sabato, maggio 19, 2007

Delizioso pranzo da Kyoko

Oggi sono stata a casa della mia amica Kyoko che mi aveva gentilmente invitata a pranzo. Ero molto emozionata e non vedevo l'ora di arrivare!
La mia amica ha preparato delle vere squisitezze che ora cerchero' di descrivere, con l'aiuto anche della foto in alto che ho scattato tra un boccone e l'altro!
Partendo da sinistra in alto verso destra: birra, un bicchierino di un divino umeshu*, taro con alghe, e nella scodellina blu e bianca c'era il tofu somen, ovvero spaghettini fatti di tofu! Una delizia unica! Non per niente non ho fatto in tempo a tirare fuori la digitale che...li avevo gia' sbaffati!
Nella scodella di legno, invece, c'e' la zuppa di miso con dell'uovo velocemente rappreso, e nel piattino bianco c'e' una porzione di sashimi di pesce bonito! Vicino al sashimi c'e' una scodella di delizioso riso bianco caldo. Ed infine, nel piattino vicino al riso ci sono striscioline di daikon sottaceto.

Notate come il riso venga sempre messo a sinistra e la zuppa a destra.

Sono andata in cucina a vedere mentre Kyoko tagliava sapientemente il pesce per il sashimi: ha comprato un pezzo di pesce bonito gia' pulito, e con un coltello molto affilato l'ha tagliato a fette ne' troppo spesse ne' troppo sottili. Le ha poi disposte su di un piatto da portata, e sopra al pesce ha messo dell'aglio e zenzero tritati, germogli di soia, cipolla e porro a fettine sottili. Ha poi condito il tutto con della salsa ponzu, un condimento tipico a base principalmente di salsa di soia e succo di yuzu o altri agrumi giapponesi. E come potete immaginare, e' una salsina abbastanza acidula, ma molto piacevole grazie al suo pronunciato sapore agrumato che si sposa cosi' bene col gusto salato della salsa di soia.

Kyoko, poi, mi ha fatto vedere un modo molto casual ed informale di mangiare il riso con i rettangoli di alga nori essiccata: si prende un pezzetto di nori e lo si bagna leggermente nella salsa di soia, ma solo da una parte. Dopodiche' lo si mette sopra il riso bianco caldo e con le bacchette si prende il nori con sotto il riso. Chissa' se si e' capito qualcosa di questa spiegazione pasticciona? Spero di si'!
E mentre provavo anch'io a mangiare il riso in questo modo, il marito di Kyoko ci ha fatto vedere che invece lui ha un suo metodo che e' diverso da quello della moglie: con le bacchette prende un po' di riso e lo mette, con grande sveltezza e precisione, sul rettangolino di nori intinto nella soia. E sempre con grande velocita', arrotola il nori formando cosi' un piccolo e perfetto onigiri! Sugoi!

E per dessert, ecco cos'ha preparato Kyoko:
Un leggerissimo budino con dell'amaretto Disaronno e fragole fresche! Oishii! Era davvero squisito!
Le tovagliette che vedete nella foto sono di legno scuro, su cui sono state intagliate immagini di grappoli d'uva! Pensate, le ha fatte il marito di Kyoko, il quale si dedica alla scultura del legno da molto tempo.

E per completare il nostro pranzo in bellezza, abbiamo bevuto dell'ottimo te' verde shincha, ovvero foglie di te' provenienti dal primissimo raccolto di foglie sencha della stagione; ecco perche' viene chiamato shincha, ovvero te' nuovo, proprio perche' e' di questa stagione.

Dopo pranzo, Kyoko ed io siamo andate al supermercato Tokyu che c'e' proprio sotto casa sua, e li' abbiamo fatto un giretto tra le corsie, mentre Kyoko mi spiegava la differenza fra i vari tipi di riso, te' e tofu, e mi aiutava a leggere i kanji sulle etichette dei prodotti! Abbiamo fatto anche un bel giretto nel reparto frutta e verdura dove, per un'occidentale come me, e' impossibile non stupirsi davanti alle innumerevoli varieta' ortofrutticole a noi sconosciute.

Bravissima, Kyoko! So che leggi il mio blog, per cui ti ringrazio ancora per lo splendido pranzo e grazie dell'invito! Omaneki arigatoo gozaimashita!

*Umeshu e' un tradizionale liquore giapponese a base di ume, un frutto del posto, abbastanza paragonabile alla prugna. Per la preparazione dell'umeshu, oltre all'ume (che va messo prima a macerare nello shochu, un tipo di liquore molto forte) e' necessario dello zucchero e del sake oppure dell'alcool
Molti giapponesi preparano l'ume in casa (come quello che ci e' stato regalato dalla nostra amica Ikuko e dal marito), ma molti invece lo comprano gia' imbottigliato al supermercato, oppure nei negozi di liquori. In commercio si trovano vari tipi di umeshu. Ad esempio, quello che mi ha fatto assaggiare Kyoko e' a base di zucchero di canna che conferisce all'umeshu un sapore molto intenso e dark (scusate l'aggettivo inglese, ma e' l'unico che secondo me renda bene l'idea). Oishikatta desu yo!! Era *delizioso*! Se vi capita di trovare in vendita dell'umeshu, vi consiglio caldamente di assaggiarlo: ne rimarrete stregati!

mercoledì, maggio 16, 2007

Giornata di Solepioggia

Ieri e' stata una giornata dal tempo strambo: c'era il sole e pioveva. Mentre un minaccioso temporale si faceva sentire sempre di piu', il sole dispettoso, come per sfida, si faceva sempre piu' brillante e caldo.
E cosi' ho deciso di uscire proprio mentre pioveva a catinelle. La pioggia mi piace e mi rilassa, soprattutto l'odore di fogliame che si sente nell'aria e' per me un profumo quasi balsamico.
Cosi' mi sono messa le mie scarpe da ginnastica, ho preso il mio ombrellino giapponese blu (veramente e' piu' turchese che blu), e sono andata a farmi due passi.
Mi sono fermata in un negozio di casalinghi e ho comprato la stupenda scodella nera che vedete in alto. La scodella e' molto spessa e robusta, e ha un motivo di piante dipinto tutt'attorno. C'e' una sola farfalla (che e' quella che ho fotografato), e dietro ci sono altri motivi che si rifanno alla natura.

Questa in alto, invece, e' una scatola per il bento che ho preso sempre in quel negozio dove ho comprato la scodella nera.
Ho preso questo bento perche', oltre ad essere carino, mi serviva pure. Non sono una grande esperta di bento, a dire il vero. Mi piacciono moltissimo, ma non sono brava a farli. Pero' li uso per confezionare il pranzo da dare a mio marito per il lavoro.
Avevo un bento blu (l'Urara) che ho dato a mio marito un giorno. Lui l'ha messo nel microonde per scaldare il pasto e uno dei coperchietti si e' leggermente ristretto, per cui non posso piu' utilizzarlo per coprire la vaschetta di sopra. Dovrei comprare un altro coperchietto, ma ora che ne trovo uno della stessa misura, faccio prima a ricomprarmi tutto il bento che sicuramente mi costa pure meno! Qui i bento costano veramente una fesseria!

Altra cosina che ho comprato:

Questo e' un pezzo davvero particolare! E' una coppetta di vetro, un po' smerigliata, a forma di fiore di ciliegio.
La particolarita' di questo pezzo e' il colore: di giorno, cioe' quando l'ho comprata, ha una tonalita' sul rosa-viola chiaro - lilla'. Di sera, invece, diventa di un azzurro chiarissimo! Tant'e' vero che ieri sera, appunto, sono rimasta stupita nel vedere che la coppetta aveva cambiato colore!
Nella foto sembra bianca con dei pallidissimi accenni di un violetto leggero.
Ho preso un paio di altre cosine, compresa un'altra coppetta di vetro, ma e' molto semplice per cui non l'ho fotografata, anche se pur essendo semplice e' molto graziosa.

E infine ho preso due bicchieri di Doraemon, il mitico gatto giapponese bianco e blu! Eccone uno:

Domenica con Natsuki

Domenica e' venuta a trovarmi la mia carissima amica Natsuki. L'ho invitata a venire a pranzo qui da me e ci siamo messe d'accordo che le avrei insegnato a fare le lasagne!
Cosi' ci siamo trovate nel primissimo pomeriggio. Sono andata a prenderla alla stazione, e poi ce ne siamo venute a casa.
Quelli che vedete nella foto sono due *deliziosissimi* omochi che mi ha portato Natsuki. Sono dolcini fatti di una pasta a base di riso ridotto in poltiglia, dopo essere stato lavorato a lungo in una specie di mortaio di pietra. Al giorno d'oggi esistono macchinari moderni che permettono la lavorazione del riso in questo modo.
Quelli che mi ha portato Natsuki, come potete vedere dalla foto, sono composti da due palline di mochi, una verde e una bianca, avvolte in una foglia profumatissima (non so che tipo di foglia sia, pero').
I mochi sono ripieni di marmellata di fagioli azuki.

Natsuki ed io abbiamo preparato le lasagne ed e' stato divertentissimo! Le lasagne sono venute buone ed eravamo molto soddisfatte dopo cena, con la pancia piena!

Qui sotto, vi riporto foto di alcuni wagashi (dolcini tradizionali giapponesi) che ci ha regalato il nostro padrone di casa, questo mese. Ogni mese i dolcini che ci regala sono diversi, e per stare in linea con la filosofia giapponese, ogni volta rispecchiano i colori della stagione in corso. Notare come nella scatola di questo mese ci siano i sakura mochi, dei mochi preparati solo in primavera, per celebrare i ciliegi in fiore e il risveglio della natura. I sakura mochi hanno un odore molto forte di fogliame. Sono avvolti in foglie salate di ciliegio. La pasta del mochi stesso viene colorata di rosa per ricordare il colore brillante dei fiori:

Come vedete dalla foto in alto, nella seconda fila da sinistra ci sono i sakura mochi. Ma eccone uno piu' da vicino:
E qui sotto, invece, quelli che vedete avvolti nei pacchettini arancioni sono manju, un altro tipo di dolcino tradizionale giapponese, e subito a lato degli altri mochi (quelli della foto sono piu' precisamente daifuku, un tipo di mochi).

Tokyo Tower: un gigante arancione

Questa foto che vedete in alto l'abbiamo scattata due weekend fa, all'uscita dalla stazione di Akabanebashi. Il gigante arancione di ferro che si e' subito profilato davanti ai nostri occhi e' la famosissima Tokyo Tower, o Torre di Tokyo, l'emblema della capitale giapponese.
La Torre e' stata aperta al pubblico nel 1958, ed e' ancora oggi l'edificio di metallo piu' alto del mondo! E' alta ben 333m e batte la Tour Eiffel parigina per soli 13m!
La Torre di Tokyo, oltre ad essere un'attrazione turistica, e' anche un punto nevralgico dei segnali per trasmissioni radiofoniche e televisive.

Su consiglio (inesatto, peraltro) di un collega di mio marito, abbiamo deciso di andare a far visita alla Torre proprio nel periodo della settimana d'oro. Ebbene, non potevamo scegliere un giorno peggiore. Era un sabato afoso, con un sole arrabbiato e ostinato. I treni erano pieni di gente e ci abbiamo messo un po' ad arrivare ad Akabanebashi, anche perche' non conoscevamo la zona. Abbiamo fatto un giro pazzesco, ma alla fine siamo arrivati a destinazione.

Appena si esce da Akabanebashi, sulla destra si puo' vedere subito la Torre che spunta da dietro un grosso edificio quasi come se volesse fare una sorpresa ai milioni di turisti, stranieri e non, che ogni anno la vengono a trovare.

Per arrivare alla Torre c'e' da fare un pezzetto di strada a piedi, ma non e' molto lungo. Inoltre, sulla strada che conduce alla Torre, c'e' una casetta in tradizionale stile giapponese, tutta circondata da piante di gelsomino! Vi lascio immaginare che profumo che si sentiva! Sembrava di essersi tuffati in una vasca di profumo!
Siamo arrivati in cima alla collinetta che ospita la Torre, e siamo rimasti a bocca aperta nel vedere la lunghissima coda di persone che pazientemente aspettavano il proprio turno per entrare! Ci siamo scoraggiati subito, ma non potevamo tornare indietro: oramai eravamo li' e conveniva aspettare.

Abbiamo aspettato, aspettato, aspettato e aspettato, per un totale di quasi due ore! Ma finalmente siamo arrivati alla biglietteria e abbiamo comprato due biglietti per l'ingresso alla Torre.
Questo che vedete in alto e' uno dei nostri biglietti, con a lato un opuscolo che davano a tutti i visitatori, con tutte i dati tecnici relativi alla struttura della Torre, ai negozi e ristoranti all'interno.
L'ingresso per adulti e' di 820 yen a testa, circa US$8.
Dopo un'altra coda, siamo saliti su un ascensore di vetro che ci ha portati all'Osservatorio principale, a 150m di altezza da terra. Da li' e' possibile vedere un panorama mozzafiato: Tokyo a 360 gradi!! Purtroppo c'era una calca indescrivibile, e si faceva fatica a far foto e a farsi largo tra la folla, ma nonostante tutto sono riuscita a scattare qualche immagine da una delle immense vetrate della Torre:

Un'altra veduta dalla Torre:
E ancora una:

Nell'Osservatorio principale, oltre al negozietto per souvenir, c'e' anche un bar, tavola calda dal nome che non riesco a ricordare nemmeno se mi spremo le meningi fino a domani. Vabbe', mi verra' in mente. Putroppo, con la folla che c'era, e' stato difficilissimo trovare un tavolo libero e due sedie dove poterci mangiare il nostro panino al prosciutto in santa pace, e il nostro te' maccha ghiacciato, pero' alla fine ci siamo riusciti.

Dopo un po', pero', abbiamo deciso di riprendere l'ascensore e tornare sotto, perche' non si riusciva a respirare talmente la gente che c'era. Saremmo volentieri saliti fino all'Osservatorio speciale (250m da terra), ma erano altri 600 e passa yen a testa per arrivare fino li', in piu' c'era una coda kilometrica che solo a vederla faceva venire la nausea.


Cosi' abbiamo deciso di scendere fino al primo piano dove c'era uno spettacolino in corso: un pagliaccio giapponese che faceva dei giochetti con quei palloncini lunghi coi quali formano cagnolini, fiorellini ecc. C'erano tanti bambini coi loro genitori, e l'atmosfera era allegra. Siamo andati a fare un giro nei negozi di souvenir che, inutile dirlo, erano pieni zeppi di gente. In uno di questi negozio sono riuscita a comprare un ciondolino a forma di capsula trasparente, con all'interno dei brillantini blu e una miniatura in plastica della Torre. Il ciondolino ora e' appeso al mio telefonino, assieme ad altri due gingillini carini, una mela e Totoro! Ecco:

All'interno della Torre, oltre agli osservatori, ci sono anche ristoranti e un paio di altri musei, tipo il museo delle cere, quello delle illusioni ottiche e altri ancora. C'e' persino una specie di luna park al coperto, per bambini!

Noi abbiamo deciso di andare a curiosare nel museo delle illusioni ottiche. E' stato molto divertente, anche se il museo in se' era piccolissimo e le illusioni ottiche, sebbene ben fatte e assolutamente d'effetto, erano pochine purtroppo. Pero', se vi dovesse capitare di andarci, vi consiglio di dare un'occhiata a questo museo che vi lascera' un bel ricordo, senz'altro! Ma noi avevamo una fame tremenda, e cosi' siamo scesi e ci siamo incamminati in direzione di Akabanebashi; avevamo intenzione di andare fino a Kappabashi (poco distante dalla Torre), e cosi' siamo partiti, sicuri che ci saremmo ristorati una volta giunti a destinazione.


Devo dire che la curiosita' di visitare la Torre e' nata dopo aver visto un *bellissimo* sceneggiato giapponese intitolato proprio Tokyo Tawaa, cioe' Tokyo Tower. Nello sceneggiato veniva raccontata la storia di un ragazzo di campagna con il sogno di venire ad abitare nella capitale. Il suo sogno si avvera quando gli viene confermata l'iscrizione ed ammissione all'Universita' di Tokyo e combinazione il ragazzo, Ma-kun, dopo diverse peripezie iniziali, trova un alloggetto poco distante dalla Torre! La Torre diventa per Ma-kun il simbolo di una vita nuova, di un futuro brillante e pieno di sorprese, un futuro senz'altro piu' attraente di quello che gli avrebbe promesso la vita di campagna.

Per me e' stato molto emozionante trovarmi sotto e sopra la Torre, proprio perche' pensavo a quello stupendo sceneggiato. Anche mio marito, pur non avendo visto lo sceneggiato, si e' divertito e vorrebbe ritornare a far visita alla Torre, possibilmente in una giornata piu' tranquilla e meno affollata.
La prossima volta vi parlero' di un posto speciale: Kappabashi. E vi parlero' anche di una squisitezza gastronomica che abbiamo mangiato in quell'affascinante angolo di Tokyo!

venerdì, maggio 04, 2007

Il miglior chashumen del Giappone

Rullo di tamburi: Signore e Signori, ecco a voi il miglior Chashumen del Giappone!

Beh, magari non e' vero e per poter essere sicura al cento per cento della mia affermazione, dovrei andare ad assaggiare il chashumen in ogni singolo ristorantino e locanda di questo meraviglioso Paese, cosa che dubito possa essere umanamente possibile.
Allora mi accontento di assaggiare il chashumen un po' qua e un po' la', per vedere se riesco a trovare un ristorantino che sappia prepararlo meglio del nostro locale preferito; ma questo ancora non e' successo.
Ricordo di aver scritto un articoletto qui sul mio blog (eccolo qui!), a proposito di questo piatto, e ricordo anche che non avendo una foto del mio chashumen preferito, ho dovuto prendere in prestito un'immagine da Wikipedia - un'immagine di un chashumen anonimo, senza volto e senza origine.

Ma domenica, verso l'ora di pranzo e con una pigrizia addosso inenarrabile, mio marito ed io ci siamo avviati verso il nostro solito ristorantino di zona (per chi legge regolarmente Biancorosso, mi riferisco al locale dove c'e' sempre il misterioso cliente che sembra essere perennemente li'), e io ho ordinato proprio il chashumen che vedete nella foto in alto.
Se andate a leggervi l'articoletto che ho scritto alcuni mesi fa, troverete una breve descrizione del piatto, ma per non farvi brancolare nel buio, diro' due paroline in merito a questa meraviglia culinaria: il chashumen e' un zuppa a base di spaghettini ramen, fettine sottili di un saporitissimo arrosto di maiale, striscioline di bambu', e cipollotti verdi tagliuzzati fini fini.
I ramen arrivarono dalla Cina, ma al giorno d'oggi nell'incantevole Paese della Grande Muraglia non esiste piu' un piatto simile ai ramen: questi sono stati, oramai, completamente adottati dalla cucina giapponese al punto tale da essere considerati parte del repertorio gastronomico nipponico.
I ramen shop, ovvero piccoli ristoranti - generalmente a conduzione famigliare - qui in Giappone sono ovunque. Un po' come i bar in Italia.
Vi sono ramen shop persino all'interno delle stazioni dei treni; tra un binario e l'altro si trovano dei minuscoli chioschi di ramen dove costa pochissimo mangiare. L'unico inconveniente (ma potrebbe essere un vantaggio, visto il ritmo frenetico delle stazioni) e' che non ci sono sedie o sgabelli, e bisogna mangiare in piedi.
Ma solitamente in tutti i ramen shop ci sono sedie e si puo' assaporare il proprio pasto in santa pace.

Dove andiamo noi, ad esempio, non sono proprio specializzati in ramen, ma preparano tanti altri piatti tipici giapponesi, tipo tonkatsu, vari tipi di sushi, soba, ecc.
Il segreto per un chashumen memorabile e' il brodo, e ogni ristorante vanta una propria ricetta segreta, magari tramandata di generazione in generazione, ed e' proprio il sapore del brodo che puo' rendere una zuppa gloriosa oppure pessima. Ma ad essere onesti, non mi e' ancora capitato di mangiare una zuppa che non fosse come minimo buona.
Ne ho provate di tutti tipi e sono sempre state dal buono all'incredibilmente ottimo, come quella della foto.
Quel chashumen ha un brodo dal sapore intenso, ma non troppo. Il brodo e' sostanzioso, ma non e' grasso o unto. La carne e' cotta alla perfezione ed e' tagliata in fette sottili, ma non troppo sottili. I ramen sono freschi e si sente.
Basta cosi' con le descrizioni, altrimenti mi viene una fame incontrollabile!
Questo invece e' quello che ha ordinato mio marito: e' un cosiddetto setto (traduzione giapponese della parola inglese set), cioe' un menu' o una combinazione di piatti. Come vedete, in alto c'e' un piatto con due grossi gamberoni fritti ed una deliziosa insalatina di lattuga, pomodorini, cetrioli, carotine julienne, ed una fettina di limone. L'insalatina viene servita gia' condita con una salsina molto leggera, una delle specialita' della casa.
In basso a sinistra c'e' il riso e a destra la zuppa di miso con alga wakame e cubetti di tofu.
Vicino alla zuppa di miso, c'e' un piattino con un po' di verdurine salate. E nella bottiglia c'e' la salsa per tonkatsu che si usa, volendo, anche sul pesce.
Sia nei ristoranti che a casa, il bonton giapponese vuole che il riso venga messo sempre a sinistra e la zuppa alla destra del commensale.

Beh, a questo punto non resta che prendere in mano le bacchette e cominciare a mangiare, prima che si raffreddino tutte queste squisitezze!
ITADAKIMASU!!!

giovedì, maggio 03, 2007

Aritayaki e la mia teiera di Chigasaki

In attesa del nostro giro a Kappabashi, in progetto per questo sabato, parlo ancora un pochino di alcuni miei pezzi di vasellame preferito.
Questo che vedete nella foto in alto e' parte di un servizio da te' giapponese di Aritayaki, un tipo di porcellana molto pregiata, regalatoci per Natale dalla nostra amica Ikuko.
Il set e' composto dalla teiera e cinque tazzine (ma nella foto ne ho messe solo due perche' volevo che si vedessero bene).
Devo ancora usarlo a dire la verita'. E' talmente bello e delicato, che mi dispiace persino tirarlo fuori dalla vetrinetta. Comunque, proprio perche' e' bello, e' giusto che venga usato, altrimenti non lo si puo' apprezzare appieno.

Generalmente, per il mio te' verde che bevo quasi tutti i giorni, uso una teiera tradizionale giapponese che comprai quest'inverno a Chigasaki, da Ito Yokaido. Eccola:

Questa e' proprio la mia teiera da battaglia, quella che uso sempre. Oltre ad essere, a mio avviso, molto graziosa, e' anche molto pratica: sollevando il coperchio si trova all'interno un filtro di metallo che permette l'infusione del te' in foglia. Abitando qui in Giappone sto imparando ad amare il te', il vero te', non quello delle bustine. E col tempo sto imparando a comprare solo il te' in foglie e a snobbare l'altro.
Oddio, mi fa un certo effetto usare il verbo snobbare, proprio perche' mi ritengo una persona generalmente alla buona, ma in questo caso sono diventata un po' schizzinosa.

E questo che vedete qui sotto e' il mio barattolo del te', dove conservo del normale sencha da bere tutti i giorni:
E per finire, diverse settimane fa ho comprato un elegante piatto da portata con tonalita' marroncine e verdi, e due tazzine da te' verde che uso oramai tutti i giorni e che, per il momento, hanno soppiantato quelle bluette a fiori bianchi che usavamo i primi tempi che eravamo qui (c'e' una foto di quelle tazzine nel mese di settembre od ottobre, non ricordo).
Ecco qua:
Sabato, a Kappabashi, vorrei prendere pero' delle tazzine di tonalita' piu' chiare, allegre, che riflettano i colori della primavera. Quelle marroncine, pur essendo un po' autunnali, mi piacciono molto e credo che possano lo stesso andar bene per questa stagione perche', in fondo, mi ricordano il colore della terra ricca e fertile dei campi che ci sono qui intorno, e il marroncino degli alberi di ciliegio, i veri protagonisti di questa gloriosa stagione.

Settimana d'oro

Siamo in piena settimana d'oro, ovvero un periodo di festivita' molto caro ai giapponesi, in cui si celebrano varie ricorrenze, per esempio: il Midori no Hi cioe' il giorno dedicato alla natura, il Kodomo no Hi, una giornata dedicata ai bambini in particolar modo ai maschietti (anche le femminucce hanno un giorno tutto per loro pero'! Mi pare fosse il 3 marzo), piu' tante altre festivita'.
E' una settimana di vacanza per la maggior parte delle persone, e pare sia il periodo migliore per andare a gironzolare nelle grandi citta' del Giappone perche', quasi sicuramente, non ci sara' confusione e calca. Moltissimi giapponesi, in occasione della settimana d'oro, vanno a riposarsi in localita' tranquille e lontane dalla citta', oppure tornano nei propri luoghi di nascita a trovare famiglie e amici.
Infatti, per sabato, mio marito ed io abbiamo in progetto di andare in due posti: a Kappabashi (Tokyo), zona nota per i numerosissimi negozi di forniture per ristoranti (oddio, il vasellame!!!!!!! Non sto piu' nella pelle) e negozietti dove vendono cibi finti apposta per le vetrine dei ristoranti.
E poi ci piacerebbe andare sulla Tokyo Tower, emblema della grande metropoli. I due posti distano pochi minuti l'uno dall'altro, in treno, per cui riusciremo tranquillamente a visitarli entrambi nell'arco di una giornata.
Ovviamente non manchero' di dedicare alla nostra gita un bell'articoletto, corredato da fotine!

martedì, maggio 01, 2007

Piccoli tesori

Oramai si e' capito: ho una vera passione per il vasellame. E qui in Giappone e' impossibile non rimanere incantati davanti ad una tazza, una teiera oppure ad un vaso. Per chi come me rimane rapito nel vedere i colori, le tecniche di pittura e i soggetti utilizzati per trasformare un semplice oggetto in un'opera d'arte, non e' possibile venire qui in Giappone e non comprare almeno un pezzo da aggiungere alla propria collezione.

Quella che vedete in alto e' una tazza da te' che ho comprato da un rigattiere poche settimane fa.
In realta', sono andata nella speranza di trovare una tazza da maccha, ma non ce n'erano. L'unica che, come forma (larga e panciutella) assomigliasse ad una tazza da maccha era proprio questa.
Cosi' l'ho subito comprata - per una cifra irrisoria, anzi risibile - e quando il padrone del negozietto l'ha vista, si e' stupito e mi ha detto che era veramente una tazza molto bella. Probabilmente non si ricordava nemmeno di averla in negozio, anche perche' era l'unica: non ce n'erano altre uguali.
Mi ha fatto i complimenti per la scelta e io me ne sono andata via contenta perche' sapevo di aver fatto un bell'acquisto.
Tra l'altro la tazza, sul fondo, ha anche la firma del vasaio che l'ha fabbricata! Un pezzo davvero unico! E se vi dico quanto l'ho pagata, probabilmente non mi crederete, ma ve lo dico lo stesso: 70 yen. Ve l'ho detto io che era una cifra irrisoria!

Ebbene, da quando ce l'ho, e' l'ideale per preparare il maccha. E' larga e panciuta quanto basta per frullare il delizioso e pregiato te' verde in polvere, con l'aiuto del chasen, una piccola frusta di bambu'. Ma al maccha dedichero' poi un articoletto a parte, piu' in la', quindi se siete curiosi ora, perfavore pazientate.
E questa deliziosa scatolina rossa laccata e' un natsume, un altro dei tesori che ho scovato dal rigattiere dove ho preso la tazza di cui ho parlato poco piu' su.
Ma questo natsume e' un pezzo antico. Nel negozio di questo rigattiere, vi e' una parte dove sono esposti oggetti molto antichi, considerati pezzi d'antiquariato, e questo natsume era in quella sezione li', assieme ad altri due dai disegni diversi.
Il natsume e' un contenitore di legno laccato, ed e' un oggetto tipico della tradizionale cerimonia del te' giapponese; viene utilizzato durante la cerimonia, per conservare il prezioso maccha.
Non e' consigliato usarlo come contenitore solito da maccha in quanto non ha una chiusura sottovuoto e quindi non mantiene fresco il te'. Serve solo durante la cerimonia.
Io l'ho comprato semplicemente perche e' un oggetto di una bellezza unica, e sapere che magari e' stato tramandato di generazione in generazione, lo rende ancora piu' prezioso.
Forse vorrete sapere quanto ho speso per questo pezzo; beh, questo e' stato un po' piu' costosetto, ma niente di esoso: 500 yen. Una vera fesseria, se si considera che, guardando su siti americani che vendono te' e articoli per il te', ho visto dei natsume DI PLASTICA a piu' di $50 l'uno! Direi proprio che ho fatto un affare!
Provo una gioia immensa nello scovare pezzi meravigliosi come questi due di cui ho parlato, potermeli portare a casa e metterli in un posto dove possa ammirarli ogni giorno.

Ma per me collezionare il vasellame non significa solo accumulare oggetti solo per metterli in bella vista e aspettare che attirino polvere: per me l'oggetto bello va anche usato. La bellezza di un piatto, per esempio, non la si apprezza solamente guardandolo ma anche utilizzandolo!

Madeleine al burro di Hokkaido

In preda ad una voglia irrefrenabile di preparare qualcosa di dolce che non fosse la solita torta anonima, alcune sere fa mi sono cimentata con le madeleine, i famosi dolcini francesi resi ancora piu' celebri dal grande scrittore Marcel Proust.
Il giorno prima avevo comprato uno stampo apposito da madeleine, per puro capriccio e sfizio, e cosi' era giunto il momento di mettersi all'opera.

In realta' non sono state per niente complicate da fare! Credevo fossero ben piu' difficili, ma il segreto sta solo nell'avere, oltre agli ingredienti necessari, anche lo stampo apposito, ma per il resto sono facili da realizzare quanto una qualunque torta anonima.
Prima di riportarvi la ricetta, volevo dire due cosette sullo stampo e sulla scelta del burro.
Innanzitutto, lo stampo, come gia' dicevo, e' importante che sia proprio quello da madeleine e non quello da muffin, mini muffin, bundt, mini bundt, o altro. Generalmente si e' restii a comprare stampi di questo genere (e io per prima), proprio perche' servono a fare solo una cosa e non si adattano facilmente ad altre ricette.
Pero' uno stampo, specialmente se piccolino, non porta via tanto posto in casa, per cui vale la pena prenderne uno per poterci fare, ogni tanto quando si e' in vena, qualche dolcetto veramente particolare che non sia sempre la solita solfa.

Per quanto riguarda il burro, beh, mi pare quasi inutile ricordare che questo va scelto della migliore qualita', per cui non cercate la marca piu' economica perche' il sapore del burro, che e' poi l'ingrediente protagonista di questa ricetta, potrebbe e potra' influire sul sapore finale dei vostri dolcini.
Inoltre, a meno che non vi siano di mezzo malattie particolari per cui e' importante stare lontano da questo ingrediente, perfavore non sostituite il burro con la margarina! Ve ne prego.
Se siete a dieta, concedetevi questo strappo alla regola: ne vale la pena, perche' non penso preferiate andarvi a comprare un sacchetto di madeleine al supermercato, piene magari di conservanti, coloranti e Dio sa che altro. Se non altro queste saranno naturali, fatte da voi, a base di ingredienti scelti e di qualita'.
La margarina, a mio avviso, oltre ad essere un pessimo sostituto del burro dal punto di vista del sapore, lo e' anche da un punto di vista nutrizionale. E' come dove scegliere tra un'anonima barretta di surrogato di cioccolato ed un pezzo di puro cioccolato magari di Peyrano, di Stratta o di Caffarel. Ecco. La differenza e' la stessa.

Nella mia ricetta ho dato a questi dolcini francesi, un tocco nipponico utilizzando il glorioso burro di Hokkaido:
Ma questo perche' oltre ad essere facilmente reperibile in un qualunque supermercato qui in Giappone, e' anche secondo il mio modestissimo parere, uno dei migliori tipi di burro che abbia mai assaggiato.
Ovviamente voi affidatevi alle marche di burro del vostro supermercato, oppure se avete la fortuna di procurarvi del burro fresco, beh...meglio ancora!

Ecco la ricetta*:

2 uova
1 tuorlo
100 g di zucchero semolato
125 g di farina
7 g di lievito in polvere
90 g di burro fuso
un po' di burro e di farina per lo stampo

Con una frusta, sbattere le uova, il tuorlo e lo zucchero fino ad ottenere un composto schiumoso.
Aggiungere la farina setacciata e il lievito chimico; mescolare e aggiungere il burro fuso.
Ungere ed infarinare lo stampo. Riempire ogni singolo stampino per 3/4 , con la pastella ed infornare in forno gia' caldo a 200 gradi C per 8-10 minuti.
Ritirare le madeleine non appena saranno leggermente dorate. Toglierle subito dallo stampo e lasciarle raffreddare.

Volendo si possono aggiungere degli aromi all'impasto, subito dopo aver sbattuto le uova. Alcune idee interessanti:
scorza di un'arancia o di un limone finemente grattugiata
acqua di fiori d'arancio
estratto di mandorle
estratto di vaniglia
ecc.

Et voila'! Le vostre madeleine sono pronte per essere ammirate e sbaffate, magari accompagnate da una bella tazza di caffe'!

*Ho tratto e tradotto la ricetta dalla versione francese di Wikipedia.

Questa e' una mia tazzina di caffe' espresso con una crema stupenda! No, non l'ho fatto con la macchinetta ma con la mia mitica Brikka Bialetti!