martedì, novembre 18, 2008

Sanshoku dango e pensieri

Questi deliziosi wagashi che vedete nella foto sono dei 三色団子 さんしょくだんご sanshoku-dango che ho acquistato venerdi' scorso, mentre tornavo a casa dopo la lezione d'italiano con Momoko-san, e che ho gustato in santa pace, assieme a del te' shincha, nel pomeriggio.

La parola 三色 sanshoku significa tre colori, ed e' usata in riferimento a qualunque tipo di spiedini di dango, purche' vi siano tre colori diversi.

I dango sono palline, quasi sempre farcite, preparate con un impasto di farina di riso. Non vengono sempre serviti a mo' di spiedino, ma trovo che presentati cosi' siano particolarmente graziosi.

Di dango ne esistono tanti tipi diversi, soprattutto in base al colore che cambia a seconda della stagione o della ricorrenza. Molto probabilmente avrete visto gli 団子 hanami-dango dove la sequenza dei colori e' squisitamente primaverile: rosa, bianco e verde. Infatti, gli hanami-dango sono wagashi tipici della primavera perche' riprendono i colori di quella frizzante stagione e li ripropongono in versione zuccherina.

Ma ora siamo nella stagione fredda, e i colori autunnali si rispecchiano anche nei wagashi; non a caso, infatti, i miei sanshoku-dango sfoggiavano tonalita' piu' novembrine.

I dango gialli erano ripieni di una farcitura a base di patate dolci e yuzu; quelli bianchi erano farciti semplicemente di pasta di azuki, mentre quelli verdi (il cui impasto e' fatto con foglie triturate di assenzio, come quelle utilizzate per preparare gli aromatici 草もち kusa-mochi di cui vi ho parlato qui), proprio come i dango bianchi, contenevano pasta di azuki.
Rimanendo sempre in tema gastronomico, alcuni giorni fa al supermercato, e piu' precisamente nel banco frigo dove sono in esposizione decine e decine di varieta' di tofu, ho notato con piacere una nuova linea di prodotti. Ma vicino ai blocchetti della nuova marca di tofu c'era una novita' ben piu' sorprendente: lo yogurt di tofu!!

Va detto che, sebbene il tofu qui sia un alimento onnipresente sulle tavole dei giapponesi, in genere pero' si preferisce consumarlo senza sottoporlo a troppi paciocchi; lo si assapora freddo, bollito, fritto, alla piastra ecc. pero' in genere il tofu rimane tofu, e non si trasforma in altro, mentre da noi in occidente, forse per la diffidenza che ancora esiste nei confronti di questo non-formaggio, si tende ad usarlo come sostituto al posto di panna e altri prodotti di origine animale, costringendolo a diventare finte polpette, finte mousse, finti budini, finti frappe', e compagnia cantando. Non che queste mutazioni mi dispiacciano! Tutt'altro! Io stessa, ogni tanto, mi diletto a pastrocchiare con qualche cubetto di tofu, nel tentativo di stare alla larga da eccessive dosi di colesterolo e grassi, eliminando alcuni prodotti caseari, soprattutto durante la preparazione di dolci. Pero' e' senz'altro interessante notare questa differenza di abitudini culinarie.

Ed e' per questo che sono rimasta stupita nel vedere, appunto, lo yogurt di tofu! Ovviamente, curiosona qual io sono, non ho potuto non prendere la palla al balzo e assaggiare queste novita'!

Ed ecco qui, il mio blocchetto di tofu すっごい豆腐 Suggoi-toofu di Nagoya e lo yogurt della stessa linea!
Il tofu era ottimo: molto cremoso e dal sapore molto pronunciato di soia con un tocco, addirittura, mandorlato!
E lo yogurt mi ha sorpresa poiche' era decisamente piu' delizioso di quanto non immaginassi.

L'unica nota un po' deludente dello yogurt di tofu e' che, ahime', contiene anche del latte vaccino. Immagino, dunque, che il tofu sia servito semplicemente a rendere piu' cremoso lo yogurt fino a farlo assomigliare quasi ad un budino, oltre a servire come scusa per attirare clienti curiosoni come la sottoscritta! Speravo che fosse esclusivamente a base di tofu e aromi, senza ingerenze di mucca, insomma. Ma, cio' nonostante, rimane un ottimo prodotto che ricomprero' probabilmente in futuro, anche se a 149 yen (1,22 euro) il vasetto da 80g non e' proprio economico.

Prevedo, pero', un rapido eclissarsi di questo tofu-yogurt perche' appare come un prodotto un po' insolente e che pretende di stravolgere un alimento cosi' basilare e amato come il tofu. Infatti, ho notato che al supermercato questa novita' e' stata timidamente messa in esposizione, senza che pero' venisse pubblicizzata insistentemente come si farebbe con altri prodotti di ben piu' ordinaria amministrazione.
Non a caso, infatti, mentro ero li' che mi gongolavo all'idea di una delizia nata dall'unione di due alimenti che prediligo molto - yogurt e tofu -, alcune delle tante massaie che giornalmente vanno in quel supermercato a far la spesa, con aria indifferente o addirittura di sufficienza hanno visto la nuova linea di prodotti, e con fare distaccato e quasi scocciato hanno virato in direzione dei panetti di tofu tradizionale e di produzione locale, o di confezioni di profumato aburaage fresco con cui, magari, insaporire una buona zuppa di miso per la cena.

In questi giorni di, ahime', continue preoccupazioni sempre di carattere famigliare, di esami che si susseguono senza sosta e dell'inesorabile avvicinarsi del JLPT, e ancora prima il test di prova dello stesso, mi chiedo quando riusciranno ad acquietarsi un po' i ritmi. Spero presto. Molto presto.

Nel frattempo, concludo l'articoletto di oggi condividendo con voi una piccola chicca linguistica che ho imparato l'altro giorno: il vero ed originale significato della famosa parola

さようなら
Sayoonara

Come probabilmente gia' saprete, sayoonara e' l'arrivederci dei giapponesi; e' un saluto decisamente formale e che non sentirete tanto spesso qui in Giappone. Tra amici e famigliari, in genere, si preferisce optare per il piu' simpatico またね mata ne o じゃね ja ne, ma in contesti formali o in situazione in cui si vuole mostrare il proprio distacco e freddezza, allora sayoonara diventa un modo ideale con cui congedarsi.

Rimane infatti, assieme ad un rispettoso inchino, il saluto di congedo adatto con cui salutare Kanai-sensei alla fine delle nostre lezioni. E il sensei, a sua volta, ricambia il nostro saluto usando la stessa parola ed un inchino. In questo caso, non e' per una questione di distacco o di freddezza, ma e' pura formalita' e rispetto nei confronti del sensei.

La parola さよう sayoo si puo' tradurre, approssimativamente, con cosi', in questo modo, in questa maniera, mentre なら nara e' una sorta di se usato per formare certi tipi di frasi ipotetiche.

La traduzione letterale ed approssimativa di sayoonara, dunque, e': se cosi' deve essere....

Quindi, due persone che si salutano probabilmente sono un po' tristi, ma accettano con sobria rassegnazione questa separazione.


mercoledì, novembre 12, 2008

Utahime, shokadoo bento, cachi e varie

Sono gia' passati alcuni giorni dal mio ultimo aggiornamento, ma come immaginerete, questo e' di nuovo periodo di esami.

La morsa del freddo giapponese si sta facendo sempre piu' intensa, e oramai le giacchette e le calzine leggere che andavano ancora bene ai primi d'autunno sono ora da rimpiazzare con maglie pesanti e cappotti.

La settimana scorsa sono andata a dare lezione ad una mia nuova studentessa d'italiano di nome Momoko-san.
Momoko-san e' una ragazza molto in gamba e con uno splendido sorriso. Quando sorride, le s'illuminano gli occhi e, senza accorgersene, trasmette serenita' ed allegria. E' proprio vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima.

Tornando a casa, mi sono fermata in una minuta 寿司屋 すしや  sushi-ya dove ho acquistato quel piccolo bento di balsa con dentro quell'assortimento di sushi. Spesso alle composizioni di sushi viene dato un nome, e il nome di questa era una parola molto dolce e che, combinazione, Kyoko mi aveva insegnato pochi giorni prima: 歌姫 うたひめ utahime, cioe' cantante (donna). Ma una vera utahime e' anche, secondo me, un po' poetessa proprio come chi, anziche' creare e giocare con le parole, sa abilmente preparare piccole e bellissime delizie come quelle della foto.

Quello stesso giorno, nel pomeriggio, e' venuta Fusae-san per la sua lezione d'italiano. Lei mi porta sempre qualche regalo, e anche questa volta mi ha regalato un sorriso dandomi questo cestino di cachi che, lei stessa, aveva raccolto quella mattina nel giardino di un'amica.
In giapponese i cachi si chiamano....カキ kaki!
Spesso i nomi di piante, fiori e frutti vengono scritti in katakana, mentre i kanji corrispondenti non sono molto usati (tranne qualche eccezione) se non da qualche studioso o qualche altro esperto in campo botanico.

Ieri ho dato ben due esami di giapponese in un giorno! In realta', uno di questi avrei dovuto darlo la settimana scorsa, ma per intoppi logistici, Kanai-sensei l'ha rimandato a ieri e cosi' mi sono - anzi, ci siamo - ritrovati con un bel malloppone di argomenti da portare per ieri. Entrambi gli esami sono andati bene, e anche se non sapro' i risultati fino a domani, sento di aver raggiunto un buon risultato.

Ovviamente, con questi due esami in vista, il fine settimana l'ho passato a studiare, studiare, studiare. Pero' e' stato bello perche' ho trascorso anche molto tempo con mio marito, e insieme ci siamo guardati tante puntate di una vecchia sitcom americana degli anni '70 che a noi piace tantissimo: Sanford & Son. Ve la ricordate? Era una sitcom che raccontava le esilaranti avventure di Fred e Lamont Sanford, due rigattieri di professione che abitavano in una casa caotica e piena zeppa di cianfrusaglie.
E le battute di quel brontolone e peperino di Fred Sanford riescono a strapparci un sorriso ancora adesso, sebbene siano passati piu' di trent'anni!

E come mio solito ormai, nei periodi di stress e preoccupazioni varie, cerco di ritrovare un po' di serenita' attraverso i miei esperimenti in cucina, ed e' per questo che oggi per pranzo ho deciso di prepararmi uno shokadoo-bento, visto che e' passato un po' di tempo dall'ultimo.

Ecco qui lo shokadoo bento di oggi!
Nel dettaglio, vediamo cosa c'e':
Cuoricini di tamagoyaki al salmone, con un pomodorino della nostra pianta!!
E' molto semplice preparare i cuoricini: basta affettare il tamagoyaki, e poi tagliare ogni fetta in diagonale e riavvicinare le due meta' in modo da formare un bel cuore!
Asparagi cotti al vapore e insaporiti con solo una spolveratina di semi di sesamo e altri due gustosissimi pomodorini della nostra pianta.
Un semplice blocchetto di tofu freschissimo, condito con un goccino di salsa di soia.
E per dessert, un cioccolatino きなこもち kinako-mochi e tre deliziosissimi biscottini messicani di nome Pastitas de Marinela. Questi biscottini sono tra i miei preferiti in assoluto (assieme ai Ringo alla vaniglia), e ogni volta che mia suocera ce li manda spariscono sempre troppo in fretta!

Naturalmente, non mancava il riso al vapore, su cui ho messo un altro di quei golosissimi cuoricini di tamagoyaki al salmone:
All'appello, non mancava nemmeno una scodella di deliziosa zuppa fumante di miso! Questa e' la scodella che ho scelto oggi:
Colgo l'occasione per ringraziare, nuovamente, tutti coloro che lasciano commenti qui sul blog. Voi non immaginate quanto mi faccia piacere leggere i vostri pensieri e le vostre opinioni. Davvero! Vi ringrazio di cuore, e sebbene non riesca sempre a rispondere a tutti i commenti, sappiate che li leggo tutti - dal primo all'ultimo - e apprezzo grandemente il tempo che dedicate al mio blog.

Inoltre, vorrei dare una bella sferzata d'energia al mio bazar che, ultimamente, non vi ha deliziato gli occhietti con tante novita'.

E pensate che alcune settimane fa mio marito ha fatto domanda per essere ammesso alla Tokyo Marathon, e sono orgogliosa di annunciarvi che venerdi' ha ricevuto una risposta positiva, ed e' quindi stato ammesso!!

E prima che mi dimentichi, ho finalmente le meravigliose (davvero, sono fantastiche!) foto che mio marito ha scattato sul Monte Mitake; ve le mostrero' questa settimana, cosi' potrete viaggiare, questa volta, attraverso i suoi splendidi occhi.

ps. Messaggio per Ivonne e Laura A.: cara..carissima Ivonne, ti rispondo presto! Promesso!
Laura, grazie per la bellissima email che mi hai mandato! Ti rispondo prestissimo!

mercoledì, novembre 05, 2008

Wagashi di novembre e pensieri

Questo e' stato davvero un periodo funesto per molte persone, a cominciare dai miei fino ad arrivare al povero Ishii-san che, in seguito ad una caduta, ha dovuto subire un intervento alla spina dorsale, rimanendo ricoverato in ospedale per oltre un mese.

Adesso pero' Ishii-san si sta piano piano riprendendo. E' stato dimesso una settimana fa e ora, grazie a delle terapie a cui dovra' sottoporsi regolarmente per i prossimi cinque o sei mesi, ritornera' alla normalita'.

Nonostante tutto, ha fatto si' che anche in sua assenza ricevessimo i nostri wagashi mensili. Ishii-san e' di una gentilezza e premura veramente disarmanti.
Avrete probabilmente notato, infatti, che non ho postato le foto dei wagashi del mese scorso. In realta', anche quelli ci aspettavano puntualmente nel suo ufficio, nonostante lui fosse gia' stato ricoverato, ma volevo mostrarveli il giorno in cui avrei potuto darvi notizie positive sulla sua situazione, e quindi oggi vi faro' vedere anche quelli di ottobre.
Quelli che vedete raffigurati nella foto sono gli stupendi wagashi che invece abbiamo ricevuto ieri.

La scatola era magnificamente avvolta in questa carta dai colori tenui e delicati:
Sulla carta appare l'indirizzo di 亀屋 Kameya, la tradizionalissima pasticceria giapponese da cui provengono questi aggraziati dolcini.

E sotto quella bellissima carta, si nascondeva questa graziosa scatola!
E al loro interno, un elegante assortimento di pasticcini giapponesi, perlopiu' dei 栗まんじゅう kuri manjuu, cioe' dei dolcini di pasta lievitata e ripieni di castagne e leggermente simili ai rikka-no-sato che mi aveva portato Fusae-san da Shikoku. Ve li ricordate? Guardate qui!

I wagashi ricevuti ieri sono preparati secondo una ricetta segreta di Kameya e che celebra l'orgoglio della vecchia provincia del Sagami, cioe' l'attuale prefettura del Kanagawa, dove abitiamo noi.


I wagashi del mese scorso in realta' non erano wagashi, ma un incredibile assortimento di senbei, ossia di gallette giapponesi di riso, provenienti dalla prefettura di Niigata dove i senbei sono una delle specialita' piu' rinomate!
Eccoli qui i 里みのり sato-minori nella loro bella scatola di metallo!

E oggi pomeriggio, dopo pranzo, mi sono concessa un te' verde 新茶 shincha ed uno dei wagashi ricevuti ieri, e piu' precisamente uno di quelli nelle scatoline beige.

E per l'occasione ho rispolverato quel vecchissimo piattino che vedete nella foto. L'ho acquistato piu' di un anno e mezzo fa, nella piccola bottega disordinata di un antiquario della zona...una bottega che ora - ahime' - non esiste piu' perche' il terreno e' stato venduto all'ennesima impresa edile che, senza perder tempo, ha fatto tabula rasa e ora vi sta inesorabilmente costruendo un palazzone da millemila piani. Che tristezza. Voi non immaginate di quante vecchie case ed edifici abbiamo assistito l'inevitabile demolizione e scomparsa.
Un altro capitolo di una storia destinato a partecipare, contro la propria volonta', all'ingiallimento ed accartocciamento delle proprie pagine.

Non ho mai visto un posto in evoluzione cosi' veloce e continua come qua in Giappone. Eppure, nonostante queste metamorfosi edilizie costanti, c'e' qualcosa qui che rimane sempre invariato, ma non saprei dirvi cosa; e' pero' un qualcosa di confortante perche' a volte i cambiamenti troppo radicali e repentini causano smarrimento; c'e' bisogno, dunque, di un appiglio, di un qualche punto di riferimento che resista tenacemente ai mutamenti troppo rapidi e alle impertinenti ventate di effimere novita'.

E alla faccia di chi asserisce che i giapponesi sono un popolo senza identita', e' proprio grazie al loro instancabile attaccamento e alla loro inattaccabile fierezza che i continui cambiamenti non riescono ad ingrigire l'anima di questo grande Paese.

lunedì, novembre 03, 2008

Udon di montagna, kabosu, wasabi e varie

(Udon freschi del Monte Mitake, aromatizzati al te' matcha).

Sabato mattina mio marito e' andato, assieme ad alcuni suoi colleghi di lavoro, a fare un'escursione sul Monte Mitake 御岳山 Mitake-san, una montagna nella Prefettura di Tokyo. L'escursione era stata programmata da uno dei suoi colleghi giapponesi che voleva portare gli altri a fotografare le foglie di momiji da quelle parti.

Dal Monte Mitake mio marito ha portato tantissime foto splendide, alcune delle quali carichero' qui sul blog piu' tardi.

Ma oltre le foto, mi ha portato in regalo due meraviglie culinarie della zona, ossia degli udon freschissimi (erano stati preparati quella mattina) aromatizzati al te' matcha e....rullo di tamburi....una radice fresca di wasabi!!

Ecco qui gli udon al matcha, preparati con l'acqua fresca del Monte Mitake, in una piccolissima bottega di un paesino del monte.

Ed ecco la radice di wasabi!

Ma, a causa delle pressantissime preoccupazioni famigliari, il fine settimana per me e' stato un incubo; sono stata tutto il tempo in uno stato semi-comatoso, con scarsa - anzi, inesistente - voglia di fare qualunque cosa.
I rumori mi sembravano distanti, quasi ovattati. E' stato un po' come quando, dopo una nuotata, ti entra dell'acqua nelle orecchie e di conseguenza tutti i rumori sembrano lontani.

Ma le preoccupazioni, se lasciate vagare liberamente, riescono a risucchiare ogni goccia d'energia e di ottimismo, trasformando anche i piu' allegri in figure spente e senza sorriso. Quindi, per quanto difficile possa essere, bisogna reagire. Ma tutto questo e' sempre facile a dirsi. E' il farsi che presenta qualche difficolta'.

Cio' nonostante, oggi ho voluto dedicarmi ad un'attivita' che mi aiuta sempre a ritrovare grande serenita': cucinare. Se poi tra gli ingredienti ci sono ospiti d'eccezione quali gli udon del Monte Mitake, una radice di wasabi, dei kabosu カボス della Prefettura di Oita, allora non e' poi cosi' impossibile accennare un lieve sorriso.

Di recente, vi ho parlato di alcuni degli agrumi nativi del Giappone, quali lo yuzu e il sudachi. Ricordate? Beh, oggi ve ne presento un altro: il カボス kabosu. Eccolo qua:

Questo credo sia il mio preferito di tutti gli agrumi indigeni giapponesi provati fino adesso.
Innanzitutto, di dimensioni e' molto piu' grande rispetto sia allo yuzu che al sudachi: direi che e' grande quanto un limone.
Il kabosu ha un profumo delizioso che ricorda piu' un mandarino che non un limone. Il sapore, inoltre, non e' particolarmente acido, ma e' molto aromatico. Insomma, e' un mandarino quasi limone. Favoloso!

Come per ogni agrume giapponese, anche per questo esiste una zona di produzione molto famosa e da cui, si dice, provengano i migliori kabosu del Giappone: 大分県 la Prefettura di Oita, nella parte nord-est dell'isola di Kyushu.

E anche il kabosu, come lo yuzu e il sudachi, viene usato nella cucina giapponese al posto del limone per insaporire piatti di pesce (soprattutto alla griglia), brodi, dolci ecc. Addirittura, ho scoperto che con il kabosu si prepara persino un liquore che, immagino, sia una specie di limoncello.

Ma veniamo alla star di oggi! La radice di wasabi! In passato ho gia' avuto occasione di parlarvi del wasabi fresco paragonato a quello dei tubetti, e piu' precisamente qui.

La radice di wasabi anche qui in Giappone non si trova tanto facilmente, ed e' considerato un ingrediente per intenditori. Questo perche' e' costosa, e quindi la maggior parte della gente preferisce acquistarne il surrogato, ossia quello dei tubetti.

Il wasabi cresce in corsi d'acqua dove la raccolta delle radici, se non si e' piu' che esperti, si puo' trasformare in una pericolosa spedizione alla Indiana Jones.
Al giorno d'oggi, pero', esistono coltivazioni di wasabi praticate nei campi proprio per rendersi la vita un briciolino piu' semplice, ma anche per rendere piu' economica questa saporitissima radice. I prezzi, pero', continuano ad essere pressoche' proibitivi.
Come ho gia' avuto modo di raccontarvi nell'articoletto che ho linkato poco piu' su, in genere nei supermercati la radice di wasabi non si trova nemmeno a piangere in turco, a meno che non si decida di andare in eleganti negozi di alimentari dove qualunque specialita' del globo sembra essere in esposizione. Ovviamente, bisogna avere poi il coraggio di sborsare qualche migliaio di yen per un pezzettino di radice.

Mio marito ha comprato questa radice da uno dei contadini del paese sul Monte Mitake, a neanche 500 yen (3,90 euro), una vera fesseria! Non oso immaginare quanto sarebbe costata in uno di quei negozietti chic di alimentari a Tokyo, oppure negli inavvicinabili negozietti di Azabu o, peggio ancora, da Sembikiya a Nihonbashi!

Questa radice aveva ancora le foglie attaccate, ma molte erano gia' giallognole e un po' appassite. Sono riuscita a fotografare pero' una delle foglie di wasabi ancora verde e brillante!
Le foglie sono commestibili, e pare siano ottime se cotte al vapore e mangiate a mo' d'insalata oppure aggiunte a zuppe e minestre.

Ho tagliato le foglie, lavato per benino la radice e poi ne ho spellato l'estremita' per poterla grattugiare...ovviamente con una grattugia da wasabi.

Ed ecco qui del wasabi freschissimo, appena grattugiato!

WASABI FRESCO
Aggiornamento: per un confronto interessante, ho fotografato del wasabi in tubetto in modo che possiate paragonarlo a quello fresco che vedete illustrato qui sopra.

WASABI IN TUBETTO
E dire che quello che ho nel tubetto e' wasabi a base di vero wasabi, anche se con l'aggiunta di porcherie assortite e coloranti di ogni tipo. Dico questo perche' esistono anche i veri finti (ahhh, gli ossimori...la mia passione!) wasabi che non contengono nemmeno l'ombra di questa radice, e sono preparati con un ingannevole misto di rafano grattugiato, senape e coloranti verdi a iosa.

La radice va conservata in acqua, oppure avvolta in fogli umidi di carta assorbente da cucina, nel frigorifero. In questo modo, non si secca e si mantiene fresca per un mesetto, e ogni volta che la si vuole utilizzare, sara' sufficiente spellarla all'estremita', risciacquare la parte di radice che si vuole usare e grattugiarla.

Come ho gia' avuto modo di constatare in passato, il wasabi fresco e' abbastanza diverso da quello dei tubetti; e' piccante, ma non in modo eccessivo, e poi ha un sapore inaspettatamente delicato!
Anche il colore e' alquanto differente! Quello fresco e' di un verdino chiaro chiaro, mentre quello dei tubetti e' verde come pure' di piselli!

Il piccante del wasabi fresco rimane comunque decisamente intenso, e lo si percepisce gia' quando si grattugia la radice! Infatti ho sentito gli occhi che mi bruciavano abbastanza, un po' come quando si affettano le cipolle.

Su di un ricettario giapponese, ho trovato una ricetta per preparare gli udon freschi, accompagnati da una salsina tsuyu aromatizzata al kabosu! Insomma, la ricetta ideale!
Ho messo, dunque, a bollire gli udon in acqua non salata, per cinque minuti esatti.
Ogni tanto li ho girati delicatamente, aiutandomi con i saibashi:
Nel frattempo ho messo a cuocere la tsuyu, usando un po' del concentrato che mi aveva regalato Kyoko, mischiato con acqua:
A parte, ho tritato un paio di foglioline di にらねぎ niranegi (una sorta di erba cipollina) e l'ho aggiunta alla tsuyu assieme a due cucchiaini di succo di kabosu:

Dopo cinque minuti esatti, ho scolato gli udon e li ho risciacquati sotto un getto d'acqua fredda corrente, proprio come si fa per la soba (ve ne avevo parlato qui).

Et voila' il mio pranzetto di oggi! Non vorrei peccare di presunzione, ma era tutto ottimo ed esteticamente piacevole...insomma, l'ideale per ritrovare un po' di buon umore!
Nel dettaglio, ecco gli udon guarniti con qualche strisciolina di alga nori:
La gustosissima tsuyu al sapore (e profumo) di kabosu:
Come contorno, insalata di かぼちゃ kabocha o zucca giapponese, e wasabi fresco con cui insaporire gli udon!
Questi udon erano davvero deliziosi! Il sapore del matcha non si e' sentito assolutamente, ma in genere e' perche' questo viene usato solo per colorare gli spaghettini e non tanto per alterarne il sapore.

Tra l'altro, mi sono appena accorta che quasi tutte le foto di questo articoletto (tranne l'immagine della bottiglia di tsuyu) contengono una qualche tonalita' di verde!
Equilibrio cromatico avvenuto per purissimo caso.

Itadakimasu e buon inizio di settimana a tutti voi che leggete Biancorosso!

ps. Questi sono stati giorni veramente difficili a causa dei problemi di famiglia a cui ho accennato nel mio articoletto precedente. Chiedo, dunque, scusa in anticipo a chi ancora non ha ricevuto aggiornamenti a proposito del bazar.