martedì, dicembre 30, 2008

Duemilaenoveauguri

Le temperature qui sono gia' arrivate abbondantemente sotto lo zero e le giornate, sebbene impreziosite da un sole brillante che ci fa compagnia quasi ogni giorno, sono fredde che piu' fredde non si puo'.

Abbiamo trascorso il Natale molto serenamente, solo mio marito ed io qui a casa.

Per la cena di Natale ho preparato un piatto speciale: le tagliatelle fatte in casa. Preparo la pasta fresca molto raramente, se non in occasioni speciali, e il Natale e' certamente una di queste. Ma questa volta, ho voluto fare tutto a regola d'arte e lavorare la sfoglia interamente a mano, senza l'ausilio della macchinetta. Nossignori. Queste manine hanno preparato tutto.
Mio marito, poi, mi ha aiutata a tagliare la pasta e a distenderla su dei canovacci perche' asciugasse per benino.

Temevo che fare la pasta completamente a mano fosse un'operazione ardua e stancante oltre ogni limite, ma non e' stato affatto cosi'. C'e' solo voluta un po' di pazienza, ma il tutto si e' rivelato alla fine molto rilassante.

Per il sugo, ho usato una ricetta trovata su di un magnifico ricettario che mi regalo' mia mamma molti anni fa: sugo al prosciutto. In realta', si tratta semplicemente di cipolla, prosciutto a dadini, pepe nero saltati in padella ed insaporiti da un'idea di vino bianco. Al posto del prosciutto, pero', ho usato dei dadini di una deliziosa pancetta che abbiamo trovato, per pura fortuna, in un negozio di alimentari d'importazione.

Per secondo, ho improvvisato degli spiedini di gamberi e peperoni che ho fatto cuocere alla piastra.

E per dolce, il panettone mandorlato del Carrefour accompagnato da un goccino di buon spumante Martini Asti!
Un sorriso compiaciuto ed orgoglioso per la mia meravigliosa citta', Torino!
Purtroppo, la fame era tanta e la pasta e' sparita in men che non si dica nelle nostre avide pancine, e quindi niente foto. Pero' mio marito e' rimasto cosi' estasiato dalla pasta che ha voluto ne preparassi dell'altra domenica! Ci siamo cosi' messi al lavoro e abbiamo fatto tre tipi d'impasti: quello normale, quello agli spinaci e quello al pomodoro.

Ed ecco qui la pasta mentre si sta asciugando:

Ed ecco qui le nostre magnifiche tagliatelle tricolore!

Questa volta le ho condite con un semplicissimo sughetto al pomodoro e basilico:
おいしかった!!!
Oishikatta!!!

Ho ricevuto molti bei regali particolari e ricercati, proprio come piacciono a me, ma devo ancora finire di fotografarli! Sicuramente, pero', ve li mostrero' nei prossimi giorni.
Domani sara' S. Silvestro e sara' quindi giornata di festeggiamenti. Mio marito ed io rimarremo a casa, ma la cosa non ci dispiace minimamente. Anzi. Andare in giro il 31 dicembre qui in Giappone significa ritrovarsi inghiottiti in vere bolge dantesche di persone che si accalcano per la strada, nei negozi, alle stazioni. Ovunque, insomma.

Abbiamo fatto tutti gli acquisti necessari per la nostra cena di Capodanno, e quindi, salvo imprevisti, domani non sara' necessario uscire, se non verso mezzanotte per andare al nostro tempio di zona a suonare la campana sacra e a bere il sake benedetto.

Domani, per la nostra cena di Capodanno, prepareremo la fondue bourguignonne, ma ho comprato anche dell'osechi-ryoori おせち料理, ovvero dei piatti tipici giapponesi per il Capodanno o お正月 o-shoogatsu. Faro' sicuramente un po' di foto che postero' i primi di gennaio. Inoltre, Akiko mi ha promesso le foto del loro cenone tradizionale di Capodanno con tutti i piatti tradizionali preparati a mano, alla vecchia maniera, e non appena le avro', le pubblichero' subito qui sul blog, cosi' cogliero' anche l'occasione per parlarvi di questi particolarissimi piatti che si possono assaggiare solo in questo periodo dell'anno.

Il due gennaio sara' il mio compleanno, e magari non riusciro' ad aggiornare il blog fino al tre o al quattro.

Ringrazio tutti voi che leggete Biancorosso Giappone.

Spero che il mio blog vi abbia tenuto compagnia per tutto il 2008, e mi auguro che possa continuare a regalarvi sorrisi e serenita' anche nel 2009.
Un augurio di cuore a tutti voi e alle vostre famiglie! Possa l'anno del Bue portarvi tutto cio' che piu' desiderate!

Questo l'abbiamo fatto mio marito ed io, e ve lo dedichiamo:

martedì, dicembre 23, 2008

Tennō tanjōbi e auguri

Dopo diversi giorni di latitanza pre-festiva, rieccomi qui.

Oggi e' il 天皇誕生日Tennō tanjōbi, ovvero il compleanno dell'Imperatore. Ed e' in Suo onore che ho messo in alto la Sua bandiera ufficiale.

Questi sono stati giorni di freddo glaciale, di un vento talmente forte che sembrava essere li' li' per sradicare le case.

Sono stati giorni anche di influenza; mio marito, infatti, venerdi' scorso ha avuto la febbre alta e i soliti fastidiosissimi sintomi della tipica influenza. Fortunatamente, pero', si e' ripreso e ora e' guarito quasi del tutto.

Pare, pero', che ci stiamo dando il cambio e infatti adesso sono io ad avvertire le prime avvisaglie di un barbosissimo malanno che, mi auguro, non voglia farmi compagnia durante le Feste.

La svogliatezza natalizia se n'e' andata quasi del tutto, e all'inizio della settimana scorsa, con l'aiuto di mio marito, ho addobbato l'albero qui in salotto. Perdonatemi, ma la foto non e' granche' per via del flash. E come tutti gli alberi di Natale, anche il mio e' decisamente piu' suggestivo di sera, con le lucine accese. Ma eccolo qui, con alcuni regalini:

Come vedete, compaiono anche due panettoni! Evviva!! Il primo a destra me l'ha comprato mio marito in un negozio / ristorante brasiliano! E l'altro, quello nel sacchetto trasparente, l'ho comprato nel reparto panetteria del Carrefour! Due anni fa, invece, avevo fatto fatica a trovare il panettone e alla fine ci siamo dovuti accontentare di due panettoncini microscopici, secchi e pure cari! L'anno scorso, pero', ci siamo leccati i baffi (che non abbiamo) con un panettone sublime di produzione artigianale, portatoci dalla mia famiglia! E grazie al cielo, anche quest'anno avremo il panettone come Dio comanda!

Ovviamente, ci siamo gia' levati dalla testa il desiderio di acquistare un pandoro perche' significherebbe andare a fare altre ricerche che potrebbero rivelarsi invane. A farmelo in casa non ci penso neppure, anche perche' non saprei nemmeno da che parte iniziare, ma poi non me la sento di rischiare e di passarmi tutta una giornata a faticare in cucina, per poi ritrovarmi con un tortino molliccio oppure duro come una pietra. No, grazie. Gia' siete al corrente della mia avversione per le ricette un cicinin troppo complesse.

Ieri e' venuta a farmi visita la mia cara amica Akiko. Con lei il tempo vola, e un'ora si trasforma in una manciata di esili minuti.
Abbiamo trascorso un incantevole pomeriggio a chiacchierare e a ridere!

Akiko mi ha portato un regalo che apriro', naturalmente, la notte di Natale. Mi ha anche portato delle tortine stupende che arrivano dalla Les Halles, una pasticceria vicino a casa sua; una pasticceria le cui indescrivibili delizie ho gia' avuto la fortuna di assaggiare in passato.

Ecco una delle magnifiche tortine:
E tra le tante altre squisitezze che mi ha portato, c'e' anche uno Stollen, ovvero il dolce tradizionale di Natale tedesco (ma anche olandese, se non sbaglio), proveniente anche questo dalla pasticceria Les Halles:
Grazie, Akiko! Grazie di cuore!

Ho ancora diverse cose da fare in vista dei festeggiamenti, ma ci tenevo ad aggiornare il blog per ricordare il compleanno dell'Imperatore, per darvi mie notizie e per farvi tanti cari auguri di Buon Natale e di Buon Anno!

Spero che l'anno nuovo sia stracolmo di piacevoli sorprese per tutti voi, e ovviamente spero che vogliate continuare a leggere Biancorosso anche nel 2009.

Tanti cari auguri a voi e alle vostre famiglie!
メリークリスマス
Da un Giappone glaciale e avvolto da una coltre di dicembrina bellezza,

Marianna

giovedì, dicembre 11, 2008

Svogliatezza natalizia

L'8 dicembre e' gia' passato, ma qui in casa ancora non c'e' traccia di decorazioni natalizie. L'unico elemento festivo e' un affettuoso regalo di mia nonna: un piccolo trenino di ceramica con, all'interno di ogni vagone, una candela.

Ma non e' senza fatica che ho rispolverato quel trenino dall'armadio. Non che fosse sepolto sotto strati e strati di decorazioni natalizie addormentate in un letargico sonno che termina verso i primi di dicembre. No. Il trenino era proprio li' sulla mensola dell'armadio. Eppure, ogni volta che lo vedevo mi veniva il magone e mi mancava il coraggio di prenderlo e di trovargli una sistemazione da qualche parte, mettendolo in bella vista in occasione del Natale che s'avvicina vieppiu'.

Stamattina, pero', ho afferrato quel trenino e senza pensarci troppo, l'ho portato in salotto e l'ho sistemato sopra un mobile.

Probabilmente, questo fine settimana m'ingegnero' a trovare la maniera con cui affrontare il resto delle decorazioni, senza dover vagare per casa come un'anima in pena, con una smorfia triste stampata sul volto e gli occhi gonfi di lacrime.

La verita' e' che questo periodo di festa, di alberi addobbati, di strade illuminate con mille colori, mi sta incupendo piu' del solito.

Mi sento malinconica.

Quest'anno e' passato alla velocita' della luce, e sembra solo ieri che stavo addobbando l'albero in occasione dell'arrivo di mia sorella e poi dei miei.

Sembra ieri che mi ero messa a pulire tutta la casa, con in sottofondo le musiche di Natale.

Sembra ieri che mi ero messa addirittura a spazzare i balconi, nonostante l'aria gelida, mentre canticchiavo allegramente il ritornello di Holly Jolly Christmas.

Sembra ieri che ho aiutato mio marito ad addobbare i pinetti davanti casa.

Sembra ieri che eravamo tutti qua riuniti, col volto allegro e la voglia di stare tutti insieme.

Sembra ieri che la casa era colma di quel calore famigliare che si sente soltanto quando ci si ritrova con i propri cari.

Ho molte foto dello scorso Natale, ma sono foto che non guardo quasi mai perche' mi conosco molto bene e so gia' che reazione avrei.

Sono certa, pero', che anche quest'anno le Feste saranno speciali e preziose. Certo, ci sara' la malinconia, ma ci sara' anche la gioia nel sapere che sono con mio marito, in uno splendido Paese.

Forse passeremo il Natale qui in casa, e per l'occasione preparero' qualche piatto speciale.
Sicuramente a Capodanno faremo una gran cena, e poi a mezzanotte andremo al tempio a suonare la campana sacra e a pregare nell'hondoo 本堂. Indubbiamente, ci ritroveremo anche questa volta nell'antico cortile del tempio, a sorseggiare sake freddo, con in sottofondo i rintocchi della vecchia campana e con nell'aria il profumo del forte incenso benedetto.

Quando la tristezza mi prende prepotentemente per mano, ho un piccolo rimedio che, seppur non infallibile, spesso mi ridona un po' di serenita': osservo qualcosa di semplice e ritrovo cosi' la gioia delle piccole cose.

Stamattina, dalla finestra, ho visto un bellissimo gatto bianco, marroncino e nero, mentre con aria furbetta stava ai piedi di un grande albero carico di cachi. Guardava all'insu' e studiava il percorso migliore che lo avrebbe condotto sul tetto di una casa vicina. Dopo qualche lento passettino vicino al tronco dell'albero, con uno scatto agile ed improvviso si e' avvinghiato attorno ad esso, e con una sveltezza e scioltezza invidiabili, e' arrivato fin su dove c'erano i frutti.

Una volta giunto lassu', il ninja-gatto e' rimasto in contemplazione del paesaggio per alcuni secondi, dopodiche' ha distolto lo sguardo dalle meraviglie dell'ambiente e si e' rimesso a studiare, con grande astuzia, il suo percorso.

I rami erano troppo sottili, e un passo falso avrebbe significato una caduta certa e pericolosissima, data soprattutto l'altezza a cui si trovava l'agile felino. Il gatto ha fatto dietro-front e sembrava stesse ritornando al punto di partenza. Ho creduto, infatti, che avesse deciso di lasciar perdere queste sue acrobatiche ambizioni, e avesse deciso di ritornare lentamente nel giardino....ma la spaventosa fragilita' dei rami non ha minimamente intaccato l'entusiasmo del nostro ninja-gatto, e con una mossa di massima precisione e calcolata nei minimi dettagli, e' balzato su uno di questi rami fragili su cui, pero', e' rimasto per una frazione di secondo prima di darsi uno slancio olimpico verso l'angolo appuntito del tetto spiovente della casa vicina.

Io seguivo i suoi movimenti a bocca aperta! Lo guardavo con ammirazione perche' sapevo che, al posto suo, mi sarei gia' fratturata il cranio ancor prima di raggiungere i cachi.

Arrivato sul tetto, pero', gli ostacoli non erano di certo terminati. Innanzitutto, l'inclinazione e la scivolosita' del tetto di questa vecchia casa giapponese hanno messo a dura prova le sue zampine bianche, costringendolo a compiere un passettino per volta e molto lentamente, per non rischiare di perdere l'equilibrio e rotolare a terra. Un uccellino che svolazzava da quelle parti, inoltre, l'ha distratto e per poco non conclude la sua coraggiosa impresa con un terribile capitombolo.

Ma la tenacia di questo ninja felino superava ogni distrazione o pericolo. In men che non si dica, infatti, e' arrivato fino in cima al tetto, raggiungendo persino il piccolo balcone di una mansarda. E dopo essersi velocemente infilato attraverso le maglie strette della ringhiera di ferro, e' andato a raggomitolarsi vicino alla porta, decidendo finalmente di concedersi un rigenerante sonnellino dopo tutte quelle fatiche!

mercoledì, dicembre 10, 2008

Yaki-udon e pensieri

Per quanto mi piaccia fare esperimenti in cucina, detesto pero' essere alla prese con ricette elaborate e che richiedono una dispensa da Auguste Escoffier ed accorgimenti puntigliosi alla Brillat-Savarin.

In cucina, preferisco la semplicita' non solo degli ingredienti, ma anche dei metodi di preparazione.

Rievoco, con orrore, un mio esperimento culinario di diversi anni fa con cui cercai di preparare dei croissant a mano! Ho ricordi di una cucina imbrattata di farina; di un pavimento che aveva visto giorni migliori; di un lavandino che urlava "Vendetta!"; di un tavolo su cui ormai troneggiavano soltato un mattarello infarinato, un pacco di farina e qualche altro infernale arnese da cucina.

Dopo quasi ben due - e dico due - giorni di lavoro massacrante, con tanto di levataccia alle cinque e mezza del mattino dell'ultimo giorno di quel tour de force da cancellare per sempre dalla memoria, ho ottenuto meno di una decina di piccoli croissant indiavolati che, seppur soffici e gradevoli, non furono eccelsi.

Lo scopo di questa pazzia culinaria era quello di deliziare mio marito, facendogli assaggiare dei buoni cornetti caldi per la colazione. E lui, che e' tanto buono e paziente con me, mi disse che erano ottimi. Io pero' mi aspettavo un sapore diverso. Erano morbidi, ma sapevano maledettamente troppo di lievito!

Quel giorno giurai a me stessa che non mi sarei mai piu' andata a cercar rogne con ricette complicate, e che avrei preferito, d'ora in avanti, solo preparazioni semplici e che fossero il meno pacioccate possibili, lasciando le creazioni elaborate a chi di competenza.

Sono rimasta abbastanza fedele a quella mia promessa. Dico "abbastanza" perche' ho poi anche un ricordo di una sera in cui mi impuntai a tutti i costi perche' volevo fare le bugie (frappe, cenci, chedirsivoglia) da portare alla festa di compleanno della figlia di una mia amica.
Ecco. Di quella sera ho ricordi di una cucina altrettanto imbrattata, ma questa volta di schizzi d'olio; ho ricordi di un'aria irrespirabile resa tale dal nauseante odore di frittume; ho ricordi di un lavandino stracolmo e che mi lanciava irripetibili anatemi.

Ma tutto sommato, sono rimasta coerente con la mia decisione di preferire sempre le ricette semplici. I bento che ogni tanto preparo possono magari apparirvi non poi cosi' semplici, anzi, piuttosto elaborati, ma in realta' non e' cosi'. A volte basta solo un po' di coreografia che si ottiene dall'utilizzo di vasellame accuratamente scelto non solo per i suoi colori, ma anche per le sue forme. Basta disporre con cura i cibi, senza riempire eccessivamente i piatti o le scodelle scelte. Et voila'. Il gioco e' fatto.

Dopo questo mio bel prologo, vi presento la ricetta di oggi, una ricetta che, per restare in sintonia con quanto detto fino adesso, e' di una semplicita' quasi imbarazzante. E' una di quelle ricetta cosi' facili da farne sembrare inutile la condivisione con altri. Ma sapendo del crescente interesse nei confronti del Giappone e della sua cucina - interesse che, perdonatemi l'insolenza, spero non sia semplicemente una moda passeggera - mi piace spesso proporre idee e ricette che vi permettano innanzitutto di guardare al di la' del solito sushi e sashimi che, per quanto deliziosi e apprezzatissimi qui nella loro patria, non sono certo gli unici capisaldi di questa cucina, tantomeno le uniche specialita' di cui valga la pena parlare, ma anche quello di sfatare un po' il mito secondo cui la cucina giapponese e' complicata, o comunque sempre e solo legata al pesce crudo o qualche altro ingrediente non particolarmente invitante ai palati occidentali.

Ma bando alle ciance e passiamo ai fatti!

Oggi ho preparato degli yaki-udon, utilizzando davvero pochissimi ingredienti. Ho attinto la ricetta di oggi, come sempre, da uno dei miei ricettari giapponesi.

Premetto che non ho molta simpatia per la yaki-soba poiche' trovo sia quasi sempre condita in modo eccessivo e che abbia un sapore troppo dolce, ma se preparata in casa e', a mio avviso, quasi sempre migliore rispetto a quella dei ristoranti o delle fiere. La yaki-soba e' un cibo tipico delle fiere!
E sebbene il nome contenga la parola soba, di soba non c'e' nemmeno traccia. Gli spaghettini utilizzati, in genere, sono molti simili ai ramen e sono preparati con semplice farina di frumento.

In alternativa, si possono usare anche gli udon, cosa che ho fatto io oggi dato che avevo solo quelli. E combinazione, la ricetta prevedeva proprio l'uso degli udon, ma consigliava anche altri tipi di spaghettini.

シンプルな焼きうどん
Shinpuruna yaki-udon
Yaki-udon semplici

Ed ecco gli ingredienti che vi servono:
Una porzione per una persona di udon freschi*
un cucchiaio di porro affettato
salsa di soia q.b.
1 o 2 cucchiaini di dashi in polvere
un pizzico di olio di sesamo
katsuo-bushi (pesce tipo sgombro in scaglie)**

*Al posto degli udon, usate qualunque altro tipo di spaghettini abbiate. Vanno bene i mifun, cioe' quelli di riso cinesi, e andrebbero bene anche i nostri spaghetti. In quest'ultimo caso, pero', mi raccomando ricordatevi di cuocerli prima.
** Se non avete il katsuo-bushi, provate a sostituirlo con dei pezzi di salmone o qualche altro pesce. Ci vedrei bene pure qualche gamberetto!

E per l'occasione, vi presento il mio wok...un vero wok da ristorante, acquistato in una caotica bottega di pentolame nella mia adoratissima Kappabashi:
Ovviamente, al suddetto wok la sottoscritta ha gia' effettuato la necessaria e difficile stagionatura.

Per chi fosse curioso: in giapponese, la parola wok si traduce con un termine chiaro e onesto: 中華鍋 chuuka-nabe, cioe' pentola cinese.

Se non avete un wok, va benissimo anche una normale padella.

Mettete a scaldare un cucchiaino scarso di olio di sesamo (mi raccomando, non esagerate!) e poi versate i vostri udon.
Con i saibashi, mescolate velocemente gli udon e cercate di non farli attaccare alla pentola. Ora aggiungete il dashi e il katsuo-bushi, oppure pezzi di salmone o altro pesce.
Continuate a mescolare a fuoco medio-alto per un minuto o due.

Ora aggiungete salsa di soia a piacere, il porro, e mescolate ancora per un minuto scarso e poi spegnete il fuoco e servite subito!
Adesso non vi resta che impiattare i vostri udon. Se vi va, potete guarnirli con un po' di porro oppure qualche erbetta profumata. Et voila'!
Per guarnire, oltre il porro, ho dato anche una spolveratina di pepe nero grattugiato. Il pepe nero e' una mia debolezza, e potessi lo metterei pure nel caffe'!

Questa settimana e' iniziata con un gran sospiro di sollievo, ma e' di nuovo ora di mettersi sotto a faticare coi libri! La prossima settimana avro' ben due esami di giapponese: un esame di kanji e l'esamone finale che concludera' il trimestre. Per quest'ultimo dovro' portare una valanga di argomenti che solo a pensarci mi vengono i brividi. Fortunatamente, ho ripassato buona parte di tutto cio' in vista del JLPT, quindi tutto sommato non dovrei trovarmi piu' di tanto in alto mare.

Pian pianino sto rispondendo un po' a tutte le persone che mi hanno scritto chiedendomi informazioni sul bazar, preventivi, consigli e notizie sul Giappone. Se ancora non avete ricevuto risposta, vi prego di essere pazienti. Prima o poi, rispondo.

Ne approfitto per mandare un messaggio a Sabrina L.: ciao Sabrina! Ti ho mandato alcune email, ma mi sa che non ti sono arrivate. Se le hai ricevute, me lo potresti far sapere perfavore? Un caro saluto!

E naturalmente, un saluto caro a tutti voi che leggete e commentate!

lunedì, dicembre 08, 2008

Sospiri di sollievo e varie

Per Akiko: ただいま!!!

Ieri e' stato il grande giorno! Ho sostenuto l'esame di terzo livello del JLPT!

E' andata!!

Sospirone di sollievo.

L'esame e' stato intenso, mooolto intenso, ma piu' semplice del previsto.
Con i kanji e la grammatica sono andata abbastanza spedita e non ho avuto troppe esitazioni. Ho avuto invece qualche difficolta' col kikitori, ma la cosa non mi stupisce dato che per me, e per molti molti studenti di giapponese, quello e' sempre lo scoglio maggiore. Pur tuttavia, anche nel kikitori credo di aver raggiunto un punteggio positivo.

Ho capito, pero', quanto sia fortunata ad avere un bravo professore in gamba come Kanai-sensei. Non che avessi bisogno di conferme, ma veramente mi sono resa conto di quanto ci abbia preparati a dovere e di quanto i tostissimi esami che diamo con lui ci siano di immenso aiuto nell'allenarci in occasione di prove come appunto il JLPT.

Nonostante la mia folle agitazione pre-esame, ieri alla fine ero relativamente tranquilla e rilassata. Nella pausa pranzo, mentre mi divoravo i miei onigiri e mentre molti vicino a me erano impegnati a fare gli ultimi ripassi (che poi, francamente, che cosa vale veramente la pena ripassare in quelle situazioni??), ho riacceso il telefonino e ho mandato qualche c-mail a mio marito, mi sono collegata al sito de Il Giornale e mi sono persino letta qualche notizia, il tutto con una calma che quasi m'inquietava, specialmente dopo che ho visto che una ragazza, a pochi banchi di distanza da me, con lo sguardo fisso nel vuoto si dondolava avanti e indre', col volto terrorizzato come se dovessero condurla al patibolo.

Il mio JLPT e' stato tenuto alla 国学院大学 Koku-gakuin-daigaku, un'universita' a Yokohama.
Eravamo veramente in tantissimi. Solo nell'aula dov'ero io saremmo stati almeno in duecento! Dopo l'esame, quando sono uscita per andare via, mi sono accorta di quanta gente ci fosse veramente! Mi sono trovata immersa in un mare di persone. Ad occhio e croce, saremmo stati in tutto all'incirca un duemila, se non di piu'!

All'esame mi aspettavo di vedere molti altri occidentali, soprattutto statunitensi e inglesi, e invece noi dell'occidente eravamo proprio pochi, pochissimi, tant'e' che risaltavamo come non mai. La maggior parte dei candidati erano indiani, pakistani, indonesiani, vietnamiti, coreani, cinesi. I piu' numerosi in assoluto, pero', erano gli indiani!

Prima e dopo l'esame ho pensato a tutti voi che avreste dato, di li' a poche ore, il JLPT in Italia, e col pensiero vi ho mandato tanti in bocca al lupo!
A voi com'e' andata? Fatemi sapere, mi raccomando! Ogni tanto facevo il calcolo del fuso orario per capire che ora fosse da voi. Insomma, quando abbiamo finito noi qui, voi forse stavate iniziando la vostra giornata, dopo una notte insonne.

Noi qui abbiamo finito che erano le 14:35 spaccate e di nipponica precisione.

I risultati non arriveranno fino a meta' febbraio, ma intanto tiro un grande sospiro di sollievo, e nonostante l'agonia che sicuramente subentrera' nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, mi sento come se qualcuno mi avesse tolto un gigantesco sacco di patate dalla schiena.

Vorrei ringraziare tutte le amiche che in questo periodo mi hanno mandato messaggi d'incoraggiamento! Grazie a tutte davvero! Un grazie particolare ad Akiko (che mi ha mandato una bellissima email sul telefonino proprio ieri mentre ero in pausa!), a Kyoko, a Ruru-chan, ad Ivonne, a Deborah, a Tomatina e tante altre amiche! Grazie di cuore!

Questi ultimi giorni sono stati comunque un incubo. Ero nervosa, agitata, preoccupata, spaventata..insomma, un bel minestrone di positivita'! Non parliamo poi di sabato notte in cui non ho chiuso assolutamente occhio! Non ho proprio dormito dall'agitazione!
Infatti, domenica mattina avevo il volto talmente stanco e fantasmatico che sembravo essere uscita da un qualche fumetto di Dylan Dog.

Fortunatamente in questi giorni, pero', ho avuto anche la possibilita' di distrarmi un po'. Infatti, venerdi' sera siamo stati ad una festa di Natale, organizzata in pompa magna da alcuni capi dell'ufficio dove lavora mio marito. Una festa davvero gradevole ed organizzata con gusto e stile.
Per l'occasione ci siamo vestiti in modo un po' elegante e siamo andati. La' ci siamo ritrovati con alcuni nostri amici e abbiamo trascorso una piacevolissima serata, accompagnata da ottima musica e da una cena squisita.

Sabato, invece, e' stato un giorno di ansia che, pero', ho cercato di tenere a bada con una passeggiata all'aria aperta, soprattutto grazie ad un bel sole brillante. Eravamo solo qui nel quartiere, ma e' stato bello. Ci siamo poi finalmente decisi ad andare a ficcanasare in un piccolo negozio che c'e' a pochi passi da Tategami-ya. Questo negozio ha un nome simpaticissimo e che si basa su di un interessante gioco di parole.

Il logo e' un chicco di riso. Ed ecco il nome:
Il kanji a sinistra si legge  こめ kome, e vuol dire riso, non cotto pero'. Il resto del nome e' in katakana e si legge: di hausu. Il tutto, quindi: kome-di-hausu --> komedi-hausu --> comedy house!

E' uno dei negozio della JA, una sorta di consorzio / associazione di agricoltori che ha come scopo principale la diffusione di prodotti nazionali, soprattutto provenienti da agricoltura biologica o comunque da piccole aziende.

Alla luce dei tanti (troppi!) spiacevoli episodi di contaminazione alimentare di provenienza cinese, qua in Giappone e' aumentato vertiginosamente il consumo di prodotti nazionali, ed una crescente (e comprensibile) diffidenza nei confronti di alimentari, e non solo, Made in China.
Nei supermercati, infatti, ho notato che sulle confezioni di tantissimi alimentari appaiono con sempre piu' frequenza questi due rassicuranti kanji::

国産
こくさん
kokusan
di produzione nazionale

Al negozio della JA vendono soprattutto alimentari, quindi ortaggi, riso, te', miso, alghe, carne, pesce, tofu, condimenti vari, dolci, ma anche prodotti per il giardinaggio e per chi ha l'orto.
Tutti i prodotti sono kokusan al 100%, e molti addirittura di produzione biologica. Inoltre, molti dei prodotti in vendita sono di produzione locale!
Infatti, tra le cose che abbiamo acquistato, c'e' anche del riso che viene coltivato proprio qui vicino, in una delle risaie che vediamo sempre!
In alto, la confezione da 3 Kg di 座間市さとじまん Zama-shi satojiman. Satojiman e' semplicemente il nome di questa varieta' di riso, tipica di Zama, una cittadina vicinissima a noi (noi abitiamo praticamente sul confine tra le due citta' di Zama e Sagamihara!).
La busta, ovviamente, non si butta, ma si riutilizza per comprare altro riso la volta successiva.

L'etichetta del riso con evidenziata la varieta' acquistata: Zama-shi Satojiman
Un pugnetto del mio magnifico Zama-shi satojiman:

Ho poi preso delle patate e dei cetrioli provenienti, anch'essi, da alcuni campi della zona. Ho preso anche un sacchetto di ハッカあめ hakka-ame ossia caramelle preparate con estratto di menta piperita purissimo, e un barattolone di miso fatto con il riso e soia!!

Sono rimasta molto stupita non solo dalla varieta' di ottimi prodotti, ma dai prezzi molto popolari e onesti, tant'e' che quasi tutto cio' che avevano in esposizione aveva prezzi piu' bassi rispetto al supermercato!

E ieri, di ritorno dal JLPT e con la testa pesante e con un mal di testa che stava lentamente facendosi sentire, mio marito ed io siamo andati a rilassarci con una gustossima cena da Gyuu-kaku, e prima che il 各駅停車 kaku-eki-teisha (treno locale) delle 20:40 ci portasse dritti a casa attraversando le verdissimi risaie di Zama, abbiamo fatto un giretto in un centro commerciale vicino alla stazione. Da Mikazuki Momoko, un negozio di oggettistica e carinerie varie, mi sono fatta tre piccoli regalini.

Questo fermacapelli. Appena l'ho visto, mi si sono illuminati gli occhietti!
Questa collanina con un cuoricino che assomiglia ad una barretta di cioccolato alla fragola:
E questi orecchini!
Beh, per oggi e' tutto. Oggi per me sara' giornata di totale relax. Da domani poi riprendo i miei soliti impegni, ma oggi no...no, no, no. 今日は休みです!Kyoo wa yasumi desu!
Ho deciso d'iniziare il mio relax gustandomi una bevanda calda e che mi aiuti a combattere un po' questo tagliente freddo dicembrino! Ed ecco qui la mia tazza fumante di 抹茶ラテ matcha-rate.

martedì, dicembre 02, 2008

Tsukemono semplice e varie

(Il mio tsukemono di cetrioli)

In questo momento, ho la testa imbottita di kanji. Se avessi il potere di trasformare i pensieri che affollano la mia mente in immagini, mi ritroverei con nuvole d'ideogrammi che svolazzano per casa.

Ma ogni tanto una pausa e' d'obbligo, ed ecco perche' sono qui ad aggiornare il blog, anche se questa volta non chiacchierero' piu' di tanto.

Oggi voglio insegnarvi a preparare un tipo di 漬物 つけもの tsukemono o sottaceti o verdure in salamoia giapponesi, molto molto semplici...cosi' facili che potrete prepararli oggi stesso, probabilmente senza neanche bisogno di andare al supermercato!

E poi vorrei anche mostrarvi i wagashi del mese ed un altro regalo che ci ha mandato ieri Ishii-san.

Ma andiamo per ordine!

Gli tsukemono sono un elemento molto importante del pasto giapponese perche' innanzitutto sono saporiti, poi sono rinfrescanti, economici ed infine aggiungono un tocco di colore al tutto.

Di tsukemono ne esistono tantissime varieta', tutte a base di verdure, alghe o umeboshi. I metodi di preparazione sono numerosi, alcuni piu' complessi di altri. C'e' ad esempio un metodo chiamato 糠付け nuka-zuke, ossia una sorta di marinatura a base di crusca di riso in cui si conservano gli ortaggi scelti. Questo metodo, pero', sebbene sia relativamente semplice da realizzare, richiede molta pazienza ed attenzione poiche' e' necessario rimescolare le verdure almeno una volta al giorno, evitando che la crusca fermenti o peggio ancora, ammuffisca.

Uno dei metodi piu' semplici, e che infatti e' il piu' usato nella cucina casalinga, e' lo 塩付け shio-zuke, un tipo di marinatura al sale, nonche' quella che v'insegnero' oggi.

Potete usare il tipo di verdura che preferite, ma io ho un debole per i cetrioli preparati in questo modo, e quindi v'illustro il procedimento utilizzando proprio quest'ortaggio.

きゅうりの漬物
Kyuuri no tsukemono
Tsukemono di cetrioli

Ingredienti:

2 cetrioli
1 cucchiaino scarso di sale
peperoncino (facoltativo)

Attrezzi:
un coltello
un tagliere
un contenitore
un qualcosa di pesante con cui schiacciare le verdure durante la marinatura

Questa ricetta e' cosi' semplice e veloce che la potrete preparare in un vero batter d'occhio!

Io ovviamente uso i cetrioli giapponesi che sono un po' diversi da quelli italiani. Sono un po' piu' sottili ed allungati.
Eccone qui uno tagliato a meta':
Lavate ed asciugate bene i cetrioli. Tagliatene le estremita' e tagliateli a meta', come nella foto.

Ora tagliate ogni pezzo a meta', per lungo. Cosi':
Aiutandovi con un cucchiaino, eliminate i semini interni. Cosi':
I semini si buttano, anche se su un ricettario giapponese ho letto che si potrebbero utilizzare preparando uno tsukemono di semi di cetriolo, usando all'incirca lo stesso procedimento che vi sto spiegando ora. Mah, francamente i semi non m'ispirano piu' di tanto, specialmente se ridotti in poltiglia. Comunque, as they say...de gustibus!

Ora, affettate il cetriolo in pezzetti piu' o meno della stessa misura. Cosi':
Ora passiamo al condimento! Abbiamo quasi finito!
Se usate due cetrioli, un cucchiaino scarso di sale e' sufficiente, anche se probabilmente vi converrebbe usarne un cucchiaino un po' abbondante nel vostro caso dato che, indubbiamente, utilizzerete cetrioli italiani e quindi un po' piu' cicciottelli dei loro cugini nipponici.

Se usate solo un cetriolo, allora mezzo cucchiaino di sale va piu' che bene. Mi raccomando, pero', non esagerate col sale, e non fatevi prendere dalla tentazione di aggiungerne un po' di piu'. Questa e' una di quelle situazioni in cui il melius abundare quam deficere non e' un consiglio particolarmente saggio.

Oltre al sale, se vi va, potete aggiungere un pizzico o due di peperoncino rosso frantumato. Io non amo molto il piccante, ma in questo caso il peperoncino lo metto volentieri, anche se non in dosi esagerate. Insomma, sta a voi decidere.
A questo punto, con le mani pulite, mescolate il tutto molto bene.
Ora non ci resta che trasferire i cetrioli in un contenitore.

Dunque, nelle case qui in genere si utilizzano contenitori appositi per preparare gli tsukemono. Di questi contenitori ne esistono vari tipi: alcuni sono di vetro e hanno semplicemente un coperchio pesante di diametro inferiore rispetto a quello del barattolo stesso. Altri, invece, sono di plastica e sul coperchio hanno una specie di manopola collegata, all'interno, ad un pezzo di plastica piatto. Schiacciando la manopola, il pezzo di plastica andra' a premere direttamente sulle verdure.
Grazie al peso esercitato sulle verdure, da quest'ultime fuoriuscira' il loro liquido naturale che si mischiera' col sale, creando cosi' una vera salamoia in cui marineranno alla perfezione gli ortaggi scelti.

Io ho uno di questi contenitori, e piu' precisamente uno di vetro. Eccolo qua:

Il coperchio e' pesantissimo! Spero non mi cada mai su un piede!

Se avete un contenitore da tsukemono, allora siete a posto. Non dovrete far altro che travasare i cetrioli dentro il contenitore, mettere il coperchio e riporre il tutto in frigo per almeno 40 minuti.

Se non l'avete, allora potrete tranquillamente arrangiarvi diversamente, e cioe' utilizzando un contenitore qualunque. L'importante e' che sulle verdure mettiate un qualcosa di pesante, per esempio una pietra non troppo piccola, un fermacarte, ecc. Per facilitare di piu' il tutto, magari potreste mettere le verdure dentro un sacchettino tipo ziploc, riporlo in un contenitore e metterci sopra un peso.

Lasciate riposare in frigo per almeno quaranta minuti, e poi potrete servirli in piccoli piattini, e saranno l'ideale accompagnamento per del riso al vapore, una zuppa di miso, del pesce alla griglia, insomma...quello che preferite! Gli tsukemono sono un elemento molto giapponese del pasto, e preparandoli aggiungerete un vero tocco nipponico alla vostra cena!

Ricordatevi, pero', di consumare i vostri tsukemono nel giro di un giorno o due, e quindi regolatevi di conseguenza con le dosi.

E ieri sono arrivati i nuovi wagashi da parte di Ishii-san che, fra l'altro, si sta rimettendo e ora e' gia' tornato nel suo ufficio e ha ripreso gia' un po' i suoi ritmi di prima!
Dorayaki, mochi, yookan ed una specie di daifuku decorato con foglioline di momiji!
Ma questa volta, oltre i deliziosi dolcini, Ishii-san ci ha anche mandato uno scatolone di birra giapponese e succhi di frutta, tutto della famosa ditta Suntory. E ovviamente, come ogni confezione giapponese che si rispetti, il tutto era presentato in modo molto ordinato.

Buon proseguimento di settimana e visto che dicembre e' cominciato da poco, buon inizio di questo mese nuovo che ci portera' dritti dritti al Natale!

Colgo l'occasione di nuovo per ringraziare tutti voi che leggete e commentate spesso. Saluto tanto anche Bunny-chan e Lena! La prossima volta che verrete da queste parti, spero di conoscervi entrambe!