lunedì, agosto 04, 2014

Piccole cose belle

Limpidi mondi di un tempo che fu
Mi e` capitato, tra ieri ed oggi, d`immergermi in piccoli e limpidi mondi fatti di immagini semplici; di parole un po` antiquate ma dolci come la carezza dalle mani di una mamma; di descrizioni composte e pulite, ma non per questo inamidate.

Mi e` capitato, tra ieri ed oggi, di riscoprire un`infinitesima parte di quella letteratura per ragazzi che, forse e con sommo rammarico, sta scivolando suo malgrado in un oblio dove vengono relegate tutte quelle cose considerate ormai superate, démodé, meritevoli di un armadio e qualche bella pallina di naftalina.

Ad allietarmi e ad immalinconirmi anche un po`, il celebre Giornalino di Gian Burrasca di Vamba e un`opera decisamente piu` oscura della prima, ma non per questo minore in bellezza: Tre Monelli e un Teatrino di Manlio Mora.

Il motore di ricerca piu` famoso al mondo mi restituisce poche e scarne notizie su questo Mora.

Pare fosse originario di Parma, un poeta e addirittura un generale del Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale.

Esistono ancora alcune copie dei suoi vecchi libri, soprattutto in sale di consultazione oppure attraverso antiquari o semplici rigattieri.

Senza farlo minimamente apposta, i due libri - venuti in mio possesso in due momenti temporalmente ed emotivamente lontani fra loro - raccontano entrambi, seppur con impostazioni differenti, le avventure di bimbi monelli e delle loro innumerevoli marachelle.

Vamba ci narra le rocambolesche avventure di Giannino Stoppana, detto Gian Burrasca, un bimbo dei primi nel Novecento che, combinandone davvero di tutti i colori, ci regala uno scorcio unico di vita in una famiglia toscana nobile di quegli anni.

Mora invece ci racconta le avventure di due piccoli monelli, due fratelli di nome Mario ed Enzo e della loro sorellina Dirce, appartenenti ad una povera famiglia dove i lussi erano ben pochi e dove bastava un`umile crosta di formaggio a far venire l`acquolina in bocca a questi umili bimbi.

A coloro che hanno la pazienza di rispolverare le letture dei ragazzi di un tempo, la ricompensa che trovano e` quella di un linguaggio garbato, pulito, d`altri tempi ma non per questo noioso.

Vi sembrera` di affondare leggermente la testa in un mondo scomparso, dove ci si dava normalmente del Voi e dove - complice forse l`innegabile fascino di tutte le cose che sono state e non sono piu` - tutto sembrava infinitamente piu` genuino, sincero, cristallino e umano.

Le marachelle di Gian Burrasca nascono quasi sempre, infatti, dal desiderio in realta` di fare un favore, di facilitare qualcosa a qualcuno. Come quando, all`arrivo improvviso e inaspettato in casa Stoppani della vecchia zia Bettina, le sorelle del monello Giannino si sentirono enormemente infastidite perche` sapevano che questa visita non attesa (e non gradita) avrebbe messo a rischio la riuscita della loro festa.
Gian Burrasca, allora, con cuore innocente decide di riportare all`anziana zia i commenti poco lusinghieri che le sue nipoti le hanno rivolto a sua insaputa. Cosi` facendo, il monellino pensa ingenuamente di risolvere la situazione salvando capra e cavoli, ignaro ovviamente delle mille e disastrose conseguenze.

Un`indole decisamente piu` birichina anima invece le birbanterie di Mario ed Enzo che spesso si divertono a combinarle grosse semplicemente per il gusto di farsi un gran bella risata. Un po` come quando, nella bottega di Mastro Cesare, il loro padre falegname, decisero di versare della colla sopra una sedia su cui si stava per accomodare un uomo anziano e cliente del papa`.

Vi lascio immaginare il resto della scena.

Curiosando nei mercati di cose vecchie, come puo` essere il nostro celebre Balon qui a Torino, oppure negli oramai numerosi negozi dell`usato che popolano le nostre citta`, vi puo` capitare facilmente di trovare molte opere risalenti ai primi anni del Novecento. Libri spesso di autori oscuri oppure eclissatisi dopo forse un breve periodo di gloria a noi troppo distante per poter rievocare un ricordo.

Ma sta proprio in questo il fascino. Il numero di autori viventi o defunti che abbiano pubblicato anche solo una parola e` talmente grande da non poter forse essere quantificato. E quindi perche` mai dovremmo soffermarci testardamente sui pochi e blasonati nomi riveriti da questa o quella persona? Chi ci dice che nei tanti libri di scrittori meno conosciuti o addirittura anonimi non possano celarsi delle piccole meraviglie, dei piccoli mondi vellutati, delle piccole cose belle?

Testimonianze autentiche di un passato, spesso ammonticchiate in polverose casse dove per ogni pezzo bastano pochi spiccioli.

Sempre dalla mia cara amica Dea, ho ricevuto il dono di parole sentite e bellissime.

Da lei ho ricevuto questa collezione di sue poesie che hanno la delicatezza di un giglio e la bellezza di un velo di seta sospinto da uno sbuffo di vento.

In passato mi sono stati regalati libri di poesie, in varie occasioni, ma poche volte ho provato la sensazione sentita nel ricevere e poi nel leggere le parole di questi componimenti.
Sono stata trasportata, con forza, in una dimensione pero` delicata fatta solo di sentimenti che dall`anima vengono convogliati attraverso una penna ed il suo inchiostro.

Sono emozioni che prendono la forma di stille d`inchiostro su fogli di carta leggermente ruvidi.

Chiedero` a Dea il permesso di riportare alcune delle sue poesie che ho apprezzato particolarmente affinche` possiate leggerle anche voi.

Le piccole cose belle continuano nonostante tutto. Certo, perche` noi non cessiamo di esistere anche quando si fa buio e a volte si ha paura.

Negli ultimi mesi la mia vita si e` arricchita spiritualmente in maniera molto speciale e preziosa. Un giorno, forse, ve ne parlero`. Ma non ora.
E la mia vita adesso, ricca ora anche sentimentalmente, e` rifiorita...come un campo che, inaridito da un caparbio sole, riceve acqua che lo rigenera reidratando le sue vene e il suo essere.

Negli ultimi due mesi o tre, pero`, la mia vita e` stata un po` come una mongolfiera che salendo sempre piu` su ha dovuto, a un certo punto, liberarsi di pesi, di zavorre. In realta`, a volte le zavorre si liberano da sole senza che sia tu a volerlo.

Ed e` esattamente cio` che mi e` successo.

Avevo un`amica a cui volevo molto bene. La stimavo particolarmente. Era una persona che ritenevo, senza ipocrisie, una delle migliori che avessero mai incrociato il mio scombussolato cammino di vita.
Era davvero un piccolo diamante. O cosi` sembrava.

Ho il difetto, il grande, enorme difetto di sopravvalutare sempre le persone anche quando l`istinto mi dice che in realta` vi e` qualcosa di bizzarro, di strano, di non del tutto chiaro.
Testardamente ignoro i campanellini d`avvertimento, considerandoli meri pregiudizi sciocchi.

Quei campanellini mi avevano avvisata in piu` occasioni, ma io ho sempre scelto di non prestar loro alcuna attenzione reputandoli fasulli o fuorvianti.

Ma le cose hanno un perche` e anche le sensazioni.

Questa persona non mi era amica. Non lo era affatto.

Ma pazienza. Ha scelto di eliminarmi dalla sua vita come si fa con un vestito smesso, sparendo veramente dall`oggi al domani e negandomi addirittura la basilare ed elementare possibilita` di un confronto dove, le persone mature di solito, si dicono sul muso quello che hanno in petto anziche` scivolar via vigliaccamente nei meandri del quotidiano e del tempo che scorre.

Di vigliaccherie ve ne sono state gia` a sufficienza nella mia vita negli ultimi anni e quindi riceverne di nuove, soprattutto da chi si professava molto corretta e capace nella gestione del tempo e mille altre cose, lascia amareggiati e un po` (tanto) sfiduciati.

Incassato il colpo ed ingoiatane l`amarezza, mi sono rialzata - anche se con meno fiducia nei confronti dell`amicizia - riprendendo il mio cammino.

Vi e` sempre qualcosa di piu` bello dopo.

Leggete cosa scrisse Mora negli anni Trenta, nel libro Tre Monelli e un Teatrino:

"(...)Non bisogna dimenticare, del resto, che l`idea informativa del bello e del brutto, nelle cose di questo mondo, il piu` delle volte non e` che una manifestazione di soggettivita` determinata dalle condizioni di spirito colle quali le cose stesse vengono, ad un dato momento, osservate o sentite. La naturale, istintiva filosofia dei piccoli, aveva portato Mario - ad esempio - a tale grado di sensibilita`, da non sentirsi veramente felice se non quando suo padre era in collera con lui, perche` - l`esperienza glielo aveva insegnato - sapeva che cosi` non poteva durare molto a lungo: il maltempo, presto o tardi, la cede al suo rovescio: il sereno."

In questa foto, invece, si riassumono tre concetti:

- il desiderio, realizzabile chissa` quando, di scrivere un libro. Motivo per cui acquistai quel quadernetto dalla copertina decorata in omaggio di antiche lacche giapponesi che ornavano vecchi 重箱 juubako di un tempo...con la speranza di riempirne le pagine con idee.

- La signora di Malacca, di Francis de Croisset: un romanzo acquistato in un negozio di libri usati. Mi attirava il suo titolo attorno cui, nella mia testa, iniziai a costruire mille storie.

- Un vecchissimo libro di cultura giapponese, in giapponese, regalatomi dalla mia amica Monica di ritorno da un suo viaggio nel Sol Levante.

Tre piccole cose belle.


Tante piccole cose belle.

Come questo testo raro dedicato alle prime generazioni di sino-americani e scovato, una sera per caso, da Mercurio in Via Po.


Oppure queste riviste giapponesi, di decenni fa, dedicate all`origami e trovate sulla caotica bancarella di alcuni signori, al Balon di Torino.

Piccole cose belle come questo ストラップ sutorappu (pendaglio giapponese per cellulari o borse) ricevuto dalla mia amata amica Saku e su cui compaiono gli hiragana del mio nome:

Le perdite non sono mai vane. Tutto ha sempre - sempre - un suo perche` anche se a volte non lo si comprende subito.

Ma ad ogni perdita segue un una gioia sempre piu` grande del dolore che l`ha preceduta.

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