giovedì, giugno 04, 2009

Onigiri, warabi-mochi e varie

(Questi sono gli onigiri che mi ha portato oggi Kyoko)

Il valzer delle nuvole con il sole e la pioggia non e' ancora terminato, e molto probabilmente lo spettacolo metereologico continuera' ancora per qualche settimana.
D'altra parte siamo solo all'inizio della stagione delle piogge, quindi bisognera' portare un po' di pazienza con i capricci climatici che verranno.

Come ogni giovedi', anche oggi Kyoko e' venuta a casa mia per la sua lezione settimanale d'italiano.
Questa volta, pero', oltre la nostra consueta oretta d'italiano, abbiamo fatto anche un'oretta di giapponese.

Kyoko, cara e generosa amica, ha deciso di aiutarmi a sconfiggere un po' di quella paura che mi assale ogniqualvolta mi tocca parlare in giapponese. E' una paura che nasce dal timore di non riuscire a capire o a farmi capire; un timore che mi blocca quasi completamente e mi fa dimenticare all'istante tutto quello che so.
E' una paura - ne sono certa - che scaturisce anche dal fatto che non sono molto brava ad esprimermi a voce nemmeno in italiano, mia lingua madre (ovviamente so parlare a voce in un italiano corretto, ma m'impappino con facilita', mi viene da tossicchiare, mi sudano le mani e finisco col bloccarmi del tutto). Insomma, mi sento sempre e maggiormente a mio agio quando scrivo che non quando parlo.

Tempo fa, se ricordate, scrissi anche qualcosa a proposito della mia paura del telefono, una paura che a quanto pare e' condivisa (e pazientemente sopportata) da molti.

E' tutto collegato, quindi. Parlare, per telefono o di persona, mi mette sempre in agitazione.

Kyoko ha pensato, quindi, di fare uno scambio di lezioni: un'ora di giapponese per me e un'ora d'italiano per lei. Nell'ora di giapponese leggiamo un brano e conversiamo sull'argomento affrontato, mentre nell'ora d'italiano studiamo un po' di grammatica e leggiamo qualche storiella.

Mi sento molto fortunata ad avere quest'opportunita' e sono sicura che grazie alla lunga esperienza e all'aiuto della bravissima Kyoko riusciro', piano piano, a vincere questa paura.

alcune schede che mi ha dato Kyoko e che sono interamente dedicate all'uso corretto del 敬語 keigo (linguaggio onirifico giapponese)...e la mia penna di Shinzi Katoh! Ma non e' carinissima?
In giapponese saper leggere e scrivere e saper parlare sono capacita' molto diverse fra loro e l'una non include automaticamente l'altra. Anzi! Saper parlare il giapponese non significa affatto saperlo scrivere. Per poter leggere e scrivere correttamente in giapponese e' necessaria la conoscenza dei kana e dei kanji (oltre la grammatica, ovviamente). Questa e' una delle differenze sostanziali che separa il giapponese da altre lingue, come quelle europee per esempio. Questa e' anche una delle differenze di cui tener conto quando si vuole decidere quale lingua scegliere e studiare.
La netta distinzione fra le capacita' necessarie per leggere / scrivere e parlare si traduce in tempi di studio generalmente molto lunghi; e' un percorso di studio tortuoso e che richiede enorme entusiasmo, forza di volonta' e voglia di fare.

Kyoko, infatti, mi parlava di alcuni suoi conoscenti stranieri che, pur avendo addirittura superato il primo livello del JLPT, ancora non sono in grado di esprimersi oralmente in modo sicuro e sciolto. Questo significa che spesso gli studenti diligenti di questa lingua hanno il giapponese in testa e riescono quindi a leggerlo e a scriverlo, ma quello stesso giapponese che defluisce senza singhiozzi dalla penna o che scorre pacificamente davanti agli occhi s'aggroviglia e s'ingarbuglia nel momento in cui si ritrova a dover fuoriuscire dalla bocca sotto forma di parole.
Mi spiegava che per poter ovviare a cio' e' importante dedicare un po' di tempo anche alla conversazione, evitando cosi' di cadere nella trappola della paura di sbagliare e di venir derisi.

Naturalmente l'ideale sarebbe affiancare la lettura costante e regolare di materiale autentico all'uso della lingua parlata attraverso la conversazione.

Kyoko oggi mi ha portato dei deliziosi onigiri. Uno con ripieno di おかか okaka (scaglie di katsuo secco mischiate con salsa di soia...uno dei miei ripieni preferiti!) e l'altro con ripieno allo shiso. Lo shiso e' un tipo di pianta molto utilizzato in cucina e che viene spesso chiamato anche "basilico giapponese" sebbene non abbia nulla che ricordi il basilico nostrano. Di shiso ne esistono diverse varieta', tra cui quello verde e quello viola. Ecco una foto scattata da me di alcune foglie di shiso verde. La foto appartiene a quest'articoletto.

Ecco gli onigiri di Kyoko:
Assieme agli onigiri, Kyoko mi ha portato un vassoietto dei miei wagashi preferiti! I わらび餅 warabi-mochi!
In realta', i warabi-mochi non sono veri e propri mochi preparati, cioe', con riso cotto e pestato con il mortaio fino a diventare una poltiglia. I warabi-mochi sono piu' simili a gelatine, e sono a base di un amido estratto dalla pianta della felce. Da questa preparazione si ottengono dei blocchetti di gelatina che vengono tagliati in pezzi piccoli e poi passati nel kinako o farina di soia tostata.
Si possono gustare cosi' come sono...
...oppure con una spruzzatina di paradisiaco 黒みつ kuro-mitsu, uno sciroppo preparato con zucchero di canna di Okinawa.
Un mese e mezzo fa circa, curiosando fra i disordinati scaffali di un negozio che vende libri vecchi, sedie scompagnate, kimono smessi, vasellame antico e qualche lavatrice e frigorifero arrugginiti, ho scovato un paio di numeri di un fumetto il cui protagonista - molto rapidamente - si e' conquistato la mia simpatia: コボちゃん Kobo-chan.
Questo fumetto, il cui autore e' 植田まさし Ueda Masashi, e' nato sulle pagine del famoso quotidiano giapponese 読売新聞 Yomiuri Shinbun su cui le avventure del birichino Kobo-chan appaiono in quattro esilaranti vignette per volta. Buffe storielle create per divertire i lettori dell'autorevole quotidiano nipponico.
Le vignette del signor Ueda sono state poi raccolte in volumetti nei quali le avventure di Kobo-chan sono ancora nel formato originale, cioe' in quattro vignette proprio come sono apparse sullo Yomiuri Shinbun.

Questo fumetto racconta le avventure quotidiane del simpatico Kobo-chan, un bimbino dell'asilo che vive in una citta' qualunque del Giappone assieme ai suoi genitori e ai suoi nonni materni.
Sono storie semplici ma farcite di quella deliziosa ironia giapponese che le rende particolarmente comiche, soprattutto considerando che le intere vicende si srotolano tutte nell'arco di sole quattro vignette dimostrando, cosi', l'ammirevole bravura del signor Ueda.
Di Kobo-chan sto facendo incetta. Ho gia' divorato due volumetti piu' una mega raccolta-almanacco che equivale a tre volumi normali. In questo periodo Kobo-chan e' la mia lettura notturna preferita perche' mi fa ridere e mi fa addormentare accompagnata da pensieri positivi e leggeri. Mi fa dimenticare le preoccupazioni quotidiane e mi ricorda l'importanza di una sana risata con cui concludere saggiamente la giornata.

Di giorno, invece, preferisco dedicare un po' di tempo a delle letture piu' impegnative, sia come contenuti che come difficolta' linguistica. Tra queste letture, ecco alcune mie recenti scoperte, ovvero brevi romanzi interamente ambientati nell'affascinante Periodo Edo:
Ma gira e rigira, sempre di libri parlo. E guarda caso, domani andro' alla volta di un'esplorazione solitaria di Tokyo, e in particolar modo del quartiere di Jinboochoo, una zona famosa per l'altissima concentrazione di....librerie! Si dice che Jinboochoo stia ai topi di biblioteca quanto Akihabara sta agli appassionati di elettronica.
Benissimo.
Preparo la mia borsetta, una borsa di tela per gli acquisti libreschi (che avverranno senz'alcun dubbio), un ombrello, un paio di scarpe comode e vado.

9 commenti:

Cmdd ha detto...

Ciao Marianna!
Ti capisco benissimo, anche io provo lo stesso blocco, dettato da un misto di timore di sbagliare e timidezza, nei confronti della lingua inglese (infinitamente più semplice di quella giapponese, per giunta!). E sì che non ho alcun problema nè con la lingua scritta/letta nè, più in generale, di comprensione del parlato. Ho come l'impressione che siamo troppo esigenti con noi stesse e che questo ci freni nel "buttarci", sapendo di non poterci esprimere in maniera più che corretta.
O almeno, per me credo sia così :-)
Un abbraccio!
Chiara

Unknown ha detto...

Il profumo di Giappone è sempre nell'aria anche qui a Milano grazie ai tuoi post!!
poi adoro questa tua capacità di immergerti nella vita reale di questo paese, di andare in giro a scovare angoli nascosti, negozietti pieni di piccoli gioielli..

un bacione! e buono shopping!!

gaia

ps - quando riaprirai il bazar spero di riuscire ad acquistare qualcosa..ad esempio, un pò di quel favoloso incenso proveniente da Kyoto e qualche alimento..pensi sarà possibile?

Anonimo ha detto...

Ciao!
Sono rimasta stupita di quanto hai scritto! Pensavo che tu parlassi ormai con estrema fluency il giapponese e invece riscopro in te le mie stesse paure! Diciamo che ormai lo scoglio per quanto riguarda francese e inglese l'ho superato, dato che le devo utilizzare praticamente ogni giorno; mentre non sono mai riuscita a superare quello del tedesco. Ho sempre il terrore di non capire quello che mi viene chiesto e di restare lì a bocca aperta senza sapere cosa dire! Ma per il tedesco non ho mai avuto lo stesso entusiasmo che sto avendo per il giapponese, anche se lo sforzo per apprenderlo è davvero notevole, dovendosi concentrare appunto su scritto, parlato e letto. Ma quando vedo riempirsi pagine di hiragana, katakana e qualche kanji, scritte di mio pugno, mi sento la persona più felice del mondo! Insomma, sono soddisfazioni!!!

Unknown ha detto...

Ciao Chiara,
Grazie della visita e del commento! :)
Hai perfettamente ragione quando dici che forse siamo noi ad essere troppo esigenti con noi stesse. Ed e' proprio quello il problema, secondo me.
Comunque sia, ti faccio tanti in bocca al lupo per il tuo studio dell'inglese! :)
Un caro saluto!

Cara Sakura Girl,
Che bel commento gentile mi hai lasciato. Grazie di cuore!
Per quanto riguarda il bazar, vorrei riaprirlo molto presto, ma ancora non so esattamente quando questo sara' possibile.
Pero' sicuramente includero' qualche incenso e qualche alimentare. :)
Un caro saluto!

Ciao Chiara,
Grazie della visita e del commento.
Il mio studio del giapponese in fondo e' cominciato nemmeno tre anni fa, e sono partita da zero.
I traguardi linguistici raggiunti fino adesso sono per me molto importanti. Se penso che sono venuta qui senza nemmeno saper dire una parola (a parte forse, arigatoo) e ora so leggere e scrivere e parlare (quest'ultimo ancora senza scioltezza), mi sento molto incoraggiata.

La parte orale e' quella che richiede particolare attenzione, soprattutto se non si e' grandi "chiacchieroni" nemmeno nella propria lingua, e questo ad esempio e' il mio caso.

Come te, ho superato lo scoglio dell'inglese diversi anni fa ed e' proprio grazie a quel traguardo che cerco di non lasciarmi scoraggiare. In fondo sono tutti obiettivi raggiungibili, anche se per ogni lingua occorrono tempi diversi, e col giapponese e' indubbio che i tempi necessari siano particolarmente lunghi.

La scorrevolezza con cui vorrei parlare il giapponese e' un obiettivo, quindi, che mi sono posta e che prima o poi raggiungero'. Certo, costera' fatica, ma come si suol dire:no pain, no gain.

Un caro saluto e in bocca al lupo con i tuoi studi!

DaDo ha detto...

Ciao Marianna,
come ti ho scritto nel precedente post, anche qui a Torino il caldo sole si alterna a brevi temporali (con conseguente mal di gola collettivo...!).
Ti dirò, anche io provo quella sensazione di blocco... ma soltanto quando parlo inglese.
Riguardo gli onigiri... sono una meraviglia!! Immagino anche la bontà..!
Io ogni tanto li faccio. ma con un ripieno più "italianizzato" (come tonno e maionese),anche perchè qui non è facile trovare ingredienti così specifici.
Ora ti saluto, augurandoti una bellissima giornata.
Davide

Claudia / Lòmea ha detto...

Ciao Marianna!

Ah, parlare. Purtroppo anche io ho un enorme blocco nel parlare. Scrivere mi viene invece naturale, riesco quasi sempre ad esprimere quello che intendo. Però, stranamente, a me accade solo per l'italiano! Con l'inglese mi trovo meglio a parlarlo che a scriverlo...

Non avevo mai sentito parlare di Kobo-chan del signor Ueda! L'umorismo giapponese mi fa sempre sorridere, credo che andrò a cercare le vignette, sperando di trovarle tradotto almeno in inglese!

Ah, libri, se fosse per me mi comprerei intere librerie...e sembra che anche per te sia così! :) Spero che il tuo shopping libresco sia andato bene! :D

ps gli onigiri sembrano deliziosi! Quando hai tempo ci presenterai qualche ricetta di quel libro che hai comprato e di cui hai parlato qualche post fa? ;)

Un bacio, spero che domani lì splenda il sole!

Lòmea/Claudia

Marco ha detto...

Saluti a tutti/e e grazie del vostro blog! Il mio interesse per il Giappone e successivamente la lingua giapponese deriva dalla pratica delle arti marziali. Quanto ho potuto imparare su come ci si deve comportare nella vita dal mio maestro! Così ringrazio quella terra che ha prodotto una cultura così siggestiva ed affascinante. Volevo proporvi di trattare un argomento che interessa molti stimatori qui in Italia, quello delle spade giapponesi. Spesso infatti parlo con persone che vorrebbero entrare in possesso di questi oggetti, ma le opinioni sul come fare e quali possibilità ci sono, sono molto diverse tra loro.
Tanti saluti a tutti!

Unknown ha detto...

Ciao Davide,
Grazie della visita e del commento!
Capisco molto bene la sensazione di blocco legata all'inglese: ho avuto lo stesso problema per diversi anni e poi finalmente sono riuscita a superarlo. Prima o poi lo supererai, quindi in bocca al lupo!

Gli onigiri italianizzati mi piacciono molto e ogni tanto sperimento anch'io con ripieni non tradizionali. Anche nel mio libro sugli onigiri ci sono molte ricette che rivedono gli onigiri in chiave piu' occidentale!
Ciao e grazie della visita!

Cara Claudia,
Grazie della visita e del commento. :)
I libri sono una vera droga, mannaggia! :D Ogni tanto, pero', per cercare di fare spazio in casa (e di conseguenza per non sentirmi troppo in colpa per le montagne di libri che circolano per casa), scelgo qualche volumetto particolarmente noioso o che mi ha lasciata indifferente e porto il tutto al Blue Parrot, una minuscolissima libreria a Tokyo dove comprano e vendono libri usati. Li' ti danno la possibilita' di vendere i tuoi libri oppure di scambiarli con altri libri. Se scegli la seconda opzione, il valore che ti viene calcolato e' maggiore. Scelgo sempre la seconda opzione perche' cosi' mi prendo uno o due libri che piacciono a me, e ne lascio magari sei o sette.

Claudia, ti prometto che nei prossimi giorni proporro' una ricetta per gli onigiri tratta dal mio libro e ...sara' in onore tuo!
Un caro saluto!

Ciao Marco,
grazie della visita e del commento.
Grazie per l'idea! Effettivamente non ho mai parlato delle katana e magari dovrei, anche se onestamente so cosi' poco su queste spade (so poco su tutte le spade in genere, anzi diciamo che non so proprio nulla) che magari rischierei di scrivere due scempiaggini in croce.
Ma chissa', magari riusciro' a scrivere qualcosa sull'argomento! Ishii-san, il nostro padrone di casa, discende da un'antica famiglia di samurai, e lui nel suo ufficio conserva ancora la katana di un suo trisavolo. Ce l'ha mostrata diverse volte e ogni volta mi ha fatto molta impressione.
Ciao e grazie ancora della visita!

Tizy ha detto...

xkè mi fai vedere queste cose? LE ADOROOO peccato che qua ristoranti giapponesi manco a pagarli oro...siamo proprio fuori dal mondo....kisu