mercoledì, febbraio 25, 2009

I miei wagashi: Kabochakin

Dopo il fortunatissimo articoletto dedicato agli ichigo-daifuku - e che ha dato ufficialmente inizio alla sezione "i miei wagashi"- ecco qui un'altra ricetta per preparare wagashi casalinghi!

In alto a sinistra ecco i miei かぼちゃきん kabochakin!
Ne ho approfittato anche per sfoggiare il mio cucchiaino a forma di lecca-lecca che comprai al museo dei ramen, a Shin-Yokohama! Ma non e' carinissimo? Cliccate qui se volete leggere qualcosina su questo curioso museo!

Oggi v'insegnero' a preparare questi facilissimi wagashi, ma prima qualche piccolo aggiornamento: oramai mancano tre giorni all'arrivo della mia sorellina, e io sono piu' emozionata che mai!
Intanto Giapponese 8 sta gia' volgendo al termine, e mancano solo poco piu' di due settimane alla fine del trimestre. Ma questa volta la fine del trimestre sara' un po' particolare dato che questo e' l'ultimo corso di giapponese previsto per il mio corso di laurea in Japanese studies, dopodiche' saro' impegnata a dare esami per le altre materie che ancora mi rimangono, cioe' le cosiddette core subjects, tipo storia e cultura giapponese, letteratura giapponese, matematica, diritto, biologia, ecc.

Naturalmente, continuero' a studiare giapponese, e infatti dopo la fine del corso iniziero' a prendere lezioni private da Kanai-sensei! Il sensei e' stato molto gentile nell'accogliere la mia richiesta, e si e' reso disponibile a darmi lezioni private. Nei prossimi giorni concorderemo l'orario e la durata delle nostre lezioni.

Se penso a quando cominciai con Giapponese 1 e a quanto tempo e' passato da allora, quasi stento a crederci! Il 2 novembre 2006, giorno in cui ho ufficialmente iniziato lo studio del giapponese, ho intrapreso un intenso percorso intellettuale che sta procedendo alla grande e che, ovviamente, intendo portare avanti per ancora molti molti anni, anzi, per sempre; d'altronde, lo studio serio di una lingua e' un impegno a lungo, lunghissimo termine poiche' non si smette mai di studiare e di approfondire un idioma.
Un cammino che, seppur tortuoso a volte, mi ha sempre regalato tante soddisfazioni e gratificazioni; un percorso grazie a cui sento di aver compiuto enormi progressi e di essere cresciuta intellettualmente e spiritualmente.

Se penso che quando ho iniziato sapevo riconoscere e scrivere a stento solo un paio di hiragana, mentre ora sono riuscita a superare l'esame del JLPT - perdonate le mie rievocazioni melense - io mi commuovo.

Sob. Sniff. Sob.

Passiamo ai kabochakin! Li ho menzionati nell'articoletto precedente a questo. Io non li conoscevo, ma poi Akiko me li ha consigliati dopo averle fatto vedere il mio libro sui wagashi. Pare sia una ricetta molto comune nei ricettari per i bento poiche' e' veloce, facile, economica e d'effetto; inoltre, come osservava giustamente Akiko, i kabochakin aggiungono colore al bento e costituiscono un elemento sostanzioso e dolce per poter chiudere in bellezza un pasto completo oppure, perche' no, accompagnare una calda e rigenerante tazza di te' verde.

Vedrete che sono talmente facili da preparare che probabilmente vi verra' voglia di farli spessissimo!

Ma i kabochakin, nonostante la loro disarmante semplicita', sono da considerare alla stregua di tutti gli altri wagashi. Sono dolcini giapponesi che conquistano grazie al loro sapore pulito e semplice, e al loro impeccabile aspetto.

Passiamo alla ricetta!

かぼちゃきん
Kabochakin

Ingredienti:

circa 220g di kabocha o zucca giapponese*
1 cucchiaino e mezzo d'acqua
zucchero q.b. (io ne ho usato un pizzico)
sale q.b. (io ne ho usato un pizzico)
mezzo cucchiaino di burro

*Kabocha e' la zucca giapponese. Questa e' quella che ho comprato io al supermercato e che ho usato per questa ricetta:
Si trova questa varieta' di zucca in Italia?
Comunque, una qualunque altra varieta' di zucca andra' bene, l'importante e' che sia abbastanza dolce.

Il pezzo che ho acquistato io era da 440g, e l'ho tagliato a meta'. Naturalmente, bisogna considerare che una volta rimossi i semi interni e la buccia esterna, il peso della polpa che utilizzeremo non sara' di 220g esatti, ma un po' meno.
Diciamo che andranno bene 180-200g di polpa, ma comunque la ricetta e' molto flessibile e non e' necessario - come si suol dire - spaccare il capello.
Prendete il vostro pezzo di zucca, rimuovetene i semini e lavatelo sotto un getto d'acqua corrente.
Tagliate la zucca in quattro parti, e facendo MOLTA attenzione a non tagliarvi, togliete la buccia verde. Bastera' rimuovere il piu' grosso, quindi non ci sono problemi se non riuscite ad eliminarla completamente, anzi..e' meglio lasciarne un po' perche' rendera' il risultato finale decisamente piu' coreografico.
A questo punto, tagliare ancora una volta i pezzi in parti piu' piccole e trasferire il tutto in un piatto dentro cui verserete 1 cucchiaino e mezzo d'acqua.
Coprire il piatto con della pellicola trasparente da cucina senza sigillarlo completamente, ma lasciando uno sfiato.
Mettere i pezzi di zucca nel microonde a 500 watt per 4 minuti.

Togliere il piatto dal forno e scolare la zucca.
I pezzi di zucca saranno completamente cotti e morbidi.
Aiutandovi con una forchetta, schiacciare la zucca fino ad ottenere un composto simile ad un pure'. A questo punto, aggiungere lo zucchero e il sale. Aggiungetene quanto basta, quindi ogni tanto assaggiate e vedete un po'.

Akiko mi diceva che quando si preparano bento per bambini, all'impasto dei kabochakin si aggiunge anche un po' di burro e di latte per rendere i dolcini piu' sostanziosi e nutrienti. Un po' come per il pure' di patate, il burro e il latte sono ingredienti irrinunciabili per ottenere una crema di patate soffice e golosa; sono ingredienti, pero', che si possono evitare se si preferisce tenere un po' a bada le calorie.

Dopo il sale e lo zucchero, ho aggiunto mezzo cucchiaino di burro e ho mischiato il tutto molto bene. Sta a voi la scelta se usare un po' di burro e un po' di latte, oppure se ometterli del tutto.
Attenzione, pero', a non esagerare con le dosi perche' rischierete di rendere l'impasto troppo molle e di non riuscire poi a modellarlo.

Ora arriva la parte piu' divertente!

Prendete un pezzo di pellicola trasparente da cucina e in mezzo mettetevi una cucchiaiata scarsa d'impasto, dopodiche' formate una specie di sacchettino ed attorcigliate su se' stessa la pellicola. Cosi':
Attorcigliate bene la pellicola, e poi riaprite il sacchettino et..voila'! Il vostro kabochakin e' pronto!
Continuate cosi' fino a quando avrete usato tutto l'impasto.

Dekiagari! 出来上がり!Finito!
Se amate il sapore vellutato e delicato della zucca, allora indubbiamente adorerete questi piccoli pasticcini.

いただきます!
Itadakimasu!

Colgo l'occasione per condividere con voi la mia gioia nello scoprire, pochi minuti fa, che al mio blog e' stato assegnato un premio! Il primo premio ricevuto da Biancorosso Giappone, quindi un'occasione speciale e che non sara' dimenticata!

Il premio PAPPABUONA 2009 mi e' stato assegnato dalla cara ed affettuosa Alessandra del magnifico blog Le Pappe di Alessandra.
Alessandra, grazie di cuore, davvero. Non sai quanto sia stato emozionante ricevere questo premio!

giovedì, febbraio 19, 2009

Fiori, giorni elettrizzanti & varie

Passata l'esaltante ebbrezza del post-JLPT, mi ritrovo piena d'ottimismo e con dentro di me la forza di cento leoni. Una forza che ho gia' iniziato ad incanalare verso una scalata che, seppur complessa, intendo compiere; una scalata che conduce ad un'ambiziosa vetta dal nome ben preciso: il secondo livello del JLPT.

Questo e' l'obiettivo che ho scelto, e prima o poi lo raggiungero'.

Sono consapevolissima del grande abisso che, purtroppo, c'e' fra i due livelli, ma sono anche consapevole del fatto che Kanai-sensei ci sta preparando realmente a dovere. Gia' da tempo, infatti, abbiamo finito tutti i kanji del quarto e terzo livello, ed e' da Giapponese 6 che studiamo kanji del 2-kyuu, compresi argomenti di grammatica distanti da quelli de rigueur. Negli ultimi mesi, inoltre abbiamo affrontato appieno e sviscerato tutto il discorso del sonkeigo e del kenjoogo, quindi credo di dovermi impegnare in un ennesimo grande ripasso di tutto, e nello studio approfondito volto ad incrementare la mia conoscenza lessicale. Insomma, faro' il possibile per prepararmi bene.

Ho in mente una lista di testi che penso di acquistare nei prossimi giorni e che credo proprio saranno tra i miei fedeli ed insostituibili alleati in questa scalata. Prevedo a presto, dunque, una visita da Kinokuniya o qualche altro paradiso libresco giapponese.

Ieri e' venuta Akiko a trovarmi, e per congratularsi per il JLPT, mi ha portato quel delizioso mazzo di fiori e quei dolcini (madeleines e cuoricini) preparati con un impasto aromatizzato al Lady Grey.

Il nostro pomeriggio e' volato, tra una chiacchiera e l'altra, e come al solito mi rendo ancora una volta conto di quanto preziosa siano la compagnia e l'amicizia sincera di Akiko.

Tra l'altro, Akiko mi ha passato una sua ricettina per preparare dei wagashi semplicissimi e che lei usa per dare colore ai bento e per includere un dolcino al pasto. I suoi wagashi si chiamano かぼちゃきん kabochakin e sono deliziosi pasticcini preparati con la zucca e altri tre semplicissimi ingredienti. Li preparero' la prossima settimana e naturalmente mettero' la ricetta qui sul blog.

Il giorno in cui ho ricevuto i risultati del JLPT era anche San Valentino, e mio marito mi ha sorpresa con questo profumatissimo mazzo di fiori!
Quello stesso giorno, quindi, abbiamo festeggiato sia San Valentino che i risultati del JLPT, e per l'occasione siamo andati a cena fuori; prima di tornare a casa ci siamo fermati in una pasticceria che vende delle golosita' incredibili: mochi freddi preparati con ingredienti che sono a meta' tra Oriente ed Occidente, ed esageratamente deliziosi!

Ecco l'assortimento che abbiamo acquistato noi: mochi al cioccolato, mochi con ripieno di mela, mochi con ripieno di sciroppo d'acero, mochi con ripieno di zucca. Tutti i mochi hanno anche un cuore di panna fresca montata.

Una meraviglia che non vi dico.

I mochi alla zucca:
L'altro ieri, ritrovandomi con avanzi di riso al pomodoro che mio marito aveva preparato la sera prima come accompagnamento ad un fantastico piatto messicano composto da gamberoni in salsa piccante e frijoles refritos, ho pensato di rispolverare la deliziosa e pratica ricettina dell'omuraisu オムライス, cioe' dell'omelette giapponese ripiena di riso.

Era un peccato sprecare un avanzo cosi' buono. もったいない!Mottainai!

Ricordo di aver gia' parlato di questa specialita' giapponese che pero' fa parte di quel repertorio di piatti che qui sono considerati occidentaleggianti. Le tecniche per preparare l'omuraisu credo siano essenzialmente due, una delle quali pero' e' davvero troppo complessa e che richiede movimenti svelti e precisi che permettano, attraverso abili colpetti cadenzati dati al manico della padella, di avvolgere la fragile omelette attorno al riso. Le poche volte in cui ho tentato di sperimentare la suddetta tecnica, mi sono ritrovata con mucchietti di riso sparsi per casa e tracce di omelette sul soffitto.

La seconda tecnica, invece, prevede semplicemente la preparazione di una frittatina che verra' poi adagiata sulla porzione di riso gia' precedentemente modellata sul piatto di portata.

Ma siccome sono un po' una perfezionista, e pur non sapendomi ancora destreggiare con la tecnica coreografica dell'omuraisu, tempo fa mi sono munita di questo piccolo aggeggio creato apposta per modellare il riso che andra' poi ricoperto con la frittatina.
L'aggeggino che state per vedere e' stato ribattezzato, dalla sottoscritta, "il ferro da stiro". Non ricorda anche a voi un piccolo ferro da stiro di latta?
Si riempie la formina con del riso e la si capovolge su di un piatto. Voila'!
Con due uova sbattute, si prepara una frittatina in una padella con poco olio. Aiutandosi con i saibashi (bacchette per cucinare), si strapazza un po' l'omelette quando e' ancora semi-cruda, e la si lascia cuocere a fuoco non troppo alto fino a quando iniziera' a rapprendersi. La frittatina deve essere sottile e possibilmente non bruciata.
Una volta che la frittatina sara' pronta, bastera' adagiarla sul riso modellato, dopodiche' si potra' decorare l'omuraisu con del ketchup oppure della salsa al curry o salsa demi-glace. Voila'!
Avevo parlato dell'omuraisu in passato sul mio blog, come ad esempio qui.

Sono giorni elettrizzanti questi. Eh si, perche' il prossimo fine settimana tornera' la mia sorellina Annalisa e si fermera' qui da noi per un po'. Non sto piu' nella pelle e so gia' che, dall'emozione, faro' fatica a dormire nei prossimi giorni.

Non vedo l'ora di rivederla e di riabbracciarla! Quanto mi e' mancata. Quanto!

E' passato un anno da quando e' partita, eppure e' come se ne fossero passati dieci.
Rivederla sara' una gioia immensa e che mi stringera' e strizzera' il cuore dalla felicita'. Evviva!!

Colgo l'occasione per ringraziare tutti voi che avete lasciato un commento al mio post sui risultati del JLPT. Grazie davvero! Leggere i vostri commenti mi ha veramente commossa. Grazie! Grazie!

sabato, febbraio 14, 2009

Banzai! 万歳!

Ieri sera, verso le sette e mezza, ho sentito nell'aria l'inconfondibile profumo della primavera. L'aria era tiepida e sapeva di belle notizie in arrivo.

E stamattina mio marito e' andato a controllare la buca delle lettere dove mi aspettavano una bellissima cartolina dalle Hawaii da parte di Kyoko e..... i risultati del mio JLPT.

合格した!!!!!
Gookaku-shita!!!!

L'HO SUPERATOOOO!!!!!!!!!!!!!!

Sono di una contentezza e di una felicita' che non so descrivervi. Sono tra l'incredulo e l'estasiato, anche se adesso sono piu' estasiata che incredula.

Banzai!
Banzai!
Banzai!
万歳!
万歳!
万歳!


venerdì, febbraio 06, 2009

Wagashi & Varie

Ieri abbiamo ricevuto il nostro consueto assortimento di splendidi wagashi da parte di Ishii-san.

Ho immortalato alcune di queste piccole meraviglie nella foto che vedete qui a sinistra: tre daifuku delicatamente decorati da mani molto esperte.

Come gia' sapete, i miei articoletti con l'etichetta "wagashi" sono moltissimi, e quindi se siete curiosi potete andare a rivederveli per poter, cosi', ammirare tutte le foto dei wagashi passati.

E come gia' sapete, questi assortimenti che ogni mese Ishii-san cosi' gentilmente ci regala, sono sempre diversi: i dolcini cambiano a seconda della stagione e delle ricorrenze in corso.
Quasi tutti i wagashi che riceviamo da Ishii-san provengono da una piccola e tradizionalissima pasticceria di soli dolci giapponesi, di nome 三吉野 Miyoshino alle cui creazioni ci siamo molto affezionati col tempo, e credo anche voi.

Ed essendo appena cominciata la primavera secondo il calendario lunare, ed essendo i giapponesi molto attenti alle variazioni della natura, l'assortimento di wagashi non poteva non riflettere quest'importante transizione di stagione. Infatti, subito dopo aver scartato con cura l'elegante scatola e ancora prima di aprirla ho immediatamente sentito il caratteristico ed inconfondibile odore dei 桜もち sakura-mochi e dei 草もち kusa-mochi.

I primi emanano un fortissimo odore che non riesco a descrivervi, e che proviene dalla foglia di sakura con cui sono aggraziatamente avvolti. Come gia' vi dicevo in passato, queste foglie che gia' sono molto fragranti di per se', vengono messe sotto sale prima di venir impiegate nella preparazione di questi dolci. Ecco uno dei sakura-mochi della scatola, con vicino la mia 鉄瓶 tetsubin:
E i kusa-mochi, preparati con foglioline triturate di assenzio, hanno un profumo molto intenso che ricorda quello dei campi dopo un acquazzone, o quello dell'erba appena tagliata. L'odore e' pungente e penetra nelle narici con prepotenza e anche un po' d'insolenza. Pero'...e' una fragranza stregata, secondo me. Si', perche' non si riesce a dimenticare. Basta annusarla una volta perche' rimanga piacevolmente ed indelebilmente impressa nella mente.
Ecco uno dei kusa-mochi della scatola:
La bellezza dei daifuku, invece, mi ha ispirata a scattare altre foto perche' volevo assolutamente che il loro fascino arrivasse anche a voi, attraverso queste immagini:

E poi ancora...

Queste foto sono, secondo me, un modo per celebrare non solo la bellezza di queste piccole opere d'arte, ma anche un modo per rendere omaggio alla grande abilita' di chi sa creare deliziose meraviglie come queste.

Tra l'altro, un paio di settimane fa, mentre vagavo in un negozio di spezie e farine, ho trovato l'assenzio triturato da usare proprio per i kusa-mochi! Naturalmente, vista la mia crescente curiosita' di cimentarmi con i wagashi casalinghi - e sebbene le mie creazioni non siano belle quanto i wagashi che avete appena ammirato - ne ho subito approfittato e l'ho acquistato.
Probabilmente preparero' qualche kusa-mochi prossimamente.

Cambiando discorso, era da un po' che volevo pubblicare le foto di alcuni miei recentissimi acquisti.

Una scodella abbellita da un decoro di pini di Nara. Questo decoro mi e' piaciuto immensamente appena l'ho visto perche' mi ricorda i pini dipinti sul legno dei palcoscenici di cipresso del teatro Noh.

E per finire, questa scatolina laccata, realizzata con fogli d'oro di Kanazawa, nella prefettura di Ishikawa, una zona famosissima in tutto il Giappone per questa tecnica.
Al momento e' vuota, ma ho intenzione di usarla come contenitore per francobolli (non da collezione, ma da usare normalmente).
Eccola:

Volevo aggiungere anche una foto di un acquisto tutt'altro che recente e di cui avevo parlato proprio qui blog un bel po' di tempo fa. Si tratta di due scatole laccate dell'immediato dopoguerra. Le ho rifotografate perche' mi piacciono particolarmente (sono forse tra gli oggetti della mia collezione che preferisco), soprattutto la scatola piu' grande abbellita da un lato dallo stemma di un crisantemo, nonche' sigillo imperiale.
Le trovai in un minuscolo negozietto d'antiquariato a Yamato, e me le portai a casa per pochi yen:
Ora vi saluto cosi' vado a prepararmi una tazza di sencha, accompagnata magari da un daifuku o da un kusa-mochi.

giovedì, febbraio 05, 2009

I miei wagashi: Ichigo Daifuku

Come gia' sapete, secondo il calendario lunare giapponese la primavera e' iniziata ieri. Sara' per questo, forse, che mi e' venuta voglia di spadellare un po'.

In realta', era da un po' che mi frullava per la testa l'idea di dare una sbirciatina al mondo dei wagashi fatti in casa, ed era infatti da qualche tempo che consultavo varie ricette per preparare i famosi いちご大福 ichigo-daifuku; cosi' dopo essermi cimentata con i どら焼き dorayaki (ecco qui), stamattina mi sono dedicata a questi panciuti dolcini del repertorio giapponese.

Sul sito di Acilia troverete la mia ricetta per fare i dorayaki, quindi se v'interessa, mi raccomando non dimenticate di andare a farle visita!
Questi erano i miei dorayaki in versione classica e al te' matcha!
Nutrendo in genere forte diffidenza nei confronti di ricettari online (tranne qualche rara eccezione), ho scartato a priori l'idea di consultare Internet nella speranza di scovare la ricetta perfetta. L'idea di preparare quell'impasto cosi' particolare mi spaventava abbastanza, e volevo quindi potermi fidare ciecamente della ricetta in questione. Nemmeno il fornito archivio del fidato Cookpad mi ha rassicurata.

Pur avendo numerosissimi ricettari giapponesi in casa, di libri dedicati ai wagashi ne ho solo uno al momento perche' l'arte pasticcera tradizionale nipponica e' per me e' un territorio ancora da esplorare. Ecco qui:
Il libro s'intitola: 手づくりの和菓子 Tezukuri no wagashi, ossia wagashi fatti a mano, ed e' un mio recentissimo acquisto, nonche' conseguenza di un mio sincero desiderio di avvicinarmi all'arte di questi dolci cosi' diversi dai nostri, eppure cosi' deliziosi non solo per il palato, ma anche (e forse, soprattutto) per gli occhi.

Ma nel campo dei wagashi mi e' venuta in aiuto anche la mia fedele Nintendo DS, in particolar modo un delizioso programmino chiamato かんたん!たのしい!お菓子ナビDS Kantan! Tanoshii! Okashi nabi DS, ossia Facile! Divertente! Il navigatore DS dei dolci. Questa e' la copertina:
Un vero e proprio ricettario guidato, interamente dedicato ai dolci. Nel suo repertorio troviamo sia delizie pasticcere occidentali che giapponesi.

Dopo aver confrontato la ricetta degli ichigo-daifuku del libro con quella della Nintendo, ho optato per quest'ultima perche' decisamente piu' semplice e con molti meno passaggi capziosi.

Gli ichigo-daifuku, pur essendo wagashi tradizionali, pare abbiano una storia abbastanza recente e che li collocherebbe verso i primi anni Ottanta. In realta', i daifuku hanno alle spalle una storia di secoli, ma la combinazione daifuku + marmellata d'azuki + fragole sembra essere cosa recente, frutto di un'idea molto creativa di qualche pasticcere giapponese.

Due avvertenze:

1- la preparazione e soprattutto la lavorazione dell'impasto sono le fasi piu' difficili e dovrete avere un po' di pazienza.

2 - la consistenza dei daifuku e' molto morbida e gommosa, ed e' quindi importantissimo consumare il dolcino a piccoli bocconi che andranno masticati bene prima d'ingoiarli onde evitare di strozzarsi. Quest'accortezza assume un'importanza esponenziale nel caso dei bambini: se vorrete far assaggiare un pezzo di daifuku ad un bambino, assicuratevi che il pezzetto sia molto piccolo e che il bambino lo mastichi a dovere prima d'ingoiarlo.

Bene, cominciamo!

Ingredienti per 6 daifuku:
Per il ripieno:
100g di marmellata di azuki (preferibilmente koshian, ma qualunque altra varieta' va bene)
6 fragole
Per l'impasto:
白玉粉 Shiratamako o farina di riso 100g
2 cucchiai di zucchero
110ml d'acqua
maizena q.b.

Shiratamako e' la farina di riso giapponese, ed e' fatta cosi':
Come vedete, e' una farina un po' particolare, granulosa. Se non doveste riuscire a trovare la shiratamako giapponese, usate una qualunque altra farina di riso (magari quella cinese), purche' sia farina di riso al 100%, senza l'aggiunta di altro.

PREPARAZIONE

Lavare bene le fragole, asciugarle e privarle del picciolo. Se possibile, cercate di utilizzare fragole delle stesse dimensioni.

Con le mani, suddividete la marmellata d'azuki in sei parti uguali e con ogni parte formate una pallina.
A questo punto, posizionate una fragola su ognuna delle palline e premete leggermente i frutti sulla marmellata fino ad ottenere questo risultato:
Coprite le fragole e la marmellata con un foglio di carta trasparente da cucina per evitare che si secchino o che s'impolverino.

Setacciare la maizena e metterla in un piatto piano. La quantita' non e' specificata, ma direi di usarne un cinque o sei cucchiaiate abbondanti.

Ora veniamo all'impasto.

In una terrina versare i 100g di farina di riso e i 110ml d'acqua, e mescolare molto bene. Dovreste ottenere un composto bianchissimo e che ricorda un po' un formaggio in fiocchi.
A questo punto, aggiungere lo zucchero. Io ho usato quello di canna, ma naturalmente quello bianco normale va benissimo. Mescolare di nuovo molto bene.

Coprire la terrina con della carta trasparente da cucina, senza pero' sigillare il contenitore! In poche parole, coprite il contenitore facendo si' che la carta aderisca bene sui bordi, ma lasciate un po' di sfiato. Mettete il tutto nel forno a microonde per 2 minuti e 30 secondi.

**Come Sandra ha giustamente osservato nei commenti, non avevo specificato la temperatura. Purtroppo, nemmeno la ricetta della Nintendo la fornisce, e quindi vi dico cos'ho fatto io: il mio forno ha dieci livelli di potenza, e io ho cotto l'impasto al decimo livello, cioe' al massimo.
Il libro di cui sopra, Tezukuri no wagashi, consiglia la cottura dell'impasto a 500w, e i tempi sono i medesimi.**

Tirate fuori la terrina, e facendo molta attenzione a non bruciarvi, spruzzate un po' d'acqua fredda sull'impasto e aiutandovi con un cucchiaio di legno, mescolatelo bene e cercate di dargli la forma di una palla. Ricoprite nuovamente la terrina con della carta trasparente (lasciando anche questa volta un po' di sfiato), e rimettete a cuocere nel microonde per 1 minuto e 30 secondi.

Tirate di nuovo fuori la terrina dal forno, e con cautela cercate di prelevare l'impasto dal recipiente e ponetelo su di un piatto spolverato di maizena setacciata. Usando un po' della maizena rimanente, cospargete tutto l'impasto e cercate di non lavorarlo troppo con le mani.


Ora lasciatelo un po' raffreddare, dopodiche' tagliatelo in 6 parti uguali.

Prendete un pezzetto di pasta e distendetelo fino ad ottenere un dischetto del diametro di circa 7cm.

Ora dovrete proseguire un po' alla volta, evitando di lavorare in serie, e cioe' facendo un daifuku per volta senza prima prepararvi i dischetti di pasta.

In mezzo ad ogni dischetto, posizionare la fragola con la marmellata e cercare di avvolgere il tutto con l'impasto, pizzicando la parte di sotto per sigillare il daifuku.
Quando avrete finito, rispolverate nuovamente i daifuku con un po' di maizena e...出来あがり!Dekiagari! Finito! Voila'!
Sono alquanto soddisfatta del risultato, anche se devo ammettere che la ricetta e' stata un tantinello piu' elaborata del previsto per colpa di quell'impasto un po' indiavolato e che tende ad appiccicarsi maledettamente ad ogni cosa.
Pur tuttavia, credo che le difficolta' legate all'impasto si possano appianare con un po' di pratica, perfezionando la propria tecnica.

C'e' qualche altro wagashi in particolare che vorreste imparare a preparare? Se si', fatemelo sapere nei commenti e magari chissa'...vi ci dedichero' un articoletto in futuro!

Mi auguro che questa ricetta vi possa essere utile! Se ci sono domande, non esitate a lasciarmi un commento. Anzi, colgo l'occasione per incoraggiare quante piu' persone possibili a lasciare un messaggio su questo blog perche' ogni commento che ricevo non solo mi rende felice, ma m'incoraggia ad aggiornare il blog, quindi...se Biancorosso Giappone e' un appuntamento quotidiano a cui non sapete rinunciare, mi raccomando...commentate!

Se deciderete di preparare questi daifuku da portare a casa di amici o da servire a casa vostra in compagnia dei vostri cari, potrete star certi che farete una bella figura! Magari potrete sistemare i dolcini per benino in una scatola di latta o di cartone, oppure anche su di un vassoio un po' elegante e... il gioco e' fatto!

Ovviamente, non dimenticatevi di accompagnare i vostri ichigo-daifuku con una buona tazza di お茶ocha o te' verde giapponese e.... いただきます!Itadakimasu!

mercoledì, febbraio 04, 2009

Frammenti di Edo e varie

Secondo il calendario lunare giapponese, oggi e' iniziata la primavera! E siamo solo al 4 febbraio! Oggi infatti qui in Giappone e' 節分 setsubun, cioe' la festa che celebra la fine dell'inverno. La parola setsubun, in realta', significa divisione delle stagioni, ma e' un termine con cui in genere si indica questo periodo dell'anno.
In occasione del setsubun, si osserva l'antica tradizione del 豆まき mamemaki, cioe' del lancio dei fagioli, un rituale purificatorio che ha lo scopo di allontanare gli spiriti maligni e di attirare la buona sorte.
Kanai-sensei ci diceva che in genere, nelle famiglie, i papa' indossano una maschera di un oni, cioe' di un demone, e gli altri membri della famiglia gli tirano addosso dei fagioli cotti gridando questa breve cantilena:


鬼は外
福は内
Oni wa soto
Fuku wa uchi


Il significato e' pressappoco questo: Fuori i demoni e in casa la fortuna!

I fagioli, che vengono tirati in casa oppure nei cortili di templi e santuari, andrebbero poi raccolti (tanti quanti il numero dei propri anni) e mangiati. Ovviamente, per questioni d'igiene al giorno d'oggi vengono venduti piccoli sacchetti contenenti questi fagioli cotti; si tirano dunque i sacchetti, e poi si raccolgono, si aprono e se ne consuma il contenuto.

Questa tradizione ha numerose varianti a seconda della zona o della famiglia, ma tutte avvengono essenzialmente nel modo in cui ve l'ho descritta.

Nell'immagine in alto, infatti, come vedete ci sono i nostri amici samurai che stanno compiendo il rito propiziatorio del mamemaki!

E quando si dice "la saggezza degli antichi"! Sara' un caso, ma io stamattina dalla finestra della mia cucina ho visto un albero con dei primissimi e fragili fiori di ume che e', combinazione, il fiore che indica il vero inizio della primavera.


Domenica, approfittando di una splendida giornata di sole, mio marito ed io abbiamo deciso di andare a visitare la citta' di 川越 Kawagoe, nella prefettura di 埼玉 Saitama, e che si trova a circa mezz'ora di treno da Ikebukuro, con la linea Tōbu Tōjō.

Era la prima volta che per un'escursione di un giorno ci spingevamo fino alla prefettura di Saitama. Per me trovarmi in un'altra prefettura e' sempre un'emozione; non so, e' un po' come quando in Italia mi capitava di andare da una regione ad un'altra! Dal mio Piemonte mi bastava oltrepassare i confini con la Liguria o con la Lombardia per sentirmi come se fossi chissa' dove. E qui e' lo stesso.

L'antica citta' di Kawagoe e' stato un importante avamposto militare nonche' dominio feudale per tutto il periodo Momoyama ed Edo (dalla fine del 1500 fino alla meta' del 1800), ed e' ora nota ai giapponesi col nostalgico nome di 小江戸 Ko-edo, cioe' Piccola Edo perche' e' riuscita, nonostante l'avanzare della modernita' e della frenesia di distruggere e ricostruire, a conservare una particolarissima atmosfera antica che purtroppo si e' persa in gran parte della grande Tokyo.

E' riuscita a far cio', conservando un grande numero di magnifici edifici tradizionali giapponesi chiamati kura, risalenti al Periodo Edo. Attraversando la strada principale di Ko-edo, la 倉づり通り la Kurazukuri-doori, infatti, e' come ritornare indietro di qualche secolo perche' entrambi i lati di questa vecchia strada sono abbelliti da superbi kura che con imponente solennita' e' come se osservassero i tanti visitatori (soprattutto giapponesi; gli stranieri sono pochissimi, a dire il vero) che ogni anno vanno li' con la speranza di catturare anche solo un briciolo di quell'antica atmosfera.

Alcune immagini della strada principale di Ko-edo dove vedrete cosi' tante meraviglie architettoniche in un posto solo, introvabili nella pluri-urbanizzata Tokyo. Notate le splendide kura e le tante tradizionali botteghe al loro interno, ancora oggi in attivita':



Alcuni particolari delle finestre e dei tetti:



Particolare di un tetto, all'imbrunire:
Ma passeggiare per la Piccola Edo non vuol solo dire ammirare le maestose kura, ma anche vecchi templi. Adoro ammirare i templi e i santuari shintoisti quando sono baciati dal sole del tardo pomeriggio. Non so, ma secondo me in quel momento della giornata assumono un'aura magica. Eccone uno, abbellito proprio dal sole delle quattro e mezza del pomeriggio.
Il suggestivo campanile del tempo ( 時の鐘 Toki no kane ) nei secoli passati suonava piu' volte al giorno, indicando cosi' l'ora esatta ai cittadini di Kawagoe.
Si dice che il Giappone puro e tradizionale ora si trovi solo piu' a Kawagoe. Io credo che invece un po' di quella purezza sia dappertutto e basta saperla cercare, anche se indubbiamente respirando l'aria di Kawagoe e passeggiando con il naso un po' all'insu', e' impossibile non sorprendersi con una piccola lacrima d'emozione che scendendo, riga il volto e costringe ad asciugarsi goffamente il viso con una mano.

Ko-edo e' tempestata di tante piccole botteghe di wagashi il cui vanto sono dolci specialita' preparate ancora con le antiche ricette del periodo Edo. Tra le tante pasticcerie tradizionali, spiccano quelle di 亀屋 Kame-ya, una vecchissima azienda in attivita' da innumerevoli generazioni.
Forse non vi ricordate, ma a novembre ricevemmo da Ishii-san proprio un assortimento di wagashi proveniente da Kame-ya! Ecco qui.
E siccome kame in giapponese significa tartaruga, ecco due dorayaki che abbiamo comprato in una delle botteghe di Kame-ya, due dorayaki a a forma di....tartaruga!
Il dorayaki a sinistra ha un ripieno all'ume e l'altro alla fragola.

Le patate dolci sono un'altra golosa specialita' di Ko-edo, e infatti con esse viene addirittura preparata una birra che e' reperibile solo da quelle parti!

Dopo esserci accomodati in una piccola caffetteria nascosta in una delle kura che si affacciano sul corso principale, mio marito ha voluto non solo provare questa particolarissima birra, ma ha voluto anche assaggiarla nel modo tradizionale in cui la servono qui: molto tiepida quasi calda! E infatti gli e' stata portata in questa specie di bicchiere termico a doppio strato:
Beh, che dire? Non avendo mai bevuto della birra calda, ci ha fatto un effetto un po' strano e non ci ha lasciati particolarmente entusiasti, pero' probabilmente e' uno di quei gusti che si acquisiscono col tempo e che magari non si apprezzano subito cosi', al primo sorso.
Io ne ho approfittato per assaggiare il gâteau au chocolat, una delle specialita' della caffetteria...e che specialita', signori miei! Da leccarsi i baffi che non abbiamo!
Dalla Piccola Edo ovviamente ci siamo portati a casa qualche omiyage. Sulla Kurazukuri-doori c'e' una bottega che si chiama まめ屋 Mameya, cioe' la Bottega del legume. Li' vendono ogni sorta di legume possibile ed immaginabile, sia cotti che secchi, e sia al naturale che conditi con condimenti tipici della cucina giapponese. C'era una calca inimmaginabile da Mameya perche' davanti al negozio stazionava un banchetto su cui troneggiavano diversi assaggini, e i commessi sembravano davvero felici di far provare a tutti i passanti curiosi - e magari un po' affamati - un po' dei loro prodotti. Dopo esserci visti regalare diverse grosse fave ricoperte di sublime kinako, senza indugi ci siamo uniti alla famelica calca e, cercando di non spingere troppo prepotentemente, ci siamo fatti largo fino a giungere all'interno di questo piccolo ma ben fornito negozietto.

Di tutti i prodotti in esposizione era possibile fare un assaggino, e ogni varieta' di legume sembrava piu' buona dell'altra. Non riuscivamo a deciderci, e continuavamo ad aggirarci tra gli scaffali con quella curiosita' mista ad emozione che ci faceva assomigliare a due bambini in un negozio di caramelle.
Alla fine siamo usciti da quel piccolo paradiso di delizie vegetali con due vaschette di ふらいびーんず furai-biinzu (notare come sia stato usato l'hiragana per scrivere questo nome d'origine inglese, cioe' fried beans) aromatizzati al koshoo (pepe nero) e al wasabi.
E io, in una bottega di oggettistica tradizionale, ho acquistato un furoshiki che, pur essendomi costato un occhio della testa, non potevo assolutamente pensare di lasciare li' in negozio dopo che aveva incrociato il mio sguardo. Nossignore.
Oltre al furoshiki, ho comprato anche due bellissimi hashi-oki 箸置き, cioe' poggiabacchette.
Senza nemmeno accorgermene, ho iniziato da un po' di tempo a collezionare sia i furoshiki che gli hashi-oki, ed ecco qui dunque i nuovi pezzi delle mie collezioni:
Quello che vedete qui sopra e' una parte del mio furoshiki in chirimen (un tipo di seta giapponese), il poggiabacchette a forma di 花見 hanami-dango (ma non e' stupendo?), ed un altro a forma di fiore di sakura con all'interno un pezzo di stoffa di kimono abbellito da un decoro tradizionale del periodo Edo.

Qualche giorno fa, proprio per rimpolpare ulteriormente la mia crescente collezione di hashi-oki, ho acquistato questi due adorabili poggia-bacchette a forma di 鯛焼き tai-yaki (un tipo di wagashi a forma di orate fatte di una specie di wafer friabile e ripieni di marmellata d'azuki).
Guardate che meraviglia! Sembrano veri! Hanno addirittura un po' di marmellata d'azuki che fuoriesce da una parte, proprio come i tai-yaki veri!

Volete vedere dei tai-yaki veri? Ecco quelli che mangiammo noi verso la fine del 2007, da 牛角 Gyuu-kaku, uno dei nostri ristoranti preferiti dove al nome di questi dolcini viene attaccato il suffisso kun, chiamandoli quindi, all'incirca, i signori tai-yaki.

Buon inizio di primavera a tutti voi, dunque, e non dimenticatevi di andare a far visita al sito di Acilia e al mio nuovo articolo!