martedì, dicembre 17, 2013

Omusubi: il teletrasporto del cuore

I miei おむすび omusubi
"In my mind I'm goin' to Carolina
Can't you see the sunshine
Can't you just feel the moonshine
Ain't it just like a friend of mine
To hit me from behind
Yes I'm goin' to Carolina in my mind..."


Cantava, con voce infusa di malinconia, James Taylor.


Con la mente possiamo arrivare ovunque perche` le strade spariscono, i kilometri si dissolvono nel sangue che scorre velocemente nelle vene, un sangue pompato da un cuore che accelera al pensiero di un luogo tanto amato.


James rievoca la sua amata North Carolina e lo fa servendosi di parole cariche di emozioni accompagnate da melodie semplici.

Io invece mi servo unicamente delle mie parole perche` queste sono i colori della mia tavolozza.

La guarigione del mio cuore, dopo la nera tempesta, e` avvenuta lentamente. Mi sono accorta di stare meglio quando riuscivo di nuovo a sentire gli odori e a gustare i sapori della cucina giapponese, senza cadere in una tristezza davvero troppo profonda.

La malinconia per un posto di cui sentiamo la mancanza e` un sentimento umano e che ha ragione di esistere, ma quando altri fattori ne appesantiscono la difficolta` acuendone le spine allora bisogna prima guarire la ferita e poi ritornare alla dolce e sana malinconia.


E allora sono ritornata ad assaporare tutto.

Certo, al primo boccone di solito segue una fitta al cuore perche` la rievocazione dei ricordi e` istantanea, ma subito dopo segue la gioia per aver riscoperto quel sapore tanto amato e a cui inevitabilmente si legano dei ricordi.

Senza lacrime ma con sul volto un sorriso felice, ho ripreso i contatti con le mie radici adottive ritrovando la sintonia dei sapori che amo.

Ho preparato gli おむすび omusubi, l`altro nome - forse meno conosciuto ma piu` sentito e casalingo - degli onigiri.

Ho usato un riso giapponese di coltivazione, pero`, italica.

Questo:

お米さん Okome-san e` il nome di questo riso, prodotto dalla Italpo, un`azienda fondata dalla famiglia Morimoto e con sede nel cuore della Lomellina. Questo e` il loro sito.
L`inevitabile dicitura for sushi serve a rendere il prodotto facilmente collocabile sul mercato occidentale il quale, senza uno stereotipato punto di riferimento che gli dia un indizio, non saprebbe che fare.

E` ovvio, quindi, che il sushi e` solo uno dei piatti che si puo` preparare con questo riso, ma non di certo l`unico.

Okomesan quindi e` il riso italiano piu` giapponese possibile, senza esserlo di provenienza diretta.

Ma vi posso assicurare che e` quasi lui!

Come da consuetudine, non essendo questo un 無洗米 musenmai (ossia un tipo di riso che non richiede lavaggio), l`ho risciacquato un 3-4 volte prima di metterlo a cuocere in pentola.
La cottura e` avvenuta alla vecchia maniera, senza 炊飯器 suihanki o cuociriso elettrica, quindi.

L`ho messo in una pentola capiente e l`ho ricoperto d`acqua, senza bisogno di aggiungere niente. Ho messo il coperchio e a fiamma alta ho portato il tutto ad ebollizione. Ho quindi abbassato la fiamma al minimo e - sempre lasciando la pentola coperta - ho fatto cuocere per una ventina di minuti.

Nel frattempo, ho preparato i ripieni dei miei omusubi.

I miei ripieni, per meta` giapponesi e per meta` italianissimi, sono stati scelti con cura seguendo il mio gusto personale.

Ho preso del 鰹節 katsuobushi:
e l`ho mischiato a pochissime gocce di salsa di soia, formando cosi` l`okaka おかか, uno dei ripieni piu` popolari.
Ho poi, con la salivazione gia` a livelli stratosferici, portato in scena la 梅肉 bainiku, ossia la polpa di umeboshi, uno dei miei ripieni preferiti in assoluto.
Tra l`altro, se vi interessa, la bainiku e` disponibile su Dadakko-ya, il mio bazar.

Ed ecco tutti i miei ripieni, pronti per il loro momento di trionfo!


Nel piattino in alto a sinistra: tonno piccante e vicino - nientepopodimenoche` - dell`autentica sardella calabrese, una delle bonta` che prediligo.

Sotto, un formaggino delicato.

La bainiku.

L`okaka.

Il riso, terminata la sua cottura, e` rimasto a riposare ancora qualche minuto prima che iniziassi a smuoverlo delicatamente con il mio しゃもじ shamoji di bambu`, ossia la tradizionale paletta che si usa proprio per servire il riso.

Senza formine ma con solo l`ausilio delle mie manine e di carta trasparente per non trasformare il tutto in un disastro appiccicoso, ho preparato i miei omusubi.

Uno di questi l`ho avvolto in una striscia di alga nori precedentemente inumidita molto leggermente.

Primo morso, fitta al cuore, rievocazione mille ricordi e sensazioni. Sorriso sul volto, occhi che non vedevo ma che penso fossero illuminati, un altro sorriso seguito da uno - due - tre bocconi.

Il sapore dell`okaka e della bainiku in particolare sono stati i miei veicoli teletrasportatori e che mi hanno permesso, nel lasso di tempo necessario per affondare i denti nell`omusubi e percepirne i sapori, di ritornare laggiu`... a casa, a Sagamihara.


sabato, dicembre 07, 2013

Una valle, una coincidenza e una strana magia.

Dovrei forse imputare la mia catena semi-delirante di pensieri all`influenza che mi ha colta per l`ennesima volta nell`arco di due mesi e che e` culminata in una febbre alta, la notte scorsa.
Una di quelle febbri cariche di sogni colorati e quasi in rilievo che ti mettono anche un po` in soggezione per la loro bislacca apparizione.

Due giorni fa stavo leggendo un biglietto dove compariva il cognome di una persona: 古谷 Furutani.

Vecchio cognome giapponese dalle origini nobili.

Non so perche`, ma il nome mi e` rimasto incollato alla mente e ogni tanto il mio cervello se lo girava e rigirava fra le mani.

Un po` come quando sentite una parola su cui vi fissate, ripetendovela piu` volte.

Furutani 古谷 letteralmente significa "vecchia valle".

Con la vecchia valle appiccicata ai pensieri, sono andata a fare due passi. Dovevo incontrare una persona, ma essendo io arrivata un po` in anticipo ho deciso di mettermi a guardare la vetrina di una piccola e preziosa libreria che conosco da tempo ma dove - per timidezza - non ero mai entrata.

Questa libreria ha il pregio di concentrarsi su autori e case editrici poco noti, seguendo come criterio di scelta il proprio istinto e gusto e non le classifiche ufficiali dei best-seller. Insomma, niente Fabio Volo, Giorgio Faletti, e tutte le millemila trilogie fantasy che tappezzano pure le corsie dei libri nei centri commerciali.

E` uno di quei posti che alcuni considererebbero da fricchettoni, ma a me piace. Chissa`, forse sono un po` fricchettona pure io. Se esserlo significa essere un po` diversi, allora ben venga.

Stavo osservando, dunque, con attenzione la carrellata dei curiosissimi titoli esposti in vetrina, quando il mio sguardo si posa su questo:
Un libro che ha trovato me
Per un attimo, provo una sensazione mista a spavento e incredulita`.

Sembrava una sorta di scherzo. Ma come? Per puro caso leggo quel cognome su un pezzo di carta; per due giorni mi rimane in testa con quella tenacia delle parole che poi - a forza di essere ripetute - perdono di significato; e poi lo ritrovo in maniera cosi` schietta e quasi insolente, su una copertina di un libro che pare fissarmi con aria burlona?

Ho trovato il tutto leggermente misterioso e anche buffo.

La timidezza che mi aveva sempre tenuta lontana dall`ingresso di quella libreria in realta` non aveva fondamenta perche` nel momento in cui, con coraggio, sono entrata mi sono trovata avvolta dal profumo della carta, del sapere e delle menti attive.

Una ragazza sorridente e dall`affabilita` di chi ti conosce da una vita, mi saluta e mi accoglie con simpatia.

Mi guardo un po` intorno, ma il mio pensiero fisso e` su quel libro. E` appiccicato alla vecchia valle.

Mi giro e ne vedo dietro di me due copie appoggiate su una sedia di paglia colorata.

Ne prendo una, la sfoglio delicatamente e mi chiedo se sia il caso di prenderlo. D`altra parte i libri non mi mancano, inclusi quelli ancora da leggere. Insomma, il solito dilemma del lettore accanito che pero` ogni volta si trova a fare i conti col senso di colpa simile a quello di chi - dovendo perdere dei chili - si lascia sedurre da un dolce.

Certo, un libro non apporta calorie e non si traduce in ciccia da nessuna parte, pero` mi sento stranamente colpevole.

Ma il senso di colpa libresco viene prontamente controbilanciato dalla stranezza di quel nome e dal modo in cui sembrava avermi seguita da casa fino in libreria!

Decido di prenderlo. Arrivando alla cassa, con la mia solita goffaggine, rivelo come una duratura ed inspiegabile timidezza mi avesse sempre impedito di entrare li` e come quel libro avesse fatto da rompighiaccio.

Tralascio la coincidenza sulla valle perche`, scarsa oratrice qual sono, avrei finito per intrappolarmi in un discorso senza senso.

La ragazza, che si presenta come Sara, sorride divertita e mi dice di essere contenta che - grazie a Dale Furutani - io abbia deciso di entrare li`. E per l`occasione, mi porge una caramella all`arancia avvolta in una brillante carta arancione, in segno di .... commemorazione dell`avvenuta rottura del ghiaccio.

Pago, prendo il mio libro e me ne vado.

Camminando, mi ritornano in mente le parole di elogio di Sara sull`opera di Furutani.

Torno a casa e inizio a fare qualche ricerca su questo autore che non conoscevo e scopro che e` un 三世 sansei, un giapponese di terza generazione nato in un Paese straniero, gli Stati Uniti.

La sua famiglia, legata anticamente al clan nobile dei Matsudaira 松平氏, e` originaria di 大島 Ooshima, a sud di Hiroshima.

In Giappone, ci sono tanti posti che si chiamano Ooshima (grande isola), tra cui la famosa Izu Ooshima, questa pero` nella Prefettura di Tokyo, rinomata in tutto il mondo per i suoi fiori di camelia e per l`olio pregiato che da questi si estrae.

Non voglio a tutti i costi trovare legami ad ogni cosa, ma la settimana scorsa ho ricevuto in regalo da Silvana - una cara amica e affezionata lettrice di questo blog - proprio l`olio di camelia di cui vi parlai tanto tempo fa proprio qui:

L`amato 椿油 tsubaki-abura, olio di camelia, dalle origini antiche e dalle virtu` curative per i capelli (pensate alle meravigliose chiome ebano delle donne giapponesi!) e anche per la pelle.


Assieme all`olio di camelia di Ooshima, Silvana mi ha regalato due deliziosi prodotti de l`Occitane:
Profumino alla peonia e saponetta al karite`
Dell`incantevole carta da origami sistemata in un elegantissimo ventaglio a trecentosessanta gradi:
  E questo coniglietto portamonete, in stoffa ちりめん chirimen:


Queste sono le strane magie.

Attraverso questo blog e le cose che scrivo, ho avuto il privilegio di venire a contatto con persone sensibili e dal cuore colmo di generosita`.

Un`altra magia e` avvenuta ieri, quando ho ricevuto da Chiara, una mia storica lettrice, questo splendido regalo:

Due deliziosissimi dispenser di sapone liquido dedicati a ポムポムプリン Pomu-pomu Purin, un carino gattino portachiavi di panno, e un dolce biglietto che sa di affetto dove Chiara condivide con me la sua passione per i Ringo alla vaniglia...biscotti che ho sempre amato.

Queste sono le magie che mi ha regalato questo blog.

Lo so, il web e` immenso e colmo di posti speciali, ma qui aleggia l`incanto dei vostri cuori.

Vi ricordo le pagine della mia vetrina di だだっ子屋 Dadakko-ya, il bazar di Biancorosso Giappone:

Ebay
Blomming
Facebook

lunedì, dicembre 02, 2013

Da sola in mezzo alla gente

レンゲ Loto
La foto appartiene a questo sito.
In solitaria, sono andata ad una di queste fiere di quartiere che sembrano sempre piu` frequenti.

Viene chiusa un`intera via al traffico e in essa appaiono bancarelle che vendono un po` di tutto, dall`abbigliamento ai cibi.

Ci sono banchetti di oggetti intagliati a mano col legno; prodotti tipici piemontesi, siciliani, calabresi; bancarelle di contadini ed apicoltori; frutta e verdura; tanto vestiario e giocattoli; l`immancabile venditore del mirabolante pelaverdure del momento; le solite sfilate illegali di borse e accessori contraffatti; il solito assortimento d`incensi nauseanti; il ragazzo che prepara soffici nuvole di zucchero filato; il banco di carne alla griglia, panini, pizzette, ciambelle e tutte le golosita` che conosciamo.

Camminavo da sola, mentre attorno a me la gente era tantissima.

Nell`aria l`aroma era quello della festa: l`odore del fritto mischiato a quello del dolce, dell`allegria e delle risate dei bambini sulle giostre.

Il freddo mi mordeva le mani, nonostante fossero coperte da morbidi guanti grigi. Solo ogni tanto mi ricordavo della sua morsa, ma tornavo subito a distrarmi con quello che c`era intorno a me.

 In realta`, mi distraeva il tumulto di pensieri che continuavano ad accavallarsi dentro di me.

Chissa`, forse la sensazione e` comune a molti, ma le fiere e le feste di quartiere evocano in me una malinconia che e` piu` tristezza che allegria.

Ogni trenta o quaranta metri, ecco il venditore di palloncini. Tanti palloni colorati, tutti raggruppati come un leggero mazzo di fiori che - seppur desiderosi di volare su nel cielo - vengono tenuti fermi li` da un peso di metallo.
Attorno a quel mazzo di fiori ripieni d`aria, qualche bambino che col volto rigato da un doloroso pianto, indica col ditino il palloncino che desidera avere con tutto il suo cuoricino.

Scorgo a poca distanza da me una delle presenze piu` tristi a queste fiere: i pony.

Costretti a stare legati ad un albero per ore, al freddo, solo per dare un po` di spettacolo e posare, volenti o nolenti, in centinaia di foto in compagnia di estranei.

Non mi vedevo, ma immaginavo il mio volto. Dentro di me sentivo farsi forte quella tristezza particolare che percepisco proprio alle fiere.

Due gruppi di pensionati del quartiere si erano travestiti da Babbo Natale e - prima un gruppo e poi l`altro - si sono esibiti in balletti dalle mosse cosi` non sincronizzate da essere dolcemente buffi.
Alcuni immortalavano la danza scattando foto o registrando un video col telefonino, facendomi venire la curiosita` di sapere che fine faranno sia video che foto di pensionati travestiti da Babbo Natale, in un quartiere qualunque di Torino.

Ogni tanto arrivava un`appetitosa scia di profumo di cose buone. C`era infatti un grosso banco con addirittura installato un forno a legna in cui venivano fatte cuocere pizza e farinata.

Tutto sembrava progettato e studiato per far divertire, ridere, sorridere, mangiare, comprare e comprare ancora.

Eppure, bastava scostare la tendina luccicante del divertimento per rendersi conto che e` tutto come un palcoscenico.

Mi sono avvicinata ad un banco di alimentari tradizionali della Calabria e ho sentito il venditore - un signore anziano con un forte accento della sua regione - che, alle rimostranze forse un po` esagerate di una signora, giustificava l`aumento di qualche centesimo su un etto di provola silana.

La provola era cara; le pentole di terracotta erano esose; i vasetti di sardella del tutto inavvicinabili.

"Signora, io non ci guadagno di piu`. Oramai e` aumentato tutto e non si sa quanto ancora resisteremo."

La signora delle rimostranze, da polemica che era, improvvisamente annuiva comprensiva e quasi mortificata per la lamentela fatta.

Un signore, qualche banco piu` in la`, con un microfono era impegnato in quello che doveva essere un discorso coinvolgente mirato alla vendita di giocattoli ma che invece si era trasformato tristemente in un soliloquio.
La gente passava senza nemmeno voltarsi, eccetto qualche curioso e annoiato.

Le sue parole promettevano mille sconti, ribassi mai visti prima e gli affari piu` grandi della vostra vita! Ma lui era li`, da solo in mezzo alla gente, mentre parlava senza essere ascoltato. Anzi, la sua voce si confondeva fino a perdersi nelle note troppo alte di musica qua e la`.

Un altro signore, intento a convincere uno smunto gruppetto di clienti intirizziti dal freddo e con la noia dipinta sul volto, mostrava le sconvolgenti proprieta` di un panno spugna che sembrava essere imbevuto di non so che magia.

Quel pelaverdure mirabolante; quei giochi col 200% di sconto rispetto "ai prezzi che trovate in giro"; quel panno spugna miracoloso; quel libro di yoga terapeutico che promette di cambiarti la vita; la paccottiglia finto-tribale, con venature New Age al profumo di Nag Champa; la bistecchiera con una durata garantita di un secolo; le solite quantita`di oggettini dozzinali di produzione cinese che oramai sono compagni, spesso impostici, del nostro quotidiano.

Tutto questo, a fine giornata, che fine fa? Che fine fanno le promesse che hanno accompagnato, a volte con insistenza, la vendita di questi oggetti?

Qualcuno scoprira` davvero un vantaggio con quel panno spugna?

Qualcuno sara` davvero per sempre soddisfatto di quella bistecchiera tanto da ricordare, negli anni a venire, quel fortunato acquisto?

Qualcuno riuscira` a tramandare ai posteri l`ennesimo orologio da parete Made in China, senza rischiare di vederlo smettere di funzionare dopo una settimana?

E qualcuno si ricordera` di quei pony e si chiedera` mai e per davvero che fine faranno e nelle mani di chi saranno destinati?

Respiro profondamente. Col volto ormai infreddolito, cerco riparo e sollievo entrando in un piccolo ed accogliente bar dove chiedo un caffe`.
Passando dal freddo al caldo, le lenti dei miei occhiali reagiscono appannandosi.

Sorrido imbarazzata alla mia temporanea cecita` mentre ordino il mio caffe`. Il barista sorride.

Al mio fianco, una lunga tavolata di avventori sorridenti e intenti a gustarsi fumanti cioccolate calde.

Dopo il mio caffe`, ritorno nel freddo.

Il cielo ormai e` blu scuro e il sole e` scomparso da un pezzo.

La fiera inizia lentamente a disgregarsi. E` il trucco che scivola via dal volto di un artista dopo tanto lavoro.

Piano piano, mi riavvio verso casa perdendomi nell`oscurita` di un vicolo.

mercoledì, novembre 27, 2013

Nodate, doni sardi, e un frammento di passato.

野立て抹茶セット Nodate matcha setto
Diventa difficile a volte trovare un senso a cio` che ci succede.

Nel corso della vita capitano fatti di vario genere, ma alcuni di questi segnano la nostra esistenza forse per la loro particolare crudelta` e per l`intensita` del vortice di sofferenza che hanno creato.

Sono come le cicatrici.
Lo so, non piacciono a nessuno e nemmeno a me pero` devo ammettere che comunque hanno anche loro una bellezza, forse meno ovvia, ma pur sempre di bellezza si tratta.

Ogni cicatrice sulla pelle racconta una storia, un aneddoto, un evento. Chissa`, magari collegata ad un fatto piacevole ma terminato poi con una caduta, un taglio.

E le esperienze dolorose sono cosi`, anche se alcune riescono addirittura a lasciare indelebili tracce sul corpo con la stessa prepotenza di brusche pennellate che imbrattano una tela candida.

Allora svanisce ogni volonta` di vendetta! E nel cuore - in quel cuore che col tempo impara a far da setaccio - restano le perle, le ametiste, le giade.

Fa male rievocare un ricordo e quel male non scompare subito, ma si affievolisce col tempo forse fino a sparire.

Mi ritrovo sulla linea del tempo e corro a perdifiato allontanandomi dai pugnali, dal disgusto profondo che provo per i miei errori, per le volte che ho zoppicato seguendo uno zoppo, ma dopo essermi fermata col fiatone capisco che tutto serve a qualcosa.

In uno di questi pomeriggi dove ormai il cielo si fa scuro presto, sono andata a comprare un vasetto di te` matcha 抹茶 da Yukiko-san. Gli innamorati del Giappone e i giapponesi nel cuore che abitano a Torino e dintorni penso che ormai la conoscano tutti.

C`era un`offerta consistente su questo te` di solito non a buon mercato, e allora nonostante il buio, l`aria fredda ed una pioggia capricciosa, mi sono armata del mio ombrello blu e bianco a pois e sono andata a trovare Yukiko.

Te` matcha.
Questa lattina di matcha in realta` e` un passo.

Un passo verso le perle, le ametiste, le giade.

Prima di lasciare il Giappone, un pomeriggio di luce accecante avevo comprato un set da nodate 野立て, ossia tutto l`occorrente per preparare il matcha fuori, all`aperto.

Una sorta di picnic del matcha, ecco.

Avevo preso tutto. Quando comprai questi oggetti, pero`, il mio essere si sentiva malinconico e con quella pesantezza che nasce da un pianto represso.
 Non ero felice. Ero una persona che cercava di sorridere nonostante tutto, ma era un sorriso maschera e non un sorriso di ottimismo e forza.

Scelsi quella tazza in particolare perche` sembrava le fosse stata data una pennellata di cielo!
In quel cielo che io immaginavo dipinto sui bordi della tazza ho visto nient`altro che le emozioni piu` belle che sapevo di volermi portare dietro.

Delle volte credo che il nostro inconscio sia piu` lungimirante di noi e che la sappia davvero lunga.

La tazza e` accompagnata dal 茶杓 chashaku che e` quella specie di misurino di bambu` e da un 茶筅 chasen ossia quel frullino anch`esso di bambu`, adatto per il nodate.

Come tante altre cose, anche le cose del nodate sono state volutamente tenute nascoste per tanto tempo perche` erano ancora forti il dolore e la paura di ritrovarsi faccia a faccia con esso.

Ma dopo tanto tanto tempo, oggi ho voluto riaprire quel cassetto e scartare questi oggetti che erano rimasti avvolti in strati di carta da imballaggio, quella con le bolle d`aria.

E riprendero` a prepararmi il matcha come facevo una volta, ritrovando in questo gesto grande calma assieme al piacere di gustare una bevanda che amo particolarmente.

Se leggete questo blog da un po`, allora ricorderete i miei matcha pomeridiani.

Se mi leggete da poco, non importa. Saro` felice di condividere con voi questi nuovi matcha.

Le perle, le ametiste e le giade delle volte ti piovono tra le mani arrivando da lontano.

Mi e` successo pochi giorni fa quando, con grande emozione nel cuore ed un forse impercettibile tremolio alle mani e alle ginocchia, ho potuto abbracciare tre splendide fanciulle mie lettrici da quando Biancorosso Giappone e` nato.

Tutte e tre sono venute a Torino, dalla Sardegna, per assistere al nuovo evento fotografico del MAO dedicato al Giappone e...per venire a conoscermi.

I loro volti traboccanti di affetto ed emozione; i loro occhi che brillavano; i loro abbracci carichi di calore umano; le loro mani piene di doni di cui non sono meritevole.

Alcuni di questi preziosi regali che profumano di Sardegna:


Questo porta-appunti con dipinta una frase che conferma il calore ricevuto cosi` generosamente.
Annina, una di queste tre e preziose persone, mi ha portato in dono questa collana, diventata ora una delle mie preferite:
E` un ciondolo chiamato bottone sardo. Da quel che mi e` stato spiegato e da quel che ho letto in giro, sembra essere un elemento storico e antico dell`artigianato sardo.

Porto questa collana con grande felicita` ed orgoglio perche` sta a significare questa generosa pioggia di gemme ricevuta anche grazie a questo mio blog.

Di recente, mettendo a posto alcune vecchie fotografie sparse per il mio computer, ho ritrovato un`immagine che scattai nel 2010 o 2011, non ricordo con esattezza, ma poco importa perche` quelli sono stati i miei anni di buio per cui cio` che non affiora del tutto alla memoria preferisco lasciarlo affondare nelle tenebre.

A casa dei miei qui a Torino, attaccato ad una scrivania, c`era un foglietto ingiallito, mezzo strappato e con le scritte quasi sbiadite dal tempo.

Era un foglio di quaderno, preso alla svelta nella foga di voler appuntare... i miei primi passettini in giapponese!

 Questo foglio risale all`incirca al 1995/96 suppergiu`.

Quella era la mia scrittura di adolescente, un`adolescente curiosa, poco incline al caos e molto attratta dai libri.

Dopo una discussione un po` accesa con mia mamma, riuscii a convincerla a lasciarmi ordinare per posta il mio primo libro di giapponese, quello di Marina Speziali edito dalla De Vecchi editore.

Non so perche` mi venne questa fissa. Credo fosse da imputare anche all`influenza, seppur breve, che ebbe su di me una ragazza che conoscevo e che studiava questa lingua all`universita`. Lei era grande e io solo una ragazzina, quindi immaginate quanto fascino subissi!

Quando il libro arrivo`, ero talmente estasiata che non mi resi conto di aver pagato il contrassegno con dei soldi che mia mamma aveva lasciato da parte per pagare una bolletta.

Non vi dico le urla! Dentro di me mi sentivo un po` in colpa, ma al contempo ero segretamente felicissima di avere quel volume fra le mani tanto che la sera stessa iniziai a prendere i miei primi appunti...una cui parte e` quella che vedete. 

Chi l`avrebbe mai detto che strada avrei intrapreso anni dopo. Non e` un caso, come non e` un caso nulla di cio` che accade..anche se non sempre riusciamo a trovarvi un senso.

lunedì, novembre 18, 2013

Dadakko-ya: il bazar riapre ufficialmente!


いらっしゃいませ!

いらっしゃいませ!

Irasshaimase! Irasshaimase!

Il nuovo bazar di Biancorosso Giappone, だだっ子屋 Dadakko-ya, ha riaperto le porte e riappeso fuori il suo のれん noren rimasto tanto - troppo - tempo a prender polvere in un cassetto.

Rispetto al vecchio bazar, pero`, sono cambiate alcune cose. Vediamole insieme:

1. I prezzi ora sono un po` piu` alti perche` devo tenere conto delle spese di spedizione dal Giappone e dei costi doganali. Tuttavia, cerchero` di abbassarli il piu` possibile senza pero` mai offrirvi articoli di qualita` scadente. Ogni pezzo da Dadakko-ya e` stato scelto accuratamente e con tutto il cuore da me.

2. Tutti gli ordini vanno inviati all`indirizzo: biancorossogiappone @ yahoo. it

Come prima, i prezzi non comprendono la spedizione la quale avverra`, in Italia, per mezzo di corriere espresso espressissimo.

Se avete domande, dubbi, richieste mandatemi una mail oppure lasciate un commento. Gli ordini, pero`, mi raccomando solo all`indirizzo di Yahoo.

Per ogni nuovo articolo, vi posto una scheda. Vi bastera` cliccarci su per essere portati automaticamente alla galleria dove potrete ingrandire tutte le foto.

Ps. Chiedo scusa per il layout capriccioso e che non intende minimamente cooperare con me.

 Iniziamo?!

始めましょう!Hajimemashoo!


http://bento.biancorossogiappone.com/#!album-0
  
http://bento.biancorossogiappone.com/#!album-1
                   
http://bento.biancorossogiappone.com/#!album-3












        
http://bento.biancorossogiappone.com/#!album-2










http://bento.biancorossogiappone.com/#!album-4
                     
Se siete a Torino, naturalmente, la consegna e` gratuita.

Vi aspetto!

domenica, novembre 17, 2013

Dadakko-ya: la storia di due amiche a Sagamihara

Il logo ufficiale del mio bazar
Era estate.

L`aria - impudentemente soffocante e carica della fragranza del caldo nipponico - le faceva da cornice.

Eravamo sulla Zama-kamijuku.

Quella strada, quella lunghissima strada che da un lato toccava una boscaglia un po` fitta e annodata mentre dall`altro arrivava fino a dove c`e` Nakaya con il suo hiragana rosso e il pesce freschissimo, quel giorno faceva invece da cornice a me e lei.

 Lei, bella proprio come il sole che non si rifletteva sull`asfalto grigio ma trovava il suo specchio sulle finestre di casa mia, sorrideva felice.

Lei, con la sua pelle olivastra che riflette quell`orgoglio okinawense che le si legge negli occhi, sorrideva spensierata con l`illusione dei giorni di sole che ti fanno credere nell`infinita` di un`ora.

I suoi occhi nocciola, e chiaramente a mandorla, mi guardavano con quell`affetto e quella simpatia che s`instaurano grazie ad una serie di circostanze dettate e scandite, sillaba per sillaba, dal destino.

Lei, con quella sua innocente borsetta dalle dimensioni cosi` minute da sembrare quasi un giocattolo e quei cavalli colorati come decorazione, passeggiava al mio fianco con passo allegro e leggero.

Lei, con i suoi capelli volutamente schiariti e raccolti in quel suo caratteristico chignon morbido e irregolare, inframezzava i suoi discorsi col suo ne, Mari-chan! 

Lei, col suo volto adulto e bambino al tempo stesso, seguiva quei miei discorsi di cui onestamente non ricordo nulla se non quegli entusiasti vaneggiamenti che sembravano essere destinati a perdersi e ad intrecciarsi con i fili di fumo d`incenso che a poca distanza da noi volteggiavano su in aria come nastri trasparenti lanciati in aria da chissa` chi.

Lei, Sakura, o Saku-chan come vuole che la chiami, mi ha accompagnata per quella passeggiata, per quella strada, su quel marciapiede, per quel tratto di vita mio e suo.

Con Saku dimenticavo la mia eta` anagrafica ed entravo in un regno in cui il numero di anni era davvero irrilevante.

Con lei lo scorrere del tempo perdeva d`importanza: una chiacchierata poteva durare cinque minuti come cinque ore, senza che mi accorgessi dell`inesorabile ticchettio delle lancette.

Le nostre parole di quel pomeriggio, anche quelle non dette, erano si` gonfie di quella leggera ed affettuosa allegria che caratterizzava i nostri incontri, ma erano al contempo velate di una nota malinconica perche` entrambe sapevamo, molto bene, che a breve ci saremmo dovute salutare.

E allora, in un bambinesco tentativo di scacciare uno sgradito ma inevitabile avvenimento, cercavamo di affogarne il pensiero in una valanga di chiacchiere concitate. Tra le tante cose che ci siamo dette quel pomeriggio, armoniosamente legate al pot-pourri di confidenze e tenere sciocchezze, c`erano questi strambi ma emozionanti abbozzi di un possibile business italo-giapponese che avrebbe dovuto permettermi di mantenere sempre vivo quel filo dorato con quella mia terra d`adozione.

Giocavamo con le idee; con schizzi di progetti forse irrealizzabili; con possibilita` che sembravano infinite come le ore di quel pomeriggio di sole; con fantasie strampalate ma terribilmente irresistibili.

Fu cosi`, proprio nel bel mezzo di questo divertimento, che prese una prima forma l`idea di una continuazione del bazar anche fuori dal Giappone.

Iniziammo, ridacchiando, a sperimentare con una serie di possibili nomi da dare a questo teorico negozietto fino a quando...

....ci passo` vicino una mamma che teneva per mano un bambino di tre o quattro anni.

Il bambino era pero` tutt`altro che tranquillo: cercava di divincolarsi dalla mano della mamma e piagnucolava con fare inequivocabilmente capriccioso, dimenandosi. Lamentava non ricordo bene cosa, ma cio` che ci colpi` fu il faccino buffo ed accigliato di questo bimbo indispettito.

Saku mi guardo` con gli occhi spalancati e illuminati dal raggio di un`idea e mi disse: だだっ子!だだっ子!Dadakko! Dadakko!

Non conoscendo la parola, curiosa le chiesi subito il significato.

Lei inizio` a ridere e col dito, in maniera discreta, m`indico` il bimbetto capriccioso.

In quell`istante nacque Dadakko-ya.

Ne nacque la bozza, certo, una bozza che ne avrebbe dovuta fare di strada prima di poter anche solo sperare di concretizzarsi; tuttavia, Dadakko-ya ebbe origine proprio li`.

E quanta strada si`! Migliaia di kilometri, lacrime, sangue, cadute a terra, dolori affogati e soffocati nel sonno, oscurita` scorante, amicizia, una mano che ti riporta a riva, un raggio di sole lieve ma deciso, la fine del tunnel, la rinascita lenta ma forte!

Scoppiammo in una risata fragorosa insieme, ci scambiammo uno sguardo d`intesa sincero ma marachelloso, ed un bel gimme five

Ci piaceva l`idea d`immortalare, forse per sempre, in una parola quella scena completamente e totalmente ordinaria eppure cosi` buffa e dolce al contempo.

In entrambi i nostri cuori, c`era lo scherzo misto pero` ad una risolutezza che non so spiegarvi da dove venisse. So solo che fu proprio questo mix a suggellare la sorte di questo progetto.

Dadakko-ya e` il bazar di Biancorosso Giappone, ossia questo blog.

Se avete letto o state leggendo tutti gli articoletti passati del blog, saprete che mi riferisco ad un qualcosa di speciale.

Beh, Dadakko-ya quindi e` il ritorno, il risveglio, la rinascita dalle ceneri della proverbiale fenice.

Forse chissa`, e` un po` il completamento del cerchio.

円相 Ensoo.
Venite a trovarmi. Venite. I primi articoli stanno quasi per essere pubblicati.

Il logo di Dadakko-ya e` stato amorevolmente creato da Valentina S., una ragazza di raro talento artistico e di cui vi invito a visitare il sito:  www.hortuscuisine.com

lunedì, novembre 11, 2013

Kaze, unguenti e signorine di carta

Kamimusume novembrine
Se novembre con se` ha portato cieli grigi, colline avvolte in spettrali mantelli biancastri, ballate di venti gelidi, raggi di sole ancora inaspettatamente caldi e rassicuranti, moltitudini di foglie dorate e rossicce, al tempo stesso si e` portato dietro anche un raffreddore e che mi ha generosamente regalato.

Venerdi` notte, in un momento non ben preciso durante il sonno, mi sono ammalata.

La mattina seguente mi sono svegliata con la gola in fiamme e una sensazione di malessere generale.

Allora sono corsa ai ripari con la solita tiritera del caso: brodini, succhi di frutta, dolci pastiglioni di Benagol, sciarpa ben calda, pure` di patate (potrei far carte false per un cucchiaio di pure`!), te` caldo col miele e riposo.

L`essermi ammalata il fine settimana mi ha permesso, dunque, di prendermela con calma e di non farmi venire l`ansia del dover andare a lavorare malconcia.

Credo di averne parlato da qualche parte in questo mio immenso e vastissimo blog, ma ho una passione abbastanza smodata per gli unguenti tradizionali cinesi quali il famoso balsamo di Tigre.

A dire il vero, mi piacciono tutte le alternative al balsamo dedicato al nobile felino.

Tutti quegli unguenti, spesso di produzione cinese, che un tempo erano comunissimi qui in Italia e che si trovavano sotto forma di pomate, oli spessi, cerotti imbevuti di chissa` quali misteriose ed esotiche sostanze.

Molto tempo prima che la mia epica avventura in giro per il mondo iniziasse, gia` allora mi piaceva andare a passeggiare per Torino alla scoperta di angoli orientali nascosti nella mia citta`.

Avro` avuto, suppergiu`, quindici anni e gia` mi rivedo mentre da sola andavo a curiosare in quei primi negozietti cinesi che iniziavano a popolare il nostro capoluogo.

In quegli anni, i negozi dei cinesi erano ancora delle novita` sul mercato e forse per questo non avevano ancora iniziato l`invasione per mezzo di orrenda paccottiglia.
Si potevano trovare oggetti molto belli, spesso di artigianato cinese ancora di qualita` quali porcellane, monili di vari materiali, stoffe e tanto altro ancora.

Tra il "tanto altro ancora", c`erano queste centinaia di varieta` di unguenti che esistevano in mille formati e colori, con scatole adornate dai piu` belli ed intricati kanji che la mia mente adolescente di allora potesse ricordare.

Ritornando anni dopo in Italia, mi resi conto tristemente che gli unguenti erano pressoche` spariti. Una ricerca breve e sommaria, mi permise di capire che il motivo era legato a questioni legali dovute alle dichiarazioni fatte sulle confezioni di questi prodotti.

Insomma, gia` allora non mi aspettavo che questi unguenti potessero far miracoli di nessun tipo se non dare un briciolo di conforto in caso di raffreddore oppure dolori muscolari, e anche adesso di certo la mia opinione non e` cambiata.

Sebbene teoricamente sul mercato questi unguenti non si trovino piu` in commercio dai cinesi, la realta` e` ben diversa.

Vi sono, eccome. Bisogna solo saperli cercare nel posto giusto.

Esiste, nel quartiere di Porta Palazzo qui a Torino, una farmacia cinese dall`aria certamente poco incoraggiante agli occhi di un occidentale, dove questi unguenti abbondano copiosi proprio come allora. E alla faccia delle autorita`, aggiungerei.

Questi sono gli unguenti che ancora ho:
Da sinistra verso destra:

Bí Mật Cây - unguento balsamico vietnamita dal forte e gradevole aroma di canfora, mentolo, cannella e cajeput. 
Davvero molto potente ed efficace nell`alleviare il mal di testa, soprattutto le emicranie.
Questo era in vendita presso Sephora e forse lo e` ancora. 
Balsamo vietnamita
China balm - un unguento pastoso e abbastanza anonimo. Niente di che. Ha un odore orribile che mi ricorda l`odioso Winterfresh, quel chewing gum americano di cui non ho mai sopportato ne` l`odore ne` il gusto. E tra l`altro e` lo stesso sapore che si trova(va) in centocinquantamila medicinali da banco statunitensi. Bleah.
Se v`ispira, lo trovate occasionalmente in vendita presso i negozi Tiger.
 
China Balm piu` uno simile, il NanTong ZhongBao e che ha un odore migliore.

Menturm - questo e` un unguento giapponese e il suo nome ha la stessa famigliarita` ad un orecchio nipponico quanto Felce Azzurra per un orecchio italico.
In realta`, il balsamo Menturm non servirebbe granche` per il mal di testa quanto per dolori muscolari, scottature, punture di insetti ecc. ma applicato sulle tempie riesce comunque a darmi un certo sollievo. 
Profuma di mentolo leggero. 

il retro del Menturm. Amo quel katakana dall`aria cosi` Shoowa!
Fengyoujing - quest`ultimo e` il mio preferito. Lo acquistai a Pechino, in una farmacia di un supermercato di un caotico quartiere di cui non ricordero` mai piu` il nome.
E` un botticino piccolino che mi costo` qualcosa tipo 15 centesimi.
Ha un profumo assolutamente unico e difficilmente descrivibile. E` un`esplosione di mentolo, canfora, ed erbe medicinali. Ne basta una goccia piccolissima sulle tempie per poter ritrovare grande sollievo durante un brutto mal di testa.

Quando sono raffreddata, dunque, mi piace ricorrere a questi oli e a questi unguenti per riuscire a respirare meglio. Gli odori cosi` mentolati e balsamici mi rilassano tanto e mi conciliano anche un po` il sonno. 

Se avete consigli su dove acquistare vari unguenti cosi` (oltre la semi-minacciosa farmacia di cui sopra), fatemi sapere perche` sono curiosa.

La tradizione giapponese consiglierebbe, in caso di raffreddore, dei brodini a base di aglio, cipollotto verde, e zenzero. Quest`ultimo, poi, viene considerato il vero toccasana, il vero scudo anti-raffreddore e anti-virus in generale.

Vi auguro una piacevole settimana. A giorni, i primi articoli del bazar! ☆☆☆

giovedì, novembre 07, 2013

Il metronomo dei miei pensieri

Le kamimusume di Marianna...che sarei io.
Nella mia mente s`intrecciano, ogni giorno, riflessioni svariate e che toccano argomenti ora seri e ora un po` frivoli.

Riesco a percorrere kilometri a piedi, esplorando e ri-esplorando la mia amata Torino, con la mente sempre impegnata in un qualche pensiero.

A volte, pensando a cio` che mi causa dolore e rabbia, mi ritrovo il cuore che pian piano si riempie di un liquido amaro. Quel pensiero riesce a diventare cosi` vivo tanto da corrodere il mio sorriso, sostituendolo con lacrime che a volte sgorgano copiose dai miei occhi, incuranti del fatto che sia per la strada.

Altre volte, invece, i pensieri che si rincorrono nella mia testolina sono talmente effervescenti da farmi quasi credere di poter volare!

Altre volte ancora, i pensieri si legano l`un all`altro in una lunga catena a me logica e sicura, inframezzata da sprazzi di idee creative e colorate che danno origine a loro volte ad altre idee.

Mi prometto sempre di uscire di casa con un taccuino su cui appuntare questi pensieri, se non altro quelli che vale la pena immortalare, ma non lo faccio quasi mai.
E` strano quello che mi succede, infatti. In alcune occasioni, trovandomi in un bar a sorseggiare un caffe` oppure seduta su una panchina di pietra davanti al Po, mi e` venuta voglia di appuntare qualche pensiero. Puntualmente, rovistando nella mia borsa, trovavo qualche foglietto / scontrino / retro di volantini ecc., una penna e iniziavo a registrare quei pensieri.

Ma nel momento in cui la punta della penna toccava il foglio, svaniva la magia.

Tutta quella cascata di parole scintillanti e cariche di cuore, spariva con la stessa sconcertante rapidita` con cui ci si dimentica un sogno al risveglio.

Allora ho smesso. Trattengo i pensieri che riesco a trattenere, mentre gli altri si perdono scivolando via e ritornando da qualche parte nell`anima. Se non restano e` perche` non e` destino che rimangano fra le mie mani.

Ieri pomeriggio, dopo aver rivisto S., un mio studente e amico a me caro, mi sono ricordata che era il primo martedi` del mese e come tutti i primi martedi` del mese l`ingresso ad alcuni musei della mia citta` e` gratuito.
E sembra che l`unico museo che a me torni ripetutamente alla mente sia sempre e solo il MAO, il nostro eccelso Museo d`Arte Orientale.

E mi sono anche ricordata che proprio in questi giorni e` aperta la mostra speciale intitolata "Lo spirito del Giappone" che ospita le magnifiche fotografie di Suzanne Held.
Qui potete leggere qualcosina in piu` sull`evento.

Nonostante l`ingresso gratuito, i visitatori erano pochissimi, ma la cosa non mi e` dispiaciuta. Anzi. Egoisticamente, ho pensato fosse un bene questo perche` mi avrebbe permesso, ancora una volta, di godermi quell`incantevole posto senza venir disturbata dal vociare, ridacchiare di altri.

Sono entrata nel padiglione dedicato alla mostra di Suzanne Held e le pareti dai colori ora tenui e ora decisi mi ha subito trasportata in un`altra dimensione.
Quei colori, quelle aggraziate composizioni di ikebana e quel silenzio mi hanno fatta sentire a casa mia. A casa mia!!!

Le foto che mi circondavano erano grandi, ben illuminate e talmente cariche di colori e di emozioni da sembrare quasi vive. E forse lo erano, non lo so.

Uno stanzino speciale e` stato dedicato alle figure delle geiko-san e maiko-san il cui charme e` inarrestabile, soprattutto su noi occidentali.
Sono entrata a vedere i loro volti e i loro colori, e sebbene la bellezza di quegli scatti fosse rara, non mi sono soffermata piu` di tanto, soprattutto quando ho notato che improvvisamente un gruppetto di visitatori, dallo sguardo rapito e impaziente, si stava dirigendo proprio verso lo stanzino.

Sono fuggita, ritornando davanti agli scatti del giardino di pietra del Ryoan-ji di Kyoto davanti cui mi sono ritrovata scioccamente con gli occhi lucidi ed una mano che tentava di spazzar via quelle lacrime.

Non c`era nessuno che mi vedesse in quel momento, o almeno credo, ma non mi importava granche`.

In quel momento mi sono sentita bene li` perche` sentivo quel legame, quel mio personalissimo Spirito Giapponese, indubbiamente il piu` bel regalo che io sia riuscita a portarmi via da quella terra...e uno degli averi piu` preziosi che quella persona cattiva e arida non e` riuscita a portarmi via.

Questa sera, invece, di ritorno dal lavoro, mi trovavo sul mio solito autobus in un orario sempre abbastanza critico in cui sono in tanti, come me, a servirsi dei mezzi pubblici per rientrare a casa.

Ero seduta quando ad un tratto e` salita una famiglia che ho visto gia` molte volte, ma che non conosco.

E` una famiglia composta da mamma, papa`, e quattro bambini di cui uno molto piccolo e ancora nel passeggino.

Sono nomadi e con una particolarita` che li rende unici, almeno a me: parlano in napoletano stretto.

Avendoli gia` visti in passato, mi avevano subito colpita proprio per questa loro peculiarita` linguistica.

Sono molto "caciaroni", ma piacevoli. La mamma e` molto sonora e si esprime nel suo dialetto colorito, a gran voce, richiamando i bambini non appena si lasciano andare a qualche marachella.

Quei bambini, dovreste vederli! Educati, ma spontanei. Che meraviglia. Ti sorridono timidamente e magari, se si sentono incoraggiati dal tuo sguardo, ti salutano.

Il fratellino piu` grande mi si e` avvicinato chiedendomi se, per favore, lo facessi sedere. Allora, mi sono alzata e mi sono messa a poca distanza dall`uscita dato che alla mia fermata mancava molto poco.

In quel tratto di strada, pero`, che mi separava dalla mia fermata d`arrivo, ho avuto il privilegio grandissimo di avere un breve e commovente dialogo con la sorellina mezzana, una dolce bimba di sette / otto anni, dagli occhi che brillavano di curiosita` ed intelligenza, e dei capelli castani raccolti in una bella cipolla.

In realta`, io come al solito, ero persa nei miei pensieri ed ero vigile quel tanto che basta per rendermi conto che a poco sarei dovuta scendere.

Mi sento chiamare "Signora! Signora!" a voltandomi vedo questa bellissima bambina che mi rivolge una domanda che non riesco a capire. La guardo con occhi sicuramente interrogativi, confusi e imbarazzati, quando lei sorridendo ripete il suo incomprensibile quesito.

Stavo per scuotere delicatamente la testa in segno universale di incomprensione linguistica, quando lei ha riformulato la sua domanda, questa volta pero` in un italiano incerto ma tutto sommato comprensibile.
Col ditino, mi indica l`avviso attaccato ai vetri di tutti gli autobus e che ricorda ai passeggeri di rompere il vetro in caso di emergenza.

Questa dolce bambina stava cercando di leggere quella semplice frase e per farlo aveva scelto me come aiuto!

Me!

Quell`autobus era strapieno, eppure quella bimba ha scelto me, individuandomi - in base ad un suo personalissimo criterio che forse non conoscero` mai - come la persona piu` adatta a cui chiedere consiglio.

La piccina ha iniziato a leggere, a gran fatica, quella frase soffermandosi ora su questa e ora su quella parola, chiedendomi di aiutarla a pronunciarle correttamente.

Dopo aver letto tutta la frase, sorride raggiante, mi guarda e mi chiede "Ma adesso so leggere??".

"Si`, bambina mia, sai leggere".

Le sorrido con tutto l`affetto che ho nel cuore in quel momento, lei ricambia il mio sorriso e con la manina mi fa ciao mentre io scendo, perdendomi nell`oscurita` di una strada torinese qualunque.

Un mio disegno di quest`estate.

sabato, novembre 02, 2013

Kamimusume, illy, e le mie chiacchiere

Le kamimusume, signorine di carta, di mia creazione.
Novembre, come un cigolante treno regionale, ha compiuto il suo percorso durato un anno in giro per chissa` dove, arrivando dritto dritto da noi tutti.

Adesso e` qui. E` entrato, chiudendosi alle spalle ottobre e quel leggero e fragilissimo ponte che ancora ci collegava al ricordo dell`estate.

Rievocando il ricordo del caldo estivo, sembra quasi impossibile che i nostri corpi possano aver percepito quelle temperature. Ogni anno e` cosi`. La mente quasi fatica a ricordare il caldo o il freddo provati.

Novembre, coi suoi cieli grigi, il suo profumo di legna che inizia lentamente ad ardere, di giacconi e cappotti rimasti a poltrire negli armadi, di volti infreddoliti e gia` adesso incorniciati in berretti morbidi.

Novembre inizia gia` a tingersi di quei colori cosi` suoi: gradazioni di marrone cannella che in un abbraccio si fondono con il giallognolo dorato delle foglie secche.

L`aria quasi fredda che al mattino mi accoglie davanti casa e` pregna del profumo del giorno, una fragranza accentuata ogni volta dalla speranza di una sorpresa che dietro qualche angolo si nascondera`.

Una sorpresa mi e` arrivata alcuni giorni fa quando, dopo aver partecipato ad una campagna pubblicitaria che la Illy ha lanciato per far conoscere il suo negozio online, ho ricevuto questo bel pacchettino profumato e gustoso:

Caffe`, te` e marmellata all`albicocca...uno dei miei frutti preferiti!

Felice di vedere questa collaborazione tra la Illy e l`Agrimontana, produttrice di marmellate e altre bonta`, di Borgo San Dalmazzo (Cuneo).

Anche se dubito che Illy mi leggera`, ma dovesse capitare o se fra di voi dovesse esserci qualche dipendente della prestigiosa azienda triestina, beh...grazie di cuore davvero per questo apprezzatissimo dono!

Nel mio cuore e nella mia mente ora risiede grande ed elettrizzante emozione per la rinascita del bazar, un progetto questo che sta iniettando in me ottimismo ed energia.

C`e` stato qualche piccolo intoppo che ha rallentato un po` il tutto, ma sono tutte cose previste, gradini su cui capita d`inciampare.
Tutto continua e tutto procede.

Se ancora non siete iscritti alla pagina Facebook del blog, v`invito a farlo:
https://www.facebook.com/biancorosso.giappone
Riuscirete, cosi` facendo, a ricevere tutti gli aggiornamenti piu` velocemente.




Nel frattempo, vi chiedo cortesemente un favore: mi fareste sapere da quale citta` italiana o da quale Paese mi seguite?

人形様 Ningyoo-sama vi ringrazia per la collaborazione!

Aspetto i vostri commenti, le vostre mail, i vostri messaggi! Scrivetemi!

Commentate qui sotto, sulla pagina di Facebook, oppure alla mia mail : biancorossobazar @ gmail. com

lunedì, ottobre 14, 2013

Pensieri ottobrini

La nobile arte cioccolatiera torinese
Ottobre e` il mese che fa da ponte fra settembre, e quindi i rimasugli e strascichi dell`estate, e l`inesorabile ingresso verso il lungo inverno.

E` il mese con le braccia tese da entrambe le parti e che tiene per mano tutte e due le direzioni.

Ottobre e` il tramite, il momento in cui ci si rende davvero e realmente conto che la temperatura e` cambiata e tutto di conseguenza si dovra` adeguare ai nuovi ritmi.
E` il promemoria che ci invita a ricordare la ciclicita` della natura.


Come annunciato nell`articoletto precedente a questo, il mio bazar ritornera`.
Il suo ritorno non solo sara` un vero e proprio rientro in scena dopo cosi` tanto tempo e dopo cosi` tante richieste da parte di voi che mi seguite dal lontano 2006, ma sara` un mio nuovo inizio.

Ogni giorno, che piova o che splenda il sole, affronto il mio giorno con occhi sempre nuovi e con nel cuore la voglia di rinascere. 
Esco di casa quando il cielo e` gia` chiaro ma l`aria e` ancora intrisa di notte, di sonni e sogni.

I miei occhiali, spesso inforcati alla svelta prima di uscire, non sempre mi aiutano a mettere subito a fuoco il mondo intorno a me, ma dagli odori che mi circondano ritrovo la fragranza della citta` che e` gia` sveglia da qualche ora e della vita che riprende il suo solito ciclo.

Saracinesche che si alzano, volti assonnati forse gia` affaticati ed appesantiti oppure carichi di ottimismo per quel nuovo capitolo di vita.

Strade che brulicano di persone intente a raggiungere ora questa ora quella destinazione. Solo il fiume continua imperterrito il suo corso alla stessa velocita`, piu` o meno, di sempre. Lo accompagnano gli alberi che ondeggiano, si adornano e si spogliano imperturbati dalle nostre paure, dai nostri desideri, qualunque essi siano.

Quelle stesse saracinesche che come occhi si erano spalancati al principio del nuovo giorno, la sera si abbassano a volte lentamente ed altre volte piu` impazientemente.

Quelle stesse strade che prima palpitavano di umanita` adesso vanno via via svestendosi, rivelando cosi` il loro volto grigioscuro.

In una domenica di pioggia ho ritrovato il luccichio della nobile arte cioccolatiera torinese la cui storia vanta abbaglianti origini gloriose.
Quelle stesse pasticcerie storiche davanti cui sono passata migliaia di volte senza avere mai il coraggio di entrarvi.

Smossa dal desiderio di assaggiare finalmente una signor cioccolata, con gli occhi entusiasti e l`emozione nel cuore ho acquistato due tavolette della famosa ed elegante pasticceria Pfatisch, uno dei vanti della sofisticata Torino che, come ci ricorda il dolce Guido Gozzano nella sua poesia dedicata alla mia citta`, e` dotata d`un tal garbo parigino.
Ma se con il cuore che ogni mattina ritrova un nuovo battito che mi aiuta ad andare avanti, certe volte - come stasera - mi sento pervadere dallo sconforto ripensando alla cattiveria di cui a volte e` capace l`essere umano il quale, non pago di aver gia` inflitto dolore ad un suo consimile, rincara la dose di veleno nella speranza di vederlo affogare.

Devo allora ricordare a me stessa che il male resta con chi lo fa. Certo, magari esso si ripercuote su chi lo riceve, ma chi lo fa ne rimarra` per sempre marchiato.

E allora rivolgo lo sguardo ai frammenti di Giappone che costellano sempre la mia esistenza, come questo inaspettato ricordo si 富士山 Fuji-san, trovato in mezzo a tanti oggetti polverosi in un posto dove il Giappone si percepisce piu` lontano del solito.


 Le varie cose che ho ripreso a fare sono state tutte conquiste. E` un po` come cadere, sbucciarsi un ginocchio, doversi medicare e mettere una garza prima di riprendere a giocare. E nel frattempo riprendi a giocare con maggior cautela, forse.

Ad esempio, per tanto tempo non riuscivo nemmeno a pensare all`idea di prepararmi di nuovo un o-bentoo.
Il famoso ricettario che mi regalo` Saku-chan, ad esempio, rimase sepolto tra le mie poche cose rimaste e che conservavo in un baule di plastica blu e rosso.

Non riuscivo nemmeno ad immaginare che un giorno avrei tolto - seppur lentamente e con difficolta` - quella garza che, intrisa di sangue ormai scuro, avrei poi gettato via e lontano da me.

Ritorna l`amor proprio e t`investe con forza, ricordandoti che se non ami per primo te stessa non potrai amare gli altri.
Allora, per il lavoro, ho iniziato a rivolermi bene preparandomi questi pasti che mi confortano, oltre a nutrirmi.

Io mi voglio bene e chi non me ne ha voluto non mi ha mai meritata.

Ho aspettato un anno prima di scartare il bentoo-bako che mi porto` Akiko-chan.
Alcuni degli o-bentoo che hanno accompagnato le mie pause pranzo solitarie, ma serene.
Anche il bene resta con chi lo fa, ma non del tutto perche` una parte di esso si espande diffondendosi e contagiando coloro con cui viene a contatto.

Entro i prossimi dieci giorni penso proprio che il bazar avra` la sua prima boccata d`aria dopo tanto letargo.

Quale meraviglia sara` ritornare cosi`, un passo per volta sapendo che si puo` solo migliorare.

Una cosa e` certa: il mio non sara` un negozio gigantesco dove poter trovare migliaia di articoli in settantamila versioni diverse. Sara` un angolo molto piccolo e in un certo senso di nicchia. Ogni articolo e` e sara` scelto con tutto il mio cuore e con la consapevolezza che nulla e` lasciato al caso.

Continuate a seguirmi, mi raccomando. Vi invito inoltre a mandarmi le vostre idee, i vostri consigli, le vostre opinioni e le vostre parole a: biancorossobazar @ gmail. com

それでは、またね!
Soredewa, mata ne!