di queste botteghe (la mia prediletta, per chiunque passasse da li`: Tan Than di Via delle Orfane 29) che la mia attenzione e` stata catturata dalle bottiglie di Mogu Mogu, una bevanda tailandese al gusto cola e contenente cubetti di nata de coco.

Insomma, una bevanda che si beve e si mangia. Da questo, penso, derivi il nome giapponese もぐもぐ mogu-mogu, una parola onomatopeica che indica proprio il rumore che si fa quando si mastica del cibo. Tipo il nostro ciomp-ciomp, ecco.



E come tutte le persone che questo blog mi ha permesso di conoscere, anche Cristiana e` stata cosi` generosa da portarmi dei doni davvero molto speciali, cosi` tanto da chiedermi se veramente io meriti queste gocce di cuore.

Come questi biscotti che mi ha spiegato si chiamano essi, per via della loro forma.

Emanano la fragranza scaldacuore delle cose buone, fatte in casa, da una persona limpida.


Sanno proprio di buono, di semplicita`, di una cucina dove riflette un sole pulito che tiene per mano un cuore cristallino e generoso.

Tra i doni di Cristiana, ecco un oggetto che ho amato follemente al primo sguardo:


Un`incantevole coppa in vetro di Murano, prodotta nella sua azienda di famiglia il cui sito vi invito a visitare: Ars Cenedese.

Striscioline rosa che, come le dolci venature di un lecca-lecca, s`intrecciano fra di loro fondendosi in un cremoso abbraccio col vetro trasparente.


Porto nel cuore ora il ricordo di questa ragazza di nome Cristiana, dagli occhi bellissimi, dalla voce allegra e impreziosita dal suo melodioso accento veneto.

E gennaio, nella sua interminabilita`, mi ha portato anche due nuove amicizie!

Per caso, spinta dalla mia solita e mariannesca curiosita`, ho scoperto un giorno che nel mio quartiere era stato aperto un negozio di biocosmesi.

Ero alla ricerca molto intestardita di prodotti realmente naturali, senza ingredienti di origine animale e che fossero realmente adatti alla mia pelle.

Il mio percorso interiore e spirituale mi ha portata ad eliminare consapevolmente molto superfluo estetico: i troppi gingilli da mettersi addosso, i troppi belletti con cui impastricciarsi, il troppo di tutto che appesantisce e nasconde chi sono per davvero.

Sono ritornata.
E sono ritornata alle cose di base, alle radici, alla semplicita` e ne sono immensamente felice.

Ed esplorando questo negozio di biocosmetica, ho scoperto che era stato aperto da pochissimo.

Le due ragazze proprietarie sono due persone con cui si e` instaurata una simpatia istantanea. Le ammiro per la loro tenacia, il loro coraggio, la loro voglia di mettersi in gioco e di non farsi intimidire da chi cerca di sminuire il tuo sogno.

Le ammiro per la loro grinta, il loro sapere, i loro sorrisi, la loro gentilezza genuina, la loro umilta`.

Il loro incantevole negozio si chiama La Dama Verde ed e` realmente il posto giusto per chi cerca prodotti scelti con buonsenso, con cuore, con criterio, con lungimiranza e saggezza.

E tra i piccoli tesori che sono riuscita a concedermi tra i prodotti in vendita alla Dama Verde, ecco queste due delizie per il palato:

Un te` e una tisana della Pukka, un`azienda inglese specializzata appunto in te` e tisane provenienti da agricoltura biologica ed equo-solidale.

La scatola grigia contiene un Earl Grey dalle spiccate, ma delicate, note di lavanda e l`altra confezione una tisana fiabesca che profuma di mela, cannella e zenzero.

Due esplosioni di mirabili effluvi che riflettono, per come interpreto io sempre le cose, questa nuova amicizia nata con due ragazze che ammiro e che mi fanno sempre sentire ben accolta e stimata.

Se siete a Torino o da qui passate, andate alla Dama Verde. Sara` uno dei posti dove percepirete la purezza della passione per un progetto, per un`idea, per un sogno. Li` percepirete l`armonia del credere in qualcosa e portarlo avanti con fierezza.

giovedì, gennaio 01, 2015

Evoluzioni

O-shoogatsu

Potrei mettermi qui a raccontare, per filo e per segno con precisione, in cosa consistono i preparativi nipponici per il nuovo anno. Potrei raccontarvi cosa si fa, cosa si dice, cosa si mangia, dove si va.

Ma sono argomenti di cui ho gia` parlato ampiamente qui su Biancorosso Giappone in passato, raccontandovi le cose vissute in prima persona. Troverete, infatti, resoconti dei miei o-shoogatsu trascorsi in Giappone, con riflessioni e pensieri su おせち料理 osechi-ryoori (con tanto di esperimento mio!). Guardate qui! E anche qua!

Vi posso pero` certamente dire che, pur a migliaia di kilometri di distanza, percepisco con chiarezza l`effervescenza di questo periodo e di tutti i preparativi.

Nella mie mente si susseguono immagini di attraenti riproduzioni in plastica di おせち料理 in esposizione nei centri commerciali; di cataloghi, altrettanto invitanti, colmi di pagine lucide dove con mille e ricche descrizioni si invitano potenziali clienti ad effettuare un ordine che assicuri un pasto elegante - e nel pieno rispetto delle tradizioni - pronto sulla tavola in festa per l`ultimo dell`anno.

Immagino il trambusto nei grandi magazzini, come anche nei modesti supermercati di quartiere dove innumerevoli cartelloni pubblicitari gareggiano l`uno contro l`altro nel conquistarsi l`attenzione dei clienti offrendo loro prodotti a prezzi sempre piu` irresistibili.

Immagino i templi addobbati per l`occasione e con bancarelle pronte a distribuire mazzetti d`incensi, bevande calde e お守り omamori.

Mi sembra di sentir l`odore del falo` che veniva sempre preparato davanti al tempio Soochuji, vicino casa mia. Ardevano quelle fiamme propagando calore, luce e una fragranza che sapeva d`inverno, di speranza, di buoni propositi, ma anche di misteri.

Sono ricordi, questi, che ripercorro nella mente con una certa malinconia ma anche con un certo conforto nel realizzare quanto la mia vita sia cambiata.

In meglio.

E` inevitabile: ci si trova, sempre in questo periodo, a tirare le somme, ad abbozzare bilanci piu` o meno obiettivi dell`anno passato.

Nel Periodo Edo, e per molti secoli prima, i giapponesi misuravano il tempo in maniera molto diversa da quella che impieghiamo noi. Suddividevano sia il giorno che la notte in sei ore ciascuno, assegnando ad ogni ora il nome di uno degli animali dello zodiaco giapponese.

Si aveva, ad esempio, l`Ora del Drago che era poco dopo l`alba e l`Ora della Tigre che avveniva nel cuore della notte.

Suddivisioni del tempo create dall`uomo e che scandivano e scandiscono il ritmo della nostra esistenza.

Immagino che i giapponesi dell`antichita` iniziassero a tirare le somme dell`anno vecchio all`avvicinarsi dell`Ora del Ratto...

...e allora si ripensava a quello che era stato e si era fatto fino a quel momento.

Per me questo duemilaequattordici e` stato un anno positivo. Questo non significa che sia stato privo di difficolta` e di dolori, ma nel complesso e` stato un anno rincuorante e colmo di gioie.

Ha rappresentato il culmine dopo il percorso di enorme sofferenza che ho vissuto a partire dal duemilaedieci, l`anno in cui ho lasciato il Giappone e sono poi ritornata in Italia. L`anno decisamente piu` duro e piu` buio che la mia mente ricordi.

Il duemilaequattordici e` stato l`anno in cui ho ritrovato la mia dimensione religiosa e spirituale grazie a cui ho imparato ad apprezzare, ancora piu` di prima, la gioia delle piccole cose, la preziosita` del tempo, la purezza dell`intenzione.

Ho imparato a non avere piu` voglia ne` desiderio di conformarmi a tante cose solo perche` si fa cosi` e si usa cosa`. Non mi interessa piu`.

Un esempio fra tanti e` il Natale, ricorrenza che non festeggio piu` e di cui conservo solo il calore famigliare che tipicamente si avverte in quel periodo dell`anno.

E` stato l`anno in cui sono riuscita a lasciarmi alle spalle una situazione lavorativa stagnante che risucchiava ogni mia energia senza premiarmi in alcun modo.

E` stato anche l`anno di una colossale delusione d`amicizia. Una delusione che pero`, a posteriori, mi ha aiutata ad affinare l`occhio e il fiuto riuscendo in poco tempo a setacciare le gia` sparute amicizie che orbitavano nella mia vita e di cui un ancor piu` esiguo numero ha dimostrato di meritare il titolo di amica.

Questo duemilaequattordici si conclude con la speranza viva e vera del decollo reale di Dadakko-ya per il 2015, meta verso cui sto lavorando con entusiasmo e un briciolino di sano timore.

Non ho voglia di dilungarmi in auguri che tanto non serviranno veramente a niente.

La mia speranza per tutti voi che mi leggete e` che troviate cio` che vi rende sereni, ora piu` che mai in questi tempi di reale difficolta`.