venerdì, agosto 31, 2007

Metodo Heisig

Per visualizzare la pagina di Amazon dov'e' in vendita Remembering the Kanji del Professor James W. Heisig, cliccare QUI!

Un po' di tempo fa, avevo fatto qualche accenno a proposito del metodo Heisig per imparare i kanji, ed e' da un po' che volevo scrivere un articoletto interamente dedicato a questo metodo, decisamente rivoluzionario, che permette un apprendimento efficace di tutti i 1945 Jooyoo Kanji, ovvero i kanji che il Ministero dell'Istruzione giapponese ritiene indispensabili (e quindi obbligatori) per poter condurre una vita normale qui in Giappone, ed essere in grado di leggere e scrivere in contesti di ordinaria amministrazione.

Agli stranieri, l'insegnamento tradizionale dei caratteri - e qui mi riferisco sia agli Hanzi cinesi che ai Kanji giapponesi - avviene pressappoco cosi': s'imparano e si memorizzano i caratteri, uno ad uno, seguendo una lista che li mette in ordine di difficolta' (dal piu' semplice al piu' difficile), ed in ordine di frequenza (dai piu' comuni a quelli meno usati).
Per ogni carattere se ne studia la composizione ed il numero dei tratti, la sequenza corretta dei tratti indispensabile per saper scrivere ogni carattere correttamente, la pronuncia (o le pronunce), il significato (o i significati). Vengono, inoltre, viste alcune delle parole piu' comuni nelle quali compare il carattere in questione.

La lista dei Jooyoo Kanji comprende, come ho appena detto, 1945 caratteri. I caratteri di questa lista vengono appresi interamente da tutti gli studenti giapponesi, entro la fine della scuola superiore.
In Cina esiste una lista di caratteri simile a quella dei Jooyoo Kanji, ovvero la: Xiàndài Hànyǔ Chángyòng Zìbiǎo, ossia un elenco di caratteri di uso comune del cinese mandarino moderno. Quest'ultima, a differenza della lista Jooyoo, comprende all'incirca 2500 hanzi.

Per evitare confusioni, d'ora in avanti faro' riferimento solo ai kanji, tranne in casi in cui vorro' fare un breve paragone tra il mio studio del cinese e quello del giapponese.

Moltissimi stranieri che decidono d'imparare i kanji partono da zero, seguendo lo stesso metodo usato dagli studenti giapponesi, e cioe' utilizzando una lista tipo QUESTA.
Si armano di santa pazienza, s'infilano nella fitta giungla dei kanji, e facendo un passo alla volta sperano di arrivare al fondo di questo affascinante, ma a volte soffocante, labirinto e di acquisire cosi' l'agognata conoscenza di questo complesso sistema di scrittura.

Io ho seguito lo stesso metodo quando studiavo cinese, e istintivamente ho iniziato a seguirlo anche quando ho cominciato lo studio dei kanji.

Purtroppo, il primo grosso ostacolo che tale approccio presenta e' il numero scoraggiante d'informazioni da memorizzare per poter apprendere un SOLO kanji: numero dei tratti, sequenza corretta dei tratti, modo corretto di scrittura di ogni singolo tratto, pronuncia (o pronunce), significato (o significati), utilizzo piu' comune all'interno di parole od espressioni.

In cinese, non si pone molto il problema delle pronunce alternative, poiche' tranne in alcuni casi, la maggior parte degli hanzi ha solo una pronuncia. Alcune pronunce cinesi subiscono un leggero cambio fonetico quando precedono determinati toni, ma questa e' una caratteristica della lingua che s'impara decisamente in fretta fin dall'inizio, e non presenta grosse difficolta'.
In cinese, invece, spesso i caratteri hanno piu' di un significato, specialmente se questi vengono accoppiati ad altri.
In cinese, inoltre, vi e' l'enorme ostacolo dei toni, ovvero l'insieme delle tonalita' con cui vanno pronunciate le parole e che ne determinano il significato. La sillaba MA, per esempio, puo' significare cavallo, madre, rimprovero, ecc. a seconda del tono con cui viene pronunciata.
A questo punto diventa di fondamentale importanza la memorizzazione corretta del tono corrispondente ad ogni singolo hanzi, per evitare di andar blaterando scemenze.

In giapponese, invece, fin dai primissimi caratteri (ad esempio, quelli dei numeri) si pone il colossale problema delle pronunce alternative. In giapponese, quasi ogni carattere ha come minimo quattro o cinque pronunce differenti, spesso completamente diverse fra loro!
Il giapponese, invece, a differenza del cinese, non e' una lingua tonale per cui gli stranieri che lo studiano possono tirare un bel sospiro di sollievo (come ho fatto io!) sapendo che se dico la parola INU con un'intonazione qualsiasi, la maggior parte della gente capira' che sto dicendo CANE e non lampadario, autobus o manifestazione.

Una delle teorie cardine del Professor Heisig e' quella secondo cui la memorizzazione forzata dei caratteri (un kanji alla volta piu' tutti gli aspetti che lo compongono) sia un modo lungo, noioso e pressoche' inutile di studiare.
Heisig sostiene che un adulto straniero proveniente da una cultura non orientale, e che quindi ha vissuto la maggior parte della propria vita in una realta' senza kanji, non possa pretendere di seguire lo stesso metodo d'apprendimento di un bambino giapponese che ha l'immenso vantaggio di saper gia' parlare la lingua, di sentirla parlare tutti i giorni, di frequentare una scuola giapponese in cui tutti comunicano allo stesso modo, e di trovarsi costantemente immerso nei kanji, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Se si ha voglia di andare a rilento, memorizzando a forza un kanji ogni due o tre giorni, si potra' raggiungere l'obiettivo preposto dopo ben dodici anni di studio massacrante, che e' poi il lasso di tempo che gli studenti giapponesi impiegano per raggiungere la stessa meta. Ma ricordiamoci: noi siamo adulti, nella maggior parte dei casi provenienti da Paesi con culture senza kanji, e siamo cresciuti parlando una lingua (o lingue) completamente diversa, e con un sistema di scrittura basato sull'alfabeto.

Il fatto e' che molti di noi, aspiranti conoscitori di quest'affascinante lingua, speriamo di riuscire a raggiungere questo desiderato obiettivo in tempi decisamente piu' brevi, pero' con il metodo della memorizzazione forzata questo sarebbe quasi impossibile.

L'approccio offerto dal Professor Heisig e' molto semplice, nonche' confortante: anziche' incaponirsi a dover per forza studiare scrittura, pronunce e significati di ogni singolo kanji, perche' non separare le suddette fasi, affrontandone una alla volta? Geniale!
Questo e' proprio cio' che Remembering the Kanji si prefigge di fare.

Innanzitutto, Heisig non segue assolutamente l'ordine tradizionale con cui vengono presentati i kanji normalmente, ma ne segue uno suo basato sul criterio degli elementi primitivi.
Gli elementi primitivi possono essere kanji a se', oppure parti che costituiscono altri kanji.
Heisig ha formato una lista di un centinaio di questi elementi primitivi, e che vengono introdotti man mano che si va avanti nel libro.
Ci si rende conto in fretta del fatto che, in modo molto intelligente, Heisig non fa altro che usare questo insieme di elementi primitivi a mo' di alfabeto! Ogni singolo simbolo servira' a comporre un kanji.
Imparando di volta in volta gli elementi primitivi, saremo in grado di comporre i kanji ricorrendo proprio all'uso di questi simboli che avremo imparato separatamente e singolarmente!

L'ingrediente collante di tutto cio', ovvero quello che ci permette di comporre dei kanji utilizzando gli elementi primitivi, e di RICORDARE i kanji ottenuti, e' quella che Heisig chiama imaginative memory, ovvero memoria inventiva od immaginativa. In cosa consiste? Consiste semplicemente nell'inventare storie (e piu' ridicole e incredibili sono, piu' sara' un gioco da ragazzi memorizzare il kanji) basate solo sugli elementi che abbiamo a disposizione.
Per non creare confusione (e quando si parla di kanji, la confusione e' il nemico numero uno sempre in agguato), Heisig ha assegnato ad ogni kanji un SOLO significato che lui chiama keyword, o parola chiave.
Tutto questo ci permettera' di memorizzare anche fino a 25-30 kanji al giorno (dipende dalla propria quantita' di tempo libero, concentrazione, entusiasmo, ecc.) senza alcuna difficolta'.

Ma come facciamo ad imparare gli altri significati se l'autore ne fornisce solo uno? Questo e' un "problema" che si risolve da se' man mano che procediamo con lo studio. Pensateci bene: un bambino che impara pian pianino delle parole nuove, non conoscera' tutte le singole accezioni che ogni vocabolo appreso avra'; le sfumature della lingua, e i significati alternativi, verranno appresi strada facendo.
Faccio un esempio banale, ma significativo e che spero illustri cio' che intendo dire:
un bambino che impara la parola RAGGIO sapra' che si riferisce ad una di quelle linee di luce che provengono dal sole, specialmente quelli che disegnera' con grande creativita' coi suoi pennarelli e pastelli.
Quello stesso bambino, con molta probabilita', ancora non sapra' che la stessa parola e' comunemente utilizzata anche per indicare quelle bacchette metalliche che uniscono il mozzo al cerchione di una ruota.
E con molta meno probabilita,' sapra' che la stessa parola si usa pure per indicare quel segmento che parte dal centro di un cerchio e arriva fino alla sua circonferenza.

Ecco, con il metodo Heisig la situazione e' la stessa. Ma questo non deve scoraggiare, ANZI!
E' da un paio di mesi che utilizzo questo metodo, e ho gia' aggiunto diversi altri significati a kanji di cui conoscevo solo un'accezione, grazie ad Heisig. Certo, io abitando qui in Giappone sono costantemente immersa nella lingua e cultura del posto, per cui mi viene anche piu' facile ripassare i caratteri appena appresi: li trovo sulla pubblicita' che mi arriva per posta, li vedo alla televisione, sui cartelloni pubblicitari per le strade, sulle insegne dei negozi, sulle etichette dei cibi e dei cosmetici, ecc.
Anche chi non abita in Giappone, pero', trarra' grande vantaggio da questo metodo! Senz'altro di piu' che non con metodi tradizionali di memorizzazione forzata.

L'insieme dei kanji viene paragonato ad una grossa tavola di legno piena di conche, dove ogni conca rappresenta un kanji.
All'interno di ogni conca, Heisig ci aiuta a collocare UN solo significato per rendere l'apprendimento piu' semplice e logico. Man mano che andiamo avanti con lo studio, incontreremo gli stessi kanji che gia' conosciamo, ma con accezioni diverse. A quel punto, non dovremo far altro che imparare la nuova accezione ed infilarla nella conca corrispondente a quel determinato kanji e che gia' esiste nella nostra mente.

Il metodo Heisig NON insegna la pronuncia, e questo e' il motivo principale da cui derivano le piu' aspre critiche sulla validita' di questo approccio.
Dal mio modestissimo punto di vista, la mancanza di un capitolo relativo alla pronuncia e' perfettamente in sintonia con la teoria di Heisig.
Grazie al suo metodo, riusciremo ad imparare tutti e 1945 kanji perche' sapremo scriverli e conosceremo uno dei significati principali.
Se aggiungessimo anche una delle pronunce, ci sarebbe troppa roba da memorizzare e rischieremmo di ritrovarci con una matassa ingestibile di dati.
Separando, invece, la scrittura dalla pronuncia, ci troviamo a dover affrontare un compito infinitamente piu' semplice. Una volta imparati i Jooyoo kanji, potremo tranquillamente passare alla pronuncia, e questa sara' decisamente piu' veloce da assimilare, tant'e' che ho gia' associato, DA SOLA, moltissime pronunce a tanti dei kanji che ho studiato grazie a questo libro.

Ma so, per certo, che se avessi iniziato a studiare i kanji col metodo tradizionale, non sarei dove sono ora; attualmente conosco quasi 400 kanji, imparati appunto nel giro di un paio di mesi (considerando che non sempre studio tutti i giorni, e spesso memorizzo solo una decina di caratteri per volta). Col metodo tradizionale, molto probabilmente, sarei a quota 40-50, con l'incubo COSTANTE di far confusione.
Chi inizia col metodo della memorizzazione forzata crede di potercela fare senza grossi ostacoli, fino a quando non si trova a dover fare i conti con caratteri che sono simili gli uni con gli altri. Li' sono dolori.

Tornando un attimo al discorso della memoria inventiva, Heisig ne incoraggia l'uso al fine di creare storielle che ci aiutino a fissare nella mente, in modo INDELEBILE, i kanji.
Al tempo stesso, pero', Heisig scoraggia caldamente l'uso della memoria visiva alla quale ricorriamo in modo istintivo. Molte scuole di pensiero, ad esempio, hanno tentato di diffondere l'apprendimento dei kanji usando la loro origine ed evoluzione pittoriche. Questo approccio, sebbene affascinante e misterioso, porta immancabilmente ad un inevitabile momento di stasi oltre al quale non si riesce andare.
Molti, troppi caratteri hanno subito cambiamenti tali da non aver piu' nulla nella loro composizione pittorica, che ricordi un elemento del loro significato.

Heisig dice che non dobbiamo cercare di ricordare l'immagine del kanji - anche perche' questa non verra' trattenuta a lungo dalla nostra memoria - ma dobbiamo usare gli elementi primitivi e con essi costruire una storiella interessante che ci permetta, qualora lo si voglia, di scrivere il kanji interamente e correttamente, seguendo appunto la storia creata e non tentando di riprodurre un'immagine, perlopiu' distorta o sbiadita, che abbiamo in testa.

Faccio un esempio basato proprio sul libro di Heisig:

al carattere 棚 Heisig assegna il significato di SCAFFALE.
Prima di arrivare allo studio di questo carattere (che peraltro e' il n. 202), saranno gia' stati studiati gli elementi primitivi che lo compongono.
Sapremo, infatti, che il carattere 木 (quello che vedete a sinistra del kanji per la parola scaffale) significa ALBERO, mentre il carattere 朋 significa COMPAGNO.

La storiella che Heisig ci fornisce per memorizzare il kanji della parola SCAFFALE ci ricorda che spesso pensiamo ai libri come degli ottimi compagni, ma in questo caso il vero compagno del libro e' lo SCAFFALE, e il motivo di cio' e' evidente, dice Heisig, poiche' sia i libri che lo scaffale provengono dalla stessa fonte, cioe' l'albero. Inoltre, i libri passano molto piu' tempo sullo scaffale che non fra le nostre mani, ed e' evidente che lo SCAFFALE sia il miglior compagno dei libri.

La suddetta storiella, per quanto sciocca (e credetemi, nel libro ce ne sono di ben piu' buffe, tant'e' che spesso mi ritrovo a ridere fragorosamente tra un kanji e l'altro), vi rimarra' impressa in testa quel tanto che basta a far si' che memorizziate il kanji per la parola SCAFFALE.
Penso alla parola SCAFFALE e penso subito ai libri di carta e alle mensole di legno: entrambe provengono dall'albero, per cui ci vuole l'albero a sinistra. E poi penso al fatto che il vero compagno dei libri sia lo scaffale perche' passano sempre tanto tempo insieme, per cui affiora nella mia mente il carattere della parola compagno. Et voila'. Il gioco e' fatto. Moltiplicate questo semplice procedimento per 1945 volte, e avrete memorizzato tutti i kanji che vi servono per non essere piu' analfabeti in giapponese!

Molti cinesi che vengono qui in Giappone, generalmente, apprendono il giapponese in tempi molto brevi. A primo acchito questo fenomeno si puo' spiegare facendo riferimento al fatto che i cinesi e i giapponesi hanno in comune una lingua molto "simile", ed e' quindi facile per loro apprendere il giapponese, un po' come per gli italiani studiare lo spagnolo.
A parte il fatto che cinese e giapponese hanno due grammatiche COMPLETAMENTE diverse, le pronunce sono altrettanto distanti le une dalle altre, anni luce.
Cio' che realmente avvantaggia gli studenti cinesi di giapponese rispetto a noi occidentali, e' la loro conoscenza di base dei kanji. I cinesi gia' conoscono buona parte dei caratteri che compongono la lista Jooyoo, anche se ovviamente loro li leggono (e a volte scrivono) in modo diverso.
Al completamento del metodo Heisig, lo studente si trovera' al passo, dunque, con un qualunque studente cinese di giapponese, poiche' entrambi conosceranno gia' i kanji, e questa conoscenza necessitera' soltanto di essere tornita e completata con l'apprendimento della pronuncia e delle accezioni supplementari. Queste ultime due fasi, se paragonate all'apprendimento della scrittura di tutti i kanji, sono una passeggiata nel bosco!
Anzi, noi saremmo persino in una posizione di maggior vantaggio rispetto ai cinesi perche' quest'ultimi rischiano di confondere i significati (molti caratteri identici sia in giapponese che in cinese hanno pero' significati diversi), mentre noi conosceremmo l'accezione giapponese corretta.

Questo significa che, grazie ad Heisig, avremo pressoche' completato due terzi della sfida. E scusate se e' poco. E se a questo aggiungiamo il fatto che l'obiettivo puo' essere facilmente raggiunto in meno di un anno (e non in dodici), direi che Heisig si merita una medaglia.

Per concludere, vorrei dire che anche con questo metodo c'e' da sudare e da lavorare sodo. Nessuno regala niente a questo mondo, e anche coi kanji la regola e' la stessa. Per impararli e farli propri bisogna metterci tutto l'impegno possibile, ma con un buon metodo vedremo (e raccoglieremo!) i frutti del nostro intenso lavoro, in tempi infinitamente piu' brevi.

Purtroppo, al momento Remembering the Kanji e' disponibile solo in inglese, francese, tedesco e spagnolo. E sempre purtroppo, per poter seguire in modo efficace il metodo, e' *necessario* essere madrelingua di una delle lingue appena menzionate, oppure possederne un'ottima conoscenza poiche' nel corso dello studio e' sconsigliato manipolare le parole chiave (cioe' i significati), e non e' consigliato tradurle perche' le sfumature tra una lingua e l'altra potrebbero, a lungo andare, interferire e creare degl'ingarbugliamenti senza fine.

Spero che in un futuro non troppo lontano, Remembering the Kanji venga tradotto anche in italiano per dare la possibilita', a sempre piu' persone, di scoprire la gioia dei kanji, ed al tempo stesso scoprire di non essere negati per queste lingue, ma semplicemente di non aver ancora avuto l'opportunita' di utilizzare un vero metodo efficace, adatto a degli adulti.

Chiudo quest'articoletto (oramai diventato un articolone), segnalandovi il link dell'Universita' di Nanzan (a Nagoya) presso la quale il Professor Heisig e' docente di Religione.
Cliccate QUI!
Il link aprira' una pagina in formato Acrobat, sulla quale potrete visualizzare ed imparare - gratuitamente - i primi 276 kanji.

Buono studio e...ganbatte kudasai!

giovedì, agosto 30, 2007

Curiosando in vetrina

Amiche di Biancorosso, ho qualche novita' per la vetrina di oggi!
Molto probabilmente aggiungero' nuovi articoli entro la fine di questa settimana, ma per il momento ecco i nuovi arrivi di oggi.

BLOCCHETTO POST-IT DI HAYASHI SEIICHI


POGGIABACCHETTE A STELLA
*prenotati!


NASTRI POGGIABACCHETTE
Per voi, amiche, ho trovato questo aggraziato set di nastri annodati poggiabacchette, di cartapesta! Ogni pezzo e' dipinto a mano con grandissima cura!
I poggiabacchette di cartapesta sono molto diffusi qui in Giappone, e se ne vedono spesso nei negozi di articoli per la casa. Generalmente costano di piu' dei normali poggiabacchette di ceramica perche' vengono fatti e dipinti interamente a mano!
Ognuno di questi pezzi e' unico! Inoltre, pur essendo comunque delicati, sono incredibilmente resistenti e vi dureranno per sempre, purche' tenuti con cura.
Prezzo: 2 euro caduno
Prezzo del set da 5 poggiabacchette: 6 euro

SET DA DUE TAZZINE GIAPPONESI DA TE' VERDE
Due eleganti tazzine da te' verde giapponesi, per la vostra tavola! Ma non sono stupende?

Queste due tazze sono di terracotta smaltata, con sopra dipinta un'immagine boschiva.
La particolarita' di queste due tazze e' che la parte inferiore di esse non e' smaltata, ma e' stata lasciata cosi' com'e', e quindi si vede la terracotta grezza.
Di tazze giapponesi per il te' ne esistono varieta' pressoche' infinite, ed e' quasi sempre difficile scegliere quelle piu' belle poiche' sembrano essere tutte tali. Pero', certune colpiscono per la particolarita' dei loro dettagli. Queste, ad esempio, mi hanno colpita per i colori dell'immagine perche' sono decisi e brillanti, ma non sgargianti. Inoltre, il colore della tazza stessa e' tenue e calmo, ma al tempo stesso elegante.
Su ognuna di queste tazze vi e' addirittura una pennellata, uno sprazzo di pittura dorata!
I bordi delle tazzine, inoltre, sono leggermente dorati.
Vediamo un'altra immagine:
E ora vediamo le tazze capovolte:
Ancora un'immagine:
Ed un'ultima immagine per finire:
Il set non comprende il vassoietto rosso dell'ultima foto, ma se desiderate averlo, ne potrete far richiesta.
Prezzo delle due tazze giapponesi: 8 euro
Prezzo delle due tazze giapponesi con vassoio rosso: 10 euro

Per oggi e' tutto! Spero abbiate trovato qualcosina che vi piaccia!
Come al solito, vi ricordo che se avete domande o volete fare un'ordinazione, non dovete far altro che lasciare un commento, oppure contattarmi direttamente tramite l'email del negozio: biancorossobazar@yahoo.com
Vi rispondero' il prima possibile!

Grazie!

Due chiacchiere

Oggi e' una di quelle giornate in cui il tempo e' indeciso, e in cui il sole si diverte a giocare a nascondino.
Stamattina sono uscita per andare alla posta a spedire alcuni ordini per il negozio, e mi sono dovuta portare dietro l'ombrello; il cielo era minaccioso; e le nuvole, con aria solenne, promettevano un acquazzone.
Camminando, ho cominciato a sentire un forte odore d'incenso, e mi sono accorta che proveniva da una sorta di tendone bianco sistemato in una piazzola. Sotto il tendone c'era un gruppetto di anziani che facevano comunella e che nel frattempo bruciavano incenso. Non so perche' stessero bruciando dell'incenso sotto quel tendone, ma la scena era senz'altro curiosa.
Sono passata dando una rapidissima curiosata con la coda dell'occhio, proprio per evitare di fare la figura della solita straniera che rimane imbambolata davanti a qualunque cosa.
Nel frattempo si e' alzato persino il vento! Ecco, oggi la giornata sembra voler annunciare l'arrivo imminente dell'autunno. Presto tireremo fuori dai cassetti degli spessi calzettoni, guanti e sciarpe.
Sara' poi quasi ora di rispolverare giubbotti e cappotti, e di riscoprire il piacere delle giornate fredde e della casa riscaldata.
O forse no. Magari domani tornera' a fare un caldo infernale, e mi sembrera' impossibile di essere riuscita ad intravedere l'inizio dell'autunno!

Dico sempre che il Giappone e' un Paese dalle mille sorprese, e che non cessa mai di sbalordire. Ed e' vero.
Pensate che dopo aver spedito i pacchi alla posta, stavo aspettando che l'impiegata mi desse il resto e le ricevute. Si e' messa a contare le monetine e a timbrare tutte le ricevute che ha poi raggruppato in modo molto ordinato. Assieme al tutto, mi ha regalato un piccolo pacchettino colorato, con sopra dei fiorellini. Questo:

L'ho ringraziata, ho fatto il mio solito inchino, e sono uscita.

Fuori dall'ufficio non ho resistito, e ho dovuto assolutamente aprire quel pacchettino misterioso che mi ha dato l'impiegata, e che tra l'altro dava a tutti i clienti di oggi.
Ho letto velocemente la scritta che c'e' sopra (aburatori-gami), e avevo capito che si trattava di qualcosa per il viso, e per assorbire il sebo, ma ho pensato fosse semplicemente una pubblicita'...e invece....
Apro e cosa trovo dentro? La cosa piu' inaspettata del mondo, specialmente visto il luogo da cui proveniva: fogliettini di carta con polvere di riso per il viso, usati per assorbire il sebo e sudore in eccesso. Eh??!!?
Ma che c'entra con la posta? Non lo so, pero' e' senz'altro un regalo curioso.
Ecco perche' adoro il Giappone. Ogni giorno e' una scoperta nuova, e anche quando si verificano episodi singolari come questo, dopo un po' si scopre il perche', e si rimane sempre colpiti da quanto siano premurosi i giapponesi.
Sicuramente quella di questi pacchettini e' una cortesia che le Poste fanno ai clienti per combattere il sudore e la pelle grassa in questi caldissimi giorni d'estate. Certo, detta cosi' fa ridere perche' avrebbe piu' senso se un omaggio del genere venisse dato in farmacia o in profumeria, o al supermercato..ma alla Posta!?

E' quasi come se in macelleria venisse regalato del lucido per scarpe.

Eppure, sono proprio queste sorprese continue che rendono la vita qui in Giappone, soprattutto per noi stranieri, un'esperienza emozionante e sempre nuova.

Beh, vado ad aggiornare la vetrina visto che ho delle belle novita' per il negozietto!

martedì, agosto 28, 2007

Un graditissimo Omiyage

Tra le tante tradizioni fedelmente osservate qui in Giappone, vi e' quella dell'Omiyage, ovvero del souvenir.
Quando si va in viaggio da qualche parte, sia per piacere che per lavoro, e' buona educazione portare un omiyage a parenti ed amici.
Gli omiyage consistono principalmente in prodotti tipici del posto visitato, come ad esempio oggetti dell'artigianato locale. Sono pero' molto gradite anche specialita' culinarie tipiche della localita' in questione.

L'omiyage e' un modo molto cortese per dimostrare che, anche durante il viaggio, non ci si e' dimenticati dei propri amici e parenti, e quindi il souvenir che si porta al ritorno e' una prova di tale affetto.
Ma l'omiyage e' anche una maniera per dare la possibilita' a chi non ha potuto (o non potra') visitare un determinato posto, di godere in parte delle bellezze e delle squisitezze gastronomiche della meta visitata.
Per comodita', infatti, in molte delle stazioni ferroviarie giapponesi vi sono negozietti e chioschetti dove sono in vendita omiyage di vario genere, in particolar modo quelli alimentari, tutti rigorosamente confezionati nel modo piu' elegante e raffinato possibile, in modo che siano graditi ancor prima di esser scartati.

E la mia amica Akiko ieri mi ha portato quel delizioso pacchettino che vedete nella foto in alto.
Si tratta un tipico omiyage proveniente dalla zona da lei visitata durante le vacanze estive: la Prefettura di Yamanashi, una provincia confinante con il Kanagawa, e vicinissima al celebre Monte Fuji.
Pensate che il papa' della mia amica ha una casa con una vista superba che da' proprio sul famoso monte sacro ai giapponesi!
L'omiyage che mi ha portato Akiko consiste in un set di otto dolcini tipici di quella zona, chiamati Shingen Mochi, ovvero delicatissime "tortine" fatte di riso ridotto in poltiglia dopo essere stato pestato in un mortaio.
Il nome di questi dolcini deriva da quello di un potentissimo samurai che visse in quella Prefettura e che pare fosse un golosone di quest'antica leccornia. Il suo nome era Takeda Shingen.

Pensate che e' stata creata persino una serie di pupazzetti di Hello Kitty, ognuna raffigurante una qualche caratteristica tipica della prefettura di Yamanashi, e tra i tanti pupazzetti della serie vi e' pure quella in cui c'e' una carinissima Kitty-chan seduta allegramente sopra uno di quei pacchetti di Shingen-mochi! La potete vedere QUI!
Ognuno di questi dolcini e' impacchettato come se fosse un mini-bento, con tanto di mini furoshiki, e con incastrato nel nodo una piccola paletta di legno per gustare meglio il mochi, senza impiastricciarsi eccessivamente.

Scartando delicatamente il mini-bento, osserviamo meglio cosa si nasconde all'interno di questi *divini* dolcini:

Ho gia' l'acquolina in bocca perche' gia' ancora prima di aprire il pacchetto blu, ho cominciato a sentire l'inconfondibile profumo di kinako, ovvero farina di soia tostata, un ingrediente ampiamente utilizzato nella pasticceria nipponica.
Ma continuiamo a scartare:

Ecco la vaschetta di Shingen Mochi. Come vedete, sopra il contenitore c'e' una bottiglina piena di un liquido che si chiama Kuro-mitsu, da me ribattezzato oro nero per la sua paradisiaca squisitezza.
Il kuro-mitsu e' uno sciroppo a base di kuro-zato o zucchero nero (di canna). Si tratta di uno sciroppo molto dolce che ha un sapore intensissimo e di cui sono smodatamente golosa. Il sapore del kuro-mitsu mi ricorda molto quello della liquirizia, anche se hanno due gusti non proprio identici.
All'interno di ogni vaschetta vi sono tre mochi a forma di cubetto, e i tre mochi sono interamente e generosamente cosparsi di kinako, ovvero quella farina marroncina che vedete.
Con delicatezza e quasi un po' di riverenza, comincio a versare il kuro-mitsu nella vaschetta, direttamente sul kinako:
Ed aiutandomi con la palettina apposita, inizio delicatamente a mischiare il tutto, avendo l'accortezza di non rompere i mochi che si nascondono sotto la fragrante coltre di kinako:

Dopo aver mescolato bene, infilzo con la palettina uno dei morbidi mochi e me lo mangio golosamente!

Il binomio kinako & kuro-mitsu e' una delle combinazioni dolci piu' squisite che abbia mai assaggiato in tutta la mia vita. La prelibatezza di questi due tradizionalissimi ingredienti giapponesi e' equiparabile, non come sapore s'intende, a quella di un ottimo tiramisu' piuttosto che una crostata fatta in casa, magari ancora leggermente tiepida!
L'opulenza del sapore intenso del kuro-mitsu si sposa in perfetta armonia con il gusto delicato e lievemente tostato del finissimo ed impalpabile kinako, ed insieme creano un composto che una volta che raggiunge le papille gustative, regala un'esplosione di sapori che magicamente si uniscono, e che intrecciandosi indissolubilmente, diventano una cosa sola.

Se leggete regolarmente Biancorosso, ricorderete di quando ho parlato della mia predilezione per i warabimochi, dolcini molto simili ai Shingen Mochi, perche' anch'essi sono spolverati di kinako e vengono mangiati con una spruzzatina di kuro-mitsu.
Dopo aver assaggiato entrambi i dolcini, credo ora di propendere decisamente verso i Shingen Mochi. La golosita' che provo per quest'ultimi, pero', e' spiegata dal fatto che per i Shingen Mochi sono richieste quantita' maggiori sia di kinako che di kuro-mitsu, rispetto a quelle utilizzate per i warabimochi.
E' evidente che in questo caso il troppo non stroppia, ma eleva alla perfezione un qualcosa di immensamente squisito.
Itadakimasu!

Non posso concludere senza ringraziare nuovamente la mia amica per questo graditissimo (e golosissimo) omiyage:
Akiko-san, doomo arigatoo gozaimashita!

lunedì, agosto 27, 2007

Pranzo da Arashi

Arashi e' piccola catena di locali dove vengono serviti i ramen, conditi in tanti modi diversi.
C'e' uno di questi locali non molto distante da dove abitiamo noi, e ogni tanto ci piace andare a pranzo li'.
Da Arashi, inoltre, e' facile poter ordinare anche per chi non parla giapponese poiche' vi e', all'ingresso, una macchinetta con tanti pulsanti, ognuno corrispondente ad un piatto ben preciso.
E per facilitare maggiormente il tutto, su ogni pulsante c'e' la fotografia del piatto in questione.
Dalla macchinetta si possono ordinare anche gyoza (ravioloni cinesi saltati in padella), chahan (versione giapponese del riso alla cantonese), bevande varie, ecc.
Basta inserire i soldi nella fessura apposita, e si ricevera' in cambio uno scontrino da consegnare alla cameriera, e lei provvedera' a portarvi tutto quello che avete scelto.

Esistono molti locali (soprattutto ramen shops) dotati di queste macchinette che indubbiamente facilitano la vita sia a chi ordina (specialmente agli stranieri) e sia a chi lavora dietro il bancone.

Mi piace molto andare da Arashi perche' e' un locale innanzitutto tranquillo, pulito, spazioso e poi ...sembrera' una scemenza, ma mi piacciono i colori dell'arredamento! Il colore principale di Arashi e' l'arancione che viene pero' spesso accostato al color argento e al metallo, creando cosi' un effetto moderno, contemporaneo, ma non freddo e distaccato!
Abitando qui in Giappone, s'impara veramente a far caso ai colori e al modo in cui questi vengono abbinati.

La scodellona che vedete in alto e' una porzione che ho ordinato io di ramen al miso con fettine di maiale arrosto.
Questa, invece, e' la porzione di ramen di mio marito:
Non ricordo piu' il nome di questo piatto, ma oltre ad esserci il maiale arrosto, c'erano dei ramen piu' spessi dei miei e dal colore piu' scuro. Il brodino, inoltre, era saporitissimo e condito generosamente con una bella manciata di germogli di soia.
Sulla sinistra, come potete vedere, c'e' la nostra immancabile dose di gyoza! Gnam, slurp!

Da Arashi ci si puo' accomodare in tre modi diversi: sugli sgabelli attorno al bancone principale, al tavolo (come facciamo noi di solito), oppure ci si puo' sedere alla maniera giapponese tradizionale, cioe' su dei cuscini attorno a tavolini bassi.
In quasi tutti i ristoranti giapponesi (magari non in quelli di cucine straniere) esiste l'angolo con i tavoli tradizionali. In tutti i locali, quest'angolo e' rialzato rispetto al resto del pavimento, ed e' inoltre ricoperto di tatami, per cui e' obbligatorio togliersi le scarpe prima di salire.
Anche da Arashi c'e' l'angolo coi tavoli tradizionali; il pavimento di quest'angolo, pur non essendo ricoperto di tatami, e' fatto di legno, ed e' quindi obbligatorio togliersi le scarpe per potervi salire sopra.
Eccolo qui:
Se guardate bene, sulla destra ci sono degli infila-scarpe appesi al muro. E come potete vedere, i tavolini sono bassissimi, e ci si siede su quei cuscini arancioni.
Noi purtroppo non riusciamo a stare seduti in quel modo per troppo tempo senza ritrovarsi con gambe e natiche addormentate, per cui optiamo sempre per il tavolo, oppure per gli sgabelli attorno al bancone.
Ovviamente era tutto ottimo da Arashi, e contiamo di ritornarci al piu' presto!
Itadakimasu!!

PS. Avviso per il negozio: come avrete notato, sulla destra ho aggiunto un pulsante che vi permette di aprire direttamente la pagina delle poste giapponesi, e di seguire quindi la spedizione con EMS. Negli spazi appositi dovrete inserire il codice che vi forniro' di volta in volta.

domenica, agosto 26, 2007

Novita' in negozio!

E anche oggi ci sono novita' in vetrina!
Noterete che, quando posso, aggiungo articoli nuovi in negozio in modo da darvi la possibilita' di scegliere tra una piu' sempre vasta gamma di oggetti.

Cominciamo con le nostre novita' di oggi!

VERA CARTA GIAPPONESE DA ORIGAMI KYOTO CHIYOGAMI
Ci tengo a precisare che questa e' vera carta giapponese da origami perche' ho notato che circola molta carta cosiddetta da origami, Made in China! Ora, non ho assolutamente nulla contro la Cina, pero' insomma...se vogliamo articoli giapponesi tipici come appunto la carta da origami, e' meglio che siano Made in Japan.
In questa confezione troverete 12 bellissimi fogli di carta da origami di altissima qualita'. Vi sono in tutto 4 decori diversi, e 3 fogli per ogni decoro.
Ecco i decori piu' da vicino:
Questi bellissimi fogli saranno ovviamente l'ideale per tutte le vostre creazioni di origami, ma sono sicura che vanno bene anche per altri lavoretti manuali. Ad esempio, si presterebbero molto bene come sfondo per incorniciare una fotografia oppure un piccolo ritratto, o un altro soggetto.
Insomma, potrete dare libero sfogo alla vostra fantasia e creativita' con questa incantevole carta giapponese da origami!
Prezzo: 3 euro
12 fogli per confezione
Made in Japan

PORTACHIAVI ORIGINALE DI SHINKANSEN

Questo e' un irresistibile portachiavi a forma di stella, ricoperto di plastica morbida e imbottito di spugna.
E' un portachiavi originale della Sanrio, dedicato a Shinkansen.
Per chi non lo sapesse, Shinkansen e' il nome del famoso e velocissimo treno giapponese. La Sanrio ha creato questo personaggio per bambini, dedicato proprio al rapidissimo treno nipponico.
Questo portachiavi e' l'ideale per le vostre borse e borsette, zaini, randoseru, valigette, ma va bene anche da appendere in macchina..o dove volete!
Prezzo: 3 euro

E anche per oggi e' tutto! Ma prima di chiudere volevo annunciare che ho un altro bento urara rosso disponibile, nel caso dovesse interessare.
Se avete domande o volere ordinare qualcosa, perfavore lasciate un commento oppure mandatemi una mail all'indirizzo del negozio: biancorossobazar@yahoo.com

Arigatoo gozaimasu!

sabato, agosto 25, 2007

Tre nuovi bento e poggiabacchette verdurosi

Oggi abbiamo passato tutto il pomeriggio a zonzo, ed e' stato proprio grazie a questo girovagare che ho scovato tre bento carinissimi, di cui due estremamente particolari e rari.
Siete curiose? Allora andiamo a curiosare insieme nella mia vetrinetta!
OBENTO MARU-KUN CON BACCHETTE E FUROSHIKI!!
*articolo VENDUTO!*

BENTO NERO A DUE PIANI CON SCODELLA
*Articolo VENDUTO!*


BENTO PUTIFRESH CON MELA, A DUE PIANI
*Articolo PRENOTATO!*


POGGIABACCHETTE VERDUROSI
*VENDUTI!*


E per oggi e' tutto!! Spero che abbiate trovato qualcosina che vi piaccia!
Vi ricordo che per ogni bento acquistato riceverete *in omaggio* un paio di bacchette (questo vale anche per il bento Maru-kun).
Se avete domande, o volete fare un'ordinazione, lasciate un commento direttamente qui, oppure mandatemi una mail all'indirizzo del negozio: biancorossobazar@yahoo.com
Vi rispondero' il prima possibile!
Grazie!

Ancora qualche novita' in vetrina!

Eccomi di nuovo qui, amiche di Biancorosso Bazar, con qualche novita' per la vetrinetta del mio negozietto!
Come al solito, se avete domande o se c'e' qualcosa che v'interessa in questa vetrina (o in quelle precedenti), potete lasciare un commento, altrimenti potete mandarmi una mail all'indirizzo del negozio: biancorossobazar@yahoo.com
Vi rispondero' il prima possibile!

FORMINE PER ONIGIRI SFERICI!
ARTICOLO PRENOTATO!
E' possibile prenotare altre formine da onigiri sferiche. Mandatemi una mail se questo e' un articolo che v'interessa. Grazie!

Ecco qui un set da due formine per fare gli onigiri sferici! Con queste graziose formine potrete divertirvi a modellare il riso, ma anche del pure' di patate!
Prezzo: 3 euro
Made in Japan


BOTTIGLIETTE PORTASALSA ASSORTITE

E per finire, una confezione da ben 20 bottigline portasalsa assortite! Nella busta troverete le classiche bottigline a forma di pesce, e anche quelle a forma di...bottiglia!
Ricordatevi che queste bottigline sono tutte riutilizzabili, per cui dopo ogni uso bastera' semplicemente metterle a bagno in un po' d'acqua calda ed un goccino di sapone. Dopodiche' bisognera' solo risciacquarle per benino, metterle ad asciugare et voila'! Saranno di nuovo pronte per l'uso!
Prezzo: EURO 3
Made in Japan


mercoledì, agosto 22, 2007

Biscottini di pasta frolla alla vaniglia

Oggi e' stata una giornata noiosa e in cui non ho combinato granche'. Per tutta il giorno ho avuto una sonnolenza fastidiosissima che mi tormentava; sicuramente non appena sara' ora di andare a dormire, tutto quel sonno svanira' come per magia. Un classico.

Oltre il sonno, ho avuto pure mal di testa per cui non sono riuscita neanche a mettermi a studiare, e cosi' per non rimanermene con le mani in mano, ho pensato di mettermi al lavoro in cucina.
Certo, l'idea di usare il forno con questo caldo non mi sfiorerebbe nemmeno se non avessi un condizionatore ben funzionante, ma grazie al cielo l'abbiamo per cui il problema non si pone.
E cosi' ho preparato quei carinissimi biscotti di pasta frolla alla vaniglia che vedete raffigurati nella foto in alto. Sono stati facilissimi, e il risultato e' stato ampiamente soddisfacente!

Ho usato, per l'occasione, due vecchissime formine per biscotti che mi aveva regalato una mia amica americana; pensate che queste due formine erano appartenute a diverse generazioni della sua famiglia! Quindi immaginate quanto sia rimasta stupita il giorno in cui decise di regalarmele! Me le diede perche' sapeva che in quel periodo ero alla ricerca di belle formine da biscotti....e infatti sono le piu' belle che io abbia! Chissa' quanti deliziosi biscotti sono stati preparati con queste due formine!
Eccole qui:
La stoffa colorata che vedete sotto le formine e' in realta' una presina che mi ha portato mio marito dal Guatemala, ed e' stata cucita tutta a mano da alcune donne artigiane del posto!

Ecco la ricetta dei miei biscottini vanigliosi (per la ricetta della pasta ho preso spunto dal miosito di ricette preferito, ossia www.lospicchiodaglio.it):

Ingredienti per 500g di pasta frolla alla vaniglia

200g di farina bianca
50g di zucchero a velo (io ho usato quello semolato normale)
100g di burro di buona qualita'
2 tuorli
un pizzico di sale
una bustina di vanillina (non usate il lievito vanigliato che e' un'altra cosa!)

Accendere il forno a 180 gradi centigradi.
Rivestire una teglia con della carta da forno.
Setacciare la farina con lo zucchero e versarli in un recipiente. Tagliare il burro freddo di frigo a pezzetti, e aggiungerli al recipiente con lo zucchero e la farina.
Formare una conca al centro della farina e al suo interno versarvi il burro a pezzetti, i tuorli, la vanillina e il sale.
A questo punto, se avete un'impastatrice elettrica (tipo il Kitchen Aid o simili), lasciate fare tutto alla macchina, avendo cura di utilizzare la frusta per impasti; diversamente, se volete fare tutto a mano, impastate molto velocemente il tutto, cercando veramente di toccare il meno possibile l'impasto perche' contenendo cosi' tanto burro, tende ad ammorbidirsi troppo.

Dopo che l'avrete impastato per bene, avvolgetelo in un pezzo di pellicola trasparente e mettetelo in frigo per almeno un'oretta.
Trascorso il tempo d'attesa necessario, tirate fuori il vostro impasto e mettetelo tra due fogli di pellicola trasparente, e con un mattarello appiattitelo fino a farlo diventare spesso mezzo centimetro.
E ora comincia il divertimento: utilizzando le formine che preferite (o anche semplicemente il bordo di un bicchiere) ricavate tanti biscottini quanti ve ne permette la superficie della pasta. Reimpastate gli avanzi di pasta, stendetela nuovamente col mattarello e ricavate altri biscottini.

Adagiate i biscottini sulla teglia gia' rivestita di carta, ed infornare il tutto per circa 15 minuti. Et voila'! Durante la cottura sentirete un profumino meraviglioso diffondersi per casa, e a quel punto dovrete solo resistere la tentazione di voler addentare un biscottino ancora caldo!
Infatti, questi biscotti diventano deliziosi solo dopo che saranno stati lasciati raffreddare per almeno un'oretta.
ITADAKIMASU!!

martedì, agosto 21, 2007

Sakurabana さくらばな

Venerdi' scorso mio marito ed io eravamo a passeggio per le affollate strade di Ebina-shi, e desiderosi di fuggire dal caldo e dall'aria umida ci siamo incamminati in direzione di Saty, un grande centro commerciale pieno di negozi, ma soprattutto pieno di locali con l'aria condizionata! Evviva!
Siamo andati a curiosare in diversi negozietti, e in uno di questi ho trovato gli splendidi poggia-bacchette che vedete nella foto in alto.
Ho esitato prima di prenderli perche' c'era cosi' tanto assortimento che mi e' stato difficilissimo decidere. Alla fine, pero', questi graziosi fiori di ciliegio hanno saputo conquistarmi!
Tra l'altro, senza neanche farlo apposta, mi sono poi resa conto che hanno la stessa forma del logo che ho scelto per il mio bazar! Si puo' dire, quindi, che siano poggia-bacchette ufficiali del mio negozietto! Hehe!
Magari ne comprero' altri e li aggiungero' in vetrina.

Quello che vedete sotto i poggia-bacchette e' uno dei sottobicchieri che sto usando in questa stagione; come forse avrete gia' intuito, il turchese e' uno dei miei colori preferiti ed e' sicuramente, secondo me, uno dei colori piu' estivi che esistano sulla scala cromatica!

Ma la passione per i fiori di ciliegio (sakurabana e' uno dei tanti nomi che si da' a questo beneamato fiore) non si ferma qui, e riesce come al solito a manifestarsi sotto forma di vasellame. Infatti, proprio pochi giorni fa, ho visto in un negozio due splendide coppette rosa salmone (con una punta d'albicocca) a forma proprio di fiore di ciliegio. Ma non sono due coppette qualunque! Sono di Tachikichi!
Tachikichi e' una celebre azienda produttrice di ceramiche d'altissima qualita', e che crea pezzi seguendo lo stile tradizionale di Kyoto. L'azienda stessa ha sede nella prima ed antichissima capitale giapponese, nonche' quartier generale delle geisha.
Eccole qui:
Non ho mai avuto una grande predilezione per il rosa salmone, ma in questo caso ho dovuto fare un'eccezione perche' non si tratta di un semplice rosa salmone piatto ed anonimo, ma di un colore vivo e leggermente cangiante; infatti, a seconda di dove si posa la luce, ecco che quel rosa acquisisce sprazzi di arancione, di un delicato albicocca e persino di lilla'!

Vista la nostra passione estiva per l'Annindofu, ecco che queste coppette diventano il modo migliore e piu' aggraziato per servire in tavola questo refrigerante e delizioso dessert.

lunedì, agosto 20, 2007

Mitsukoshi no tekagami

Ed ecco qui, in tutto il suo magnifico splendore, il mio 三越の手鏡 ovvero lo specchio giapponese laccato di Mitsukoshi, regalo del mio splendido marito per il nostro quarto anniversario di matrimonio!

Quando ho visto questo magnifico specchio esposto nell'elegantissima boutique di Takagisa, all'interno di Mitsukoshi, non ho capito piu' nulla, ma nella mia testolina gia' m'immaginavo mentre, con grazia ed eleganza, tenevo in mano questo angelico specchio per aggiustarmi l'acconciatura, o per darmi una leggera spolveratina di cipria.

Vicino a questo specchio ce n'era un altro piu' piccolo, ma con la superficie interamente dorata ed adornata con dei decori floreali molto aggraziati, ma questo nero troneggiava in modo maestoso, quasi oscurando del tutto il piccolo specchietto dorato che c'era dietro.

La commessa di Takagisa si e' messa un paio di guanti bianchi, e con estrema delicatezza me l'ha mostrato, e con la stessa cura l'ha avvolto dentro un foglio di carta finissima, e l'ha riposto nella sua scatola lilla' giapponese.

A me batteva il cuore dall'emozione.

Durante tutto il tragitto da Ginza a casa, ho tenuto stretta a me l'elegante borsa di Mitsukoshi contenente la scatola con al suo interno il mio preziosissimo specchio.

Tornati a casa, abbiamo aperto la scatola con grande attenzione e cura, e abbiamo lasciato che questo splendido specchio ci stregasse ancora un po' con la sua magnifica bellezza.
Ecco altre due immagini:

E' inutile dire che questo specchio e' gia' diventato uno degli oggetti piu' belli e piu' preziosi che io abbia.
Sara' un immenso piacere specchiarsi in cotanta bellezza!

Ginza in lungo e in largo

Ieri mio marito ed io abbiamo festeggiato il nostro quarto anniversario di matrimonio!!
Per l'occasione siamo andati a Ginza (il quartiere dello shopping di lusso di Tokyo) con l'intenzione di andare a pranzo in un ottimo ristorante italiano che gia' conoscevamo, e poi volevamo passare il resto della giornata a passeggiare per le innumerevoli vie di questo elegante angolo di Tokyo.

Il ristorante in questione e' La Maremma, un locale gestito da una famiglia di Roma con altri due locali omonimi qui in Giappone (oltre a quello di Ginza), piu' un ristorante e pizzeria (sempre con lo stesso nome) a Roma.
Vi eravamo stati la prima volta per festeggiare il mio compleanno, e ci era piaciuto talmente tanto che non vedevamo l'ora di avere un'altra occasione per ritornarvi.
E' un ristorante abbastanza costoso che pero' offre piatti di una squisitezza unica; inoltre vanta sul proprio menu' un numero impressionante di pizze, cotte tutte rigorosamente in un bel forno a legna.
Oltre alle pizze, alla Maremma preparano dei primi, secondi e contorni da leccarsi i baffi, il tutto accompagnato da ottimi vini e dolci artigianali.
Non e' difficile trovare un buon ristorantino dove mangiare della pasta o della pizza, pero' spesso sono piatti giapponesizzati che pur essendo buoni, non sono sempre cio' che cerchiamo. Da brava italiana trapiantata all'estero, mi viene ogni tanto voglia di quel buon sapore di casa!

Non e' impossibile trovare ristoranti di buona ed autentica cucina italiana qua in Giappone, pero' bisogna cercare bene.

Quindi, come potete immaginare, eravamo contenti di essere riusciti a trovare un ottimo ristorante dove potersi andare a gustare delle squisitezze della mia beneamata terra.

E ieri, nonostante il caldo imperterrito, abbiamo preso il treno per Shinjuku, e da li' abbiamo preso la metropolitana sulla linea Marunoochi che ci ha condotti dritti dritti nel cuore di Ginza.
La giornata, pur essendo afosa, era bella e nel cielo c'era un sole splendido! Abbiamo cominciato a camminare, andando in "direzione" della Maremma; i nostri pancini gia' reclamavano un buon pranzetto ed un bel bicchierone d'acqua fredda.
Peccato che non ci ricordavamo esattamente dove fosse questo ristorante. Avevamo un'idea vaga della sua ubicazione, e abbiamo pensato (che ingenui) che cio' bastasse a condurci a destinazione.
Entrambi ricordavamo un certo negozietto specializzato in bacchette per mangiare, e ricordavamo pure che La Maremma distava pochi metri dal suddetto negozio. Purtroppo eravamo punto e a capo, anche perche' bisognava cercare il negozio di bacchette.

Insomma, abbiamo girato Ginza in lungo e in largo, esplorando ogni singola via e vicolo senza mai trovare quel ristorante.
Dopo circa un'ora passata a marciare, c'e' stata una svolta: abbiamo trovato il negozio di bacchette! Alleluia, abbiam pensato noi, con gia' l'acquolina in bocca al solo pensiero di poterci assaporare una stuzzicante pizza alla diavola. Eravamo certi che il ristorante sarebbe apparso di li' a poco, e che noi saremmo andati ad accomodarci ad un bel tavolo accogliente.
Niente di piu' falso.

Il ristorante non era ne' a due, ne' a dieci, nemmeno a cento metri dal negozio.
Non era nemmeno nella via successiva, e nemmeno in quelle perpendicolari a quella dove c'e' il negozio. Niente, nada, zero, zilch.

Intanto la fame stava cominciando a farsi sentire in modo prepotente, assieme alla sete che ci ha seccato completamente la gola e ci ha regalato una fastidiosissima lingua felpata.

Ci siamo fermati in un angolino, e coi nostri telefonini ci siamo collegati ad Internet per cercare di trovare il sito della pizzeria con l'indirizzo esatto (che tanto qua in Giappone avere un indirizzo e' come non averlo), e il numero di telefono.
Ovviamente, i nostri telefonini non riuscivano a collegarsi alle pagine scelte.
Dopo diversi tentativi, sono riuscita ad aprire la pagina del ristorante, ma sorpresa delle sorprese: il mio telefonino non legge siti web che hanno Flash. Fa sempre piacere fare scoperte simili nel momento del bisogno.

Abbiamo deciso di lasciar perdere, e di continuare a piedi la nostra ricerca. Ma da brava testona qual io sono, mentre camminavamo ho continuato ad usare internet sul mio telefonino nella speranza di riuscire a trovare qualche informazione in piu'. Mio marito stava facendo lo stesso, con il suo.
Dopo un po' mio marito ha trovato l'indirizzo ed il numero di telefono del locale! Evviva! Ce l'abbiamo fatta, abbiamo gridato esultanti!
Eravamo certissimi del fatto che nulla ci avrebbe impedito di andare a festeggiare in quel bel ristorante dalle deliziose pizze. Ma quando il diavolo ci mette la coda....
...e infatti il numero di telefono non funzionava. Al che abbiamo iniziato a pensare che avessero chiuso il locale definitivamente, ed e' forse per quello che non lo trovavamo piu'.

Tra l'altro, come capita spesso qui in Giappone, molti ristoranti, per ovvi motivi di spazio, si trovano nei sotterranei oppure ai piani alti di un palazzo, e quindi l'unico modo per trovare un locale cosi' e' cercare le loro insegne e cartelli generalmente posizionati sui cigli delle vie e dei vicoli. La Maremma, infatti, e' (o era) nel sotterraneo di un palazzo, e si pubblicizza(va) mettendo una bandiera italiana davanti al portone d'ingresso, piu' un cartello con il menu' e i prezzi.
Noi cercavamo, quindi, proprio la bandiera con l'insegna del locale, ma niente da fare. Sarebbe stato piu' facile scovare una sorgente di Chinotto in mezzo al Sahara.

Ci siamo fermati a chiedere a diverse persone (guardie giurate, addetti ai box informazioni per turisti, ecc) e ci facevano andare sempre dritto (mi sa che non sapevano nemmeno loro), oppure apparivano visibilmente smarriti pure loro alla vista di quel misterioso indirizzo.

Morale della favola: abbiamo camminato per due ore e mezza! A me si stavano per svitare le gambe, e non vi dico il dolore ai piedi! Menomale che mi ero messa delle paperine comode proprio per non patire il mal-di-camminata che puntualmente mi attanaglia quando andiamo in giro per Tokyo.
Ogni tanto ci fermavamo ai distributori di bibite per prenderci dell'acqua, ma riuscivamo solo a trovare bottigliette della schifosissima acqua Vittel. Ma come fanno i francesi ad essere cosi' orgogliosi di quella brodaglia li'?? Io l'ho trovata digustosa e per niente dissetante.
La mia acqua del rubinetto della cucina e' infinitamente piu' buona e dissetante di quella roba li', e di certo non la pago 120 yen a bottiglietta!

Ad un certo punto abbiamo deciso di fermarci, anche perche' eravamo di un incavolato nero e non avevamo piu' la forza di continuare a macinare kilometri in cerca di un locale che forse neanche esiste piu'.
Accecati dalla fame e dalla voglia di sederci, ci siamo infilati in una sorta di bistro che si chiama Pronto. Li' ci siamo scolati due cocacole ghiacciate, e ci siamo mangiati due pizzette (proprio micro) e abbiamo fatto a meta' di una porzione di spaghetti al sugo, mozzarella ed una salsina verde che ho pensato fosse pesto,ma che in realta' sapeva di bagnetto verde con le acciughe. Non chiedetemi che diavolo ci azzeccasse quella salsina verde col sugo di pomodoro perche' non saprei rispondervi. Tra l'altro gli spaghetti non erano nemmeno tanti buoni, sob.

Eravamo proprio delusi. Eravamo partiti con l'intenzione di farci una bella mangiata alla Maremma, e siamo finiti in un affollatissimo bistro seduti ad un microscopico tavolino, di quelli dove da una parte c'e' una sedia e dall'altra la panca in comune con altri. Ma se non altro ci siamo ristorati e rinfrescati un pochettino.

Oramai la giornata volgeva al termine, e noi dovevamo cominciare ad avvicinarci alla stazione anche perche' da Ginza a casa nostra c'e' circa un'oretta di viaggio, quindi non conviene aspettar troppo.
Prima pero' siamo andati a curiosare nell'elegantissimo Mitsukoshi, un grande magazzino giapponese di lusso dove sono in vendita articoli di ogni genere, dai vestiti ai gioielli, ma tutto di primissima qualita'.
Mio marito ed io amiamo molto Mitsukoshi, e ci andiamo praticamente ogni volta che vogliamo farci un regalo a vicenda, e infatti ieri volevamo concludere la giornata comprandoci un regalino a testa.
Mio marito non sapeva cosa scegliere, e allora, visto che si stava facendo tardi, abbiamo pensato di prendere il suo regalo da un'altra parte. Ma prima di andar via, siamo andati a curiosare al settimo piano di Mitsukoshi dove sono in vendita magnifici oggetti per la casa, stoffe per kimono, bento di alta classe (davvero!), ceramiche e porcellane (mi brillavano gli occhi!), e dopo un giretto di perlustrazione, ci siamo fermati in una delle boutique del piano ad ammirare dei meravigliosi oggetti giapponesi laccati.
Mio marito mi ha detto di scegliere cio' che volevo, e non sapendo cosa scegliere in quel mare di tesori, ho poi posato i miei occhietti su di un *incantevole* e *principesco* specchio giapponese....e mio marito me l'ha comprato come regalo per il nostro anniversario!!!!
Non potevo crederci!! E' un oggetto di una bellezza infinita, e a cui dedichero' il mio prossimo articoletto, con tanto di foto!
E' talmente bello questo specchio che non riesco a smettere di ammirarlo, e piu' lo guardo e piu' riesce a stregarmi.
Pensate che la signora della boutique, gentilissima e di un'accoglienza mai vista, ce l'ha confezionato per benino, e poi lei ed io abbiamo scambiato qualche parolina e mi ha fatto i complimenti per il mio giapponese!!! Le ho chiesto come si dicesse la parola specchio in giapponese, visto che non lo sapevo, e mi ha detto che si dice : tekagami, ovvero uno specchio da tenere con la mano; te= mano e kagami = specchio.
Mi ha fatto ancora i complimenti e ci ha accompagnati all'uscita della boutique facendoci tanti, tanti, tantissimi inchini ai quali noi abbiamo ricambiato volentieri con altrettanti inchini.

E' vero, il pomeriggio passato a cercare il ristorante e' stato stancante, ma ci siamo comunque divertiti tanto. In fondo Ginza e' sempre bellissima, ed e' sempre un immenso piacere tornare in quel raffinato angolo di Tokyo..e poi chissa', se non fosse stato per questa ricerca, forse non avremmo neanche mai esplorato tutti i vicoli e le viuzze che compongono questo celebre quartiere.

E come ho gia' detto, dedichero' il prossimo articoletto allo splendido specchio che mi ha regalato il mio splendido marito!

sabato, agosto 18, 2007

Novita' in vetrina!

Eccomi di nuovo qui ad aggiornare la vetrinetta del mio bazar!
Per voi, amiche, ho un po' di cosine carine da offrirvi oggi!
Venite a dare uno sguardo!!

Al primo posto ecco uno dei miei accessori preferiti!! Il porta-onigiri di Clickety Click!!
PORTA-ONIGIRI DI RABBIT CLICK
*articolo VENDUTO!*


MINI BORRACCIA DI HELLO KITTY
*articolo venduto!*



BENTO URARA ROSSO CON LACCETTO IN PANNO
VENDUTO!!

BENTO URARA GIALLO CON LACCETTO IN PANNO
VENDUTO!!

BACCHETTE DEL MAIALINO CON ASTUCCIO
VENDUTE!!



BACCHETTE DI BAY ASUKA CON ASTUCCIO
*prenotate!

Un altro tenerissimo paio di bacchette con astuccio. Queste sono di Bay Asuka , e sia sulle bacchette che sull'astuccio ci sono disegnini di paperelle con un arcobaleno coloratissimo!
Ideali sia per il vostro bento che da usare in casa!
Prezzo: €3
18cm di lunghezza
Made in Japan

BACCHETTE *ORIGINALI* DI HELLO KITTY

Di queste graziosissime bacchette *originali* della Sanrio ne ho solo un paio, quindi non fatevele scappare!!
Come vedete sono dedicate ad Hello Kitty, ovvero la mitica Kitty-chan come viene chiamata qui in Giappone!
Anche queste bacchette fanno parte di una serie di articoli creati per la vendita solo qui in Giappone, quindi non le troverete in altri punti vendita autorizzati Sanrio in altre parte del mondo.
Prezzo: €3
16,5cm di lunghezza
Made in Japan

Per oggi e' tutto! Spero abbiate trovato qualcosina che vi piace! E mi raccomando, non dimenticate di dare uno sguardo anche alle mie vetrine precedenti!!
E ricordatevi che per ogni bento acquistato, riceverete in omaggio un paio di bacchette giapponesi!!
Se avete domande o volete fare un'ordinazione, potete lasciare un commento oppure contattarmi direttamente all'email del negozio: biancorossobazar@yahoo.com

Arigatoo gozaimasu!

venerdì, agosto 17, 2007

Nuovo latte di soia e riso al curry

Se leggete Biancorosso regolarmente, sicuramente ricorderete le mie recensioncine dedicate ai vari tipi di latte di soia aromatizzati.
Dopo aver provato quello al caffe' e malto, al maccha, al mirtillo, e alla banana, ho poi assaggiato questo che vedete nella foto, cioe' il latte di soia al sapore di yogurt all'arancia!
Eh?! Beh si, effettivamente come sapore e' un po' strano, forse anche perche' cerca di imitare il gusto di un prodotto derivato dal latte, come lo yogurt appunto.
E va precisato che qui s'intende il sapore di yogurt giapponese all'arancia che e' ben diverso da quello italiano. Vi verrebbe da pensare al sapore dello Yomo agli agrumi di Sicilia (il mio preferito! Solo a nominarlo mi brillano gli occhi), ma il gusto dello yogurt giapponese e' molto piu' delicato rispetto a quello italiano. Insomma, sono due cose sostanzialmente diverse.

Pero' mi e' piaciuto parecchio questo latte di soia, anche se i miei preferiti rimangono quello al caffe' e malto, e quello alla banana. Quest'ultimo, poi, e' delizioso!
Comunque sia, trovo che queste versioni aromatizzate del latte di soia siano un grande aiuto per tutti quelli che vorrebbero consumare maggiori quantita' di questo alimento, ma trovano leggermente ributtante quel sapore (e retrogusto) di fagioli.
L'unico difetto e' il contenuto di zucchero che non e' proprio trascurabile, specialmente se si e' a dieta. Sarebbe, quindi, interessante se venisse messo in commercio un latte di soia aromatizzato alla frutta ( o altro) ma senza zucchero, oppure dolcificato con fruttosio o altri edulcoranti naturali.

Ma cambiando discorso (o meglio, saltando di palo in frasca), era da un po' che volevo parlarvi del Karee Raisu! Di grazia, ma che cos'e', direte voi! Il Karee Raisu (curry rice) e' un piatto giapponese che fa parte della cucina nipponica contemporanea, e che vanta origini straniere.
La cucina giapponese moderna, al giorno d'oggi, non e' piu' soltanto costituita dai capisaldi del repertorio gastronomico di questo Paese, ma anche da molti piatti le cui origini possono essere di provenienza indiana, italiana, cinese, greca, ecc.

Dalla Cina, per esempio, sono state importate molte ricette che hanno subito, nel corso dei secoli, grandi cambiamenti fino a diventare piatti nazionali e completamente irriconoscibili nella loro terra d'origine. Un classico esempio di cio' sono i ramen.
Ma anche la pizza, vanto indiscusso del palcoscenico gastronomico italico, ha trovato qui in Giappone una nuova identita', tant'e' vero che per poter mangiare una vera pizza all'italiana bisogna andarsi a cercare, col lanternino, un localino gestito da qualche connazionale trapiantato qua nel Sol Levante.

La pizza giapponese molto probabilmente vi farebbe inorridire, ma questo perche' si e' adeguata ai gusti della gente del posto fino a non avere quasi piu' nulla di riconoscibile ai nostri occhi.
Ecco allora che trovate i tipici esempi di pizza con la maionese, con il mais, con le uova di salmone ecc. che tanto sbalordiscono gli stranieri, specialmente noi italiani, quando ne vediamo le perfette riproduzioni in plastica in bella vista nelle vetrine dei ristoranti.

Se mi concedete un briciolino di perfidia, persino gli americani trasecolano alla vista di tali pastrocchi, il che mi fa abbastanza ridere visto e considerato che la pizza negli States (quasi dappertutto, ma ci sono eccezioni) e' paragonabile ad un disco di gomma unto e bisunto, ricoperto di ogni sorta di orrore, dall'ananas alla carne tritata.

Ma le versioni giapponesizzate di certi cibi stranieri non devono per forza essere sinonimo di incubo e di orrore. Anzi, come ho gia' detto in precedenti articoletti, ho assaggiato pastasciutte favolose in umili ristorantini italiani gestiti da giapponesi che neanche a Torino a volte si trovano, specialmente nelle cosiddette trattorie sanguisughe dove ti rifilano le porcherie piu' immonde facendotele pagare come se fossero fatte d'oro.

E il riso al curry giapponese dimostra, appunto, che a volte fusion non fa sempre rima con confusion.
Il riso al curry e' di palesi origini indiane, ma e' stato modificato per soddisfare i palati nipponici.
Il Karee Raisu e' un piatto economico, velocissimo da preparare ed estremamente diffuso qui in Giappone, specialmente nelle famiglie.
Si tratta di un sughetto a base di curry, verdure varie (generalmente patate, carote e cipolle), con l'aggiunta facoltativa di carne tipo maiale o manzo.
Generalmente a Tokyo si preferisce usare il maiale, mentre in altre zone del Giappone, tipo Osaka o Kyoto, si preferisce l'uso del manzo.

Questo sughetto viene fatto cuocere e viene poi servito su un piatto con del riso al vapore.
Solitamente si mette il curry da una parte e il riso dall'altra, ma in certi posti servono il riso bianco cosparso di curry. Insomma, e' solo una questione di gusti.

Il sugo di curry si puo' preparare fresco, oppure esistono in commercio delle tavolette di curry concentrato che si usano a mo' di dado, e si fanno sciogliere dentro una pentola con un po' d'acqua calda, e il resto delle verdure e carne.
Ecco un esempio di queste tavolette che ho comprato di recente:
Queste tavolette sono molto economiche e permettono di preparare un pasto abbondante, il che va bene se si e' in tanti.
Di queste tavolette ne esistono moltissime marche, ma tutte quante hanno caratteristiche in comune, tipo ad esempio la gamma di sapori tra cui scegliere (manzo, maiale, ecc.) e un numero sulla confezione che indica, su una scala da 1 a 5, quanto piccante sara' la salsa.
Generalmente viro in direzione di tavolette marcate con l'1 o il 2, non di piu' altrimenti per me e' troppo piccante.

In alternativa alla preparazione casalinga del curry e alle tavolette, esistono i pacchetti gia' pronti di sugo; questi vanno semplicemente scaldati in un pentolino oppure nel microonde, e versati in un piatto assieme al riso.
Questa e' sicuramente la maniera piu' pigra, ma anche quella piu' comoda per quando non si dispone di tanto tempo (o voglia) per trafficare in cucina.

Il piu' delle volte uso le tavolette, ma ogni tanto ricorro anche alle bustine, specialmente in questa stagione visto che spesso e volentieri non mi viene voglia di spadellare e spentolare.
Un'ottima marca di queste bustine di sugo pronto e' la Bon Karee Gorudo 21, questa:
Ed ecco una bella ed invitante porzione di Karee Raisu che ho preparato di recente:
Nella maggior parte dei casi viene proprio servito cosi', facendo meta' sughetto e meta' riso.
E come capita per quasi tutti i piatti giapponesi di origine straniera, anche il Karee Raisu non si mangia con le bacchette ma con un semplice cucchiaio.
Ma da brava perfezionista della cucina qual io sono, non mi accontentavo di un normalissimo cucchiaio e sono andata a comprarmi quelli da curry, uno dei quali lo vedete raffigurato nella foto.
ITADAKIMASU!!

Non c'entra niente col curry, ma poco fa alla radio (ascolto Radio Veronica di Torino) ho appena sentito una stupidaggine, e volevo velocemente riportarvela: alla domanda di un ascoltatore riguardante l'oscillamento dei prezzi delle case, il conduttore di una trasmissione mattutina ha risposto dicendo che i fattori che influenzano tali fluttuazioni sono tanti, e quindi si tratta di un discorso lungo e complicato. E vabbe', fin qua nulla di strano, anche perche' la trasmissione era in chiusura per cui mancava il tempo materiale per affrontare doverosamente un argomento del genere, anche se sarebbe comunque interessante sapere perche' abbia deciso di leggere quella domanda sapendo che non c'era tempo. Boh. Domande senza risposta.
Ha concluso, pero' dicendo che l'andamento dei mutui negli Stati Uniti condiziona senz'altro il mercato immobiliare italiano, e che quindi i prezzi potrebbero diminuire, ma anche salire. Evviva la Fiera delle Ovvieta'.

Il conduttore ha voluto, inoltre, sottolineare quel potrebbero, dicendo che e' meglio usare il verbo al futuro in situazioni d'incertezza. Ah si? Ma da quando? Ma a parte questa sua teoria grandemente discutibile, da quando in qua potrebbero e' futuro?
Nella mia somma ignoranza ho sempre creduto fosse un condizionale.

E vabbe', probabilmente anche la grammatica italiana e' diventata un'opinione.