lunedì, ottobre 16, 2006

Minato Mirai 21. Sogno futuristico?



Di recente ho letto un articolo in cui, l'autrice o autore, sosteneva che a Yokohama non ci fosse granche' da fare e da vedere (!).

Sarebbe interessante scoprire il perche' di tale affermazione, peraltro azzardatissima nonche' errata.

Mi chiedo da dove venga questo signore o questa signora, per considerare Yokohama una citta' quasi barbosa (!!). Chissa', probabilmente verra' da Marte o da qualche pianeta lontano sempre in festa.

Ebbene, cari lettori e lettrici di Biancorosso, lasciatemi tranquillamente smentire codesta menzogna: se c'e' una citta' piena di vita, in cui e' impossibile stufarsi, e' proprio Yokohama.

Yokohama, la cui storia inizia nell'XI secolo d.c., circa, e' oggi una delle citta' piu' popolate del Giappone, con ben quasi 4 milioni di abitanti!

Fino a poco piu' di un secolo fa, Yokohama era un villaggio di pescatori e adesso e' diventata una megalopoli, e delle sue umili origini rimangono poche tracce.

Una delle foto che abbiamo scattato ieri durante la nostra visita in una delle zone di questa grande citta', e' quella che vedete in alto a sinistra, dove vi e' raffigurata la Yokohama Landmark Tower (横浜ランドマークタワー) , l'edificio piu' alto di tutto il Giappone. Vanta, infatti, un'impressionante altezza pari a 295,8 metri!

La Landmark Tower e' il simbolo di Yokohama, un po' come la Mole Antonelliana e' il simbolo di Torino.

La zona che abbiamo visitato domenica, quella dove appunto troneggia la Landmark Tower, si chiama Minato Mirai 21.

Minato Mirai 21 e' un grosso e moderno conglomerato urbano, la cui costruzione e' iniziata nel lontano (ma neanche poi tanto) 1983.

Minato Mirai 21 e' sorta, in gran parte, su terreni bonificati. Questo perche' fino ai primi anni '80, appunto, la parte centrale di Yokohama era una zona portuale, attrezzata per l'attracco delle navi e le operazioni di carico e scarico. Tanti erano anche i grossi ed operosi cantieri navali della zona.

Sempre da li' era visibilissima la grande Baia di Tokyo.

Dalla progettazione e poi dalla realizzazione del MM21 (Minato Mirai 21), l'aspetto di Yokohama e' cambiato radicalmente.

Ora, gran parte della terra che un tempo era sommersa dall'acqua, e' stata prosciugata e bonificata, ed adibita a zona edilizia.

L'area portuale e' stata spostata in un'altra zona di questa grande citta', dando cosi' ampio spazio alla realizzazione di questo imponente progetto.

Il nome stesso del conglomerato, Minato Mirai, in giapponese significa pressappoco: Citta' portuale del futuro.

Il nome venne scelto, nell'81, dagli abitanti stessi di Yokohama. E' interessante, pero', come il nome sia stato volutamente scritto in hiragana, l'alfabeto giapponese indigeno che meglio esprime le parole originarie di questa lingua, e non in katakana, l'alfabeto utilizzato per trascrivere parole di origine straniera, che in quel periodo andavano tanto di moda e stavano invadendo troppo la lingua.

E' stato quindi, un gesto rivoluzionario, probabilmente per dire al mondo che il Giappone ce la puo' fare, anche senza dover sempre ricorrere ai modelli proposti dall'Occidente.

Infatti, il nome per esteso e' Yokohama Minato Mirai 21, che in giapponese diventa: 横浜みなとみら.い21.

I primi due caratteri sono kanji, cioe' caratteri cinesi che traducono il nome della citta', Yokohama appunto, mentre il resto e' scritto in hiragana e traduce appunto il nome Minato Mirai 21.

In questa zona sono tanti gli edifici che risaltano, ognuno per la propria particolare forma o per cio' che ospita al suo interno.

Una delle strutture che non passano mai inosservate a chi arriva a Minato Mirai, e' un'imponente ruota panoramica, nota col nome di Cosmo Clock 21. Questa e' una delle ruote panoramiche piu' grandi al mondo!

Queste sono alcune delle foto che abbiamo scattato domenica:




Non abbiamo resistito, e siamo saliti subito sulla Cosmo Clock 21. Costa abbastanza il biglietto pero', 700 yen a testa, poco meno di $7. La ruota impiega circa 15 minuti per completare tutto il giro. Sembra non si muova nemmeno, talmente va piano!
Si ha cosi' la possibilita' di ammirare il panorama a 360 gradi, di far foto e di avere un po' di strizza, specialmente quando si guarda sotto!

Ecco alcune delle foto che abbiamo scattato dalla Cosmo Clock:





Da lassu' si vede davvero tutto! Ad ovest si staglia l'imponente e l'elegantissimo complesso Queen Square Yokohama, un grosso centro shopping, sale congressi e ristoranti di prim'ordine.
Vicino c'e' il grandioso hotel Pan Pacific Yokohama, una delle perle dell'industria alberghiera della grande metropoli.

Ad est si vede l'enorme centro commerciale, World Porters. E proprio sotto la ruota, le altre giostre ed attrazioni varie, inclusa questa specie di montagna russa tutta a curve (infatti si chiama Spinning Coaster), che non ci siamo fatti ovviamente mancare:



Siamo passati dal giretto panoramico tranquillo e lento della Cosmo Clock ad uno sbatacchiamento incessante e violento dello Spinning Coaster...pero' e' stato divertentissimo! Anche se per salire su quest'ultimo, abbiamo speso 500 yen a testa!

Siamo andati a farci un giro al grande World Porters, un grosso centro commerciale PIENO ZEPPO di negozi di ogni genere! Non so quanti piani ci fossero, ma erano tanti, tantissimi.

Al piano terra (che in Giappone viene chiamato primo piano), c'e' una caterva di ristoranti di tutti i tipi: stranieri e del posto. C'e' inoltre un grosso supermercato dove si possono trovare specialita' gastronomiche provenienti da quasi qualunque parte del Globo.

Visto l'avvicinarsi dell'ora di pranzo, abbiamo deciso di fermarci in uno dei tanti ristoranti. Abbiamo scelto un Sushi-go-round, ovvero un locale dove i commensali si siedono su degli sgabelli, attorno ad un enorme bancone, dietro al quale lavorano i Sushi Chef.

Questi chef preparano piattini di sushi che vengono poi messi sa una specie di nastro trasportatore che e' sempre in movimento e che fa il giro di tutto il perimetro dell'immenso bancone, dando la possibilita' ai clienti di prendere il piattino che piu' attira.

I prezzi di ogni piattino variano in base al tipo di sushi che c'e' sopra. E i prezzi solitamente vengono indicati da un cartellino e anche dal colore del piattino stesso.

Di fronte ad ogni commensale, sul bancone, c'e' una specie di rubinetto da cui sgorga dell'acqua calda che serve per prepararsi una buona tazza di te' verde, utilizzando la polvere di te' che si trova in appositi vasettini.

Dietro al rubinetto c'e' un altro nastro trasportatore su cui viaggiano bicchieri e piattini per le salse ed altre stoviglie pulite, tutte a disposizione dei clienti.

Oltre ai sushi viaggianti, e' possibile ordinare sushi particolari, chiedendoli direttamente allo chef piu' vicino.

Abbiamo mangiato molto bene. Abbiamo mangiato sushi di salmone, di gamberi, di anguilla grigliata (questi sono tra i miei preferiti!), di tonno, di salmone alla fiamma.
Abbiamo poi ordinato dei Kappa-maki, piccole dosi di riso avvolte nel nori, con in mezzo un pezzetto di cetriolo fresco, e altri simili, ma con in mezzo del tonno crudo.

Assieme ai sushi, viaggiano anche dei piattini con dei bellissimi dessert, tipo torte e budini.

Dopo pranzo, con la pancia piena e la voglia di esplorare, siamo andati a vedere tutti i piani del World Porters, passando da un negozio all'altro.
Ce n'era uno, in particolar modo, stranissimo: piu' che un negozio, era un'area in cui venivano venduti antichi cimeli del Giappone del dopo guerra. C'erano oggetti autentici dell'epoca e fedelissime repliche di questi.

C'erano vecchi poster propagandistici, riproduzioni di confezioni di medicinali ed unguenti dell'epoca, di caramelle, antichi giocattoli e porcellane.
Sembrava di essere ritornati indietro nel tempo. E sebbene l'atsmosfera fosse in parte artificiale, c'era pero' qualcosa di realmente antico, di veramente passato...c'erano tracce di un Giappone che non c'e' piu', il cui volto e' stato dimenticato dal tempo e dalla gente, tranne forse dai piu' nostalgici e dai curiosi.

Avrei voluto comprare molti oggetti ricordo, ma c'era talmente tanto assortimento, che non sapevo nemmeno io cosa scegliere.
Ho comprato alcuni specchi da borsetta che vanno molto in voga tra le donne nipponiche.
Li fotografero' e aggiungero' poi l'immagine a questo articoletto.

Tra un giro e l'altro, tra un negozio e l'altro, ho comprato alcuni oggetti graziosi.
Dopo il World Porters, siamo usciti e siamo andati dentro il grandissimo Queen Square Yokohama.

Anche li': piani e piani di negozi, uno piu' stupendo dell'altro! Tra i tanti che abbiamo visitato, c'era Yorindo, una grossa e magnifica libreria. Li' ho visto un libro che avrei dovuto comprare ma che faccio sempre in tempo ad andare a prendere.
Un libro per cui penso molti farebbero carte false, e che insegna il giapponese grazie al linguaggio dei manga.

Era uno dei libri di una collana, dedicata proprio agli stranieri che si accingono allo studio di questa complessa lingua.

Usciti da li', ci siamo diretti verso la stazione e abbiamo preso il treno che ci ha ricondotti a casa, stanchissimi ma felici.

Per concludere: non so se progetti tipo quelli di Minato Mirai siano interamente positivi.
Forse in un Paese sovrappopolato come questo, la bonifica dei terreni diventa una soluzione ottimale, anche se a scapito dell'ambiente.

Minato Mirai 21 rappresenta, per i giapponesi, uno sguardo verso un promettente futuro, all'insegna del nuovo, del bello e dello spazioso.
Pero', sebbene tutto questo sia lodevole, da una parte quest'invasione cementizia e' un po' soffocante.

Negozi su negozi. Alla fine progetti come questi sembrano tendere alla creazione di veri e propri paradisi dello shopping e degli spendaccioni. Isole materialiste.

A me piace far shopping e vedere cose nuove, pero' ogni tanto vorrei uno stacco.
Ma qui gli stacchi costano cari. Lo spazio e' poco e va usato con parsimonia e saggezza, soprattutto per massimizzare le fonti di guadagno.

E' ironico pero', come anche negli USA dilaghi questa tendenza ai colossi commerciali di cemento, senza troppi stacchi tra un negozio e l'altro. E se c'e' una cosa di cui gli Stati Uniti hanno in abbondanza e' proprio lo spazio, cosa che manca disperatamente qui.