lunedì, febbraio 22, 2010

Parole fiorite

(A sinistra: un rametto di fiori di pesco giapponese, accompagnato dalla mia adorata 小面 Ko-omote, l'affascinante maschera del teatro Noh, nonche' fedele ed instancabile compagna del mio blog. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).

Non riuscir ad aggiornare il blog quanto vorrei mi addolora.

Sono mille le idee che mi vengono a far visita a qualsiasi ora del giorno e della notte e che, con contagioso ed effervescente entusiasmo, tentano d'ispirarmi a scattar foto e ad appuntare sul mio taccuino sgualcito qualche bozza che diventera' articoletto.

Ma i pressanti impegni universitari, con le loro inesorabili scadenze da rispettare, non mi lasciano molto tempo libero da dedicare a quel rilassante scrivere e descrivere che cosi' tanto amo.

Sono trascorsi troppi giorni, pero', dall'ultimo articoletto e cosi' ho accuratamente ricavato un tranquillo ritaglio di tempo da una di queste frenetiche giornate, decidendo quindi di passarlo ad annotare qualche pensiero.

Queste settimane passate sono state avvolte da un abbraccio gelido fatto di intermittenti nevicate e di folate ghiacciate di un vento inclemente.

Ma queste sono state anche settimane di raggi solari non meteorologici, ovvero di quelle gemme di luce che nascono dalle piccole cose in cui, gira e rigira, riesco sempre a trovare un po' di gioia. Eh si, perche' questi sono stati anche giorni conditi da ragnatele di malinconia e tristezza. La voglia di scrivere, per esempio, in certi momenti mi ha guardata con uno sguardo severo e, senza usare mezzi termini, mi ha risolutamente minacciata piu' volte di andarsene.

Una prima gemma di luce e' stato questo mazzo di bellissimi e delicati fiori che ho ricevuto da mio marito, per San Valentino:

Un mazzo di fragili ed eleganti fiori dai tenui colori e dalle lievi fragranze: un tenero ed amorevole gesto che mi ha regalato un sorriso felice e riempito il cuore di una gioia pura e spensierata.

Oramai febbraio gia' volge al termine, e con esso sembra che anche l'inverno stia gradualmente giungendo al capolinea. Certo, il freddo continua, ma di sera inizio gia' ad annusare nell'aria alcune inconfondibili note che preannunciano una primavera che, seppur ancora lontana, e' gia' in viaggio verso di noi.

Questo e' il periodo dei fiori di pesco. Il quartiere abbonda di alberi adornati da miriadi di quegli aggraziati fiorellini rosa che dissipano ogni dubbio sul vero arrivo della primavera.

Per celebrare questa poetica parentesi stagionale, dal fioraio ho acquistato alcuni rametti di pesco, nonche' la mia seconda gemma di luce, che vorrei condividere con voi:



La terza gemma fiorita di luce mi e' arrivata sotto forma di premio! Un allegro premio ricevuto dalla mia amica Kat di Osaka! Eccolo:
Kat, thank you so much for this lovely award! It made my day!

Secondo le regole di questo premio, ora dovrei assegnarlo ad un certo numero di persone. Ecco, andro' un po' controcorrente e lo assegnero' solo ad alcuni dei miei blog preferiti, elencandoli in ordine del tutto sparso.

Le pappe di Alessandra: un delizioso blog che emana calore, affetto e sincerita' fin dalla prima parola!
Acquaviva: un angolo di grande poesia che s'intreccia con il piacere della buona tavola.
Bunny-chan Monogatari: un armonioso abbraccio di esperienze nipponiche condite da una sana ed allegra dose di musica d'altri tempi e tanta, tanta simpatia!
Il Peter Pan in gonnella 2.0: Simpatia, irresistibile ironia e disarmante candore si fondono in questo favoloso blog, curato con grande bravura dalla bravissima Miss Magda!
The Wall of Uraganomary: il blog di mia mamma. Mi basta leggere anche solo qualche frase di questo suo blog per sentirla sempre vicino a me.
Placida Signora: un elegante capolavoro curato dalla carissima Miti' Vigliero le cui abilita' narrative e descrittive lasciano semplicemente senza fiato.
La Niki Errante: Avendo letto e seguito con grande entusiasmo le avventure di vita quotidiana di Niki in Nepal, ora non mi lascio di certo sfuggire il suo secondo blog in cui l'autrice racconta, articoletto per articoletto, la sua nuova vita in Spagna.

Naturalmente i blog che meritano questo e mille altri premi sono tantissimi, ma per il momento mi fermo qua. Chissa', magari piu' in la' faro' un Sunshine Award - secondo atto.

Le regole del premio, inoltre, consiglierebbero di lasciare un commento su ognuno dei blog premiati. Ebbene, anche questa volta faccio di testa mia e lascio che sia ognuna delle proprietarie dei blog da me scelti a scoprire di essere stata premiata.

Termino l'articoletto di oggi con una ricetta che spero vogliate provare. E' la ricetta di una torta tanto semplice quanto deliziosa.

Il nome di questo dolcino e' mikan no keeki, ossia torta al mandarino.

Ho trovato questa bella ricetta nel numero di marzo della rivista きょうの料理 Kyoo no ryoori. Questa famossima rivista mensile giapponese e' collegata ai programmi di cucina della NHK, ossia la TV di stato.

Nella ricetta originale, pero', al posto dei mikan (mandarini giapponesi) vengono usate le arance. Io, pero', essendo sprovvista di quest'ultime ho pensato di sostituirle con dei succosissimi mikan che avevo a portata di mano.

Naturalmente, potrete decidere se usare le arance oppure i mandarini, oppure - perche' no - tutti e due! D'altronde, per la ricetta vi servira' solo il succo di questi agrumi per cui se vorrete potrete addirittura sperimentare con mix creativi non solo di arancia e mandarino, ma magari anche limone, limetta, pompelmo, ecc.
Prima di passare alla ricetta, pero', vorrei solo precisare che con le dosi che vi riportero' otterrete una tortina non tanto grande e decisamente piu' piccola di quelle italiche. Le torte giapponesi, in genere, sono piu' minute. Se lo riterrete opportuno, potrete quindi raddoppiare le dosi in base al numero di ospiti.

Torta giapponese al mandarino


Ingredienti:

80g di farina
2 cucchiaini di lievito chimico (oppure lievito vanigliato per dolci)
80g di zucchero
2 uova sbattute
2 cucchiai di succo di mandarino (oppure d'arancia)
40g di burro fuso

Ingredienti per la bagna:

150ml di succo di mandarino (o d'arancia)
2 cucchiai di zucchero

Foderare uno stampo per torte con della carta da forno. Scaldare il forno a 180 gradi centigradi. Far sciogliere a fuoco bassissimo il burro.

In un recipiente, versare la farina, il lievito e lo zucchero. Mescolare bene. Fare un buco in mezzo a questi ingredienti e versarvi le uova sbattute ed il succo di mandarino. Amalgamare bene il tutto fino a quando otterrete un composto omogeneo.

A questo punto, aggiungere il burro fuso. Mescolare e versare il tutto nella tortiera. Infornare a 180 gradi centigradi, per circa mezz'ora.

Durante la cottura, preparare la bagna versando in un pentolino i 150ml di succo d'arancia e i due cucchiai di zucchero. Mescolare bene i due ingredienti e metterli a cuocere, a fiamma bassa, per circa dieci minuti o fino a quando la bagna non si sara' addensata un po'. Filtrare la bagna e metterla in un bicchiere a raffreddare.

Quando la torta sara' pronta, lasciarla riposare fino a quando non si sara' raffreddata, dopodiche' versarvi sopra la bagna che avrete preparato precedentemente.

Guarnire, a piacimento, la torta utilizzando magari del mandarino.

Deki-agari! Finito!

Al posto dello zucchero bianco, ho usato dello zucchero di canna di Okinawa perche' trovo abbia un aroma ed un sapore particolari e che ben si accostano al dolce acidulo dei mikan.
Dopo aver versato la bagna sulla torta, se non intendete servire subito il dolce, conservatelo fuori dal frigo, magari in un contenitore porta-dolci oppure protetto da un coprivivande. Io, per l'occasione, ho rispolverato il mio coprivivande fatto di una stoffa abbellita da un vecchio decoro del Periodo Edo, di nome かまわぬ kamawanu.


domenica, febbraio 07, 2010

Una vecchia specchiera, morijio e varie

(Il mio 招き猫 maneki-neko rosso mentre, con l'aiuto dei morijio, tenta di mandar via vecchi spiriti maligni. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).

Una crescente mole di lavoro universitario ed improvvise temperature glaciali sono i fattori che principalmente hanno contribuito a farmi assentare dal blog.

La montagna di materiale da studiare non accenna a diminuire, e le severe temperature di febbraio continuano a promettere ondate di gran freddo, soprattutto di notte.

Pur tuttavia, ci tenevo a pubblicare qualche aggiornamento.

Alcuni giorni fa ha persino nevicato! La soffice coltre bianca ha silenziosamente ricoperto il Kanagawa e Tokyo, sorprendendomi con un brillante spettacolo notturno fatto di tetti candidi; di strade su cui regnavano neve fresca, neve acquosa ed inconfondibili tracce di pneumatici che lasciavano intravedere il grigio scuro dell'asfalto bagnato; di alberi dai rami pesanti e che, di tanto in tanto, lasciavano cadere mucchietti di quella neve cosi' pura; di un'atmosfera quasi surreale dove distanti rumori ovattati si mischiavano ad un silenzio onirico.

Era troppo buio pero' per poter scattare foto senza flash, e cosi' ho dovuto aspettare fino alla mattina seguente per tentare d'immortalare un po' di questa furtiva neve.

Ma un timido sole aveva gia' iniziato la sua inesorabile opera di scioglimento. Pero' sono stata lesta con la mia Canon, ed ecco qua:


Dopo molto tempo, ho finalmente rivisto la mia amica Sakura. I suoi occhi sinceri e il suo sorriso rassicurante erano sempre gli stessi, pronti ad accogliermi con lo stesso affetto di sempre.

Insieme avevamo deciso di andare a curiosare in due negozi di antiquariato che le erano stati consigliati da alcune amiche. E cosi', armate di entusiasmo e voglia di scoprire, siamo andate ad ammirare vecchi mobili, libri, vasellame e stampe.

Uno di questi negozi, pero', non mi era nuovo. Sakura pero' non vi era mai stata, e cosi' ho potuto farle un po' da guida, aiutandola a scoprire alcuni degli angoli nascosti di questo enorme magazzino / negozio stracolmo di antichita' non solo giapponesi, ma anche europee.

E a proposito di questo negozio, mi e' successo un fatto assai curioso: verso la fine di dicembre vi ero andata a ficcanasare un po' qua e un po' la', in compagnia di mio marito, senza pero' essere alla ricerca di qualcosa in particolare. Quasi all'improvviso, pero', la mia attenzione e' stata attirata da una vecchia specchiera che se ne stava, buona buona, tra un enorme incensiere di terracotta smaltata ed un leone d'ottone.
La specchiera era un autentico 鏡台 kyoodai degli anni Cinquanta, ed era in condizioni a dir poco immacolate!
I kyoodai sono le tradizionali specchiere giapponesi che, soprattutto un tempo, venivano usate dalle donne non solo per specchiarsi, ma anche per riporvi cosmetici e belletti vari dato che quasi sempre questi mobiletti hanno anche uno o piu' cassettini.

Senza perdere altro tempo, mi sono messa subito a cercare il prezzo che purtroppo, pero', non c'era. E stando a quanto mi ha detto il commesso a cui ho immediatamente chiesto lumi, tutti gli articoli senza prezzo non possono essere venduti fino a quando i rispettivi proprietari non decidano di stabilirne uno nuovo. Questo negozio e' in realta' un grosso mercato al coperto dell'antiquariato dove vari venditori indipendenti partecipano portando oggetti assortiti.

Me ne sono quindi andata un po' delusa sapendo che, prima o poi, qualcuno sarebbe stato piu' fortunato di me.

Ma senza che me ne ricordassi quasi piu', il kyoodai invece era ancora li', quasi come se mi stesse aspettando. E questa volta c'era anche il prezzo, un prezzo stracciatissimo e che per pochi yen mi ha permesso di portarmi a casa questo splendido oggetto.

Ecco la parte inferiore del kyoodai:

Ed ecco i cassettini, accuratamente rivestiti all'interno con della vecchia carta giapponese blu e bianca:

Quest'oggetto, pero', aveva una sorpresa per me: dentro quei cassettini, infatti, era sistemata una collezione composta da diciassette (i giapponesi amano i numeri dispari) vecchi
手ぬぐい tenugui, ossia panni tradizionali usati in vari modi, per esempio a mo' d'asciugamano, canovaccio, foulard, ecc.
I tenugui erano stati piegati e sistemati in maniera molto ordinata e metodica; alcuni di questi erano stati addirittura avvolti in un sacchetto di nylon quasi come a volerli ulteriormente proteggere dagli effetti spietati del tempo che passa.

Ecco alcuni dei tenugui trovati in quei tre cassettini:
Colori e decori che trasmettono un'atmosfera di un'altra epoca.




Potessi, starei ore ad ascoltare Sakura. Ha sempre mille aneddoti da raccontarmi! Sono brevi storie che spesso narrano di fantasmi e mostriciattoli i quali, secondo leggende di chissa' quanto tempo fa, continuano ancora oggi ad infestare paesini, templi e vecchie case.

Oppure sono forse solo spiritelli che alloggiano nei vecchi oggetti e che magari decidono di seguire i nuovi proprietari di quel libro, di quella statua, di quel vaso, oppure di uno specchio.

Anche qua in Giappone esistono storie che narrano di fantasmi degli specchi, e Sakura sembrava davvero convincente mentre me ne parlava. Naturalmente, non mi ci e' voluto molto prima di cominciare ad avere un po' paura; d'altra parte, mi ero appena portata a casa uno specchio di piu' di sessant'anni fa!

Ma Sakura mi ha consolata dicendomi che sarebbe bastato ripulire a fondo lo specchio, lavare i tenugui che vi erano all'interno e purificare l'oggetto con dei 盛り塩 morijio.

Il sale e' un elemento molto importante nella cultura giapponese, e non solo in campo gastronomico, ma anche in quello culturale e soprattutto spirituale. Al sale, infatti, vengono attribuite proprieta' purificatorie. Se avete mai assistito ad un incontro di 相撲 sumoo (in televisione o dal vivo) avrete sicuramente notato come i 力士 rikishi (lottatori di sumo) spargano generosamente del sale sul 土俵 dohyoo (ring per il sumo) prima dell'incontro.
Ebbene, il sale anche in questo caso ricopre un ruolo purificatorio e propiziatorio.

Da secoli, inoltre, esiste una credenza secondo cui una montagnola di sale messa nell'ingresso o davanti al proprio negozio (soprattutto ristoranti e botteghe di alimentari) servirebbe ad attirare clienti e a portare un'ondata di prosperita' alla propria attivita'.

Il rito del morijio affonda le proprie radici nei secoli, arrivando fino alla vecchia Cina. Una leggenda racconta di un imperatore cinese che aveva a sua disposizione tremila concubine. Ogni sera, l'imperatore percorreva la strada principale che attraversava il villaggio dove risiedevano le sue concubine, e sceglieva cosi' la compagna con cui avrebbe trascorso la serata.
L'imperatore, pero', non andava di certo a piedi, ma utilizzava una carrozza trainata da alcuni buoi.
Ebbene, una delle concubine - una donna particolarmente scaltra - scovo' un metodo per far si' che l'imperatore scegliesse lei ogni giorno: sapendo della passione che i buoi hanno per il sale, inizio' a sistemare piccole montagnole di questa sostanza proprio davanti la porta di casa sua. I buoi, quindi, venivano puntualmente attratti dalla montagnola di sale e cosi' conducevano l'imperatore sempre davanti la casa di questa astuta concubina.

Alcuni studiosi giapponesi moderni, pero', sostengono che in questa leggenda non vi sia nulla di vero. Resta infatti da stabilire come quest'usanza sia approdata fino qui, ma soprattutto come abbia fatto il sale ad assumere questo rispettatissimo ruolo purificatorio.

Al giorno d'oggi, il morijio si trova appunto davanti ad alcuni ristoranti tradizionali giapponesi e botteghe d'alimentari. Nelle case, secondo quanto mi diceva Sakura, il morijio si utilizza nei casi in cui si senta il desiderio di purificare l'ambiente e di tener lontani spiriti cattivelli e dispettosi.

Sakura, quindi, mi consigliava di preparare un paio di morijio da sistemare proprio sul kyoodai in modo da scacciare eventuali spiriti legati a quest'oggetto.

E cosi' ho seguito il suo consiglio.
Spesso i morijio vengono modellati in modo da farli assomigliare a dei coni rovesciati. Esistono addirittura dei negozi che vendono le formine da morijio, ma secondo me non sono affatto necessarie; e' sufficiente, infatti, munirsi di un po' di sale (quello marino si modella meglio perche' e' piu' umido), un cucchaino, un paio di forbici e del cartoncino oppure della carta normale.
Io ho usato un volantino pubblicitario; l'ho tagliato a meta' e ho formato due piccoli coni che ho poi riempito fino all'orlo di sale.
A questo punto, e' necessario capovolgere il conetto pieno di sale sopra un piattino et voila'!
I miei morijio ora stanno non solo purificando la specchiera, ma mi stanno regalando un tocco di una semplice ed antica tradizione giapponese che, se vorrete, potrete portare anche nelle vostre case.