martedì, marzo 27, 2007

L'angolo del KitKat

Questo e' il grazioso Sakura KitKat che e' apparso nei negozi poco prima che iniziasse la primavera.
In questo periodo sembra che qualunque cosa sia colorata di rosa e adornata di fiori di ciliegio.
A me piace questo periodo. Gli alberi di ciliegio in fiore mi mettono allegria e mi fanno sentire felice.

Cosi' ho deciso di comprare questo KitKat un po' per celebrare l'arrivo della mia stagione preferita, e un po' per vedere che gusto avesse questa versione cosi' giapponese della famosa barretta.

Beh, e' pessimo. Peccato perche' il packaging e' adorabile, e se non fosse che il sapore e' a dir poco ributtante, lo ricomprerei in continuazione. Ma proprio non si puo' perche' e' nauseabondo! Le barrette sono ricoperte di una crema rosa, quindi un colore che non fa pensare a cose molto commestibili. Ma passi il colore, insomma, d'altronde da quando sono qui mangio cose verdi e viola, di certo non mi sono fatta spaventare da un po' di rosa.
Ha un sapore che ricorda quello di quelle caramelle dure alla frutta che si ricevevano sempre in regalo da parenti, vicini di casa e persone anziane. Quelle caramelle che alla fine non piacevano a nessuno e passavano da una tasca all'altra, finivano magari col rimanere in una borsetta o nella tasca di un cappotto per secoli, per poi venir buttate via. Bleah.

Quindi, al Sakura Kitkat darei un 10 per il packaging e un 2 per il sapore.

Questo, invece, e' il Choco Banana KitKat. Questo e' un altro di quei gusti in edizione limitata. L'ho comprato da FaMiMa, assieme al KitKat all'arancia rossa e quello al melone di Yubari. Li avevano in offerta perche' erano gli ultimi pezzi rimasti, dato che poi per un po' non li faranno piu', almeno non fino al prossimo anno (?)...boh.

Beh, peccato, perche' Choco Banana e' DIVINO! A parte il fatto che l'accostamento banana e cioccolato e' vincente gia' di suo, se poi a questo aggiungiamo la leggerezza di un buon KitKat croccante, si arriva in paradiso!
Il Choco Banana e' come un classico KitKat, ma con un piacevole sapore (non artificiale, ci tengo a precisarlo) di banana.
Davvero squisito! Peccato che sia in edizione limitata, altrimenti lo comprerei piu' spesso, anzi, penso comprerei piu' il Choco Banana che il KitKat classico!

Al Choco Banana darei un 9 per il packaging (il Sakura e' il piu' bello) e un 10 per il sapore!

E infine, ecco il KitKat al melone di Yubari.

Yubari e' una cittadina ad Hokkaido, nel nord del Giappone. E' famosa per questi suoi meloni cosi' apprezzati in tutto il Paese perche' sono particolarmente dolci e succosi.

Premetto che detesto il melone. Non mi fa vomitare, ma non lo considero un frutto piacevole da mangiare. Infatti non sopporto il classico prosciutto crudo e melone, un po' per l'accostamento dolce e salato che m'ispira poco, ma poi proprio per via della presenza di questo frutto (ma il melone e' un frutto alla fine?).
Nonostante cio' ho voluto lo stesso provare questo KitKat, soprattutto perche' qui in Giappone esistono tantissimi dolci (biscotti, caramelle, cioccolata ecc.) aromatizzati al melone, per cui si puo' dire che sia uno dei gusti piu' diffusi e piu' apprezzati in questo Paese.
E vi diro', pur non avendo predilezione per il melone, non l'ho trovato cosi' cattivo. E' senza dubbio mille volte piu' buono del Sakura, su questo non ci piove!
Questo KitKat e' molto fedele al sapore vero del melone. E come quasi tutti i KitKat aromatizzati a qualcosa, c'e' sempre un buon equilibrio tra il sapore del cioccolato e quello del gusto in questione. L'uno non prevale sull'altro e viceversa.
Quindi, se siete fan del melone, non fatevi scappare quest'edizione limitata del KitKat!

Al KitKat al melone di Yubari darei un 8 per il packaging e un 7 e mezzo per il sapore, proprio perche' non ho una grande passione per questo frutto.

Insalata giapponese di patate

Oggi sto aggiornando Biancorosso a raffica, come potete vedere. Non ho granche' da fare (ehm, veramente avrei da andare a fare l'iscrizione all'uni per i nuovi corsi, preparare la lezione d'italiano per Kyoko, pensare a cosa preparare per cena stasera piu' miliardi di altre cose, ma vabbe'), e allora vi parlo di una delizia: l'insalata giapponese di patate!

Sicuramente avete assaggiato cose tipo l'insalata russa (che detesto), la capricciosa (che adoro), la potato salad americana et similia.

I giapponesi hanno una loro versione di questo famoso piatto. Quella che vedete nella foto e' l'insalata giapponese di patate che ho preparato ieri sera.

E' semplicissima da realizzare, richiede pochi ingredienti e i tempi di preparazione sono minimi. Per cui, cosa aspettate??
Leggendo gli ingredienti vi accorgerete delle differenze fra le insalate di patate nostrane e questa versione nipponica.

INSALATA GIAPPONESE DI PATATE - Gentilmente offertavi da Biancorosso!

Ingredienti per BOH...3-4-5-6 persone, dipende, anche perche' i giapponesi servono quest'insalata in porzioni micro, per cui potrebbe pure bastare per una comitiva di 20! Fate vobis!

3 patate medie
1 uovo sodo, sgusciato e tagliuzzato a pezzetti
una tazza di maionese (preferibilmente giapponese, altrimenti usate quella normale)
mezzo cetriolo senza semini e tagliato a fettine sottilissime
mezza cipolla media tagliata a fettine sottili
una carota piccola bollita e tagliata a tocchetti
sale e pepe q.b.

Fate bollire le patate con la buccia. Non lessatele troppo pero': dovranno risultare ancora un pochettino dure, ma non crude. Tenete presente che dovrete tagliarle a cubetti, per cui se sono troppo cotte rischierete di spappolarle tutte.
Dopo che saranno cotte, sbucciatele e tagliatele a cubetti e metteteli in una terrina.
Pulite una carota piccola e fatela bollire. Tagliatela a tocchetti e aggiungeteli alle patate. Salate e pepate, e lasciate riposare per qualche minuto mentre finite il resto.

Prendete mezzo cetriolo lavato, tagliatelo per lungo e rimuovete i semini centrali, dopodiche' tagliatelo a fettine sottilissime. Tagliate a fettine sottili anche la cipolla. Mettete sia il cetriolo che la cipolla su un piattino e salateli. Lasciate riposare per qualche minuti.

Tagliate a pezzi piccoli l'uovo sodo. Quando le patate e carote si saranno raffreddare un po', versatevi l'uovo sodo. Mescolate bene.
Date una strizzatina ai cetrioli e alla cipolla, in modo da eliminare il liquido di queste verdure. Aggiungete sia i cetrioli che la cipolla alla terrina dove ci sono le patate. Infine la maionese. Mettetene quanto basta, ma non troppo poca e nemmeno troppa, altrimenti risultera' neauseante.

Mischiate il tutto molto bene e regolate ancora di sale e pepe. Coprite la terrina con un po' di carta trasparente e mettete in frigo, lasciando riposare per almeno un'ora prima di servire.
Et voila'!

Questa e' l'insalata giapponese di patate. Viene identica a quella che si mangia qui. Qui spesso viene messa a parte, in un pirottino, nei bento. La si trova spesso anche nei reparti gastronomia dei supermercati, gia' pronta.
I giapponesi amano mangiarla come snack con la birra, oppure per accompagnare altri cibi.

ITADAKIMASU!!!!

Miso! Miso! Miso!

Ieri sera mi sono cimentata a preparare la zuppa di miso! Vi riporto la ricetta, se v'interessa.

E' stato MOLTO semplice prepararla. Piu' semplice di una pastina in brodo!

Il menu' della cena di ieri sera e' stato:

Gamberi e sogliola al cartoccio (con limone e prezzemolo)

Riso bianco al vapore

Insalata giapponese di patate (di cui parlero' a breve)

Zuppa di miso (la star della serata!)

Qui accanto ho fotografato gli ingredienti principali che vi servono.
In alto c'e' il tofu, in basso a sinistra un pizzico di alghe wakame lasciate in acqua a rinvenire e a destra la pasta di miso.

Dovreste riuscire a reperire questi tre ingredienti in un qualunque market asiatico fornito. Quasi sicuramente non dovreste avere problemi a trovare ne' il tofu ne' il wakame.

Per quanto riguarda il tofu, mi raccomando, non prendete quello troppo molle, perche' per questa ricetta va tagliato a dadini, e se prendete quello che ha la consistenza dello squacquerone, i dadini ve li sognate.
Qui, nella foto a sinistra, vedete l'Hondashi ほんだし, un preparato per fare il brodo di pesce, ingrediente cardine della cucina giapponese.

Le cuoche piu' virtuose prepareranno l'hondashi fresco, ma quelle che hanno poco tempo o sono alle prime armi con la cucina nipponica, magari preferiranno affidarsi ad Ajinomoto, e usare la scorciatoia.

L'hondashi c'e' sia in scatola, da dosare come si vuole, oppure in porzioni monouso come quelle che ho preso io. Ogni porzioncina equivale a 600ml di brodo di pesce.
Anche questo non dovreste avere difficolta' a trovarlo in un buon negozio di alimentari asiatici fornito. Purtroppo e' difficile sostituirlo, perche' il sapore sarebbe completamente diverso. Se proprio non riusciste a trovare l'hondashi, al massimo potreste usare del brodo di pesce normale, ma il risultato sara' differente.
E se proprio siete fan della cucina giapponese e vi piace sperimentare con piatti vari, a questo punto vi consiglio di ordinare alcuni ingredienti da Internet, oppure potete chiedere ad amici e parenti che abitano o intendono venire qui in Giappone.

MISO SHIRU (Zuppa di miso)- みそ汁 Ricetta offertavi da Biancorosso!

Ingredienti per due persone:

400ml di hondashi (brodo di pesce)
1 cucchiaio e mezzo di pasta di miso
2 gr scarsi di alga wakame
cipollotti verdi
tofu fresco

Mettere a bollire 400ml d'acqua e aggiungere la polvere di hondashi, e fare quindi un brodo. Tenere in caldo.
In una scodellina mettere l'alga wakame secca, e a questa aggiungere un po' d'acqua per farla rinvenire. Lasciare l'alga a mollo fino a che non si sara' espansa. Quando questo accadra', scolarla e metterla su un piattino a parte.
Prendere un po' di tofu (un 80g dovrebbero bastare, ma regolatevi in base ai vostri gusti) e tagliarlo a dadini.

In un bicchiere versate il cucchiaio e mezzo di pasta di miso e a questo aggiungetevi una mestolata di brodo di pesce. Mescolate e accertatevi che la pasta di miso si sia completamente sciolta. Versate la pasta di miso sciolta nella pentola dove c'e' il brodo restante.
Aggiungete ora il tofu e l'alga wakame, e fate cuocere per un minuto a fuoco basso. Non portate la zuppa ad ebollizione, altrimenti il miso prendera' un sapore cattivo!

Et voila'! La vostra zuppa di miso e' pronta per essere servita! E se volete, potete aggiungere qualche pezzetto di cipollotto verde tagliato a fettine sottili. Io me lo sono dimenticato, ecco perche' non si vede nella foto. Versate la vostra zuppa in scodelle per il miso, o semplici scodelline.

ITADAKIMASU!!

Ps. Colgo l'occasione per fare un salutino a mia sorella G. , con la quale ho parlato per telefono ieri e le ho detto che l'avrei salutata sul mio blog! Ciao piccolina!!

Concerto all'Iwasaki

Domenica pomeriggio, mio marito ed io siamo andati a Yokohama, all'Iwasaki (museo e sala concerti) a vedere un recital di pianoforte, clarinetto e violoncello.

La pianista e' una nostra cara amica. A gennaio ci aveva regalato i due biglietti che vedete nella foto.

Domenica e' stata una giornata molto grigia e fredda. Probabilmente si stava preparando per il terremoto che poi ha colpito il Giappone quel giorno li'.
Noi fortunatamente stiamo bene e anzi, non ci siamo neanche accorti di quello che stava capitando! Grazie al cielo eravamo in una zona che non e' stata affetta dalle scosse.

Il recital e' durato all'incirca due ore. Sono stati suonati pezzi di Beethoven e Brahms.
Eravamo in una saletta molto piccola, con una capienza di non piu' di cento persone. Era un evento molto esclusivo, e aperto a pochi evidentemente. Buona parte delle persone che sono venute erano di una certa eta', degli aficionados di musica classica, indubbiamente.

Prima del concerto abbiamo fatto una passeggiata nei dintorni dell'Iwasaki e abbiamo scattato un paio di foto, anche se la giornata era molto grigia.





Dopo il concerto siamo venuti via, anche perche' avevamo dovuto per forza lasciare la macchina in un parcheggio a pagamento, attaccato al museo. L'Iwasaki ha un parcheggio che fa ridere i polli, con qualcosa tipo quattro posti auto.
Non nascondo una certa ansia che ho provato durante il concerto, perche' continuavo a pensare a quanto ci sarebbe costato quel parcheggio della malora! E infatti abbiamo speso 1500 yen! Capperi!
Ci siamo avviati verso casa, e poi..come capita spesso qui in Giappone, abbiamo trovato una cosa molto inaspettata: una salumeria tedesca! Ma chi se l'aspettava? E il bello e' che questa salumeria si trova in una zona industriale, grigia e dove non c'e' proprio nulla di bello da vedere. Cosa ci faccia li', non lo so.
Comunque sia, ci siamo fermati, spinti dalla curiosita', soprattutto perche' sia mio marito che io adoriamo i salumi, in particolar modo salame, mortadella e speck e volevamo vedere se per caso avessero anche salumi italiani.

Questa salumeria tedesca era un posto molto singolare: un locale piccolo, freddo, pulitissimo quasi asettico. Appena si entra c'e' un bancone con ogni sorta di salumi, salsicce e arrosti vari. Sulla sinistra c'e' un freezer con fondi di salami e prosciutti in offerta, e a destra uno scaffale con confezioni regalo, pane nero, e sulla parete vari diplomini conseguiti dal proprietario della baracca (giapponese) in Germania.

Abbiamo preso del salame Milano e del prosciutto cotto affumicato della casa. Entrambi OTTIMI! Peccato i prezzi, perche' sono da capogiro.

Abbiamo concluso la serata andando a farci la nostra solita scorpacciata da Sushiro, e un giretto da Maruetsu dove ho comprato gli ingredienti per fare la zuppa di miso (di cui parlero' nel prossimo articoletto) e Usagi-san, il coniglietto marmellata & cioccolato della foto nell'articoletto precedente a questo.

lunedì, marzo 26, 2007

Usagi-san a colazione


Vi presento Usagi-san うさぎさん! L'ho comprato ieri in una panetteria da Maruetsu. Non ho saputo resistere! E' troppo carino!

Mi sono pappata Usagi-san a colazione, stamattina, con una bella tazzina fumante di caffe' Illy! Slurpis!

Come vedete, Usagi-san ha della marmellata di fragole nelle orecchie, occhi e bocca di cioccolato...e dentro e' ripieno di una golosissima crema, anch'essa al cioccolato!

Piccoli acquisti

L'altra sera siamo stati in un negozio a Yamato, dove vendono tutte cosine carine per la casa, e chiaramente essendo una patita di queste cose, sono uscita da li' con un sacchetto pieno di acquisti!
Ho preso due scodelle per la zuppa di miso, che sono quelle che ho fotografato e vedete qui accanto. Sono molto semplici, ma carine.
Pero' voglio prenderne poi delle altre, magari di piu' elaborate ed eleganti per quando si ha ospiti. Diciamo che queste sono scodelle per il miso da usare tutti i giorni, senza troppe pretese.


Qui, invece, c'e' il bento di Rascal, altro acquistino fatto a Yamato. Da quando mi e' iniziata la mania dei bento, ora li cerco dappertutto, cosa che prima non facevo.
E il bello e' che sto comprando tutti questi accessori, ma ancora non ho preparato niente.
Anche se, ieri sera, ho usato una bento box di plastica trasparente, semplice e con le chiusure ai lati, dove ho messo l'insalata da dare a mio marito da portarsi al lavoro.

Altre volte ho fatto la stessa cosa, ma stavolta sono stata un briciolino piu' creativa perche' ho appositamente scelto un bento che avesse gli scomparti, per poter mettere l'insalata da una parte, e un botticino col condimento da una parte, e delle tostadas spezzettate in un angolo.
Ho usato una di queste bottigliette per condimenti, da mettere nel bento. Sono abbastanza piccoline da stare dentro un bento, ma abbastanza capienti da contenere una quantita' decente di salsine e condimenti vari.

Queste qui in particolare sono facili da riempire perche' hanno un buco grande.

Infatti sono riuscita ad usare un piccolo imbuto per travasare il condimento solito che preparo a mio marito, per l'insalata, ovvero sale, pepe nero, olio e aceto.

Di botticini del genere ne esistono di tanti tipi, formati e forme. A me sono piaciute queste proprio perche' sono capienti e carine al tempo stesso. Sopra l'etichetta c'e' la parola giapponese YASAI やさい, che significa verdura!
E qui invece, c'e' un'altra cosina carina molto giapponese: l'oshibori おしぼり。
L'oshibori e' un piccolo asciugamanino morbido umido che viene usato per lavarsi le mani, prima dei pasti.
Nei ristoranti, qui in Giappone, prima dei pasti viene generalmente servito il te' verde e assieme a questo vi viene portato l'oshibori bagnato e strizzato, che solitamente e' caldissimo, arrotolato e sigillato in un sacchettino di plastica trasparente, per questioni d'igiene.
D'inverno gli oshibori vengono serviti caldissimi, mentre d'estate sono freddi!
A me piace sempre tanto l'odore dell'oshibori, non so perche'. Ha un odore particolare, di pulito!
In molti locali, pero', l'oshibori tradizionale e' stato soppiantato da tristissime salviettine umide micro, avvolte in piccoli involucri di plastica.
Non ho grande simpatia per le quelle salviette perche' sono piccole, e spesso vengono intinte in una qualche soluzione disinfettante che ha un odore sgradevole. Bleah!
Indubbiamente la preparazione degli oshibori (lavaggio, sterilizzazione, piegatura ecc.) comporta un costo che molti ristoranti preferiscono evitare, passando alle anonime salviette.
C'e' da dire che, per quanto la tentazione possa essere forte, e' maleducazione pulirsi la bocca con l'oshibori. L'asciugamanino in questione serve solo per le mani!
Quello che ho comprato io e' l'oshibori per il bento, perche' ha il suo bel contenitore che mantiene l'asciugamanino umido, pulito e lontano da polvere e sporcizie varie.

Ma e' anche ideale da preparare e tenere in borsa. Puo' capitare di fermarsi a mangiare un gelato o un bel senbei, e di ritrovarsi con le dita sporche. E a volte si ha semplicemente voglia di lavarsi le mani, ma non si sa dove andare.
Ed infine, ecco i miei due nuovi kinchaku. Sono sacchettini molto belli per trasportare il bento, piu' altre cosine tipo una bibita, frutta, ecc.
Ma sono carini anche da usare per metterci altre cose.
Per esempio, mia mamma usa sacchetti di tela tipo questi per riporre la biancheria intima quando si viaggia, in modo che non s'impolveri o si macchi stando a contatto con l'interno della valigia ed oggetti vari.
Si possono trovare davvero mille usi per un kinchaku, oltre al suo originale!

Termino il mio articoletto di oggi, con una foto di un graziosissimo fiorellino sbocciato nella piccola siepe di casa nostra! Sono una persona che ama tanto la natura, i fiori, le piante, il mare, ecc. e ogni volta che vedo una piantina che germoglia oppure un fiore appena sbocciato, mi si riempie il cuore di felicita'! E l'altro ieri mio marito mi ha fatto notare questo fiorellino grazioso e non ho potuto non fotografarlo!

venerdì, marzo 23, 2007

Tonkatsu

Un paio di sere fa, per cena, mi sono cimentata nella preparazione di quello che considero essere uno dei miei piatti giapponesi preferiti in assoluto: il tonkatsu.

Il risultato lo vedete accanto nella foto scattata da mio marito.
Il tonkatsu e' una specialita' giapponese, non particolarmente sana ma e' cosi' squisita che mi viene l'acquolina in bocca solo a pensarci! Gnam!

Si tratta di una specie di braciola di maiale impanata e fritta. Nei ristoranti viene sempre servita con del cavolo verza tagliato a listarelle sottili, riso bianco caldo, una scodella di zuppa di miso fumante e una salsina marroncina da mettere sulla bracioletta.

La braciola viene poi tagliata a pezzi per poter essere facilmente gustata coi bastoncini, senza bisogno di forchetta o coltello.
In un certo senso il tonkatsu e' molto simile alla nostra cotoletta alla milanese, anche se ci sono delle differenze nel tipo di ingredienti utilizzati.
La parola tonkatsu fa riferimento solo al maiale preparato in questo modo. Ma vi sono delle varianti che prevedono l'uso di pollo o chicken katsu チキンカツ, gyuu katsu 牛カツ preparato con la carne di manzo. So che esistono anche versioni a base di fette di prosciutto spesse impanate e fritte, e anche certe a base di pesce, in particolare gamberi.

Devo dire la verita', ho solo assaggiato il chicken katsu, e sebbene mi sia piaciuto, non mi ha entusiasmata. Per me questo piatto e' solo col maiale! Anche se mi piacerebbe assaggiare i gamberi preparati in questo modo.
E in quest'altra foto vedete di nuovo uno dei tonkatsu che ho preparato quella sera, con vicino la scodella del riso. Davanti al piatto, in quel flaconcino col tappo bianco c'e' la tonkatsu soosu トンカツ ソース ovvero salsa per il tonkatsu, e vicino una salsa al sesamo per condire l'insalata oppure, proprio come avviene nei ristoranti, viene usata per condire il cavolo verza tritato che vedete nel piatto assieme al tonkatsu.

Non voglio peccare di presunzione, pero' a dire il vero il risultato e' stato sorprendente! Il sapore era pressoche' identico a quello del tonkatsu che normalmente mangiamo nei ristoranti, soprattutto da Katsuya - catena di locali specializzati nella preparazione di questo piatto.
Anzi, il mio e' risultato piu' leggero, dal punto di vista dell'impanatura. Credo che questo fosse dovuto al fatto che ho impanato le braciolette una volta sola, senza fare molteplici strati di pangrattato e uovo.
In piu' ho usato, ovviamente, dell'olio d'arachidi pulito, il che avra' indubbiamente contribuito a rendere il piatto meno pesante.

Vorrei riportarvi la ricetta che ho utilizzato, pero' prima vorrei fare una premessa per coloro i quali hanno un po' di avversione verso la carne di maiale (non per motivi religiosi o etici): io sono una che generalmente disdegna molto le carni, in particolare quelle rosse. Prima di venire qui in Giappone, il maiale lo mangiavo una volta ogni due secoli. Di maiale mangiavo i salumi e i wurstel, ma braciole, costine et similia, quasi mai. Le uniche carni che gradivo erano il pollo e il tacchino, e basta.

Poi, venendo qui, ho scoperto il delizioso mondo del tonkatsu, e adesso mangio piu' maiale che pollo, anche se, nel tentativo di seguire un'alimentazione sana ed equilibrata, cerco di limitare il piu' possibile piatti come questi nella mia dieta, rendendolo un qualcosa che mi concedo solo ogni tanto. Ma va detto che, se preparato in casa, e' decisamente piu' sano che non mangiato in ristoranti in giro. E' un po' come con la cotoletta alla milanese o altri cibi fritti della nostra cucina: di certo non li mangiamo tutti i giorni, ma una volta ogni tanto fanno piacere..eccome se fanno piacere!

Bando alle ciance e via con la ricetta!

TONKATSU とんかつ 
Ingredienti per 4 persone:

4 braciolette di maiale
2 tazze di panko (pangrattato Japanese style - se non l'avete, usate quello normale)
1 uovo sbattuto
1 tazza di farina bianca
olio d'arachidi per la frittura
1 limone
senape piccante (facoltativa)
salsa per tonkatsu (se non la trovate, vi diro' con cosa sostituirla)

Se avete un batticarne, date qualche colpetto alle braciole per assottigliarle un po'. Io le ho semplicemente messe in un sacchetto ziploc, ho fatto uscire l'aria e poi l'ho chiuso. Con il fondo di una teglia (metodo molto casalingo, ma efficace!), ho dato qualche colpo alle braciole che si sono leggermente appiattite, proprio come volevo io.
E' importante appiattirle un po', perche' cosi' cuoceranno piu' in fretta, dato che dovendo friggerle, non rimarranno nell'olio a lungo, quindi se la braciola e' troppo spessa potrebbe non riuscire a cuocere completamente.

Infarinate le braciole. Io ho versato la farina direttamente nel sacchetto ziploc, poi l'ho richiuso e l'ho agitato bene.
In una terrina a parte, ho sbattuto l'uovo con una forchetta. All'uovo ho aggiunto un pizzico di sale e uno di pepe, per dare piu' sapore.
E su un vassoio ho versato il panko.
Il panko e' la versione giapponese del nostro pangrattato, anche se e' un po' diverso perche' viene grattugiato in modo piu' grossolano, cosa che rende l'impanatura piu' croccante e sfiziosa, secondo me.
Se non avete il panko, potete farvelo utilizzando dei tozzi di pane raffermo che passerete nel tritatutto, facendo attenzione a non tritare troppo, diversamente utilizzate del normalissimo pangrattato che trovate al supermercato.

Scuotete leggermente le braciole in modo da eliminare la farina in eccesso. Passatele nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Accertatevi che le braciole siano completamente ricoperte di pangrattato. Dopodiche', adagiatele su un piatto e mettetele nel freezer (non in frigo, altrimenti ci mettono troppo) per 20 minuti. Questo serve a fissare l'impanatura in modo che non si stacchi una volta nell'olio.

Mentre aspettate, prendete una padella capiente, e versatevi abbastanza olio d'arachidi da permettere una frittura uniforme.
Scaldate l'olio. Trascorsi i 20 minuti, tirate fuori dal frigo le braciole e, facendo MOLTA attenzione agli schizzi d'olio, adagiatele lentamente nell'olio caldo. Non mettetene a friggere piu' di due alla volta, altrimenti rischiate di abbassare la temperatura dell'olio.
Aiutandovi con una pinza, o con delle bacchette (se siete pratici), date una girata frequente alle braciole, per evitare che cuociano troppo da una parte e non abbastanza dall'altra. Fate attenzione a non rompere l'impanatura!
L'impanatura dovra' risultare dorata, di un colore simile all'arancione, tipo il colore del mio tonkatsu nella foto.

Se non siete sicuri che siano cotte, tiratene fuori una e tagliatela un po' nel mezzo e controllate a che punto e' la carne. Non dovesse essere ancora completamente cotta, rimettetela nell'olio ancora per un paio di minuti.
Abbiate l'accortezza di non portare l'olio a temperature eccessive, perche' questo vi fara' solamente bruciare l'impanatura, senza peraltro cuocere la carne come si deve.
In poche parole, friggetele come friggereste delle semplici cotolette alla milanese.

Quando saranno pronte, tiratele fuori e mettetele su un piatto con della carta scottex, in modo da assorbire un po' di unto.
Con molta cura, tagliatele a pezzetti, lasciando pero' alla braciola la sua forma originale (v. foto in alto).
Se vi va, potete servirle proprio alla maniera giapponese, tagliando a listarelle sottili qualche foglia di cavolo verza lavata con cura.
Ovviamente, se potete, non fatevi mancare del buon riso caldo al vapore, che preparerete con la cuociriso (se l'avete), oppure facendolo semplicemente bollire.
Anche una scodella di zuppa di miso sarebbe l'ideale, ma anche senza va benissimo.

Per quanto riguarda la salsa per il tonkatsu: se potete, andate a dare un'occhiata ai vostri supermercati asiatici piu' vicini a voi. Spesso nei supermercati cinesi o coreani vengono trattati prodotti giapponesi, quindi non e' impossibile trovare la salsa per il tonkatsu. Quella piu' famosa qui e' la stessa che vedete nella foto, marca Bulldog. Ma vi sono anche altre case che la fanno, e sono tutte ottime.
Se proprio non riuscite a trovarla o non avete il tempo o la voglia di andare alla ricerca, potete sostituirla mischiando una salsa per bistecche (tipo Worcestershire) con un po' di ketchup per renderla piu' dolce, e magari una o due gocce di succo di limone per creare un po' di contrasto tra il dolce e l'aspro. In alternativa, potete usare la Worcestershire da sola, senza mischiarla a niente, anche se non e' proprio uguale alla tonkatsu soosu, e' comunque un ottimo sostituto.
E, se vi va, condite il vostro tonkatsu con un po' di senape piccante!

ITADAKIMASU!!! いただきます!!!!!

domenica, marzo 18, 2007

Bento & Bento

Da quando mi e' stato segnalato il blog di Bento Mania da una mia amica, devo dire che mi e' venuta una voglia incredibile di cimentarmi nell'affascinante arte tutta nipponica dei bento.

Potrei spiegarvi in modo dettagliato cosa sono i bento, ma fate prima ad andare a dare un'occhiata al sito che ho appena menzionato: li' troverete tutte le info in materia.

Comunque, in poche parole, si tratta della versione giapponese del baracchino (come lo chiamiamo noi a Torino -- fa pure rima), gavetta o lunchbox. Pero', cio' che contraddistingue i bento giapponesi da quelli nostrani, e' la creativita' con cui viene sistemato e presentato il cibo. Un pugnetto di riso, due carotine, una cotoletta, oppure una macedonia possono trasformarsi in piccole opere d'arte commestibili. Come si suol dire, l'occhio vuole la sua parte, e coi bento l'occhio fa festa.

Ma con la parola bento si fa riferimento non solo ai baracchini per bambini e per chi ha bisogno di portarsi il pranzo al lavoro, ma ai vassoi di cibo misto che vengono serviti nei ristoranti (nei ristoranti vengono appunto serviti in vassoi laccati e non in bento box). E nei supermercati, nel reparto gastronomia, vengono venduti dei bento gia' pronti, per chi non ha tempo ne' voglia di mettersi a farli. Solitamente vengono venduti in vassoietti molto carini, usa e getta.

Abitando qui in Giappone, vedo spesso nei negozi, tutto l'occorrente per preparare questi baracchini nipponici: dai contenitori stessi, con tutti gli accessori coordinati - posatine, i kinchaku ovvero borsettine per trasportare comodamente il proprio bento, le bacchette dello stesso colore, il laccetto elasticizzato per tenere chiuso il bento ecc. - piu' tutti gli altri accessori che servono per preparare questi irresistibili pasti.
Qui, molte mamme, fanno a gara per chi riesce a preparare il bento piu' creativo, piu' bello. Uno degli scopi dei bento e' quello di invogliare i bambini a mangiare, rendendo piu' invitanti i cibi, specialmente quelli che fanno bene ma che non sempre piacciono ai piccoli, tipo le verdure. Allora, cos'e' meglio, un anonima montagnola di spinaci lessi e barbosi, oppure un'invitante porzione di spinaci decorata con fiorellini di formaggio, e magari una faccina simpatica di un maialino fatta con del prosciutto?

Ed ecco che esistono tutta una serie di accessori che permettono di modellare il riso, ritagliare il prosciutto o formaggio con formine diverse, ecc.

Io sono proprio una principiante pero', quindi comincero' dalle cose piu' semplici. Ma, se v'incuriosisce, vi sono molti siti (specialmente giapponesi) con tante fotografie di bento veramente splendidi. Ma si difende bene anche Yurippe, la voce autorevole italiana dei bento, nonche' proprietaria del bellissimo o-bento.net . Anzi, direi che e' in gambissima e forse fa persino un po' d'invidia ai giapponesi stessi! Brava Yurippe!!

Nella foto che vedete in alto, ci sono le formine per modellare il riso che ho comprato ieri. Ci sono tre forme: il cuoricino, la stella e l'orsetto. Quella che mi piace di piu' e' il cuoricino! Non vedo l'ora di cominciare ad usarle!!

Ed ecco di nuovo le formine!

Mi piacerebbe provare ad usarle con del semplice riso bianco, oppure provare anche con del riso condito magari con del pomodoro (come nell'immagine sulla confezione), o qualche altra salsa. L'importante sara' non fare in modo che il riso sia troppo umido, altrimenti non prendera' la forma desiderata.

Probabilmente si potranno modellare anche delle patate lesse, schiacchiate a mo' di pure'! Ho gia' un sacco d'idee..! Non vedo l'ora di mettermi all'opera.
Qui invece ci sono dei pirottini che ho comprato oggi, sempre per il bento. In realta' questi si possono usare anche per preparare tipo muffin o mini plumcake, perche' vanno tranquillamente in forno. Ma vanno benissimo anche per il bento, per metterci cose tipo un po' di frutta, un dolcino, un paio di cucchiaiate d'insalata di patate giapponese (che e' DIVINA!). Uno di questi giorni mettero' la ricetta qui su Biancorosso.
E qui invece c'e' l'erbetta per il sushi, o baran. E' un elemento decorativo molto usato appunto per questioni estetiche, ma, oltre ad essere carina, svolge anche la funzione di divisore quando abbiamo diversi tipi di sushi in un bento, oppure vogliamo semplicemente tenere separati alcuni cibi.

sabato, marzo 17, 2007

E' finito Giapponese 2!


Questa e' stata una settimana intensissima: ho dato ben due esami, uno di storia americana e l'altro di giapponese.
Quello di giapponese l'ho dato ieri, ed e' stato LUNGHISSIMO come una Quaresima. E' stato stancante, a dir poco, pero' mi sono sentita cosi' leggera e felice dopo essere uscita dall'universita'!

Mogami-san, la nostra professoressa di giapponese, ha regalato ad ognuno di noi una barretta KitKat, che ho fotografato e che vedete qui accanto.
Qui, solitamente, i genitori regalano ai propri figli i KitKat, soprattutto in occasione dei temutissimi esami di ammissione, come portafortuna, nonche' golosissimo snack! Il motivo per cui il KitKat ha riscosso cosi' tanto successo qui in Giappone e'proprio grazie al suo nome. In giapponese c'e' una frase kitto katsu, che significa, suppergiu', ce la farai! Quindi, quale modo migliore per incoraggiare degli studenti impauriti se non quello di regalar loro una gustosa barretta al cioccolato, per giunta dal nome cosi' propiziatorio?

Ora attendo i risultati dell'esame che dovrebbero arrivarmi la prossima settimana per posta, anche se dovrei comunque saperli prima, visto che generalmente vengono postati sul sito dell'universita', nell'area riservata agli studenti.
Ho saputo quelli di storia ieri e sono estasiata! Ho preso A! Il voto finale viene espresso in lettere: la F e' il voto piu' basso, mentre la A e' quello piu' alto.
Ovviamente spero di prendere una A anche in giapponese.

Oggi pomeriggio ho avuto appuntamento con la mia amica Kyoko. Ci siamo incontrate qui in zona, e poi siamo venute qui a casa mia insieme. Ho voluto farle vedere come si arrivava qui, per evitare che si perdesse, anche se non penso avrebbe avuto problemi, visto che, come buona parte dei giapponesi, anche lei e' munita di un navigatore satellitare all'avanguardissima, quindi credo proprio che avrebbe trovato la mia casa in un batter d'occhio.
Era da piu' in un mese che non ci vedevamo! Lei e' rientrata da poco dalle Hawaii, da una vacanza con suo marito a casa di amici.
Abbiamo fatto lezione d'italiano, e anche tante chiacchiere! Kyoko e' davvero una persona molto gradevole, e sono contenta di averla come amica.
Tra l'altro mi ha detto che, a partire da aprile, verra' a prendere lezioni d'italiano assieme ad una sua amica che non vede l'ora d'imparare questa lingua! Che bello! Mi ha detto che il figlio di questa sua amica e' uno dei piu' famosi architetti del Giappone! Caspiterina! Chissa' che casa splendida che hanno! E pare che questa signora sia una grande conoscitrice della storia del Giappone. Insomma, non vedo l'ora di conoscerla e di conversare con lei!

In questa foto qui accanto c'e' la graziosissima scatola di dolcini giapponesi che mi ha portato Kyoko oggi pomeriggio. Si chiamano Hiyoko. Ancora non li ho assaggiati, e quasi mi dispiace aprire questa tenerissima scatola! Ma sono sicura che saranno deliziosi.








Ed ecco un'altra fotina degli Hiyoko! Ma quant'e' tenero il disegnino sulla confezione???

sabato, marzo 10, 2007

Inari zushi per cena


Ieri sera, prima di cena, siamo andati un attimo al nostro supermercato di zona a prendere due cosette.
Il supermercato in questione ha un piccolo reparto gastronomia abbastanza fornito, ma che viene sempre preso d'assalto dopo una certa ora, cosi' il piu' delle volte si trova sempre pochino, a meno che non si abbia una fortuna pazzesca!

E ieri ho trovato questi inari zushi che vedete nella foto! A-D-O-R-O gli inari-zushi!!!! Sono piccoli fagottini di tofu fritto con dentro del semplice riso bianco al quale, penso, venga aggiunta una qualche salsina dolciastra..non ne sono certa, ma dal sapore direi che qualcosina c'e'.
Oltre agli inari-zushi ho preparato due scodellone fumanti di chashumen, e poi avevamo anche un vassoietto di insalata di patate alla maniera giapponese. L'insalata di patate giapponese e' simile a quella americana, con la differenza che in quella giapponese vengono messi i cetrioli e pezzetti di lattuga fresca!! Superslurpis!

Qua ho fotografato il prezzo degli inari zushi. Cosi', per curiosita'! 290 yen corrispondono, all'incirca, a $2...saranno probabilmente 2.50 euro suppergiu'. Credo eh!

Comunque, mentre cenavamo mi sono accorta che mi faceva male la gola. Bene! Questo significa che mi sono presa un bel virus, infatti stamattina mi sono alzata con la gola incendiata! Sgrunt! E anche adesso non faccio altro che tossire. Ma che scocciatura!

Vabbe', non c'entra niente con gli inari-zushi, ma era cosi' per dire visto che mi sono ammalata proprio mentre mi stavo pregustando queste delizie.

Comunque, se vi capita, mi raccomando non fatevi mancare gli inari-zushi perche' sono squisiti e davvero irresistibili!

Caffe' Japanese Style


Oggi vi faccio vedere come si prepara un caffe' alla giapponese!
Una piccola premessa pero': molti potrebbero trovare assurdo che una bevanda come il caffe' possa aver preso piede qui in Giappone. Quest'Occidente cosi' malvagio che s'insinua dovunque! Mannaggia!

Ma perche'? Ai giapponesi non puo' piacere l'energizzante sapore del caffe'? A molti noi occidentali piace il te' verde, e allora che differenza c'e'?

I giapponesi amano il caffe'...qualunque tipo, dall'espresso italiano (che sanno fare MOLTO bene, ci tengo a precisarlo), al caffe' lungo americano. Su quest'ultimo sono piu' le fesserie che si sanno che la verita'. Il caffe' americano, come quello italiano, vietnamita, francese ecc. per essere buono va saputo preparare. Punto. Non e' che il caffe' americano faccia schifo a priori. Per il caffe' italiano e' la stessa cosa: ci sono marche e miscele orrende. Se poi a questo aggiungiamo la scarsa abilita' nel sapere preparare una buona caffettiera, allora un pessimo risultato e' garantito.

Tra i tanti modi di preparare il caffe' che vengono utilizzati qui in Giappone (a seconda dei gusti e magari delle mode del momento), quello dei filtri individuali e' un metodo molto diffuso perche' e' semplicissimo, relativamente economico (costa di meno comprare il caffe' non in filtri, pero').
Ci sono diverse marche che fanno questi filtri in bustina monodose.
Nella foto in alto vedete una delle mie tazze preferite di Yukiko Hanai, con accanto un filtro marca e-price, una sottomarca del mio supermercato di zona.
Compro spesso prodotti di questo marchio interno perche' sono di buona qualita' e i prezzi sono decisamente migliori rispetto alle grandi marche.

In quest'altra foto (venuta un po' sfocata) vedete il filtro che fra poco mettero' sulla tazza.
Nel filtro si versa dell'acqua calda, e si lascia riposare per alcuni secondi, in modo che l'acqua abbia il tempo di passare bene attraverso il caffe'.


Et....voila'! Una bella tazza fumante di caffe' giapponese!!
Si puo' usare lo stesso metodo, senza bisogno di acquistare i filtri individuali. Basta avere una sorta di caraffa con filtro. Nella coppetta per il filtro si mette un filtro di carta e dentro la quantita' di caffe' desiderata, e sopra si versa l'acqua calda. Il procedimento e' il medesimo!

Il caffe' che si ottiene da entrambi i modi e' molto simile a quello americano.
I giapponesi amano aggiungere una di quelle pannine che vedete accanto alla tazza. Anche a me piace berlo cosi'!




giovedì, marzo 08, 2007

La gioia dei wagashi

Il Giappone e' il Paese dell'eleganza nella semplicita'. Ma e' una semplicita' mai noiosa o piatta.
Pian pianino, sto scoprendo l'affascinante mondo degli wagashi, la tradizionale arte dolciaria del Giappone.

Ogni mese, il nostro padrone di casa ci regala una scatola di wagashi freschissimi, e questo mese ci ha regalato un assortimento proveniente da Toraya, il marchio forse piu' antico specializzato in questa delicatissima arte degli eleganti dolci nipponici. Quello che vedete raffigurato nella foto e' uno dei dolcini di Toraya che piu' adoro: e' un monaka. Il monaka che vedete celebra i bellissimi fiori di ciliegio di questa stagione.

Il monaka e' composto da un leggerissimo involucro tipo cialda, di riso (in questo caso e' rosa), a cui possono venir date forme diverse, a seconda della stagione. All'interno vi e' un ripieno molto dolce, generalmente a base di fagioli azuki e zucchero.

Di wagashi ve ne sono davvero tante varieta', ma penso che i monaka siano i miei preferiti in assoluto.

Adoro mangiarne uno, accompagnato da una tazza di te' verde caldissimo! Di sera, specialmente se devo rimanere sveglia fino a tardi per studiare, mi piace molto assaporarmi un delicato monaka con del buon te' verde caldo.
Questa che vedete accanto e' l'elegantissima scatola rigida di Toraya che contiene gli squisiti Okashi che ci sono stati regalati dal nostro padrone di casa.

E qui invece, vedete raffigurato il magnifico assortimento di wagashi contenuto nella scatola. Come potete vedere, ai lati ci sono i miei adorati monaka!

Oltre a quelli con la cialda rosa, ve ne sono alcuni marroncini / beige, altrettanto deliziosi, ma con un ripieno dal colore piu' scuro.

Questo che vedete qui accanto, infatti, e' un monaka raffigurante un fiore diverso, un himawari credo (girasole), e dalla cialda marroncina dal forte profumo di riso. Slurp!

Le foto dei monaka le ho fatte io, mentre quella della scatola l'ha scattata mio marito. Volevo cercare di immortalare, per quanto possibile, la bellezza di queste piccole opere d'arte dolciaria.

E' anche per questo che ho usato i tradizionali piatti da wagashi. Questi che vedete li ho acquistati qui in Giappone, ovviamente, e sono di Yamamoto Kansai.

PS. Ho scoperto, tramite un'amica, che Biancorosso e' stato gentilmente linkato da Bento Mania . Vorrei, quindi, ringraziare la proprietaria di quel bellissimo blog, e ricambio il favore consigliandovi di andare a farvi un bel giretto su quel carinissimo sito!

Anzi, apro una piccola parentesi a proposito dei Bento visto che, a parte gli aficionados (come penso sia la proprietaria di Bento Mania), mi sembra sia diventata una moda in Italia. Beh, e' una moda carina, soprattutto perche' stimola la creativita', l'estro culinario e artistico in ognuno di noi. Inoltre ci aiuta a risparmiare, e a non spendacciare in giro per ristoranti, se capita di dover mangiare fuori casa.

Magari piu' in la' ne parlero', anche se non penso di poter essere di grande aiuto, soprattutto perche' non li preparo mai. Pero' mi sono gia' comprata un bel bento con tutti i suoi accessori coordinati..ah, e pure un bel juubako nero e rosso che e' da sogno! E dopo essermi leggiucchiata le ricette di Bento Mania, mi e' venuta una voglia di mettermi all'opera e di preparare qualcosina di veramente goloso, da far stare nella mia scatolina!

lunedì, marzo 05, 2007

Visita a Yasukuni Jinja

Sabato mattina, assieme al mio professore di storia e alcuni miei compagni di corso e mio marito, il quale si e' liberato proprio all'ultimo per poter venire (e mi ha resa troppo contenta!), sono stata a Tokyo, al Museo / Tempio di Yasukuni.

La foto che vedete a sinistra e' stata scattata da mio marito quel giorno. Quello che vedete raffigurato e' un Torii che troneggia su questa lunga strada che conduce al Tempio.

Yasukuni e' sia un museo che un tempio.E' un museo perche' in esso vi sono grosse sale con esposti tabelloni che spiegano gli eventi che hanno caratterizzato la Seconda Guerra Mondiale, e soprattutto il ruolo rivestito dal Giappone nel corso di questo sanguinario conflitto mondiale.

Vi sono, inoltre, aerei da guerra, siluri, armi, cannoni, ...c'e' persino una locomotiva nell'ingresso principale del museo!

Ma Yasukuni e' anche un tempio, perche' in esso vengono conservate le foto di migliaia di soldati e civili giapponesi che sono morti per la patria, e soprattutto per l'Imperatore. C'e' una sezione particolare dedicata ai piloti kamikaze, con teche dove sono esposti i loro effetti personali, lettere, fotografie ecc.

Secondo la concezione shintoista, quando un giapponese muore, pur non essendo stata una persona religiosa e praticante quand'era in vita, automaticamente diverra' una divinita'. Nei quartieri ci sono sempre dei templi che conservano i nomi dei bambini nati nelle zone di loro competenza, perche' il giorno che queste persone moriranno, verranno annoverate nelle liste delle divinita'.


Statua di leone imperiale, sempre sulla strada che conduce al tempio.

Arrivare a Yasukuni non e' difficile, ma e' un po' un'esperienza stressante. Noi siamo partiti dalla stazione piu' vicina all'universita', abbiamo cambiato treno due volte. Sul penultimo cambio, siamo saliti su un treno che era pienissimo! Purtroppo penso sia sempre cosi', perche' e' un treno che fa un tragitto trafficato, visto che e' quello che va in direzione di Tokyo.

Siamo scesi ad Omotesando, e li' abbiamo preso ancora un treno per fare poche fermate e scendere a Kudanshita. Da li' al museo la strada e' breve.

Yasukuni e' composto da diverse parti: c'e' l'edificio riservato al museo, un grosso tempio interamente costruito di legno chiaro, in stile tradizionale giapponese, e il tempio principale, davanti al quale si arriva seguendo la strada che vedete in questa foto qua a sinistra.

Davanti al tempio principale, generalmente, ci si ferma per qualche secondo a meditare, ci s'inchina se vuole, e se lo si desidera, ci si puo' avvicinare ad una specie di ringhiera dalla quale si possono gettare dei soldi come offerta al tempio.

Questo e' l'edificio principale del tempio.

Yasukuni e', da quando esiste, luogo di forti controversie, soprattutto sul piano internazionale, questo perche' alcune delle anime venerate li' sono di criminali di guerra.

E ogni volta che membri del Governo giapponese o delegati stranieri (soprattutto cinesi e coreani) sono stati in visita qui a Yasukuni, si sono sempre verificate accese polemiche e proteste. Ricordo ad agosto, dopo poco che eravamo qui, quando l'allora Primo Ministro Junichiro Koizumi ando' a far visita al tempio in questione, e li' inizio una serie di proteste infiammate, provenienti soprattutto dalla Cina.

La Seconda Guerra Mondiale, come la raccontano a Yasukuni, coincide, ovviamente, con la versione giapponese dei fatti. E no, non voglio far polemiche perche' non mi interessa, ma ci tengo a precisare che, in fondo, ogni Paese ha la propria versione dei fatti da proporre, quindi mi pare abbastanza inutile accanirsi contro Yasukuni per come vengono spiegate le cose. Ogni Museo e' di parte, e questo mi pare ovvio.

L'unica critica che mi sento pero' di fare, e' la misera attenzione che Yasukuni dedica al massacro di Nanchino, nota dolente e capitolo vergognoso nella storia del Giappone. Ripeto, questo non e' un blog di politica, e non si propone di sollevare polveroni, pero' visto che ho deciso di raccontarvi di questa visita, allora vorrei poter contribuire con la mia opinione.

Ogni Paese ha le sue onte, le sue vergogne che tenta di nascondere. E chi sostiene il contrario evidentemente ha delle fette di salame sugli occhi grandi quanto un campo da calcio.

Il massacro di Nanchino e' avvenuto, quindi i miseri tentativi da parte di alcune autorita' giapponesi di negarlo sono alquanto ridicoli. Il massacro di Nanchino ha portato alla morte qualcosa come 300,000 vittime innocenti, donne, uomini, bambini e anziani. Nonostante l'immensa quantita' di prove tangibili delle atrocita' commesse per mano dell'esercito giapponese, al Tribunale dei Crimini di Guerra di Tokyo sono state avanzate forti accuse nei confronti del Governo cinese per aver volutamente inquinato le prove.

Una valanga di libri sono stati scritti da parte di chi ha vissuto in prima persona quest'orrenda esperienza, o da chi l'ha vissuta per mezzo dei racconti di genitori e nonni. Quindi, vedere un misero quadretto dedicato al Nanking Incident (si noti l'uso della parola incident e non massacre) mi pare un grande insulto per la Cina.

Ma, oltre alle vergogne che ogni Paese ha, vi sono anche i grandi sacrifici compiuti da chi ha creduto fermamente nella liberta', e come e' successo qui, nell'Imperatore. Quando ho visto quelle pareti completamente ricoperte di fotografie di giovani soldati, molti di essi morti volontariamente come piloti kamikaze, mi e' venuto un nodo alla gola. Avrei voluto guardare quelle foto una ad una, ma la mancanza di tempo e il numero di visitatori non me l'avrebbe permesso, e forse non so se l'avrei fatto. Ma mentre passavo davanti a tutti quei volti di giovani soldati coraggiosi rimasti tali perche' fermi nel tempo e nell'eternita', dentro di me ho detto loro di riposare in pace.

Purtroppo non ho ho foto dell'interno del museo perche' era proibito farne, ma vicino alle pareti di fotografie dei soldati, c'era una lunga tenda chiara dietro alla quale si nascondeva una nicchia con dei libri dalle pagine spesse e ricoperte di uno strato di cera. Su quelle pagine sono stampate alcune delle ultime lettere che i piloti kamikaze hanno spedito alle loro famiglie prima di andare volontariamente incontro alla morte, nel nome dell'Imperatore e della loro amata patria.

Ho sentito una ragazza che singhiozzava e, a stento, tratteneva un pianto sconsolato. Mi sono avvicinata al libro vicino al suo e ho cominciato anch'io a leggere due delle tante lettere. Mi ci e' voluto poco prima di ritrovarmi con gli occhi lucidi e con una tristezza infinita addosso.

Una delle lettere che ho letto era stata scritta da un soldato alla propria figlia, la quale, pur essendo ancora piccolina all'epoca, avrebbe sicuramente fatto tesoro di quelle ultime parole paterne. Il papa', senza amarezza alcuna, le spiegava quello che stava per fare e perche' lo faceva. Menzionava un'altra sorellina o fratellino piu' piccolo il quale, pero', non sapendo ancora leggere, non avrebbe potuto sapere cosa dicevano le parole del papa' in quell'ultima e triste lettera.

Un'altra cosa che mi ha impressionato e' stato vedere uno degli aerei kamikaze. Era bianco, sospeso in aria da spessi fili di ferro, e da un lato aveva una grossa bandiera giapponese dipinta sulla fiancata, e vicino alla parte anteriore c'era raffigurato un fiore di ciliegio, fiore nazionale (seppur non ufficiale) del Giappone.

Sono uscita da li' con un senso di sgomento indescrivibile.

Ma in ricordo di quella giornata e di quei poveri soldati, ma non solo anche in ricordo di infermiere, insegnanti, civili che hanno perso la vita per il loro Paese, ho comprato due adesivi con la bandiera del Giappone, e una spilla, anch'essa con la bandiera, che portero' sul cappotto.

Chiudo quest'articolo lasciandovi il sito ufficiale di Yasukuni Jinja, nel caso v'interessasse leggerlo: http://www.yasukuni.or.jp/english/


e una foto di un ciliegio in fiore davanti al tempio principale di Yasukuni