venerdì, ottobre 31, 2014

Rallentare il passo

椿 Tsubaki - camelia
Sono seduta e con entrambe le mani tengo stretta una tazza di te`. Una tazza panciuta e bianca abbellita soltanto da alcune foglioline verdi forse un po` solitarie.

Sulla superficie del te` si riflette traballante l`immagine della mia lampada di carta di riso azzurra.

Quell`immagine riflessa appare e subito dopo scompare, inghiottita dal movimento che - soprappensiero - provoco facendo oscillare la mia tazza.

Un vortice di pensieri ed emozioni mi ha investita quando, una manciata di ore fa, ho saputo della sua morte.

Sono quelle notizie che arrivano senza essere preannunciate. Giungono e basta.

E quando giungono ne capiamo il senso linguistico, ma qualcosa dentro di noi si rifiuta di assegnare credibilita` alla notizia. Le parole hanno senso e ne capiamo il significato, ma la loro vera essenza ci sembra surreale, irreale e quasi onirica. Scacciamo l`idea costringendola nell`angolo delle cose che semplicemente non possono essere.

E` mancata cosi`, all`improvviso. Si chiamava Noura ed era una tra le persone piu` generose, limpide, spontanee e genuine che io avessi mai conosciuto.

Viveva per aiutare il prossimo e lo faceva dedicando tutta se stessa. Era instancabile nel suo fare, nel suo dar voce a chi voce non ha piu`. Le sue azioni e il suo cuore agivano da amplificatore alle richieste d`aiuto di chi realmente e` debole, oppresso e schiacciato - oltre ogni nostra immaginazione - dagli orrori di guerre e sanguinarie dittature.

Condividevamo un`amicizia molto semplice, ma che brillava. Risplendeva perche` era condivisa con lei che era una persona dal vero animo puro ed altruista. Da lei arrivavano sempre e solo parole cariche di speranza e fede.

Ripenso, con un`incredulita` che - proprio adesso mentre scrivo - ancora mi stranisce, alle nostre chiacchiere recenti e ai ti voglio bene che ci siamo scambiate con genuina sincerita`.

Mi ascoltava e mi leggeva sempre con pazienza. Delle tante cose che ci siamo dette negli ultimi tempi, ricordo con tenerezza quando espresse curiosita` e ammirazione per il 金閣寺 Kinkakuji di Kyoto dopo averlo visto, probabilmente, in qualche foto.

Aveva sempre una buona parola, un incoraggiamento, un pensiero positivo per tutti.

Era una di quelle persone che risplendono di una luce bellissima e che riescono a spargere ovunque.

Faceva il possibile per aiutare sempre tutti, senza distinzioni.

Dedicava molto del suo aiuto e delle sue energie alla OSSMEI www.ossmei.com l`organizzazione siriana dei servizi medici di emergenza in Italia, associazione in cui Noura era parte molto attiva.

Finisco a fatica questo te` perche` i miei occhi, ormai velati di lacrime, non vedono piu`.

Dedico a Noura questo mio pensiero accompagnato dalle camelie dell`autunno, belle, dolci, luminose come lo era lei.

A lei va il mio pensiero, accompagnato da una tristezza che non posso ignorare.

La nostra vita e` come una camminata a passo svelto che a volte si tramuta in corsa a perdifiato.

Quando pero` il nostro percorso incrocia la morte di una persona a noi cara tutto intorno a noi rallenta. I pensieri si aggrovigliano in un vortice impetuoso, ma tutto il resto assume toni e ritmi lenti. Persino le immagini, i suoni e i sapori sembrano venir percepiti in maniera differente.

Si rallenta il passo e lo si rallenta perche` ci ricordiamo di essere umani, di essere mortali, di avere una vita che e` una mera manciata di istanti rispetto all`eternita`.

Che Iddio l`Altissimo conceda a Noura il Paradiso e la ricompensi per tutto il bene sincero che ha fatto a cosi` tante persone.

martedì, ottobre 14, 2014

Le luccicanti gemme del quotidiano

曲げワッパ弁当箱 Magewappa-bentoobako
E` passata l`estate.

E` arrivata, si e` accomodata col suo solito fare allegro e ridanciano, ci ha intrattenuti con un alternarsi di piogge e soli cocenti ... e poi si e` rialzata pigramente dalla poltrona su cui si era spaparanzata con molta naturalezza.

Ha afferrato il suo foulard bianco, si e` rimessa i suoi occhialoni da sole un po` retro` ed e` sparita.

Al suo posto, come tutti gia` sapevamo, e` arrivato l`autunno, una stagione sempre poco ben accolta per svariati motivi.

Poco prima che finisse l`estate, in quei giorni in cui pero` gia` si percepivano nell`aria i primi profumi dell`autunno, un mercoledi` pomeriggio ho invitato la mia cara amica Dea a condividere con me una sorta di pranzo/merenda, ai Giardini Reali qui a Torino.

Avevo bisogno di sapori, forme, colori e sensazioni giapponesi. Ne sentivo la necessita`.

Per l`occasione, ho utilizzato una scatola da bento dalla storia e dai ricordi dolce-amari.

Un 曲げワッパ弁当箱 magewappa-bentoobako dai colori scuri, dall`aria retro` e dal sapore 昭和 Shoowa.

L`avevo acquistato in Giappone qualche tempo prima di andar via. In preparazione al mio viaggio per l`Italia - e che si sarebbe poi rivelato definitivo, solo che ancora non lo sapevo - decisi di portarmi in valigia questo magewappa e un altro bento tradizionale acquistato dallo stesso artigiano.
L`intenzione era quella - e sorrido ripensando alla mia ingenuita` di allora - di preparare un bento da condividere magari con mia mamma o qualcuno di caro in un bel parco torinese come puo` esserlo quello del Valentino.

Tutto il resto e` storia, ma nel dolore del tutto i due bento se ne rimasero chiusi prima in valigie e poi in cassetti senza mai e poi mai avere il piacere di svolgere la loro funzione. Anzi. Erano una rappresentazione tangibile del mio dolore, della mia sofferenza e per questo motivo non riuscivo a trovare il coraggio di godermeli come avevo tanto sperato in quel mio lontano pomeriggio in Giappone quando, vedendo questi due bento, rimasi ammaliata dalla loro bellezza retro` che racchiudeva molto semplicemente tutta la sobria eleganza tradizionale del Sol Levante che sento cosi` mia.

Insomma, l`idea di invitare Dea a fare una bento-merenda con me ai Giardini Reali era l`occasione giusta per rafforzare la nostra gia` bella amicizia e per liberarsi dalle ragnatele che si formano sulle cose che releghiamo in angoli dimenticati di vecchi dolori.

Quel bento era stato scelto dal mio cuore per essere usato, apprezzato, vissuto ed era quindi giusto che cosi` fosse.

Nel cuore, nello spirito e nel corpo sono guarita. Ho una vita nuova, piena di gioia e di soddisfazioni. Un cuore ricolmo d`amore piu` che mai e piu` di prima, una cerchia strettissima ma selezionata di amicizie preziose e altri tesori.

Quindi si`, era proprio ora di tirare fuori quel bento dalla sua scatola di cartone bianca e rossa pinzata con grossi punti di rame e scartarlo dal suo involucro di carta quasi velina che fino a quel momento lo aveva custodito amorevolmente.

Il bento pronto, poco prima di uscire di casa:


Nel ripiano di sinistra: veg-burger, tamagoyaki, un coniglietto di peperone giallo, olive e pomodorini.
Nel ripiano di destra: due onigiri (uno spolverizzato con 塩こしょう shio-koshoo o sale e pepe giapponese e ripieno di pasta di umeboshi; l`altro abbellito da una fogliolina di basilico e ripieno di おかか okaka o katsuobushi mischiato a salsa di soia), pomodorini e qualche uvetta.

Assieme ai bento relegati nel dimenticatoio del dolore, vi erano anche questi picks a forma di 簪 kanzashi:

Ed eccoli all`opera:

Seduta su una panchina verde mentre un cielo si velava dietro spesse coltri di nubi grigiastre, ero felice di poter assaporare questo piccolo pasto con Dea e di poter finalmente gioire della semplice ma preziosa gioia di un bento amorevolmente preparato e condiviso.

E di poter chiudere un ennesimo cerchio.

Mentre quel cielo si nascondeva dietro le pesanti nuvole pregne di un acquazzone mai arrivato, i sapori erano puliti, chiari, limpidi e parlavano della genuinita` delle cose.

Per strada si perdono amori, amicizie, luoghi e oggetti, ma si acquisisce di nuovo tutto. Non si perde nulla, si cambia solo. O meglio: si perde cio` che ci appesantisce e ci insozza e si acquisisce cio` che fa emergere il meglio che e` in ognuno di noi.

Da Dea, amica cara e a me realmente preziosa, ho ricevuto doni dal suo viaggio a Saint Tropez, tra cui questo 煎茶 sencha:
Questo panno morbido ed una saponetta ai fiori d`arancio
Lo stesso giorno in cui ho ricevuto questi doni da Dea, tornando a casa e respirando a pieni polmoni i forti raggi di un sole pomeridiano di fine estate, ho deciso di fermarmi in un negozio di alimentari naturali. Sono quei posti dove amo perdermi nell`ammirare le mille varieta` di spezie, di cereali, di sciroppi e burri. Sono quei posti che sembrano infondere mille e uno buoni propositi per un`alimentazione migliore, piu` bilanciata e piu` incentrata sulla qualita` e sulla preziosita` del momento anziche` sulla quantita`, la moda o altri criteri poco saggi.

Tra le corsie disordinate ma rassicuranti nel loro caos, ho trovato questo libretto di poche pagine ma cosi` carino e dolce da non poterlo ignorare:
Al suo interno vi sono ricette semplici e sane che dovrebbero poter essere preparate anche da bambini (sotto naturalmente la supervisione di un adulto) e che dovrebbero, al contempo, soddisfare la voglia che i bimbi hanno di dolci o cose un po` pasticciate.

Insomma, la filosofia del libretto e`: ogni tanto dolci e cose pasticciate si possono concedere ai piccoli, ma limitando il piu` possibile il consumo di ingredienti raffinati, non biologici ecc.

Pur non avendo figli, questo piccolo ricettario mi e` piaciuto per le sue illustrazioni innocenti e rassicuranti, per i suoi testi amorevolmente autoritari e che sono un po` come sentir parlare un genitore. Anche le sue ricette - che non so se o quando realizzero` - ma che per ora soddisfano il mio cuore.

Le gemme luccicanti del quotidiano sono tante e sono nella vita di tutti. Basta solo cercarle.

Vedo ogni giorno tanti volti cupi e musoni che spesso riescono, nella peggior delle ipotesi, a trasmettere e magari contagiare il proprio stato d`animo anche a chi solo li osserva.

In questi anni di esperienze, alcune meravigliose e altre laceranti, ho imparato a ritrovare la gioia anche nelle cose scontate.
Il pensiero, ad esempio, di fare due passi, di ammirare delle foglie che cadono da un albero, di sentire il profumo di caffe` fuoriuscire da un bar, di scambiare due parole con un`amica, di fare un regalo a qualcuno riesce a rinfrancarmi.

Quando devo dare lezioni mi capita, abbastanza frequentemente, di andare in un quartiere della citta` dove e` concentrato un alto numero di famiglie poco abbienti o in grosse difficolta` economiche.

Provenendo io stessa da una famiglia povera e avendo vissuto per buona parte della mia vita con lo spettro dello stento - tranne che per un periodo relativamente breve dove ho potuto assaggiare il sapore di una vita benestante e sgombra dalle preoccupazioni del come arrivare a fine mese - riesco immediatamente a percepire certe sensazioni e a solidarizzare con esse.

Ero in questo quartiere proprio l`altro giorno. Entrando in uno di questi palazzi, ho rallentato un po` il passo volutamente.

Il palazzo, vecchio e un po` malconcio, non attrae sguardi e non tenta i cuori di nessuno. Eppure, varcandone la sua soglia consunta, ci si trova in un microcosmo traboccante di emozioni.

Davanti a me un modesto cortiletto che - come spesso accade in stabili come questi - ospita da un lato la parte gioco per i bimbi del condominio e dall`altra garage e piccole officine o laboratori.

Una bella bambina, sugli otto o dieci anni, con lunghi capelli ricci scuri e raccolti in una ordinata coda, faceva le bolle di sapone.

Bolle brillanti che, con un po` di iniziale incertezza, si libravano in volo sfoggiando una superficie cangiante e sempre diversa. Vicino a lei, un bimbo piu` piccolo. Chissa`, forse suo fratello.

Ho osservato per pochi istanti mentre a passo non svelto mi dirigevo verso le scale.

Quelle scale di pietra lisa e percorsa da milioni di passi. Nell`aria il profumo rassicurante e fiero del sapone di Marsiglia. Qualche raggio del sole pomeridiano arrivava un po` di qua e un po` di la`, mentre io avanzavo.

Su ogni pianerottolo due appartamenti e ogni appartamento una porta.

Molte di queste famiglie, perlopiu` straniere, sembrano essere numerose a giudicare dal vociare a volte allegro altre volte lamentoso di bambini di varie eta`.

Alcune di queste porte rimanevano spalancate ma davanti cui, per rispetto, mi voltavo per non infrangere coi miei occhi le loro case.

Da ognuna di queste case arrivavano gli odori della quotidianita`: cibi che qualcuno stava preparando; l`odore della biancheria appena lavata; la fragranza di un caffe`; l`odore della vita che si vive giorno per giorno.

Gli odori erano accompagnati dai suoni della vita semplice di famiglia: il tintinnio di posate e stoviglie; l`apertura e chiusura di cassetti; il clac-clac di zoccoli e tacchetti; il gracchiare di radio oppure di qualche programma televisivo; il vociare a volte vivace di discussioni condotte spesso in lingue a me incomprensibili.

Da una di queste case e` spuntata una bambina che, dal pianerottolo, ha alzato gli occhi per guardarmi e con la spontaneita` e sincerita` dei bimbi mi ha salutata con un brillante "ciao!" accompagnato dal gesto della sua manina.

Naturalmente ho risposto con grande piacere al suo saluto, ricambiandolo prontamente e sorridendole mentre, gradino dopo gradino e con un po` di fiatone, ero quasi arrivata a destinazione.

E` bastato entrare nel portone di un palazzo qualunque, di una zona qualunque della periferia torinese spesso intrisa di grigiore e scoraggianti prospettive, per uscirne col cuore gonfio di contentezza.

E ieri, da Monica, mia cara amica, ho ricevuto questa delizia: una marmellata giapponese di fichi prodotta nella citta` di 尾道市 Onomichi-shi nella prefettura di 広島 Hiroshima.