martedì, agosto 25, 2009

Onigiri di fine agosto

(A sinistra: i miei onigiri di oggi. Tutte le foto sono opera mia).

Forse e' davvero solo una mia impressione.
Forse saranno le angeliche note di questa 手を取り合って Te o toriatte dei Queen a farmi osservare il cielo con quel briciolo di malinconia che sembra accompagnare la fine di una stagione, ma ho l'impressione che il volto luminoso dell'estate stia iniziando - seppur molto lentamente - a coprirsi delicatamente di un velo grigiastro ed imbevuto di quell'effluvio settembrino che riesce a far apparire l'afa estiva come un ricordo di cui non riusciamo a mettere ben a fuoco i contorni.

Le cicale continuano il loro canto intenso e sincero, ma sembra che i momenti di silenzio - quelli in cui la quiete e' spezzata solo dalle note della vita quotidiana o magari dal canto di un passerotto appollaiato sul bordo di pietra grigia di un'aiuola - inizino piano piano ad aumentare.
L'uscita di scena dei minminzemi avverra' inesorabilmente, e con loro anche le fatate libellule blu giapponesi - quelle che con una grazia ed un'eleganza quasi oniriche volteggiano in aria roteando su nastri immaginari di seta azzurrina - ritorneranno dietro le quinte del palcoscenico della natura, per dare spazio ad una stagione che non e' piu' la loro.

Durante la settimana, pranzo quasi sempre da sola e questo mi permette di riutilizzare - possibilmente in maniera un po' creativa - gli avanzi della sera prima oppure di prepararmi cio' che preferisco.
E oggi mi sono tornati in mente gli onigiri, e in particolar modo il libro ad essi dedicati e che acquistai un po' di tempo fa. Era da tempo che non preparavo gli onigiri in casa, e allora ho pensato di porre rimedio a cio' proprio oggi.
A differenza delle altre volte in cui li ho preparati (come ad esempio qui, qui, e qui,) questa volta ho voluto seguire il metodo tradizionale, e cioe' quello che non prevede l'uso delle formine, ma solo l'uso delle proprie manine.
Ho l'impressione che gli onigiri preparati con le mani siano piu' belli perche' assumono un'aria piu' artigianale, piu' genuina, piu' ... giapponese!

Per prima cosa, ho preparato il riso. Kyoko mi diceva - e come ho potuto constatare piu' volte, ha ragione - che se si prepara solo una porzione di riso al vapore, questa non risultera' particolarmente buona. Il perche' di cio' rimane un mistero. Kyoko, dunque, consigliava di prepararne almeno due porzioni, anche a costo di surgelare quella in piu'.

Naturalmente, prima della cottura ho lavato il riso e ho conservato un po' della sua acqua di lavaggio.
Per tradizione, i giapponesi detestano lo spreco e cercano di evitarlo ogni qualvolta ne hanno la possibilita' (anche se questo spesso contrasta con il terribile spreco quotidianamente praticato nei negozi e centri commerciali., e.g. scatole, scatoline, pacchi, pacchetti, e contropacchetti). L'acqua di lavaggio del riso, da sempre, ricopre un ruolo importante nelle case dei giapponesi, soprattutto di quelli un po' piu' attenti all'ambiente. Kyoko, ad esempio, mi consigliava di usarla per innaffiare le piante perche' questa e' un'acqua ricca di minerali e sarebbe quindi un peccato buttarla.
Sara' un caso, ma da quando ho iniziato a seguire questo consiglio, le piante di casa sembrano aver ritrovato un benessere del tutto inaspettato!

Piccola aggiunta: proprio questa stasera stavo guardando un programma alla televisione in cui parlavano dei segreti di bellezza di una ragazza che, per mantenere una pelle morbida e luminosa, oltre a bere un succo di verdura e frutta tutte le mattine (se non ricordo male, la sua ricetta prevede: un pomodoro, una costa di sedano, un cetriolo, una mela), dopo aver lavato il riso ne conserva l'acqua di lavaggio e la usa per farsi degli impacchi sul viso. Diceva che, mentre sbriga alcune faccende domestiche al mattino, sul viso tiene dei batuffoli di cotone imbevuti dell'acqua di lavaggio del riso; dopo aver finito le sue faccende domestiche, toglie semplicemente i batuffoli e si risciacqua il viso con dell'acqua.
Beh, si puo' provare! E' sicuramente un metodo economico!

Mentre il riso era in cottura, mi sono messa all'opera e ho preparato i condimenti per i miei onigiri.
Innanzitutto, ho preparato un 薄焼き卵 usuyaki-tamago, ossia un'omelette sottilissima, usando solo un uovo e basta (niente sale, pepe, ecc).
Ho sbattuto l'uovo, l'ho suddiviso in due parti e l'ho messo a cuocere in un padellino da tamagoyaki leggermente unto, preparando cosi' una frittatina sottilissima.

Ho messo da parte la frittatina, e ho preparato l'okaka おかか. L'okaka e' uno dei ripieni per onigiri piu' tradizionali che esista! Il suo sapore - si dice - e' cosi' particolare e cosi' giapponese da essere difficilmente apprezzato da chi non e' cresciuto circondato da onigiri farciti di okaka. L'okaka e' composto semplicemente da katsuobushi (scaglie di tonnetto secco) mischiato ad un goccino di salsa di soia.

Ho usato circa 1g di katsuobushi (e siccome e' leggerissimo, sembra che in realta' ve ne sia molto di piu'!):
Al katsuobushi ho aggiunto mezzo cucchiaino scarso di salsa di soia.

Ho mischiato molto bene i due ingredienti e... l'okaka era pronto nel giro di pochi secondi!
In frigo, avevo dei peperoni di ieri sera e che avevo fatto saltare in padella con un po' d'olio d'oliva ed uno spicchio d'aglio tagliato fine, e siccome il ricettario consigliava proprio anche i peperoni come ottimo ripieno per onigiri, ero a posto.

All'appello, naturalmente, non mancavano il sale e l'alga nori:
Ma il vero protagonista in questo caso e' il riso! Ecco il riso appena cotto...
Il riso e' un alimento a cui i giapponesi mostrano sempre la massima riverenza, e questo rispetto solenne si manifesta anche nei momenti apparentemente piu' insignificanti, come quando lo si deve passare dalla pentola alle scodelle. Il riso, durante la cottura, aderisce alla parte interna della pentola e ne prende un po' la forma. Questo significa che non va bene servire il riso prima che questo sia stato delicatamente girato perche' altrimenti ci si ritroverebbe con dei bocconi rotondeggianti di riso nella scodella, e la cosa e' decisamente poco gradevole dal punto di vista estetico.
Kyoko mi ripete spesso quanto sia importante girare il riso cotto innanzitutto utilizzando solo ed esclusivamente una paletta da riso che sara' stata velocemente passata sotto un getto d'acqua fredda. Inoltre, il riso va girato lentamente e delicatamente dal basso verso l'alto, cercando d'incorporare in esso un po' d'aria. Solo dopo questa semplice - ma indispensabile - operazione si potra' servire il riso in tavola od utilizzarlo per altre preparazioni.
Ecco il riso "arieggiato":
L'autrice del libro consiglia di usare una normalissima scodella giapponese da riso come contenitore con cui misurare la porzione ideale per il riso con cui modellare ogni onigiri. Precisa, inoltre, che la quantita' media contenuta da una scodella e' abbastanza sostanziosa, ma cosi' facendo si otterranno onigiri che si presteranno bene come pasto unico e che sazieranno senza alcun dubbio.

Ho usato, quindi, una mia semplice scodella:
Per ogni onigiri, ho riempito la scodella con un po' di riso:
Purtroppo, non essendoci nessuno che potesse scattar foto mentre modellavo gli onigiri, non ho potuto documentare la parte in cui davo la forma al riso e ho potuto riprendere a far foto solo nella fase successiva.

Comunque sia, ho seguito le istruzioni del libro e questi sono i passaggi consigliati:

- Mi sono inumidita le mani con dell'acqua messa in una ciotolina che ho tenuto vicino a me.
- Con le mani umide, ho preso in mano la porzione di riso e l'ho modellata in modo molto approssimativo.
- Ho subito farcito gli onigiri con i ripieni messi da parte. Per la farcitura, ho semplicemente fatto un buchino nel riso usando un dito e ho poi riempito il buco con il ripieno scelto.
- Solo dopo la farcitura, si puo' modellare in modo definitivo l'onigiri dando ad esso la forma che piu' si preferisce.
- Come tocco finale, ho versato un briciolino di sale sul palmo di una mano e su di esso ho fatto rotolare delicatamente l'onigiri in modo da salarne uniformemente la superficie.

Essendo in vena un po' bambinesca, ho pensato di dare ad ogni mio onigiri una forma diversa: ne ho fatto uno triangolare, uno cilindrico e uno a sfera un po' appiattita.
Ho farcito l'onigiri triangolare con l'okaka e all'esterno l'ho abbellito con l'alga nori.
L'onigiri cilindrico, invece, non aveva alcun ripieno ma l'ho fatto prima rotolare in un pochettino di sale e poi l'ho avvolto in un pezzo di frittatina.
E per finire, l'onigiri sferico ed appiattito l'ho semplicemente farcito con il trio di peperoni e l'ho poi salato leggermente e guarnito con qualche altra strisciolina di peperoni.

Ho servito i miei onigiri di fine agosto sopra un 竹の皮 take no kawa essiccato. Il take no kawa e' quella specie di membrana che protegge il bambu' ed e' un elemento molto molto tradizionale della cucina giapponese, e viene utilizzato proprio come elemento decorativo, in particolar modo per gli onigiri a cui conferisce un aspetto squisitamente antiquato.
Il take no kawa si trova in molti negozi di alimentari e in alcuni supermercati. Questa e' la confezione che ho acquistato io da Tokyu Hands:

Rimanendo sempre in tema di riso, di recente ho chiesto a Kyoko come si potesse utilizzare il riso cotto avanzato. Lei mi ha dato molte idee davvero originali, ma una in particolare mi e' sembrata assolutamente geniale! Mi ha consigliato di mettere il riso avanzato in sacchetti di plastica (tipo ziploc) e di metterlo nel freezer.
Quando si vorra' utilizzare quel riso congelato, bastera' tirarlo fuori dal freezer e lasciarlo scongelare a temperatura ambiente. Kyoko dice che lei, solitamente, con quel riso prepara degli onigiri che fa poi grigliare velocemente, facendo cosi' degli yaki-onigiri e che spennella con un po' di salsa di soia.
In alternativa, diceva che le piace molto mischiare quel riso scongelato con del riso fresco e preparare un chahan (una sorta di riso alla cantonese) molto veloce e a cui poter aggiungere avanzi vari di verdure, carne o pesce.

Tutto questo perche' buttare via del riso ancora commestibile e' un qualcosa che sa di sacrilego. Non so, ma credo sia un po' come buttare via il pane.

E cosi', eccomi anch'io qui con i miei sacchetti di riso congelato!

lunedì, agosto 24, 2009

Anniversario, nemaki e varie

(A sinistra: uno dei magnifici regali che ho ricevuto da parte di mio marito, in occasione del nostro sesto anniversario di matrimonio!
Tutte le foto sono opera mia.)


Il 19 di questo mese, mio marito ed io abbiamo festeggiato il nostro sesto anniversario di matrimonio!
La nostra festa cadeva di mercoledi', ed essendo quindi un giorno infrasettimanale, non c'e' stato il tempo di passare tutta la giornata in giro a passeggiare e a rilassarci. In serata, pero', ci siamo scambiati i regali e siamo poi andati a cenare da とんでん Tonden, ristorante di cucina tradizionale giapponese dove abbiamo gustato dell'ottimo sashimi e dei deliziosi sushi accompagnati da una rinfrescante soba al te' verde.

Mio marito, come sempre, e' riuscito a sorprendermi e a lasciarmi a bocca aperta e con gli occhi lucidi dall'emozione!
Proprio come l'anno scorso, anche quest'anno il mio adorato marito mi ha fatto brillare gli occhietti e battere forte il cuore con una collana di Tiffany! Sapendo della mia passione per le chiavi come elemento decorativo nei gioielli, ha scelto proprio questa elegante chiave (nella foto a sinistra) e che ora porto al collo!

Anche quest'anno ai miei occhi e' stata riservata la gioia da cui si viene inevitabilmente catturati quando ci si ritrova fra le mani una scatolina come questa!
Tra l'altro, la collana di Tiffany e' stato uno dei regali che e' arrivato con qualche giorno di ritardo, lasciandomi completamente sulle spine e con addosso quell'intensa curiosita' che si prova solo quando si e' al corrente dell'esistenza di un misterioso regalo in arrivo!

Il regalo che invece ho ricevuto proprio il giorno del nostro anniversario, il 19 agosto, e' stato questo splendido orologio Bulova:
E' incredibile, ma da anni ho perso l'abitudine di portare l'orologio al polso. Quando penso a cio', quasi faccio fatica a crederci, specialmente se ripenso a come - un tempo - l'orologio fosse un oggetto da cui non riuscivo facilmente a separarmi. Soprattutto qui in Giappone, ho iniziato ad interrogare sempre il mio cellulare per sapere l'ora, e non piu' un bel quadrante al polso. Ma la gioia di avere un bell'orologio al polso e' tutt'altro che trascurabile, e dopo aver indossato questo favoloso Bulova ecco, che mi e' ritornato in mente quel piacere che avevo cosi' distrattamente dimenticato.

Quest'anno, festeggiare il nostro anniversario, e' stato per me come essere a Natale! I meravigliosi regali sembravano non finire mai, e l'ultimo e' arrivato ieri! Mio marito ed io eravamo in un negozio dove vendono abbigliamento, borse, scarpe e cosmetici, e mentre vagavo senza meta fra costose fragranze, stivali in pelle ed abbigliamento elegante, i miei occhi si sono posati su di una borsetta.
Premesso che molto raramente acquisto borse, e quelle rare volte in cui decido di fare uno strappo alla regola mi trattengo (senza fatica alcuna) nell'area prezzi ragionevoli e contenuti, ieri mi sono sentita come se fossi stata ipnotizzata da quella deliziosa borsetta. Il prezzo non era nemmeno cosi' esagerato, e infatti le mie manine avevano gia' iniziato ad ispezionare accuratamente l'oggetto in questione.

Mio marito, vedendomi con lo sguardo rapito da una borsa (scena, per lui, alquanto rara), ha pensato di farmi ancora un altro meraviglioso regalo d'anniversario!!!

La borsa in questione e' della Harajuku Lovers, la linea creata da Gwen Stefani.

Avevo sentito nominare - ma proprio di sfuggitissima - questa linea della Stefani, ma sapevo ben poco a riguardo. Sapevo dell'esistenza dei profumi che pero', dopo averli provati un giorno in un negozio, non mi hanno minimamente entusiasmata. Pur tuttavia, non sapevo delle borse. E quando le ho viste ieri in esposizione in quel luminoso e profumato negozio, non sono proprio riuscita a staccare lo sguardo da quelle belle e morbide tele abbellite dall'abilita' creativa dell'artista Danny Roberts.


Questo e' il rivestimento interno della borsetta, con i kanji di Harajuku stampati sull'etichetta:
La felicita' per aver ricevuto tutti questi splendidi regali da mio marito mi riempie il cuore e lo fa traboccare dall'emozione!
Ma l'anniversario, naturalmente, non e' solo un'occasione in cui scambiarsi dei doni con il cuore, ma e' anche un momento in cui ci si ferma a pensare a tutto il tempo trascorso insieme. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni istante di questi sei anni e' stato un dono d'inestimabile valore e di cui saro' eternamente grata.
Le parole - per quanto io le possa riempire di tutte le mie emozioni - non sapranno mai descrivere adeguatamente la felicita' che provo.

Proprio la mattina del 19 agosto, sono stata in una cittadina qui vicino a fare gli ultimi acquisti per i regali che avevo scelto per mio marito. Mi sono trovata, casualmente, a passare davanti ad una 布団屋 futon-ya (negozio di futon, tendaggi e stoffe tradizionali) di nome おおさだ Oosada. Davanti al negozio erano esposti alcuni articoli in offertissima, con prezzi scontati fino all'inverosimile.
Siccome da settimane avevo in mente di comprarmi un 寝巻き nemaki (pigiama tradizionale giapponese), mi sono avvicinata per vedere se ci fosse qualcosa d'interessante. Dopo meno di un minuto, i miei occhi si sono magicamente posati su di uno bellissimo nemaki che oltre ad essere di puro cotone, era anche 日本製 nihon-sei, ossia Made in Japan.
I nemaki assomigliano moltissimo agli yukata, con la sola differenza che i nemaki in genere sono adornati da decori molto tradizionali e che solitamente virano sulle accoppiate bianco & blu, bianco & rosso, blu & grigio, riprendendo motivi antichi e che si rifanno agli stili in voga nel Periodo Edo.
Il cotone di cui sono fatti i nemaki e' molto morbido e regala un senso di freschezza quando viene a contatto con la pelle.
Per soli mille yen, quel nemaki in offerta sarebbe stato mio! Senza pensarci due volte, l'ho preso e sono entrata in negozio per poter pagare. La signora, con fare molto cortese, mi ha fatto notare che il forte sconto era dovuto alla presenza di una macchia sul nemaki. Ha cosi' aperto la confezione per mostrarmi la macchia. Immaginavo, pero', una macchiolina poco grave da qualche parte, ma man mano che la signora allargava la stoffa la macchia sembrava peggiorare a vista d'occhio! In realta', c'era un grosso alone marroncino scuro su tutta quella parte di stoffa che ricopre la schiena! La macchia, a quanto pare, era stata causata da una fonte di calore su cui il nemaki ero stato distrattamente appoggiato.

La signora, del tutto sorpresa, si e' scusata con me dicendomi che non aveva assolutamente idea di quanto fosse estesa la macchia, e che non potevano assolutamente vendermi quel nemaki in quelle condizioni. Mi ha cosi' proposto altri nemaki, e dopo averne scelto uno particolarmente grazioso (v.foto), sono ritornata alla cassa. Ecco il secondo nemaki, anche questo nihon-sei e di puro cotone, accuratamente piegato:

Nel frattempo, pero', la signora si era messa a parlottare con la titolare del negozio e quando mi sono avvicinata alla cassa per pagare, la proprietaria mi ha detto che se non mi offendevo, mi avrebbe regalato il nemaki con la macchia! Naturalmente, come avrei potuto offendermi! Ho ringraziato piu' volte e ho accettato! Me ne sono cosi' tornata a casa con due nemaki sotto il braccio!
E dopo aver chiesto consigli a mia mamma su come far andare via quell'alone, la macchia ora e' quasi del tutto scomparsa!
Faro' una foto al nemaki ricevuto in regalo dalla futonya-san, e l'aggiungero' a questo articoletto.

Oggi ricomincio le lezioni di giapponese con Kanai-sensei, e la settimana prossima saro' di nuovo alle prese con un nuovo corso all'universita'. Continuero', comunque sia, ad aggiornare il blog non appena possibile.

Buona settimana a tutti voi!

lunedì, agosto 17, 2009

Kyoogashi & Taishoo-remon

(Due delicatissimi 京菓子 kyoogashi. Le foto di questo articoletto sono opera mia).

E cosi' anche Ferragosto e' passato. Il vero culmine dell'estate ce l'abbiamo gia' alle spalle, eppure sembra che qui il Caldo - quello con la C maiuscola - stia solo ora iniziando a dare libero sfogo a tutta la sua abbagliante ira.

Clelia, in un suo gentile commento di un paio di giorni fa, mi chiedeva in che modo si festeggi Ferragosto qui in Giappone.
Purtroppo, Ferragosto nel Sol Levante non esiste; il 15 agosto e' sempre un giorno come un altro da queste parti.

Tra l'altro ho scoperto, di recente, che Ferragosto e' una festivita' esclusivamente italiana e che affonda le proprie radici storiche nell'antica Roma. Il nome stesso della ricorrenza deriverebbe dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto) perche' questo caldo giorno di festa venne dedicato all'Imperatore Ottaviano Augusto, nel XVIII a.C.
Pare, inoltre, che all'epoca l'intero mese di agosto fosse un concentrato di festivita' ognuna dedicata a qualcosa di diverso, e tra queste c'era appunto Ferragosto con cui si celebrava l'agognata fine d'importanti attivita' agricole.
E da quel che ho letto, in realta' Ferragosto veniva gia' celebrato ancora prima dell'eta' imperiale, vantando cosi' antichissime origini.

Il nostro Ferragosto e' passato in tranquillita', qui a casa, in compagnia di buona musica (a proposito, il nuovo album di Neffa e' cosi' magnificamente meraviglioso da farmi commuovere ogni volta che lo ascolto!) e del perenne canto dei minminzemi.

L'afa di questo rabbioso agosto non fa venire molta voglia di uscire, ma il desiderio di fare due passi e respirare i profumi del Giappone estivo ha la meglio su quella pigrizia spesso in agguato ma facile da sconfiggere.
E cosi' ieri - assolutamente noncurante delle temperature tropicali che mi hanno stretta in una soffocante morsa non appena ho messo piede fuori casa - sono andata a farmi una lunga passeggiata. Armata di borsetta, una resistente sporta di tela rossa e il mio iPod ho macinato kilometri su kilometri, mentre con il naso un po' all'insu' mi guardavo intorno con fare rilassato e con solo la voglia di ammirare la citta' avvolta nella luce pomeridiana del sole.

Il sole domenicale non e' un sole qualunque. La sua luce sembra piu' intensa e i suoi movimenti appaiono piu' lenti, quasi come se volessero con calma soffermarsi ora su questo e ora su quello.
Alcune anziane signore, intente a scambiarsi consigli su quale fosse il miglior percorso per arrivare ad Odawara, si ritrovano a farsi una fragorosa risata dopo essersi accorte di essere finite tutte e quante sul binario sbagliato; due giovani amiche s'incontrano alla stazione e quasi subito iniziano a parlare di moda; una bimbetta sorridente e con un lucidissimo caschetto nero corre spensieratamente, ma viene prontamente redarguita dalla mamma che le ricorda quanto sia pericoloso mettersi a correre proprio li' dove, pochi istanti dopo, sarebbe passato lo sfrecciante espresso per Shinjuku.

E quel sole domenicale faceva da cornice ad un pomeriggio qualunque, animato dalla quotidianita' della vita.

Sugli scaffali stracolmi di wagashi di un ordinatissimo e luminoso negozio, ho trovato degli splendidi 京菓子 kyoogashi provenienti da un'antica pasticceria tradizionale della vecchia capitale, di nome たちばなや Tachibana-ya.
I kyoogashi sono i wagashi di Kyoto, e sono in genere particolarmente coreografici. I kyoogashi si servono solitamente in occasioni formali, durante la cerimonia del te', oppure semplicemente al posto dei classici wagashi.
Una delicatissima gelatina di ciliegie ed elegantemente ricoperta di una morbida pasta zuccherata.
Ed una dolce onda del mare aromatizzata al ラムネ ramune! D'altra parte, siamo in estate!
L'onda marina al ramune e' stato il mio preferito dei due kyoogashi.
Rimanendo in tema di bevande, ieri ho scoperto un'altra vecchia bibita la cui ricetta originale e' stata recentemente riportata alla luce dopo decenni e decenni di profondo letargo in qualche polveroso archivio chissa' dove. La bevanda in questione si chiama 大正檸檬 Taishoo Remon e prende il nome dall'epoca storica a cui risale, ossia il Periodo Taishoo (1912-1926) e dal suo ingrediente principale: il limone.
La Taishoo-remon era una bevanda particolarmente in voga in quegli anni, forse anche perche', riproponendo una lemonade di foggia irresistibilmente occidentaleggiante, chi la sorseggiava sognava un po' ad occhi aperti e immaginava il nostro mondo o magari le grandi metropoli statunitensi. La Taishoo-remon era nata con l'intenzione di proporre al pubblico una reinterpretazione giapponese della classica limonata, pur avendo nella sua lista d'ingredienti solo tre indispensabili elementi: acqua, limone, zucchero.
Il suo sapore semplice e dissetante ha contribuito all'ascesa al successo di questa modesta bibita.

La sua notorieta', pero', entro' inevitalmente in declino con l'arrivo di un numero sempre maggiore di bevande d'importazione, in particolar modo di origine americana.
Grazie a questa bevanda, ho scoperto che in giapponese la parola レモン remon (limone) che generalmente viene scritta in katakana, ha addirittura i suoi propri kanji attualmente quasi obsoleti, ma che erano d'uso quotidiano nel Periodo Taishoo: 檸檬

Fino a quando la Tobikiri, ditta produttrice di bevande, tsukudani, nimono e tsukemono* con sede ad Hiroshima (e' stata proprio la Tobikiri a lanciare sul mercato questa bibita negli anni Taishoo, periodo in cui la ditta stessa venne fondata), ha deciso di riproporre questa nostalgica bevanda che riporta i giapponesi di una certa eta' indietro nel tempo, regalando loro malinconici ricordi e regalando a noi uno sfuggente assaggio di un tempo che fu.

佃煮 tsukudani sono generalmente verdure (ma anche carne o pesce) fatti bollire nella salsa di soia e mirin.
煮物 nimono sono di solito verdure fatte lessare o sobbollire in salsa di soia, zucchero, acqua, ecc.
漬物 tsukemono sono i sottaceti giapponesi.
E voi, come avete trascorso il Ferragosto?

Buona settimana!

giovedì, agosto 13, 2009

Kaminari-toofu e varie

(A sinistra: la mia zuppa di miso di oggi condita con il kaminari-toofu, ed un piattino di tsukemono contenente tookyoo-takuan e radici di loto con carote).

Stamattina, purtroppo, sono stata di nuovo svegliata da un'altra scossa di terremoto, e sebbene non fosse cosi' forte come quella dell'altra giorno, lo e' stata abbastanza da svegliarmi di soprassalto facendomi esordire con un terrorizzato "oddio!"!
Fortunatamente, questa volta la scossa e' durata pochissimi secondi e poi tutto e' ritornato alla normalita'.

Come ho gia' menzionato in precedenza, qui le scosse di terremoto sono quasi all'ordine del giorno; delle volte sono cosi' leggere da non far accorgere quasi nessuno della propria presenza. Altre volte pero' non e' cosi', e dopo la scossa dell'altro ieri ora sono un po' sul chivala'.

Un paio di giorni fa mi e' capitato di ritornare in un negozietto la cui specialita' e' il tofu artigianale. Questo negozietto, pero', non vende solo blocchetti di tofu ma addirittura dolci preparati appunto con questo antico e squisito prodotto della soia. Mesi fa, infatti, incuriosita da uno di questi loro dolci, acquistai una confezione di donuts preparati proprio con il tofu. E' interessante, pero', notare come la parola donuts stampata sulla confezione non sia scritta in katakana (come, invece, accade di solito), ma in hiragana, dando cosi' al prodotto un'aria decisamente tradizionale.
Ecco qui la confezione che acquistai tempo fa:
Quest'insoliti donuts erano deliziosi! Molto leggeri, appena appena dolci e senza alcuna traccia di unto. Non ho poi piu' avuto occasione di passare dalle parti di quel negozio, fino all'altro giorno quando mi sono ritrovata nella zona e mi sono cosi' decisa ad andare a dare un'occhiata alle squisitezze di questa botteghina di nome 五右衛門豆腐 Goemon-toofu.
La mia attenzione e' stata subito catturata da un insolito tofu di nome かみなり kaminari. Kaminari e' il nome di una divinita' giapponese, dio del fulmine e del tuono. Non a caso, questo tofu e' preparato con peperoncino giapponese, creando quindi un collegamento tra l'intenso sapore piccante di questo peperoncino e l'altrettanta intensa ira del dio Kaminari mentre, con un terrificante sguardo collerico, lancia con forza accecanti saette ed assordanti tuoni.
Ecco qui il tofu piccante, creato in onore di quest'irosa divinita':

La commessa, con un tenero fare quasi materno, mi ha messa in guardia avvertendomi che questo tofu era molto piccante. E aveva ragione! Era piccantissimo, ma delizioso!
La stessa commessa, inoltre, mi ha consigliato di tagliarlo a cubetti ed abbinarlo ad un'insalatina fresca, oppure mischiato nella zuppa di miso. Ho seguito entrambi i suoi consigli, e devo dire che e' difficile decidere cosa mi sia piaciuto di piu' dato che sia l'insalata che la zuppa erano deliziosi!

Ma la zuppa di miso e' un qualcosa di cui sono particolarmente golosa e cosi' l'ho ripreparata utilizzando il kaminari-toofu che ho prima tagliato a cubetti.
Un semplice pranzo leggero ma delizioso a base di riso al vapore, qualche tsukemono e la mia zuppa di miso con cubetti di quell'arrabbiatissimo tofu.

E come 箸置き hashi-oki, oggi ho scelto questo:

Quel panciuto signorino e' 福助 Fukusuke. L'identita' di questo personaggio e' ancora oggi avvolta nel mistero e spiegata soltanto attraverso curiose leggende che, spesso, si accavallano e si contraddicono a vicenda. Una delle ipotesi piu' affidabili ci racconta di un ricco mercante di stoffe vissuto a Kyoto nel Periodo Edo di nome, appunto, Fukusuke. Pare che questo abile mercante fosse straordinariamente ricco, e sebbene non sia chiaro come la sua reputazione sia rimasta cosi' nota nei secoli fino a far di Fukusuke stesso una leggenda, statuine del paffuto mercante di Kyoto sono simbolo di prosperita' negli affari. Questo spiega, infatti, la presenza di statue ed immagini di Fukusuke in molti ristoranti, negozi e botteghe. Fukusuke e il maneki-neko, dunque, fanno il possibile e l'impossibile per attirare la buona sorte negli affari.