martedì, ottobre 31, 2006

Agitazione

In questo momento sto pensando a giovedi', giorno in cui iniziero' il corso di giapponese all'Universita'.
Veramente sono giorni e giorni che ci penso e ho addosso un'agitazione terribile.

E' da un po' di tempo che non mi trovo a dover frequentare una scuola, assieme a persone che non conosco.
Anche se una cosa simile l'ho fatta dopo una settimana (circa) dal nostro arrivo qui in Giappone, quando sia mio marito che io abbiamo frequentato un corso d'introduzione alla cultura giapponese, della durata di sette giorni.

Eravamo in una classe assieme ad altre persone, un po' di tutte le eta'.
Quindi penso che anche giovedi' sara' piu' o meno cosi'.

Ma intanto continuo ad avere quest'agitazione addosso che non mi molla.
Quasi sicuramente mi sentiro' meglio giovedi' sera, al termine della lezione, perche' sapro' come sara' l'ambiente, che faccia avra' il professore, come si svolgeranno le lezioni ecc.

Dubito riusciro' a dormire domani notte. Gia' adesso fatico a prender sonno. Continuo a farmi tutte queste martellanti domande nella testa, del tipo " e se poi non capisco?", "e se arrivo e non trovo l'aula?", "e se non riesco a fare amicizia con nessuno?", ecc.
A suon di "e se" viene voglia di tirarsi tutti i capelli.

Sono una persona estremamente emotiva e timida, e quando mi trovo a dover venire a contatto con gente che non conosco, inizio ad agitarmi in modo quasi incontrollabile. Comincio a balbettare, oppure a fare errori mentre parlo e quindi, nel tentativo di correggermi, balbetto ancora di piu'.

Ma devo cercare di tranquillizzarmi e pensare al fatto che non sara' come andare al primo giorno di scuola alle elementari, per giunta nei panni del compagno nuovo che si deve presentare e far benvolere da un gruppo di compagni che gia' si conoscono da tempo.

Devo, devo, devo calmarmi e concentrarmi solo sui lati positivi della faccenda, e cioe' che finalmente iniziero' a studiare una materia che m'interessa, in piu' ho la fortuna di studiare una lingua che e' la lingua ufficiale del Paese in cui ho il privilegio di risiedere.

Piu' tanti altri lati positivi che per ora non mi vengono in mente.
Ma perche' ci soffermiamo sempre e solo sui lati negativi, mentre quelli positivi a stento riusciamo ad elencarli? Mah.

Adesso mi guardo I due carabinieri con Carlo Verdone e Enrico Montesano. Sicuramente mi faro' qualche bella risata, e speriamo che questo mi aiuti a tranquillizzarmi.

Ah dimenticavo...non e' venuto nessuno a farci il Dolcetto o Scherzetto per Halloween.
Ho visto che qui va di moda festeggiare Halloween, addobbare le case con le decorazioni tipiche di questa ricorrenza, ma probabilmente l'usanza dei genitori che portano in giro i bambini a chieder caramelle e' ancora poco praticata.

Kitkat d'alta classe


Come ho gia' detto in precedenza, i giapponesi hanno un vero e proprio debole per i francesi, nostri vicini d'Oltralpe, nonche' storici rivali in campo sia gastronomico che enologico.

Pero', grazie al cielo amano molto anche noi italiani.

Ma questa Francia, l'enfant terrible d'Europa, suscita nei nostri amici nipponici grande, grandissimo fascino.

Se poi un giapponese impara alla perfezione l'arte pasticciera francese, si ottiene una combinazione vincente!

Sto parlando di un tale Patissier Takagi, a me completamente sconosciuto fino ad un paio di giorni fa, quando per puro caso, al Carrefour ho trovato il Kitkat che ho immortalato nella foto a sinistra.

A parte il fatto che sono molto golosa del classico Kitkat, quello con la confezione bianca e rossa, tanto per intenderci.
Ero a conoscenza delle innumerevoli versioni in edizioni limitata della famosa barretta wafer e cioccolato, tipo quella cioccolato e menta australiana, quella al cappuccino malese, quella al burro d'arachidi statunitense, quella al te' verde giapponese, quella all'arancia in Gran Bretagna, piu' tante altre ancora.

Quindi, dopo aver visto questa versione cosi' elegante e raffinata dell'umile Kitkat, non ho potuto non comprarla.

M'incuriosiva la figura di questo Patissier Takagi, che ha voluto mettere le sue conoscenze dolciarie a disposizione della Nestle', per creare un Kitkat piu' adulto, piu' raffinato, piu' elegante.

La Nestle' ha riscosso un enorme successo con la vendita del Kitkat qui in Giappone. Questo ha fatto si' che venissero creati e messi in produzione molti gusti nuovi, e molti di questi sono, peraltro, disponibili solo qui, tipo il Kitkat al te' verde, al melone Yubari di Hokkaido, al caffelatte, alla banana, al frutto della passione, ai fagioli rossi Azuki, al latte di Hokkaido e tanti altri ancora.

La grande multinazionale ha voluto, quindi, fare un qualcosa di speciale in piu', invitando uno dei piu' noti pasticcieri giapponesi, Yasumato Takagi, esperto di arte pasticciera francese, a creare dei sapori nuovi, innovativi per il Kitkat, ed introdurre, quindi, una nuova linea di barrette dal sapore piu' sofisticato, per rivolgersi ad un pubblico piu' adulto ed esigente.

Le Patissier Takagi si e' quindi messo al lavoro e ha creato dei piccoli capolavori:
il Kitkat al latte di Bretagna (quello che ho comprato io e che vedete nella foto in alto)
al te' verde e kinako (essenza di fagioli di soia) ed un tocco di ume, prugna agrodolce giapponese
alle fragole e nocciole
al vino e cioccolato

So di questi e basta. Non so se ne abbia creati degli altri.

Fino adesso ho assaggiato solo quello che ho fotografato, cioe' quello al latte di Bretagna.
E' ottimo! Sono barrette ricoperte di un cioccolato bianco dal forte sapore di latte (tipo Galak) e ripiene di una crema, anch'essa al latte.

Degli altri Kitkat del Patissier m'incuriosiscono quello al te' verde e kinako, che pare avere un sapore tutto giapponese.
Quello al vino e cioccolato m'attira proprio poco, anche se magari e' delizioso.

Quello delle fragole e nocciole mi sembra un accostamento un po' troppo sempliciotto per essere stato creato da un professionista. Forse quel giorno il Patissier Takagi aveva poca fantasia.

Ah dimenticavo! Visto che oggi e' il 31 ottobre! BUON HALLOWEEN!!!

lunedì, ottobre 30, 2006

Una caramella del passato: Kokuto Ame


Sono una persona curiosa, anzi curiosissima. Lo sono da sempre.

Ieri pomeriggio ero in un grosso Coin Shop (100 yen shop), e mentre curiosavo nella corsia delle caramelle, ho trovato quelle che vedete raffigurate nella foto a sinistra.

Ad onor del vero, non sono una grande mangiatrice di caramelle, pero' ne cercavo un tipo in particolare di cui avevo letto su un blog interamente dedicato alle caramelle appunto, o come le chiamiamo noi a Torino, i bombi.
Cercavo delle caramelle tradizionali giapponesi, chiamate kuro-zato, ovvero zucchero nero.

M'incuriosivano perche' pare si tratti di un tipo di caramelle dalla storia antica, che affonda le proprie radici a partire dalla meta' del 1800.
Non mi ci e' voluto molto prima di trovarne un assortimento gigantesco! Questo perche' i giapponesi amano il sapore del kuro-zato da sempre, ed e' quindi comprensibile il fatto che siano tante le ditte produttrici di questa particolare leccornia nipponica.

Ma la predilezione che i giapponesi hanno per il kuro-zato non si limita semplicemente ad una mera golosita': sono note, infatti, le sue proprieta' calmanti della tosse.
Nella medicina tradizionale giapponese, viene fatto uso da sempre, dello zucchero di canna e melasse (che sono poi gli ingredienti principale delle caramelle in questione).

Molte ditte dolciarie giapponesi, producono al giorno d'oggi caramelle kuro-zato con l'aggiunta di mentolo o di miele, ideali quindi per quando si ha mal di gola e una tosse insistente e fastidiosa.

Ma le caramelle kuro-zato tradizionali, sono quelle che hanno il semplice ma irresistibile sapore dello zucchero di canna e delle melasse, senza altri sapori aggiunti.

Quando ho visto l'enorme assortimento di kuro-zato sugli scaffali del Coin Shop, non sapevo assolutamente quale scegliere. E cosi' sono andata a caso, facendomi guidare dalla mia curiosita' e dall'aspetto esteriore delle confezioni.
Quella che ho scelto e' cosi' carina, che ho deciso di prenderla.

E poi le caramelle, all'interno, sono confezionate una per una, con una carta nera molto graziosa, che riporta le stesse immagini stampate sulla busta.

E cosi' ho scoperto che queste deliziose caramelle, oltre ad essere delle kuro-zato, sono le Okinawa Kokuto Ame!

Okinawa e' un arcipelago giapponese, composto da centinaia di piccole isole, tra cui quella omonima piu' importante.
Oltre a cio', Okinawa e' la parte piu' a meridione di tutto il Giappone.

Questa e' una parte del Giappone molto particolare, soprattutto caratterizzata da una fortissima identita' culturale che gli abitanti di Okinawa rivendicano da tanto tempo.
Qui, infatti, si parlano lingue (e non dialetti!) che vengono di gran lunga preferiti al giapponese standard, ovvero la lingua ufficiale del Paese, anche se il Governo giapponese da anni scoraggia l'uso di queste lingue minori, per dare risalto e precedenza al Nihongo.

Gli okinawan vantano un grande e ricco patrimonio artistico e culturale, di cui ancora non so molto ma del quale, indubbiamente, imparero' tanto.
Da come potete vedere nella foto della busta di caramelle (aperta!), ho gia' assaggiato queste piccole delizie. E che vi posso dire? Sono squisite! Adesso capisco appieno la passione tutta nipponica per quest'antica caramella.

Ne sto mangiando un'altra in questo momento, per poter meglio descrivervela (si', davvero, non e' una scusa!):

La caramella e' dura, marroncina e rotonda. Appena la si tira fuori dal suo piccolo involucro nero, si sente un odore di zucchero di canna abbastanza forte.
Appena la si mette in bocca, si percepisce subito quel caratteristico sapore di zucchero di canna e di melasse, che e' poi lo stesso sapore iniziale che si sente quando si mangia una liquirizia gommosa.

Ma con le Kokuto Ame, a differenza delle liquirizie gommose, quel sapore continua per tutta la durata della caramella.

E' una caramella dal gusto piacevole e confortante. Al pensiero che si tratta di un dolciume antico e che vanta una storia e tradizioni ammirevoli, non mi commuovo ma quasi.

Non so se si riescano a trovare facilmente le kuro-zato al di fuori del Giappone, ma se doveste riuscire a scovarle, vi consiglio caldamente di assaggiarle. Se non altro usate la scusa della tosse e del mal di gola, scusante peraltro molto credibile, visto e considerato che non a tutti piace mangiare pastigliette alla menta, eucaliptolo e simili.

Pranzo coreano da Eirakuen

Ieri, domenica, siamo stati a pranzo in un ristorante coreano, che si trova in una cittadina a pochi minuti di auto da casa nostra.

Mio marito, che e' un grande carnivoro, aveva voglia di mangiare la grigliata alla coreana.
Ora, devo premettere che io non ho una grande predilezione per la carne, in particolare quella rossa.

Mangio volentieri la carne di pollo, tacchino e coniglio, e da quando sono qui in Giappone ho iniziato a mangiare piu' frequentemente anche la carne di maiale.

Pero' la carne di manzo la mangio a fatica. Non mi piace e mi fa senso. Questo vale anche per la carne di cavallo che solo a vederla mi fa ribrezzo. Idem con la carne d'asino e quelle ovine.

L'unica eccezione che faccio con la carne di manzo e' il ragu', ma cerco, se posso, di non usare solo manzo ma di mischiarlo con del maiale e magari qualche fetta di salame o mortadella tritate.

Tra le cucine asiatiche che ho assaggiato fino adesso, posso dire che quella coreana e' la piu' carnivora di tutte.
Ai coreani piace molto mangiare la carne, specialmente quella di manzo.

Anche il pollo viene impiegato in molte ricette, ma non con la stessa frequenza con cui si utilizza il manzo.

Una famosa specialita' coreana e' il cosiddetto Korean BBQ, ovvero la grigliata alla loro maniera.
E' una specialita' talmente famosa ed apprezzata, che esistono un po' in tutto il mondo, ristoranti specializzati solo ed esclusivamente nella preparazione di questo piatto.

In cosa consiste? Ebbene, solitamente i ristoranti coreani specializzati in grigliate, sono attrezzati di tavoli in mezzo ai quali si trova una piccola griglia rotonda.
La particolarita' di questi tavoli e' che la griglia e' posizionata all'interno di esso.

Prima di iniziare il pasto, un cameriere viene e accende il barbeque, utilizzando dei pomelli che si trovano all'estremita' del tavolo.
Dopodiche' si ordina la varieta' di carne che piu' si preferisce e poi si puo' cominciare! Ogni commensale cuoce quanta carne desidera, e se vuole puo' anche grigliare delle verdure.

I tipi di carne utilizzati nella grigliata coreana si suddividono principalmente in base al taglio, e soprattutto in base alla marinata utilizzata.
La carne non viene servita cosi', cruda e senza niente sopra, ma cosparsa di una marinata, di cui ve ne possono essere molti tipi.

Ovviamente la marinata serve a dare piu' sapore alla carne.

Mio marito ed io siamo stati in molti ristoranti di questo genere, ma quasi sempre dovevo ordinare qualcosa a base di pesce o pollo. E purtroppo l'assortimento verte soprattutto su piatti a base di carni rosse.

Anche nei ristoranti coreani non specializzati in grigliate, si trovano quasi esclusivamente piatti di carne.

La specialita' nazionale pero' e' il Kimchi, ovvero cavolo fermentato e mischiato con peperoncino piccante ed altre verdure.
Il Kimchi (o Kimchee) accompagna ogni pasto dei coreani. E' come per noi il pane.

Il riso ricopre un ruolo molto importante anche nella dieta coreana.
La cosa curiosa e' che, a diferrenza dei cinesi e dei giapponesi, i coreani non mangiano il riso con le bacchette, ma con un cucchiaio particolare che loro chiamano sujeo.

Il sujeo viene usato anche per mangiare zuppe e minestre.

Le bacchette invece per tutto il resto, quindi per il Kimchee, per le verdure, carne e pesce.

Nella cucina coreana pero' vi e' anche un discreto assortimento di piatti a base di verdure e pesce, nonostante questi passino in secondo piano rispetto ai piatti di carne.

Nel mio articoletto dedicato ai ristoranti Watami, ho menzionato la cucina coreana, in quanto questa ama servire, assieme ai piatti principali, tanti piccoli piattini di contorni, chiamati Banchan.

Il Kimchee viene servito come Banchan, anche perche' di Kimchee ne esistono moltissime varieta'.

Altri Banchan sono gustose insalate di verdura e pasta, che assomigliano molto alle nostre insalate russe, patate, verdure in salamoia con spezie varie, germogli di soia preparati in diversi modi e molto altro ancora.

I Banchan vengono serviti in apposite scodelline dalla forma tipica coreana.

La foto qui in alto non e' mia. Ho fatto una ricerca su Internet e l'ho trovata cosi'. Se ci cliccate su, verrete portati sulla pagina da cui ho preso l'immagine.

Tornando al discorso iniziale, ieri siamo andati a pranzo in questo ristorante coreano che si chiama Eirakuen.

Eirakuen e' specializzato in grigliate, ed quindi offre tavoli col barbeque incorporato.


Il menu' avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca a tutti i carnivori, infatti penso che a mio marito brillassero quasi gli occhi!

A me invece, veniva quasi da vomitare, e avessi potuto sarei uscita da li' e sarei andata nella prima Soba-ya che avrei trovato.

Ma sono finalmente riuscita a trovare qualcosa che m'ispirasse fiducia. Un piatto chiamato Tori Kuppa, una minestra a base di riso, pollo e uova strapazzate!

Mi e' stata servita in una grossa scodella bianca, assieme ad un sujeo, il cucchiaio coreano di cui ho parlato poco fa.

Il brodo era eccellente. Aveva un sapore leggero ma non insignificante. L'aggiunta di pepe nero mancinato dava alla minestra un gusto davvero piacevole.

Il pollo era tagliato a pezzetti piccoli e galleggiava nel brodo assieme a delle verdure, il riso e un po' di uova strapazzate.

Il riso in brodo, che per noi italiani e' abbastanza normale, nelle cucine orientali, invece, e' alquanto raro.

Da quel che so e visto, i giapponesi non lo fanno mai e poi mai in brodo. Loro il riso lo mangiano soprattutto al vapore, e con gli avanzi di questo (oppure partendo da del riso fresco) preparano una specie di riso alla cantonese che pero' loro chiamano chahan, cioe' riso fritto.

I cinesi, idem. Anche loro consumano il riso al vapore in grandi quantita'. In alternativa preparano il riso alla cantonese, che in realta' si chiama chaofan e che sarebbe poi il predecessore del chahan giapponese.

Sia del chaofan cinese che del chahan giapponese esistono innumerevoli varianti che non staro' qui ad elencare.

Ma il riso in brodo non l'ho mai visto nelle cucine cinesi e giapponesi, ma in quella coreana si'.

Non so se i vietnamiti, i tailandesi, i cambogiani e gli altri popoli dell'Asia amino consumare minestre di riso. Mi documentero' a riguardo.

Mio marito, invece, ha ordinato due piatti di tagli di carne di manzo diversi, conditi da marinate fragranti, i cui ingredienti principali penso fossero l'aglio e i semi di sesamo. Oltre alla carne, ha anche preso un piatto di verdure miste da grigliare: cipolle, cipollotti verdi, peperoni verdi, okra e funghi.

La verdura era leggermente condita da una salsina marroncina molto gustosa. Devo dire che le verdure preparate in questo modo e poi grigliate, erano eccellenti!

Concludo per dire che, mentre saremo qui in Giappone, abbiamo intenzione di farci un viaggetto anche nella Corea del Sud. Quando questo avverra', non voglio assolutamente perdermi l'occasione di assaggiare la vera cucina del posto.

Sono certa che trovero' piatti che potro' annoverare fra i miei preferiti.

venerdì, ottobre 27, 2006

Il mistero del ristorante

Vorrei raccontarvi un fatto che, spero, troviate comico e curioso:

Mio marito ed io abitiamo a pochi metri di distanza da un piccolo ristorante tradizionale giapponese, uno dei tanti che costellano le strade del Giappone.
Questi sono ristorantini minuscoli, spesso a gestione famigliare, dove si possono gustare veri capolavori culinari.

In locali come questi la cucina e' semplice, genuina e a base degli ingredienti piu' freschi che ci siano.
In posti come questi si e' sicuri di non sbagliare mai, perche' qualunque cosa si ordini, si puo' star tranquilli, perche' si sa che si sta per assaporare qualcosa di divino.

Ebbene, il ristorante in questione, quello vicinissimo a casa nostra, nonche' quello dove ci rechiamo spessissimo, offre piatti di assoluta squisitezza.
Ma non e' di questo che vorrei parlarvi. Dedichero', magari piu' avanti, un articoletto a questo locale in particolare, ma per ora mi voglio soffermare su un qualcosa che ci sta facendo lambiccare il cervello a me e a mio marito.

Dunque, a noi capita di andare a cenare nel suddetto ristorante, durante il weekend ma anche durante la settimana. Non c'e' un giorno preciso. Ci andiamo ogni volta che ci va, oppure se non ho molta voglia o tempo di cucinare, ecco che facciamo due passi a piedi ed arriviamo in questo ristorante, dalla cui cucina arrivano indescrivibili delizie.

Si puo' dire, quindi, che non ci siano giorni precisi, in quanto la nostra frequenza avviene in modo irregolare.

Il locale e' molto piccolo. Al suo interno ospita tre tavoli normali con sedie (di cui due un po' piu' grandi), e due tavolini bassi posizionati su una pedana rialzata rispetto al resto del locale. La pedana e' rivestita di tatami, quindi per sedersi li', bisogna per forza togliersi le scarpe.

Di solito nei ristoranti tradizionali giapponesi, c'e' sempre un'area all'occidentale, con tavoli e sedie, e un'area tradizionale, coi tavolini bassi e il tatami.

Vi e' poi il bancone dove c'e' il registratore di cassa, e affianco ad esso c'e' un muro, al di la' del quale c'e' il bancone del sushi. Quest'ultimo ha davanti degli sgabelli per i clienti, i quali, volendo, possono ordinare e cenare direttamente li', mentre osservano lo chef che abilmente prepara sushi, sashimi ed altre squisitezze per cui non e' richiesta la cottura, ma solo tanta bravura e sveltezza.

Abbiate fede e pazienza: arrivero' al dunque, ma prima e' importante che vi racconti questi dettagli.

Uno di questi sgabelli e' quasi sempre occupato da un tizio che pare essere perennemente li'.

Inizialmente non ci facevamo caso, anche se non e' facile passare inosservati in quel ristorante, viste le sue dimensioni limitate e visto che il numero di commensali serali, in media, si aggira sulle due o tre persone.

Dopo un po', pero', non abbiamo potuto non notare questo singolare personaggio, il quale oltre ad essere costantemente appollaiato su quel suo sgabello preferito, pare tracannare litri di birra senza batter ciglio.
Sembra quasi che i boccali di Kirin giungano a lui, dalla cucina, senza sosta.

Ha cominciato ad incuriosirci il fatto che questo qui sia sempre li', ad una qualunque ora e in un qualunque giorno della settimana, lui c'e'..imperterrito.

Abbiamo, quindi, iniziato a congetturare sulla sua presunta identita' e funzione.
Io ho avanzato l'ipotesi che si trattasse di un parente dei gestori del ristorante. Un familiare invadente e scroccone, forse, che a botte di 5-600 yen per ogni boccale di birra, ogni sera il tizio s'ingurgita quasi tutto l'incasso della giornata, del locale.

O forse si tratta di un parente, si', che pero' a fine giornata non ha altro posto dove andare, se non li', e che pero' paga il suo conto come tutti. Puo' essere.

Ma la sua frequenza e' talmente assidua, quasi costante, che oramai mio marito ed io, ogni volta che ci incamminiamo verso il ristorante, ci divertiamo ad aprire le scommesse, e cercare di prevedere se il tizio ci sara' o meno.

Alcune sere fa, dopo aver fatto la nostra abituale scommessa e dopo aver delicatamente fatto scorrere la porta di legno del ristorante, ci siamo accorti con nostra grande sorpresa (e forse un po' di preoccupazione!), che l'assiduo cliente non c'era!

Sui nostri volti si e' profilata un'espressione di stupore mista ad una di finto sgomento, il tutto avvolto da una risata che a stento tentavamo di trattenere.

Ci siamo seduti al nostro solito tavolo e abbiamo cominciato ad avanzare teorie sul perche' e sul percome l'abituale cliente non fosse comodamente seduto sul suo sgabello prediletto, mentre con grande golosita' svuota un boccale di birra dietro l'altro.

Ma come solitamente capita con tutti i piu' affascinanti misteri del mondo, anche con questo dopo un po' ci siamo arresi momentaneamente, emettendo un sospiro di pura rassegnazione.

Alla voglia di trovare una soluzione a questo mistero, abbiamo sostituito un vivo appetito, accompagnato dai brontolii del nostro stomaco che reclamava qualche prelibatezza nipponica.
Dopo una deliziosa cena a base di chashumen, riso al vapore, tonkatsu, zuppa di miso ed insalata, ecco che i nostri animi si erano rinfrancati, dimenticando, seppur per poco tempo, quell'enigma che oramai ci sta esasperando.

Senonche'....senonche', proprio in quel momento, sentiamo l'ormai famigliare rumore della porta di legno che scorre. Ed ecco entrare in scena il misterioso personaggio, accompagnato da una ragazza.

A quel punto le nostre teoria hanno iniziato a moltiplicarsi a iosa. La ragazza, molto probabilmente, deve essere la sua fidanzata.

Il nostro personaggio ha preso posto nel suo angolino preferito, mentre lei gli si e' seduta accanto.

Dopo poco noi siamo andati via, ma non abbiamo potuto non far caso alla notevole quantita' di birra che il cliente misterioso si e' nuovamente scolato. C'e' veramente da sperare che non guidi!

Ieri sera, invece, si e' verificato un altro fatto misterioso, sempre legato al nostro ristorante preferito e al suo cliente aficionado.
Ma per sapere come continua questa storia, dovrete aspettare fino alla prossima volta!

Un'ultima cosa: si', lo so, in fondo a noi che ci frega? Questo qui e' un cliente come un altro. Uno che ha deciso di spendere il 90% del suo stipendio in birra e sushi, sempre nello stesso posto, quindi a noi non dovrebbe interessare.
Eppure c'incuriosisce. C'incuriosisce l'ambiente intimo e quasi segreto di questi ristorantini. C'incuriosiscono gli habitue' di questi posti, i quali si scambiano sguardi complici e frasi di cui solo loro conoscono il significato.

E' un mondo a parte. Una specie di underworld del Giappone.
Ogni ristorantino ha una sua storia, delle ricette segretissime e che conserva gelosamente. Ricette che forse, risalgono a secoli fa e che chissa', magari sono appartenute ad un qualche nobile parente.

Ogni ristorantino racconta una storia di tradizioni tramandate di padre in figlio. Si respira un'aria di orgoglio antico.

giovedì, ottobre 26, 2006

Fra poco si comincia!


Oggi mi sento proprio felice!
Mi sono iscritta all'Universita'! Adesso sono una studentessa dell'UMUC, l'Universita' del Maryland!!!!!! YIPPIIIIIII!!!!!

Sono iscritta a giapponese e iniziero' la mia prima lezione il primo di novembre!

Mi ha accompagnato il mio adorato marito in Facolta' stamattina, a consegnare i moduli necessari all'iscrizione, a pagare le tasse e a ritirare i libri.

Sono super emozionata e non vedo l'ora d'iniziare! Ho un po' di timore pero', ma penso sia normale e che capiti con tutte le cose nuove della vita.
Spero di trovarmi bene e di fare amicizia con gli altri del corso.

Adesso mi mettero' tranquilla a guardarmi per benino tutti i fogli che mi sono stati dati stamattina, con le info relative al corso, al materiale ecc. , daro' un'occhiatina ai tre libri di testo e iniziero' a farmi un'idea di cosa imparero'.

Sono piena, anzi pienissima di entusiasmo e non vedo l'ora di cominciare!!!!!!!!!!!
SONO AL SETTIMO CIELO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Nuovamente auguro a me stessa BUON LAVORO!!!

martedì, ottobre 24, 2006

Contrattempi & Pioggia


Oggi, alla fine, ci sono stati un po' di contrattempi purtroppo, e non sono riuscita a passare all'ufficio della UMUC. UFFA!
Grazie al cielo ho tempo fino a venerdi' 27, che e' l'ultimo giorno per poter presentare la propria domanda d'iscrizione.

Oggi ha fatto un freddo da orsi. Piove da ieri praticamente, e l'aria e' freddissima.

Ho voluto anche aggiungere un Weather Pixie al mio bel blogghino, cosi' saprete che tempo fa qui nel nostro angolo di Sol Levante.

Stasera, mio marito ed io, ci siamo guardati un vecchio e lungo film giapponese del 1958, intitolato Giants & Toys.
Il regista e' Yasuzo Masumura.

Il film e' satirico, e prende volutamente in giro il modo di agire delle multinazionali giapponesi, dell'immediato dopoguerra.
Tre grandi compagnie produttrici di caramelle, rivali da tempo oramai, continuano la spietata lotta fra di loro.

Spionaggio industriale, dipendenti delle tre compagnie che diventano amici / nemici / collaboratori e spie. Amicizie infrante e tradite. Estorsioni di informazioni preziose.
Una faticosa gara al successo, per vedere chi per primo trova l'idea geniale che fara' vendere piu' caramelle di tutti, conquistandosi un'abbondante fetta di popolazione.

In mezzo a tutta questa confusione, una delle tre compagnie decide di cercare una modella che diventi il simbolo dell'azienda. La trovano.
La ragazza in questione e' una poveraccia, proveniente da una famiglia umile e che abita in un quartiere malfamato.

La ragazza ha origini modeste e, come mette palesemente in evidenza il regista, ha i denti cariati, simbolo evidentemente, di un disagio economico.
La ragazza e' anche molto ingenua e dal fare un po' rozzo.
Ma, la World Caramels fa di lei una star nel giro di poco!

Lei assaggia il sapore dolce e irresistibile del successo, e non puo' piu' farne a meno. Anche a costo di diventare ingrata e senza cuore...

E se volete sapere come continua il film, andate a cercarvelo in videoteca!

Dopo il film, siamo andati nel nostro ristorante di quartiere preferito, a mangiarci qualcosa di caldo. Mio marito ha mangiato i Miso ramen, e io i miei adorati Chashumen.
Credetemi, non c'e' niente di meglio di una buona, abbondante e fumante scodella di Chashumen in un giorno freddo di pioggia! Specialmente se sono quelli che vi preparano nel ristorantino del nostro quartiere!!!!

lunedì, ottobre 23, 2006

Nihongo, a me!


Oggi mi sento parecchio emozionata (ed agitata), in quanto dovro' recarmi all'ufficio dell'UMUC, l'Universita' del Maryland che ha succursali qui in Asia, per l'iscrizione al corso di laurea in giapponese.

Venerdi' siamo andati in Facolta' a parlare con un membro dell'Istituto, la quale e' stata estremamente gentile e disponibile. Oltre a tutte le informazioni di cui avevo bisogno, mi ha anche dato un pacchetto di moduli da compilare per l'ammissione, libretti ed opuscoli vari che mi verranno sicuramente utili.

Il mio percorso universitario, purtroppo, e' iniziato molto tardi, a causa di problemi personali molto seri che hanno reso impossibile un mio normale iter scolastico.

Come dicevo, ho iniziato molto tardi, iscrivendomi ad un corso di laurea di cinese, online, presso la EBLCU, l'Universita' di Lingua e Cultura di Pechino.
Con la EBLCU ho frequentato alcuni corsi e mi sono guadagnata (anzi, sudata!) parecchi crediti che ora potro' trasferire alla UMUC.

Certo, avrei di gran lunga preferito continuare col mio adorato cinese mandarino, ma purtroppo al momento la UMUC qui in Giappone offre solo, tra le lauree di lingua straniera, giapponese e coreano.
Ed essendo il giapponese la lingua con la quale sono quotidianamente in strettissimo contatto, l'ho scelto come obiettivo.

E poi e' una lingua che mi piace molto e che non vedo l'ora di studiare ed approfondire per bene.
Quindi, mi devo fare coraggio ed iniziare ad intraprendere questo cammino accademico.

Ho gia' compilato tutti i moduli che dovro' consegnare in ufficio. Dagli scatoloni e' finalmente emerso il mio attestato dell'Universita' di Pechino, con tutti i miei dati e il numero dei miei crediti.

Vorrei spezzare una lancia in favore delle Universita' americane, dicendo che queste danno veramente la possibilita' a tutti di iniziare o continuare i propri studi, indipendentemente dall'eta', e questa e' una cosa non da poco!
Nelle Universita' italiane, se hai gia' superato una certa soglia d'eta', e decidi d'iscriverti per continuare (o iniziare) gli studi, vieni visto con occhi straniti, come se fossi un mezzo marziano.

In Italia, solitamente la gente segue un iter scolastico preciso, cioe' scandito dall'eta'.
Al massimo si puo' fuorviare di un anno o due, se si vuole essere accettati socialmente, non di piu' ecco.
Questa e' la mia opinione, poi magari mi sbaglio.

Negli Stati Uniti, invece, il sistema universitario (e scolastico in generale) a mio avviso e' molto piu' democratico. Viene data la possibilita' a tutti di andare avanti, soprattutto a chi non ha potuto per motivi vari, completare gli studi.

Ecco che, a chi ha mollato la scuola superiore e non si e' diplomato, e' possibile frequentare dei corsi appositi equipollenti, al termine dei quali si ottiene il famoso G.E.D. , un titolo di studio che vale quasi quanto un vero diploma di scuola superiore.

Chi ha il G.E.D. puo' persino iscriversi all'Universita'! E ovviamente non ci sono limiti di eta' per frequentare i corsi per il G.E.D., e di conseguenza non ve ne sono nemmeno per iscriversi all'Universita' appunto.

L'unico limite per chi ha il G.E.D. e' la scelta universitaria. Non tutte le facolta' sono aperte a chi ha questo tipo di diploma, ma la maggior parte sono a disposizione di tutti, sia per i diplomati che per chi ha il G.E.D.

Se in Italia esistesse un sistema simile, sono arcisicura che sarebbero numerose le persone motivate a riprendere i propri studi e portarli avanti con successo. Perche' non si puo' dare questa grande opportunita' a chi, per un motivo o per l'altro, non ha potuto istruirsi piu' di tanto?
Grazie al cielo, questa faccenda non mi riguarda, in quanto mi sono diplomata (con ottimi voti, se mi concedete un po' di presunzione), presso un famoso Istituto Superiore di Torino, che e' peraltro l'unico nel suo settore, nel capoluogo piemontese.
Quindi sono a posto.

Ora, dopo anni passati a studiare il cinese mandarino, cerchero' d'impegnarmi al massimo anche con lo studio approfondito del Nihongo (giapponese).
Spero, ovviamente, di riuscire ad ottenere risultati piu' che soddisfacenti. Generalmente, in campo accademico, non mi accontento mai del discreto o del buono.
Per me e' importante ottenere sempre risultati piu' che eccellenti.

Questo vale soprattutto per le materie in cui credo di poter dare molto, e da queste escludo categoricamente la matematica, anche se purtroppo e' una materia che rientra nel mio piano di studi, in quanto e' considerata obbligatoria negli Stati Uniti, anche a livello universitario, indipendentemente dall'indirizzo scelto.

Auguro a me stessa un buon lavoro.

venerdì, ottobre 20, 2006

Un'amica giapponese, a cena


Due fine settimana fa, abbiamo avuto una nostra amica giapponese, qui a cena.

Eravamo un po' agitati, anche perche' era la nostra primissima ospite da quando siamo venuti ad abitare nella casa nuova. Volevamo, ovviamente, fare bella figura.

La nostra carissima amica giapponese, Natsuki, ha accettato il nostro invito a cena ed era molto emozionata. Era inoltre curiosissima di vedere casa nostra.

Siamo andati a prenderla all'uscita della stazione del treno del nostro quartiere, all'ora prestabilita.
Lei era li' ad aspettarci!

Ci siamo salutati, abbracciati (cosa alquanto insolita qui. I giapponesi raramente si abbracciano in pubblico o per la strada) e abbiamo cominciato a chiacchierare animatamente.

Appena siamo arrivati davanti a casa nostra, Natsuki ha improvvisamente smesso di dire quello che stava dicendo e ha iniziato ad esclamare: "SUGOOOOOIIII!!!! SUGOOOOIIIII!!!!!" - era evidente, quindi, che le piacesse la casa!

Sugoi e' un'esclamazione giapponese che puo' significare "meraviglioso" o puo' anche tradurre l'ormai diffusissimo wow.

L'ho portata a fare un giro di tutta la casa e lei, con quel suo faccino simpatico, continuava a farmi i complimenti per la nostra casetta.

Per la cena, mio marito ed io avevamo preparato dei piatti messicani, che la nostra ospite ha gradito grandemente. Le sono specialmente piaciute le tortillas di mais!

Mi ha portato anche un regalo molto carino e che ho apprezzato tanto: il bouquet che vedete raffigurato su in alto a sinistra.

La foto, per quanto nitida, non rende bene come dovrebbe. Quel bouquet era meraviglioso!
Eccone altre immagini:
















Questa e' una delle composizioni floreali piu' belle che avessi mai visto! A parte l'abbinamento cosi' insolito dei fiori con la frutta, ma cio' che salta all'occhio oltre a quella graziosissima mela, e' il sapiente abbinamento dei colori e delle forme.

Natsuki mi ha detto di aver scelto questi colori perche' sono le tonalita' che mi si addicono. Questi, ha detto, sono i miei colori.

L'ho sempre immaginato, ma adesso ne ho la conferma: i giapponesi hanno un senso spiccatissimo dell'estetica, insito nel loro DNA, c'e' poco da fare.

Ho riposto con grandissima cura, il bouquet in un prezioso vaso che custodisco gelosamente nell'ingresso.
Al momento si trova ancora li', nello stesso posto.

Purtroppo i fiori stanno appassendo ogni giorno di piu', ma la mela e' ancora bella come il giorno in cui ho ricevuto in dono questa stupenda composizione floreale.

E' bello, pero', poter immortalare i fiori in una fotografia, perche' anche dopo che questi appassiscono e muoiono, conservano il loro fascino e la brillantezza dei loro colori, per sempre.

Oltre a questo graziosissimo dono, Natsuki mi ha anche portato un vasetto di Nutella dall'Italia, da dove era appena tornata dopo un soggiorno studio.
Ecco, io ero quasi alle lacrime!

Natsuki e' davvero una nostra amica molto cara e non vediamo l'ora di riaverla ospite da noi.
Abbiamo gia' in programma un pranzo per il Thanskgiving Day (giorno del Ringraziamento).

Questa e' una ricorrenza statunitense, che pero' noi amiamo lo stesso festeggiare, pur non essendo americani, nessuno dei due.

Ogni anno, in occasione di questa festa, ci piace preparare un pranzo pantagruelico ed invitare i nostri piu' cari amici.
Quest'anno sara' ancora piu' interessante festeggiare il Thanksgiving, visto che saremo persone di tutte le nazionalita', meno che americana!

Verra' Natsuki con un'altra nostra amica giapponese di nome Rei. Ci sarebbero anche altri ospiti , ma devono ancora confermare.

Beh...chiudo qui, dicendovi che essere qui in Giappone e' un'esperienza che non ha pari ed e' troppo difficile da descrivere, ma la felicita' che proviamo, giorno per giorno, e' incommensurabile.

giovedì, ottobre 19, 2006

Dai, leggiamo ancora!


Dai, leggiamo ancora era il nome del mio adorato libro di lettura, alle elementari.

E' un titolo semplice, ma chiaro. Forse poco realista, perche' oramai tanti bambini crescono con un'avversione per i libri, e questo e' un vero peccato.

Io ho avuto la fortuna, invece, di crescere in una casa in cui l'amore per la lettura e i libri erano due cose che non mancavano mai.

Questo mi ha permesso di amare i libri, anche quelli scolastici!!

Anche adesso che sono grande, quando entro in una libreria non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta, e di passeggiare per le corsie con gli occhi pieni di curiosita', la bocca mezza spalancata e le mani intente a prendere ora questo libro, e ora quell'altro.

Penso che, dentro di me, in fondo ci sia sempre quella vocina che mi parlava da bambina m'incoraggiava a leggere ancora, quando passavo le ore a fantasticare con le incantevoli storie di Tove Jansson, le fiabe di Andersen, i fumetti di Walt Disney, quelli di Salsiccia & Bombarda, Braccio di Ferro, Il libro della giungla di Kipling, o il mitico Alice nel Paese delle Meraviglie.

Anche qui in Giappone ho la mia collezione di libri. Libri nelle varie lingue in cui so leggere: italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco e qualcosina in cinese.

Circa un anno fa, feci uno scambio di libri con una ragazza canadese, che mi mando' una raccolta di ricette per minestre e zuppe, e poi il libro che vedete raffigurato su in alto a sinistra.
Si tratta di Child of Fortune, di Yuko Tsushima, una scrittrice giapponese contemporanea.

Subito dopo aver ricevuto il suddetto libro, mi misi a leggerlo con grande curiosita', aspettandomi di trovare fra le pagine, una storia avvincente ed intrigante.
Invece, cio' che trovai fu noia pura.

Dopo alcune pagine e diversi sbadigli, chiusi il libro e lo lasciai su una mensola. Ogniqualvolta mi capitava di ritrovarlo, mi veniva in mente quella lettura che aveva solo saputo conciliarmi il sonno.

Ieri curiosavo sul sito di Luciana Littizzetto, per cui nutro grande stima e simpatia, dove sono elencati svariati consigli e trucchetti per risolvere problemini di ordinaria amministrazione: dal come fare a svitare il coperchio di un barattolo a come eliminare gli odori provenienti dal lavandino della cucina, ecc.

Tra le curiosita' varie, la Littizzetto consiglia, coi libri noiosi, di tener duro e di leggerne almeno cinquanta pagine. Se entro la cinquantunesima non c'e' una svolta e se in qualche modo la lettura continua imperterrita a tediarci, allora possiamo sentirci autorizzati a chiudere definitivamente con il libro in questione e passare ad altro.

Se seguissimo questo consiglio, penso che i nostri dimenticatoi personali si svuoterebbero a vista d'occhio.

Molti sono i libri che abbandoniamo, moolto prima di arrivare alla cinquantesima pagina, ma anche alla trentesima!

Child of Fortune era uno di quelli. Credo di averlo abbandonato alla quinta o sesta pagina, in cui l'autrice si perde nella strana descrizione di un (barbosissimo) sogno fatto dalla protagonista del romanzo, Koko.

Ecco, se c'e' una cosa che mi annoia in modo quasi irrecuperabile, e' la descrizione di un sogno, ma non solo nei libri, ma anche i resoconti onirici che si sente fare da amici e parenti.
Certo, ci sono delle eccezioni in quest'ultimo caso, ma il piu' delle volte mi stufo a sentir raccontare i sogni, un po' come quando certi si ostinano a raccontarti, per filo e per segno, un film.

Ma tornando a bomba, ieri ho ripreso il libro della Tsushima. Superate le prime pagine noiose con la descrizione del bislacco sogno di Koko, ho scoperto una storia molto interessante.

Una storia come tante altre, forse, che racconta la vita di una giovane donna sola, con una figlia che va alle elementari e che, pian pianino, si allontana sempre di piu' dalla madre, creando un rapporto strettissimo con la zia, il cui atteggiamento appare esageratamente condiscendente nei confronti della sorella.

Un comportamento volto a placare certi sensi di colpa, credo, che la zia prova nei confronti di Koko.
Ma assieme a questa condiscendenza, c'e' anche la volonta' di aizzare la nipote contro la sorella, cioe' la madre della bambina.

Koko si trova quindi, a dover gestire una situazione difficile, in cui la figlia vede la propria madre nella figura della zia, e nella propria madre la figura di una parente noiosa, che bisogna andare a trovare per forza, una volta la settimana.

Oltre a questo, c'e' la sua vita sentimentale a darle filo da torcere. Il padre di sua figlia e' uno che ha preferito dileguarsi nel nulla, seguendo un copione quasi universale, recitato fedelmente da molti padri irresponsabili, sparsi in tutto il mondo.

La voce narrante racconta di altre relazioni passeggere della protagonista. Relazioni che, purtroppo, sono entrate nella sua vita con la stessa facilita' con cui ne sono uscite.

Penso che uno dei motivi per cui mi avesse annoiata cosi' tanto, era perche' quando cominciai a leggere Child of Fortune, abitavo ancora negli Stati Uniti, e la realta' squisitamente giapponese del libro era troppo distante dalla mia.
Anche questo e' uno dei motivi che puo' rendere una lettura particolarmente difficile o poco stimolante.

Spesso, certi autori, o meglio, certi traduttori, non si rendono conto del fatto che ai lettori certi racconti, certe descrizioni di luoghi, costumi, tradizioni o altro, possono non aver senso, o possono creare confusione, dando vita ad immagini astratte e che non trovano riscontro nel concreto.

Questo peggiora quando la traduzione e' di infima qualita'.

Ma fa un certo effetto leggere un romanzo nel Paese di origine del suo autore o autrice.
Quasi improvvisamente, gli atteggiamenti e i modi di fare dei personaggi che abbiamo incontrato nel corso di una storia, iniziano ad aver senso e a spiegarsi da soli.

Cio' che sto dicendo, un po' si ricollega ai miei articoletti del mese scorso, Alle radici del sole, parte 1 e 2, quelli in cui parlo delle differenze culturali e del modo in cui queste vengono spesso travisate.
Un elemento, se osservato ed analizzato al di fuori del contesto a cui appartiene, appare alieno e persin strambo.

La stessa logica la si puo' applicare ai libri e a tutte quelle storie che ci sono sembrate strane ed inconcludenti.

Chissa', forse dovrei rivedere The Floating World, di Cynthia Gralla, un libro tracotante e protervo, dove viene raccontata una storia strana di geisha dallo stile di vita equivoco. Geisha dalla doppia vita, alla Dr. Jekyll & Mr. Hyde.
Anche se pero', dubito mi potrei ricredere. Qui sto parlando di autori ed autrici giapponesi, i cui messaggi e le cui storie non sempre afferriamo, perche' non ci troviamo nel loro mondo.

La bizzarra realta' descritta dalla Gralla appare come un mero esercizio di bella scrittura, e niente piu'. Immagini distorte che servono solo ad alimentare i fraintendimenti della cultura giapponese, che gia' serpeggiano e si moltiplicano a iosa, in Occidente.

Non dubito la bravura e la creativita' della Gralla, pero' credo che certi scrittori si divertano troppo ad utilizzare stereotipi, a loro uso e consumo. Prendono uno stereotipo qualunque, lo girano e lo rigirano, ci costruiscono su una storia che pare uscita dalla Twilight Zone, et voila'! Ecco un bel romanzino che verra' prontamente divorato da milioni di lettori ignari e boccaloni, e che fruttera' un bel gruzzoletto all'autore e alla casa editrice.

A questo proposito, viene d'obbligo tirare in ballo il caso di Memoirs of a Geisha, o Memorie di una Geisha, di Arthur Golden.
Ho letto il libro, in inglese, alcuni anni fa e mi e' piaciuto molto, anzi moltissimo. Sono rimasta incollata alle pagine e non volevo smettere di leggere.

Allora circolavano le prime voci che accennavano ad una possibile produzione cinematografica del best-seller. Ovviamente non vedevo l'ora arrivasse il film!

Nel frattempo, spinta dalla curiosita' nata dalla lettura del suddetto libro, mi sono messa a cercare altre letture analoghe. Ed e' stato cosi' che ho trovato, acquistato e letto il libro Geisha, A Life, di Mineko Iwasaki.



Leggendo il libro della Iwasaki, si scoprono un po' di altarini legati al romanzo di Golden.
Forse, voi lettori e lettrici, non siete al corrente, e quindi vi invito caldamente a cercarvi una copia della biografia della Iwasaki.

Mineko Iwasaki e' una geisha, ormai in pensione. Pare che Golden si sia ispirato alla vita di questa donna, nella creazione e stesura del suo celebre libro.
Il Golden, durante uno dei suoi viaggi qui in Giappone, ebbe la rarissima opportunita', nonche' privilegio, di poter incontrare una geisha disposta a chiacchierare con lui e a raccontare fatti riguardanti la sua vita e la sua professione, a patto che l'identita' della geisha rimanesse anonima, qualora l'autore decidesse di usare i suoi appunti per un libro.

Fin qui, niente di strano. Senonche', una volta rientrato negli Stati Uniti, il Golden decise di utilizzare quanto appreso, come materiale per il suo primo e fortunatissimo romanzo.
Anche qui, niente di strano. Il problema e' che l'autore, dimentico della promessa fatta alla Iwasaki, menziono' il suo nome nei Ringraziamenti.

Il libro venne pubblicato, riscosse un successo enorme e comincio' ad esser tradotto in tante lingue, tra cui il giapponese.
Siccome la Iwasaki non parla inglese, pote' venire a conoscenza del libro solo dopo che questo venne pubblicato nella sua lingua.

Lo compro', lo lesse e in preda ad un attacco d'ira, dichiaro' guerra al Golden. La Iwasaki era a dir poco indignata per il modo, a dir suo distorto e inesatto, con cui l'autore americano descrive la nobile e rispettatissima professione della geisha.

Secondo la Iwasaki, nel libro viene spesso insinuato che le geisha fossero (e siano) prostitute d'alto rango, luogo comune, peraltro, esistente da tempo purtroppo.

Pare che, addirittura, a causa della mancata promessa del Golden e la sua decisione di voler menzionare il nome della Geisha nel suo libro, la Iwasaki abbia persino ricevuto minacce di morte per aver consapevolmente infranto il codice d'onore e di silenzio che vige tra le geisha, anche dopo che queste vanno in pensione.

Ci fu addirittura una causa in tribunale, che si concluse,nel 2003, con una somma sconosciuta di denaro, da parte dell'editore di Golden, per la Iwasaki.

Questo per dire che, non possiamo prendere per olo colato tutto cio' che le case editrici ci propinano.
A volte si tratta di libri molto creativi, per carita', ma che non corrispondono alla realta'.

Infatti, leggendo il libro della Iwasaki, libro peraltro che la geisha scrisse controvoglia, ma per ribattere al best-seller, capiamo di essere stati un po' presi per il naso ed imbambolati dalle chiacchiere del Golden.

Mineko Iwasaki, nel suo libro, racconta la sua vita, da quando era bambina ed era stata affidata all'okiya Iwasaki, passando dall'obbligatoria e severa gavetta, arrivando al grado di maiko con tutti i suoi relativi sacrifici ed addestramenti, fino a giungere all'agognato titolo di geisha.

Lo scopo principale della Iwasaki, e' stato quello di, tramite la pubblicazione del suo libro autobiografico, smentire aspramente molte delle inesattezze diffuse dal Golden, come ad esempio tutta la controversia legata al rito del mitsuage.

Dopo l'immenso successo del libro di Arthur Golden, il romanzo venne sfruttato in tutti i modi, a scopi remunerativi ovviamente.
La casa cosmetica coreana, Fresh, creo' addirittura una linea di trucchi e prodotti per il corpo, fragranze, dedicate proprio a questo caso letterario.

Ovviamente, venne fatto un film sul libro di Arthur Golden, che porta lo stesso nome del romanzo.
Il film e' diretto da Steven Spielberg ed e' uscito nei cinema, negli USA, nel dicembre del 2005.

Inutile dire che il film mi ha delusa e non mi e' piaciuto quanto il libro (nonostante le inesattezze).
Le uniche cose che mi sono piaciute del film sono stati i colori e gli ambienti.

La sceneggiatura faceva dormire. Per non parlare, poi della scelta degli attori.
Ancora oggi mi domando il perche' del cast, quasi completamente cinese, in un film che con la Cina ha ben poco a che spartire. Mah!

Onestamente mi domando come possa Ziyi Zhang (per cui nutro un po' di antipatia, a dire il vero) ad interpretare il ruolo di una geisha! Infatti, dal mio modestissimo punto di vista, non ci e' riuscita.
Anche Gong Li (attrice che invece stimo grandemente), nei panni della perfida Hatsumomo faceva quasi ridere, perche'? Perche' era lapalissiano il suo non riuscire ad immedesimarsi completamente nel ruolo assegnatole.

Con questo non voglio difendere i sentimenti nazionalisti dei cinesi che si sono ribellati alla formazione del cast di questo film, perche' non sopportavano l'idea di vedere due loro (celebri) connazionali nei panni di due giapponesi (quale orrore!), per giunta mezze sgualdrine.
Questo e' cio' che pensavano (e pensano ancora adesso) i cinesi. Questa e' la loro opinione del film.

La mia e' una lamentela di tipo prettamente artistico.
Non dubito la poliedricita' degli attori di talento e la loro capacita' di adattarsi alle caratteristiche (qualunque esse siano) dei personaggi che interpretano, pero' sono dell'idea che, quando un attore interpreta un ruolo piu' vicino a se stesso, il risultato che ne consegue e' decisamente piu' credibile.

Calarsi nella parte di qualcuno non significa solo memorizzare un copione (o mandarlo a memoria con la sputazzella, come diceva una mia professoressa di matematica), ma vuol anche dire far propri gli aspetti caratteriali del personaggio in questione, comprese le sue abilita', preferenze e peculiarita'.

Non credete che questo risulti decisamente piu' facile (e con un risultato piu' naturale, non troppo artificioso) se tra attore e personaggio vi sono forti punti in comune?

Per concludere: il libro di Golden e' stato di mio gradimento, anche se quello della Iwasaki ha piu' valore da un punto di vista letterario. Quest'ultimo sara' meno avvincente del grande best seller, ma non per questo va messo in secondo piano. Anzi!

Per quanto riguarda il film, invece, io stenderei un velo pietoso. Un film come questo andra', indubbiamente, a rimpolpare la fornitissima collezione di materiale distorto sul Giappone, che tanto va di moda in Occidente.

martedì, ottobre 17, 2006

Quasi toccando il cielo


Oggi, 16 ottobre (la data su in alto dira' 17 ottobre, ma perche' e' gia' passata la mezzanotte), e' il compleanno di mio marito. Ogni anno mi piace fare qualcosa di speciale in occasione della sua festa.
E quest'anno, essendo qui in Giappone, non e' stato difficile passare una serata INDIMENTICABILE!

Da qualche tempo mio marito desiderava andare a cenare al ristorante messicano El Torito. Questa e' una catena con locali sparsi un po' in giro per il mondo.

E cosi', questa sera, abbiamo preso il treno per Yokohama e siamo arrivati all'affollatissima stazione centrale.
Abbiamo imboccato l'uscita vicino all'ufficio della Banca di Yokohama e da li' siamo arrivati davanti ad una grossa scalinata che collega la stazione a degli enormi grattacieli, sedi di uffici, ristoranti e negozi.

Tra i grattacieli c'e' quello della OICITY e lo SKY. Il ristorante si trova al ventottesimo piano di quest'ultimo edificio.

Non essendo mai stati in nessuno di questi due grossi palazzi, non sapevamo neanche da che parte entrare e dove dirigerci.
Ci e' voluto un po' prima di trovare la strada giusta che ci portasse fino su, quasi in cima al grattacielone.

Prima di trovare l'ascensore magico, ci siamo guardati 9 piani di negozi, tutti dedicati all'abbigliamento uomo e donna. E che negozi! Diciamo che erano tutte boutique di altissima classe.
Pavimenti lucidissimi, vetri splendenti, commesse elegantissime con un trucco impeccabile e con acconciature da gran gala'.

Ma siccome il nostro stomaco brontolava e reclamava una bella cenetta saporita, abbiamo accantonato volentieri la scena da glamour delle lussuosissime boutique nipponiche e siamo saliti a bordo di un ascensore piu' veloce della luce.
Nel giro di pochi secondi, siamo arrivati al ventottesimo piano. Avevamo le orecchie tappate e ci sentivamo la testa vuota: sembrava di essere su un aereo che sta per atterrare.

Le porte dell'ascensore si sono aperte e davanti a noi si e' profilato un ambiente molto aristocratico e compassato.
Ci siamo trovati in un lungo corridoio ben illuminato e adornato da tappeti, piante e vasi.

Al fondo del corridoio c'era una grossa finestra che si affacciava sull'immenso panorama della Yokohama notturna.

Dall'altra parte, invece, s'intravedevano gia' i primi ristoranti. C'era un ristorante italiano, una brasserie, un ristorante tradizionale giapponese, e poi il nostro El Torito. In mezzo a questa sala che ospita i locali, c'e' un grosso cubo di vetro dentro cui alloggiano spensierate piante di tutte le misure e varieta'.

Abbiamo avuto la fortuna di sederci ad un tavolo dietro cui troneggiava una delle grandi finestre da cui si puo' godere un panorama a dir poco mozzafiato.
Io sono una persona che soffre molto di vertigini e mi sento le gambe molli ad una certa altezza, e anche da li' mi sentivo leggermente impaurita, ma la felicita' di essere li' col mio adorato marito a festeggiare il suo compleanno, in un ristorante cosi' bello ed accogliente, a mangiare cibi deliziosi, da un grattacielo cosi' alto che sovrasta questa stupenda metropoli nipponica, per giunta di sera....beh, ha decisamente avuto la meglio sulle vertigini, e menomale!

Prima di riprendere l'ascensore supersonico e ritornare giu', siamo andati al bagno.
Quelli non sono bagni: sono piccoli capolavori di architettura e di stile!
I gabinetti erano quelli soliti tecnologici giapponesi, come quelli che abbiamo noi qui a casa, ovvero quelli col pannello di controllo ad un lato, da cui e' possibile selezionare alcuni comandi, per il bidet, la musica, il rumore che copre altri rumorini poco graziosi ecc.

Ma i muri erano tutti ricoperti di pannelli di legno dal colore caldo. I lavandini erano quadrati e di una ceramica bianchissima. Ogni lavandino era posizionato su un cubo di legno dello stesso colore delle pareti.
Ovviamente gli stilosissimi rubinetti erano tutti azionati da fotocellule, che si preoccupavano anche di dosare la giusta quantita' di un sapone verde e profumatissimo, in schiuma.

Specchi lucidissimi erano dovunque, e riflettevano la luce calda dei faretti posizionati nel soffitto, creando un'atmosfera elegante, fine e piacevole....e questo era solo un bagno!

Abbiamo ammirato un po' il panorama dalla grossa finestra vicino agli ascensori.
Com'e' bello essere cosi' in alto e guardare il mondo che sembra cosi' piccolo. Le auto sono minuscole, le persone sembrano tanti piccoli pupazzetti animati che vanno ora di qua' e ora di la'.
Le luci delle case sono piccole e luccicanti e sembrano tante stelline in un firmamento grigio e nero.

Abbiamo visto uno dei tanti treni che si fermano a Yokohama. Abbiamo visto le luci scintillanti degli elegantissimi negozi di Takashimaya. Vicino a questo c'e' il grande edificio della Sotetsu Line, una delle compagnie dei treni giapponesi.

Ci siamo poi decisi a scendere. Fuori faceva freddo e tirava un bel venticello frizzante. Alla stazione di Yokohama siamo andati a comprare dei croissant freschi da Donq, una piccola boulangerie francese....ahhh questi giapponesi hanno un vero debole per i nostri vicini d'Oltralpe!

Da Donq c'e' sempre una fila kilometrica di persone che, pazientemente, aspettano il proprio turno per fare grosse incette di piccoli croissant al burro o al cioccolato. Non hanno un grande assortimento, ma e' proprio questo che rende i loro prodotti cosi' irresistibili.

Sono specializzati in mini croissant e in piccolissime cheesecake dalla forma ovale. Quest'ultime non sono simili alle cheesecake americane...sanno proprio di formaggio. Mah...non penso mi piacciano tanto quanto i croissant, specialmente quelli al burro!!

Ogni volta che passiamo dalla stazione di Yokohama, facciamo sempre una tappa quasi obbligata da Donq. E' un vero peccato non andarci!

Vicino a Donq c'e' un chioschetto che vende dei dolci belli cicciottelli, ripieni di una crema pasticcera molto golosa. Abbiamo preso qualcuno di questi dolci e pian pianino ci siamo infilati nell'immensa folla, e abbiamo preso il treno che va verso casa.

Ahh...che serata magnifica! Ancora tanti carissimi auguri di buon compleanno, mio adorato marito! E' stato stupendo festeggiare guardando questa Yokohama notturna che pero' non dorme mai, ma anche anzi, al tramontar del sole ama sfoggiare i suoi abiti piu' scintillanti.

lunedì, ottobre 16, 2006

Minato Mirai 21. Sogno futuristico?



Di recente ho letto un articolo in cui, l'autrice o autore, sosteneva che a Yokohama non ci fosse granche' da fare e da vedere (!).

Sarebbe interessante scoprire il perche' di tale affermazione, peraltro azzardatissima nonche' errata.

Mi chiedo da dove venga questo signore o questa signora, per considerare Yokohama una citta' quasi barbosa (!!). Chissa', probabilmente verra' da Marte o da qualche pianeta lontano sempre in festa.

Ebbene, cari lettori e lettrici di Biancorosso, lasciatemi tranquillamente smentire codesta menzogna: se c'e' una citta' piena di vita, in cui e' impossibile stufarsi, e' proprio Yokohama.

Yokohama, la cui storia inizia nell'XI secolo d.c., circa, e' oggi una delle citta' piu' popolate del Giappone, con ben quasi 4 milioni di abitanti!

Fino a poco piu' di un secolo fa, Yokohama era un villaggio di pescatori e adesso e' diventata una megalopoli, e delle sue umili origini rimangono poche tracce.

Una delle foto che abbiamo scattato ieri durante la nostra visita in una delle zone di questa grande citta', e' quella che vedete in alto a sinistra, dove vi e' raffigurata la Yokohama Landmark Tower (横浜ランドマークタワー) , l'edificio piu' alto di tutto il Giappone. Vanta, infatti, un'impressionante altezza pari a 295,8 metri!

La Landmark Tower e' il simbolo di Yokohama, un po' come la Mole Antonelliana e' il simbolo di Torino.

La zona che abbiamo visitato domenica, quella dove appunto troneggia la Landmark Tower, si chiama Minato Mirai 21.

Minato Mirai 21 e' un grosso e moderno conglomerato urbano, la cui costruzione e' iniziata nel lontano (ma neanche poi tanto) 1983.

Minato Mirai 21 e' sorta, in gran parte, su terreni bonificati. Questo perche' fino ai primi anni '80, appunto, la parte centrale di Yokohama era una zona portuale, attrezzata per l'attracco delle navi e le operazioni di carico e scarico. Tanti erano anche i grossi ed operosi cantieri navali della zona.

Sempre da li' era visibilissima la grande Baia di Tokyo.

Dalla progettazione e poi dalla realizzazione del MM21 (Minato Mirai 21), l'aspetto di Yokohama e' cambiato radicalmente.

Ora, gran parte della terra che un tempo era sommersa dall'acqua, e' stata prosciugata e bonificata, ed adibita a zona edilizia.

L'area portuale e' stata spostata in un'altra zona di questa grande citta', dando cosi' ampio spazio alla realizzazione di questo imponente progetto.

Il nome stesso del conglomerato, Minato Mirai, in giapponese significa pressappoco: Citta' portuale del futuro.

Il nome venne scelto, nell'81, dagli abitanti stessi di Yokohama. E' interessante, pero', come il nome sia stato volutamente scritto in hiragana, l'alfabeto giapponese indigeno che meglio esprime le parole originarie di questa lingua, e non in katakana, l'alfabeto utilizzato per trascrivere parole di origine straniera, che in quel periodo andavano tanto di moda e stavano invadendo troppo la lingua.

E' stato quindi, un gesto rivoluzionario, probabilmente per dire al mondo che il Giappone ce la puo' fare, anche senza dover sempre ricorrere ai modelli proposti dall'Occidente.

Infatti, il nome per esteso e' Yokohama Minato Mirai 21, che in giapponese diventa: 横浜みなとみら.い21.

I primi due caratteri sono kanji, cioe' caratteri cinesi che traducono il nome della citta', Yokohama appunto, mentre il resto e' scritto in hiragana e traduce appunto il nome Minato Mirai 21.

In questa zona sono tanti gli edifici che risaltano, ognuno per la propria particolare forma o per cio' che ospita al suo interno.

Una delle strutture che non passano mai inosservate a chi arriva a Minato Mirai, e' un'imponente ruota panoramica, nota col nome di Cosmo Clock 21. Questa e' una delle ruote panoramiche piu' grandi al mondo!

Queste sono alcune delle foto che abbiamo scattato domenica:




Non abbiamo resistito, e siamo saliti subito sulla Cosmo Clock 21. Costa abbastanza il biglietto pero', 700 yen a testa, poco meno di $7. La ruota impiega circa 15 minuti per completare tutto il giro. Sembra non si muova nemmeno, talmente va piano!
Si ha cosi' la possibilita' di ammirare il panorama a 360 gradi, di far foto e di avere un po' di strizza, specialmente quando si guarda sotto!

Ecco alcune delle foto che abbiamo scattato dalla Cosmo Clock:





Da lassu' si vede davvero tutto! Ad ovest si staglia l'imponente e l'elegantissimo complesso Queen Square Yokohama, un grosso centro shopping, sale congressi e ristoranti di prim'ordine.
Vicino c'e' il grandioso hotel Pan Pacific Yokohama, una delle perle dell'industria alberghiera della grande metropoli.

Ad est si vede l'enorme centro commerciale, World Porters. E proprio sotto la ruota, le altre giostre ed attrazioni varie, inclusa questa specie di montagna russa tutta a curve (infatti si chiama Spinning Coaster), che non ci siamo fatti ovviamente mancare:



Siamo passati dal giretto panoramico tranquillo e lento della Cosmo Clock ad uno sbatacchiamento incessante e violento dello Spinning Coaster...pero' e' stato divertentissimo! Anche se per salire su quest'ultimo, abbiamo speso 500 yen a testa!

Siamo andati a farci un giro al grande World Porters, un grosso centro commerciale PIENO ZEPPO di negozi di ogni genere! Non so quanti piani ci fossero, ma erano tanti, tantissimi.

Al piano terra (che in Giappone viene chiamato primo piano), c'e' una caterva di ristoranti di tutti i tipi: stranieri e del posto. C'e' inoltre un grosso supermercato dove si possono trovare specialita' gastronomiche provenienti da quasi qualunque parte del Globo.

Visto l'avvicinarsi dell'ora di pranzo, abbiamo deciso di fermarci in uno dei tanti ristoranti. Abbiamo scelto un Sushi-go-round, ovvero un locale dove i commensali si siedono su degli sgabelli, attorno ad un enorme bancone, dietro al quale lavorano i Sushi Chef.

Questi chef preparano piattini di sushi che vengono poi messi sa una specie di nastro trasportatore che e' sempre in movimento e che fa il giro di tutto il perimetro dell'immenso bancone, dando la possibilita' ai clienti di prendere il piattino che piu' attira.

I prezzi di ogni piattino variano in base al tipo di sushi che c'e' sopra. E i prezzi solitamente vengono indicati da un cartellino e anche dal colore del piattino stesso.

Di fronte ad ogni commensale, sul bancone, c'e' una specie di rubinetto da cui sgorga dell'acqua calda che serve per prepararsi una buona tazza di te' verde, utilizzando la polvere di te' che si trova in appositi vasettini.

Dietro al rubinetto c'e' un altro nastro trasportatore su cui viaggiano bicchieri e piattini per le salse ed altre stoviglie pulite, tutte a disposizione dei clienti.

Oltre ai sushi viaggianti, e' possibile ordinare sushi particolari, chiedendoli direttamente allo chef piu' vicino.

Abbiamo mangiato molto bene. Abbiamo mangiato sushi di salmone, di gamberi, di anguilla grigliata (questi sono tra i miei preferiti!), di tonno, di salmone alla fiamma.
Abbiamo poi ordinato dei Kappa-maki, piccole dosi di riso avvolte nel nori, con in mezzo un pezzetto di cetriolo fresco, e altri simili, ma con in mezzo del tonno crudo.

Assieme ai sushi, viaggiano anche dei piattini con dei bellissimi dessert, tipo torte e budini.

Dopo pranzo, con la pancia piena e la voglia di esplorare, siamo andati a vedere tutti i piani del World Porters, passando da un negozio all'altro.
Ce n'era uno, in particolar modo, stranissimo: piu' che un negozio, era un'area in cui venivano venduti antichi cimeli del Giappone del dopo guerra. C'erano oggetti autentici dell'epoca e fedelissime repliche di questi.

C'erano vecchi poster propagandistici, riproduzioni di confezioni di medicinali ed unguenti dell'epoca, di caramelle, antichi giocattoli e porcellane.
Sembrava di essere ritornati indietro nel tempo. E sebbene l'atsmosfera fosse in parte artificiale, c'era pero' qualcosa di realmente antico, di veramente passato...c'erano tracce di un Giappone che non c'e' piu', il cui volto e' stato dimenticato dal tempo e dalla gente, tranne forse dai piu' nostalgici e dai curiosi.

Avrei voluto comprare molti oggetti ricordo, ma c'era talmente tanto assortimento, che non sapevo nemmeno io cosa scegliere.
Ho comprato alcuni specchi da borsetta che vanno molto in voga tra le donne nipponiche.
Li fotografero' e aggiungero' poi l'immagine a questo articoletto.

Tra un giro e l'altro, tra un negozio e l'altro, ho comprato alcuni oggetti graziosi.
Dopo il World Porters, siamo usciti e siamo andati dentro il grandissimo Queen Square Yokohama.

Anche li': piani e piani di negozi, uno piu' stupendo dell'altro! Tra i tanti che abbiamo visitato, c'era Yorindo, una grossa e magnifica libreria. Li' ho visto un libro che avrei dovuto comprare ma che faccio sempre in tempo ad andare a prendere.
Un libro per cui penso molti farebbero carte false, e che insegna il giapponese grazie al linguaggio dei manga.

Era uno dei libri di una collana, dedicata proprio agli stranieri che si accingono allo studio di questa complessa lingua.

Usciti da li', ci siamo diretti verso la stazione e abbiamo preso il treno che ci ha ricondotti a casa, stanchissimi ma felici.

Per concludere: non so se progetti tipo quelli di Minato Mirai siano interamente positivi.
Forse in un Paese sovrappopolato come questo, la bonifica dei terreni diventa una soluzione ottimale, anche se a scapito dell'ambiente.

Minato Mirai 21 rappresenta, per i giapponesi, uno sguardo verso un promettente futuro, all'insegna del nuovo, del bello e dello spazioso.
Pero', sebbene tutto questo sia lodevole, da una parte quest'invasione cementizia e' un po' soffocante.

Negozi su negozi. Alla fine progetti come questi sembrano tendere alla creazione di veri e propri paradisi dello shopping e degli spendaccioni. Isole materialiste.

A me piace far shopping e vedere cose nuove, pero' ogni tanto vorrei uno stacco.
Ma qui gli stacchi costano cari. Lo spazio e' poco e va usato con parsimonia e saggezza, soprattutto per massimizzare le fonti di guadagno.

E' ironico pero', come anche negli USA dilaghi questa tendenza ai colossi commerciali di cemento, senza troppi stacchi tra un negozio e l'altro. E se c'e' una cosa di cui gli Stati Uniti hanno in abbondanza e' proprio lo spazio, cosa che manca disperatamente qui.

giovedì, ottobre 12, 2006

Canali televisivi italiani


Come ho gia' detto in precedenza, vorrei che Biancorosso fosse non solo una finestra sul Giappone, a cui si affacciano gli amanti di questo Paese e i cosiddetti japanophile, ma vorrei fosse anche una fonte di informazioni utili per tutti gli altri miei connazionali che si trovano a vivere qui nel Sol Levante (o altrove).

Quando abitavamo ancora negli Stati Uniti, eravamo abbonati ad un servizio di tv satellitare che si chiama DISH Network, grazie al quale ricevevamo tantissimi canali, tra cui RAI International, che non e' altro che una rete RAI unificata, creata apposta per essere trasmessa all'estero.

L'abbonamento a RAI International si aggirava sui $10 al mese + il resto del canone mensile per tutti gli altri canali.
Con un rapidissimo calcolo, non ci voleva molto a capire che la RAI era il canale piu' costoso tra tutti quelli che ricevevamo.

Pero' mi faceva piacere poter accendere la televisione e ritrovare molti programmi, vecchi e nuovi, conosciuti e non, e sentir parlare la mia lingua.
Purtroppo l'assortimento dei programmi non era dei migliori. Essendo un canale solo, devono accontentare un vasto pubblico di spettatori, con gusti diversi.

E allora spesso andavano in onda tediosissimi tornei di golf, altri eventi sportivi, programmi di medicina tipo Elisir, lunghi documentari dedicati alla musica lirica ecc.

Mi chiedo come mai la RAI non possa trasmettere i suoi canali che ha in Italia, anche a noi poveri italici giramondo, e perche' dobbiamo per forza accontentarci di RAI international e subirci palinsesti da sonno REM?

E mi chiedo anche come mai Mediaset non trasmetta i suoi canali all'estero. Delle tre reti berlusconiane, quelle che mi sono sempre piaciute sono Canale 5 e Rete 4.
Italia 1 e' sempre stata abbastanza barbosa, forse anche perche' e' da sempre un canale rivolto ad un pubblico adolescenziale.

RAI International pero', aveva di buono che mandava ogni tanto in onda grandi sceneggiati d'autore, varieta', talk show, e tutte le edizioni quotidiane dei TG, le quali si alternavano: un giorno davano quello di RAI 1, un altro giorno davano quello di RAI 2 e cosi' via.
Tutto sommato, e' un bel canale, anche se proporrei di eliminare senza pieta' i reality show...l'immondizia televisiva per eccellenza.

Prima di trasferirci qui in Giappone, mi ero informata sul da farsi per abbonarsi alla RAI anche da qui.
Dal sito di RAI international avevo scoperto che il satellite AsiaSat fornisce il segnale italiano in Giappone.

Purtroppo, non siamo riusciti pero' ad ottenere informazioni soddisfacenti e precise in merito.

Ci siamo abbonati alla J-Com sia per la tv via cavo, che per il telefono ed Internet.
Ma purtroppo J-com non ha il segnale RAI, in quanto non offrono servizi di tv satellitare.

E siccome di rimanere senza poter guardare film, trasmissioni, tg in italiano, non ci penso neppure, mi sono data da fare per cercare soluzioni alternative.

Internet, in questo senso, e' di grande aiuto, basta solo saper cercare bene.

Vorrei, quindi, fornire un po' di link che penso troverete utili.

Riportero', qui di seguito, solo quelli migliori e di qualita'. Molti di questi siti offrono link anche a tv e stazioni radio straniere.

In primis, consiglio caldamente Raiclick TV, un archivio RAI dove sono a disposizione di tutti, film, telefilm, documentari, varieta' e spettacoli comici e di cabaret, telegiornali, dossier e molto altro ancora.
Tutte le programmazioni vengono trasmesse tramite Windows Media Player.
Raiclick e' un'ottima fonte di programmi in italiano. Inoltre e' un sito in costante aggiornamento, indi per cui si trovano sempre tante novita'.

Consiglio, inoltre, un sito che ho scoperto da poco ma che pare essere sulla scena della televisione internettiana, da parecchio tempo. Sto parlando di Cool Streaming. Questa e' una raccolta, peraltro in continuo aggiornamento, di programmi televisivi e radiofonici di ogni genere, soprattutto in lingua italiana.
Da qui e' possibile guardare gratuitamente film in italiano, documentari, puntate di trasmissioni varie prese anche dai canali Mediaset, videoclip musicali ecc.
Hanno persino un'enorme collezione di link di emittenti televisive che trasmettono anche via Internet.

Un'altro sito interessante e insolito e' Utah Cafe', un'emittente televisiva americana che trasmette in lingua italiana. Dal loro sito si puo' guardare questo canale, gratuitamente ed in diretta, basta solo installare un software che si chiama SopCast.
Ma la parte piu' bella di Utah Cafe' e' il loro archivio dei film: ne hanno diversi, sia italiani originali che stranieri ma doppiati. E ogni giorno, nella sezione dedicata ai film, appaiono i titoli dei nuovi film che sono stati aggiunti in archivio, piu' i titoli di quelli che verranno inseriti prossimamente.

Qualche tempo fa ho trovato un sito, ExFormat, un'agenzia di progettazione e produzione televisiva, che ha messo a disposizione di tutti, una loro fiction a puntate molto bella ed avvincente, intitolata "Viti incrociate".

C'e', inoltre, Telecolor, un'emittente italiana privata, che in certe parti d'Italia e' nota col nome di Italia 7. Dal loro sito e' possibile seguire il canale in diretta.
Spesso danno film, cartoni animati e documentari, anche se purtroppo trasmettono anche tante televendite, programmi di cartomanti ed altre cialtronerie varie, come e' tipico delle tv private.

Drama TV e' una piccola paginetta da cui e' possibile vedere, gratuitamente, alcuni vecchi film. Non c'e' un grande assortimento, ma e' meglio di niente. I film sono in inglese.

Ed ecco alcune liste di canali gratuiti (in italiano e non) che trasmettono anche su Internet:

America Free TV
World TV PC
Channel Chooser
Choose and Watch
Streamick
Medinalia

Nelle suddette liste troverete canali provenienti da moltissimi Paesi del mondo, ognuno dei quali trasmettera' vari tipi di programmi.
AVVERTIMENTO: In alcune di quelle liste vi sono link a canali che trasmettono materiale inadeguato e osceno, quindi fate MOLTA attenzione a non scegliere quelle emittenti televisive.

E per finire, ci sono le directory di film e documentari di pubblico dominio (public domain).
Col termine public domain, si raggruppa tutto quel materiale cinematografico e televisivo i cui diritti d'autore sono scaduti. Questo tipo di materiale e' quindi utilizzabile da chiunque, e' disponibile gratuitamente e puo' essere scaricato / distribuito a piacimento.
Un sito molto ben impostato e che offre una grande scelta di film e documentari non protetti da copyright, e' Jonhs.net .

Se trovero' altri siti di qualita', mi ricordero' di aggiornare questo articoletto.
Per il momento e' tutto, quindi vi auguro BUONA VISIONE!!

giovedì, ottobre 05, 2006

Grandi spese al Carrefour


E' da qualche giorno che non aggiorno il mio blog, un po' per pigrizia e un po' per mancanza di creativita'. Spesso, pur avendo parecchio da raccontare, e' come se mi si atrofizzassero le dita e il cervello, e non riuscissi piu' a comporre nemmeno una frase.

Ma oggi, anche se ancora in preda a questa atrofizzazione, ho deciso di scrivere. Pertanto, mi propongo anche oggi di raccontare qualcosa di interessante, nonche' di dare informazioni utili a tutti gli altri italiani qui in Giappone.

Venerdi' scorso, mentre mio marito ed io eravamo in giro per commissioni, siamo passati per purissimo caso, davanti ad un grosso Carrefour!
Io sono rimasta stupitissima! Non sapevo che questa grossa catena francese avesse supermercati anche in territorio nipponico!

Ebbene si! Immaginate la mia contentezza!

Pur abitando qui, pur nutrendo grande curiosita' nei confronti della cucina e prodotti locali, talvolta mi viene voglia di preparare piatti italiani e di utilizzare i sapori veri della mia terra.

E cosi', quando ho la possibilita' di acquistare alimentari italiani, lo faccio sempre ben volentieri, purche' i prezzi non siano esosi.

Ora non ricordo quanti Carrefour vi siano in tutto qui in Giappone, ma bastera' controllare su www.carrefour.co.jp per trovare tutte le info relative agli indirizzi, orari dei negozi ecc.

Quello dove siamo stati noi e' davvero molto grande. Piu' che un supermercato e' un ipermercato a tutti gli effetti. C'e' di tutto: dagli alimentari, casalinghi, cosmetica, abbigliamento, elettronica, articoli per il giardinaggio e bricolage, libri, cd, dvd, giochi e molto altro ancora.

Vi e' pure una sezione interamente dedicata ai vini. Un trionfo di vini impressionante, provenienti dalla Francia, Italia, Spagna, U.S.A., Argentina e via dicendo.
Per non parlare dei formaggi. C'e' anche un discreto assortimento di salumi e olive.

Ovviamente la maggior parte dei prodotti sono di marche giapponesi, ma vi e' anche una grande scelta di alimentari (e non) francesi, italiani, spagnoli, cinesi, indiani ecc.
Numerosi sono i prodotti a marchio Carrefour, che costano un po' meno rispetto alle grandi marche, ma non sacrificano qualita' e gusto.

Tra le molte cosette che abbiamo acquistato, nel nostro carrello c'erano:

fette biscottate, crostatine all'albicocca, marmellate Darbo, pesto alla genovese, olio di oliva, passata rustica in bottiglie, pasta (Voiello, Barilla e marchio Carrefour), succo d'arance rosse, tonno alla catalana, e tante altre delizie ancora!

Quindi, voi italiani nel Sol Levante, se cercate un po' dei prodotti ai quali siete affezionati, vi consiglio di andare a farvi un giretto al Carrefour, prima di andarvi a far spennare da Kaldi o da altri market esotici.

Kaldi, per chi non lo sapesse, e' una catena giapponese di torrefazioni, che pero' sono specializzate anche nella vendita di te' sfusi. Hanno, inoltre, sempre una varieta' incredibile di prodotti stranieri.
Si trovano molte, anzi moltissime cose, ma i prezzi sono poco convenienti, pur tenendo presente che si tratta di prodotti d'importazione.

Ci troviamo bene anche da Kaldi, soprattutto perche' offrono, sempre, del loro ottimo caffe' ai clienti, pero' ecco, dovendo scegliere preferisco andare a far spesa al Carrefour quando voglio comprare prodotti italiani.

Nel Carrefour c'e' anche un enorme angolo panetteria, con forno in loco. C'e' un profumo divino quando si passa da li'!
In esposizione vi sono ogni sorta di prodotti da forno, vere e proprie leccornie, dalle baguette fresche, ai croissant, ciambelle zuccherate, pizzette, focaccine, grissini, biscotti e la lista continua ancora per un bel pezzo, ma e' meglio che mi fermi prima che mi venga voglia di addentare le gambe del tavolo!